di Davide Frattini - @dafrattini

Israele, i Millennials che vogliono mandare a casa Netanyahu (bussando porta a porta)

10 FEBBRAIO 2015 | di

I volontari di Victory15 per le strade di Tel Aviv

TEL AVIV La mappa appesa al muro — le bandierine spillate sulle città israeliane — sembra quella di una campagna militare. Gli slogan e gli adesivi da appiccicare sul paraurti ricordano una campagna pubblicitaria. L’obiettivo è uno solo: scampare la rielezione di Benjamin Netanyahu, convincere gli elettori a non garantire il quarto mandato al primo ministro.

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Israele, il bottiglia-gate preoccupa Netanyahu: la moglie intascava i soldi (pubblici) dei vuoti

29 GENNAIO 2015 | di

Benjamin e Sara Netanyahu sull’aereo ufficiale: anche le spese per i voli di Stato hanno messo in difficoltà il premier israeliano

GERUSALEMME – Il bottiglia-gate (bakbuk-gate come l’hanno soprannominato in ebraico gli israeliani) rischia di inguaiare politicamente il premier Benjamin Netanyahu più di una possibile guerra con gli Hezbollah libanesi.

Da anni la moglie Sara è inseguita («perseguitata» dice il marito) dalle cause di ex dipendenti che hanno lavorato alla residenza del primo ministro israeliano, quella che ormai è definita la corte di Maria Antonietta. Meni Naftali ha gestito il palazzo ufficiale a Gerusalemme tra il 2011 e il 2012, con il ruolo di super-assistente che deve rispondere a tutte le esigenze della coppia, dalle scorte di cibo alla pulizia alle richieste degli ospiti internazionali. Adesso è in tribunale, chiede un risarcimento ai Netanyahu e allo Stato  perché sostiene di aver subito angherie e abusi. In particolare da Sara.

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Il papà israeliano della marijuana: un tesoro medicinale ancora da scoprire

19 OTTOBRE 2014 | di

Fiori di marijuana con indicate le percentuali di CBD e THC in un centro per la distribuzione

La pianta di cannabis disegnata da Pedanius Dioscorides durante uno dei viaggi al seguito dell’esercito romano fa sorridere il professor Raphael Mechoulam. Di ammirazione. «È il più grande farmacologo degli ultimi duemila anni», commenta. Il volume (uno dei cinque) della sua De Materia Medica schiaccia il leggìo nel piccolo studio ricavato dalla stanza-rifugio che ogni appartamento israeliano deve avere e il suo peso mette in difficoltà anche questo neuroscienziato-chimico di 84 anni.  È stato rettore dell’Università ebraica a Gerusalemme, continua a lavorare nel laboratorio dell’ospedale Hadassah, è conosciuto come «il padre della marijuana terapeutica» (nonno — ironizza lui — adesso che di nipoti ne ha sette). Perché esattamente cinquant’anni fa — quando nessuno la studiava ed era finita nel dimenticatoio della ricerca a espiare l’associazione a delinquere con l’oppio e la coca — è riuscito a isolare e a definire la struttura del tetraidrocannabinolo (Thc), il principio psicoattivo dell’erba. L’anno prima aveva scoperto il cannabidiolo (Cbd), altro elemento fondamentale, però non tossico, senza effetti stupefacenti.

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I nerds dell’intelligence israeliana contestano la sorveglianza elettronica contro i palestinesi

13 SETTEMBRE 2014 | di

GERUSALEMME — L’unità 8200 raccoglie segreti e produce milionari. È la squadra dell’esercito israeliano che può scegliere (vengono prima solo i piloti dell’aviazione) gli adolescenti più dotati tra quelli da arruolare, giovani di diciotto anni addestrati e stimolati a usare la loro intelligenza per scardinare i sistemi elettronici dei Paesi nemici o ideare virus da scagliare nella cyberguerra. Spinti al caos creativo, a rompere gli schemi per produrre invenzioni: le stesse qualità che li portano dopo il servizio nell’intelligence militare a fondare start-up digitali, oltre 50 di queste negli ultimi anni — calcolano gli investitori — sono state rivendute per milioni di dollari.

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Tifo, fanatismo, razzismo. Gli ultrà del Beitar Gerusalemme e la curva dell’odio

8 LUGLIO 2014 | di

I tifosi del Beitar sono noti per i cori razzisti contro gli arabi

GERUSALEMME — Il custode dello stadio aveva passato gli ultimi vent’anni a raccogliere magliette autografate, trofei, palloni, coccarde, sciarpe con il sudore del tifo. I ricordi e il museo non ufficiale sono stati inceneriti una notte da due ultrà, l’8 febbraio del 2013: non potevano tollerare che la loro squadra avesse acquistato due giocatori ceceni, musulmani, e avevano deciso di distruggere gli uffici del club. Poche sere prima il settore della curva occupato da La Familia, il gruppo più violento e razzista, aveva esposto lo striscione «Beitar puro per sempre». Jan Talesnikov, il viceallenatore della squadra di Gerusalemme, aveva commentato: «Danno fuoco agli edifici, prima o poi bruceranno la gente».

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I kibbutz contro i compagni cinesi: il nostro formaggio resti israeliano (lo dice anche il Mossad)

6 APRILE 2014 | di

Arnon Osrhi con la mucca Zahava alla protesta degli allevatori (foto Moti Chimchi)

KFAR VITKIN — Il nonno Shlomo è arrivato nel 1909 quando qua attorno erano solo paludi e dune verso il mare. Possedeva una mucca e il sogno di trasformare la sabbia in campi da coltivare, colorare quell’ocra tormentato dal sole con un po’ del verde della sua Lituania. Ha vissuto assieme agli altri pionieri sionisti, una sola casa per tutti i compagni, fino a quando vent’anni dopo il villaggio è diventato più grande e ha preso il nome da Yosef Vitkin, leader del movimento laburista.

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Il sindaco Ron Huldai: a Tel Aviv realizzo il sogno dei miei genitori pionieri nel kibbutz

1 APRILE 2014 | di

TEL AVIV — Le pietre scure ricordano il primo ministro Yitzhak Rabin nell’angolo a nord-est della piazza dov’è stato assassinato e che oggi porta il suo nome. Come un monumento è conservato anche il pezzo di muro su cui vent’anni fa i ragazzi delle candele hanno rappresentato il dolore con i graffiti. Sono cresciuti, invecchiati, hanno magari lasciato la metropoli per sistemarsi con i figli in case meno costose, non hanno smesso di tornare in questo quadrilatero «perché — dice il sindaco Ron Huldai dall’ufficio al dodicesimo piano che guarda sulla piazza e molto più in là — è il centro del Paese, tutto comincia qui».

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Marijuana libera per i malati in Israele. La missione di Feiglin, colono dell’ultradestra

24 FEBBRAIO 2014 | di

La coltivazione di marijuana in una delle serre autorizzate nel nord d’Israele (Afp)

GERUSALEMME — Per sostenere le sue battaglie politiche cita sempre i Libri sacri. Che debba proclamare il diritto degli ebrei a insediarsi in Cisgiordania o che voglia propugnare la diffusione della marijuana terapeutica.  Le posizioni di Moshe Feiglin verso i palestinesi sono così estremiste che per anni è rimasto troppo indietro perfino nella lista del Likud per il parlamento e nel 2008 la Gran Bretagna lo ha bandito «perché le sue idee fomentano la violenza».

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Quelle visite di solidarietà in Siria. Gli italiani guidano l’internazionale nera che sta con Assad

15 FEBBRAIO 2014 | di

La delegazione italiana nella Città Vecchia di Damasco nel settembre 2013 assieme ai soldati di Assad

GERUSALEMME — «Qualcuno propone di prendere dei falafel. In fondo la vita continua». Così finisce il racconto della prima giornata a Damasco per il gruppo di italiani che ha deciso di visitare la Siria proprio nei giorni di un possibile bombardamento americano. È il 30 agosto dell’anno scorso, resteranno nel Paese per quasi due settimane.  Il viaggio è stato organizzato dal Fronte europeo per la Siria, tra i partecipanti c’è Giovanni Feola che dell’organizzazione è il responsabile a Roma ed è stato candidato per Casa Pound alle elezioni amministrative nella capitale. Un altro italiano, Matteo Caponetti, coordina le azioni del movimento anche all’estero: è tra gli attivisti dell’associazione Zenit, che sul suo sito esalta lo scrittore francese Robert Brasillach e «la gioia di essere fascista fino alla morte» o Corneliu Codreanu con le sue Guardie di ferro rumene «perché ha incarnato la lotta per il suo popolo racchiudendo in sé un amore incondizionato per la propria terra».

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