VITEZ: 'VEDIAMO UN PO' COM' ERA IL TEATRO DELLA RIVOLUZIONE...'

ROMA Intervenuto l' altra sera all' Accademia di Francia su un tema da lui stesso proposto, Il teatro al tempo della Rivoluzione Francese, l' attuale prestigioso direttore della Comedie Francaise, il regista Antoine Vitez, ha dosato i suoi argomenti fino a convincerci che il Beaumarchais del ' 700 ha affinità col Godard di qualche decennio fa. L' ha presa da lontano. Vorrei soffermarmi sulle opere drammatiche (o no) che precedono momenti storici importanti ha annunciato per verificare quanto l' autore sia cosciente di un preludio di nuovi fatti. Colgo uno spunto dal Matrimonio di Figaro (del 1784, n.d.r.) che ho messo in scena da un mese a Parigi, e la nostra è l' unica nazione al mondo in cui questa pièce teatrale sia più nota delle Nozze di Figaro (del 1786, n.d.r.) che ne fu la versione lirica di Mozart-Da Ponte. Vitez si confessa attratto dai sottili distinguo: In comune, nei due lavori pre-rivoluzionari, c' è attenzione per la tematica dell' Uguaglianza, Figaro è il primo personaggio della letteratura francese e forse europea che appaia senza genitori, salvo a individuarli in virtù di un colpo di teatro. Dimostra che l' uomo è solo, anticipa il naturalismo dell' 800, i senza-famiglia di Zola, di Balzac, di Hugo. Scherzando, Vitez accomuna la commedia di Beaumarchais a un teatro agit-prop: Perché no? Il Conte è l' aristocrazia. Figaro è la piccola borghesia. La Contessa sfodera in nuce il potere delle donne. Però c' è odio e anche un pizzico di nostalgia per l' ordine sociale in sfacimento. Una tendenza che si fa sempre meno politica in Mozart-Da Ponte: nel melodramma la Contessa ha umori più teneri e profondi, e si fa quasi del cechovismo. Bisogna far caso a come spesso attecchisca un teatro del piacere sulle ceneri di un modello che sta per tramontare o lo è già: tutta una generazione attuale di registi fra cui Strehler e massimamente Visconti, e forse un po' anch' io, ha una matrice di sinistra, e nonostante ciò s' è occupata di una qualche nostalgia del vecchio mondo. Se l' arte deve essere una lucida messa in allerta, a Vitez non sono congeniali le formule di Brecht, quanto certe profezie filmiche: Penso a La chinoise che Godard girò nel ' 67, precorrendo con lucidità i moti sessantotteschi. Godard e Beaumarchais mi sembrano altrettanto pionieri. Ampliando il discorso sulla scrittura per la scena, ben poche le rivoluzioni dopo Shakespeare: L' hanno imitato De Musset, Goethe, Schiller, ma ha prevalso sempre un' invarianza storica dovuta al fatto che Shakespeare aveva già dimostrato tutto. Vitez spera di mettere in repertorio alla Comédie Francaise anche La tragedia du roi Christophe di Aimè Césaire, scritto nel ' 63 per affrontarvi il problema della decolonizzazione della Martinica. Fra gli autori recenti, ho avuto la fortuna di realizzare tre testi del belga francofono René Kalisky, fra cui Il pic-nic di Claretta che è una reminiscenza sul fascismo. Ha intanto un carnet pieno di impegni: svetta La Celestina di Rojas in programma ad Avignone con la Moreau. Un incontro di simpatia, un Faust spagnolesco che ha origine da una conversazione in treno fra me e lei.

nostro servizio r d g