Sono rimasti solo pochi attori e attrici a incarnare quel potere impareggiabile del grande schermo di vecchia scuola, associato ai pilastri della Golden Age. E Angelina Jolie è, senza dubbio, una di loro.
Con i suoi lineamenti aristocratici e la sua inclinazione per il glamour da red carpet, senza menzionare un Oscar vinto straordinariamente presto, è entrata nel firmamento cinematografico quasi tre decenni fa e, da allora, non ne è più uscita, nonostante una carriera altalenante dove ha ricoperto ruoli più o meno memorabili.
Gli esordi di una figlia d'arte
Figlia del Premio Oscar John Voight e dell'attrice Marcheline Bertrand, Angelina Jolie nasce a Los Angeles nel 1975, dove cresce in perfetta simbiosi col fratello James Haven, anche lui diventato attore. Nipote della cantautrice Chip Taylor e del noto vulcanologo Barry Voight, ha avuto come padrini due personaggi eccellenti del cinema: la star di Effetto notte Jacqueline Bisset e il Premio Oscar austriaco Maximilian Schell.
Ha solo un anno quando i suoi genitori divorziano e lei e suo fratello sono costretti a seguire la madre, che aveva abbandonato i suoi sogni d'attrice per occuparsi della loro educazione. La Bertrand si accorge immediatamente quanto la figlia sia attirata dal suo vecchio mestiere e, quando Voight propone alla figlia di partecipare a un suo film (Cercando di uscire del 1982, sotto la regia di Hal Ashby), la bambina, che allora ha solo sette anni, accetta estasiata, segnando il suo debutto sul grande schermo.
Non ci saranno però altre occasioni di lavorare con papà, anche per via del trasferimento della famiglia a Palisades, nella contea di New York. Solo con il loro ritorno a Los Angeles cinque anni dopo, la Jolie, ormai adolescente, riesce a convincere i genitori a voler diventare assolutamente un'attrice e a lasciarla iscrivere al Lee Strasberg Theatre Institute, dove si forma artisticamente.
Ma gli anni dell'adolescenza sono difficili per lei. A Los Angeles, si sente isolata perché circondata da persone con un reddito molto più alto del suo. In più, è vittima di bullismo per l'eccessiva magrezza. A casa, si sente frustrata a causa della madre che la spinge a diventare una fotomodella, ma i tentativi di posare davanti all'obiettivo di una macchina fotografica la mettono a disagio e si rivelano del tutto infruttuosi. Emergono i primi problemi di natura psicologica. L'autolesionismo, l'insonnia, disturbi alimentari, la dipendenza dall'eroina e da altre sostanze stupefacenti, la depressione e le pianificazioni suicidarie (la più eclatante fu quando a ventidue anni pagò un sicario per ucciderla).
A ventiquattro anni, viene ricoverata all'ospedale psichiatrico dell'UCLA Medical Center, dove ha l'occasione di riprendere in mano la sua vita e analizzarla da cima a fondo, a partire dal rapporto paterno, basato per lo più su incontri sporadici e sempre davanti ai fotografi. Con nuovi strumenti in mano e a seguito di svariati allontanamenti reciproci nel corso degli anni, riesce infine a riconciliarsi con Jon Voight, soprattutto dopo la morte per cancro ovarico di sua madre, ritrovando un suo equilibrio.
I videoclip
Ma prima del suo ritorno al cinema come attrice, la Jolie lavora principalmente nei videoclip. Appare nel video musicale della canzone del 1991 "Alta marea" di Antonello Venditti, ma anche in "Stand By My Woman" di Lenny Kravitz e in altri video dei Lemonheads, dei Meat Loaf, dei Rolling Stones, degli U2 e dei Korn.
I film dei primi Anni Novanta
Nel 1993, recita in Cyborg 2 di Michael Schroeder, che dà inizio a una lunga gavetta cinematografica, costituita da ruoli di primo e secondo piano in B-Movies con trame informatiche, come Hackers (1995). Curiosamente, sarebbe dovuta essere nel cast di Jolly Blu (1998) di Stefano Salvati, accanto a Max Pezzali, Jovanotti e Sabrina Salerno, ma la produzione le preferirà Alessia Merz.
I due Golden Globe grazie al piccolo schermo
Dopo il romantico È solo l'amore che conta (1996) e la consapevolezza di non riuscire a emergere come vorrebbe, decide di spostarsi in televisione, accettando di essere diretta da Karen Arthur nella miniserie True Woman - Oltre i confini del West (1997). Parallelamente, accetta la parte della First Lady Cornelia Wallace nel film tv biografico George Wallace, diretta da John Frankenheimer, che le farà ottenere il suo primo Golden Globe come miglior attrice non protagonista.
Replicherà l'anno seguente, ottenendo un secondo Golden Globe, stavolta come miglior attrice in un film tv con il suo ritratto dell'affascinante e turbolenta fotomodella Gia Carangi in Gia - Una donna oltre ogni limite (1998) di Michael Cristofer.
Questo sarà il ruolo che più di ogni altro segnerà la sua spinta verso la Hollywood dei film che contano. È palese il suo innato talento nell'estrarre il dolore sepolto nelle profondità dei suoi personaggi e la Jolie offre un'interpretazione toccante, nel raffigurare una donna che precipita nella dipendenza, intaccando la sua bellezza morbida e sensuale.
Nella Hollywood che conta
Così nel 1998, dopo il film d'esordio del regista italoamericano Tony Cinciripini, Hell's Kitchen - Le strade dell'inferno, il trasgressivo astro nascente del firmamento americano lavora accanto a una veterana come Gena Rowlands in Scherzi del cuore e poi nella commedia nera sui controllori di volo Falso tracciato (1999) diretta da Mike Newell, accanto a quello che poi sarà il suo futuro marito, l'attore (e futuro Premio Oscar) Billy Bob Thornton.
La fine degli Anni Novanta è altresì caratterizzata da thriller psicologici ad altissima tensione, figli dell'effetto creato da Il silenzio degli innocenti (1992) e poi mirabilmente rimarcato con un'impronta neo-noir da Seven (1995). Un genere che trova in questa attrice emergente una protagonista di gran classe. Per questo, nel 1999, accetta di diventare uno dei due pilastri della pellicola di Phillip Noyce Il collezionista di ossa, accanto a un carismatico Denzel Washington. Suo il ruolo di una giovane poliziotta che diventa le braccia e gli occhi di un criminologo, entrambi impegnati nella caccia di un serial killer che si nasconde tra i vapori viscerali di una Manhattan oscura e minacciosa.
L'Oscar come miglior attrice non protagonista
In una delle scene più straordinarie, i critici si concentreranno principalmente sui suoi occhi, capaci di creare nello spettatore un senso di spaesamento improvviso e pieno di panico. Viene definito "uno sguardo di chi ha visto nell'aldilà". E sarà proprio quello sguardo il motivo che spingerà James Mangold a volerla fortemente per il personaggio secondario di Lisa, la paziente reclusa nell'ospedale psichiatrico del film Ragazze interrotte (1999), la pellicola che le farà ottenere il suo terzo Golden Globe, ma soprattutto il suo primo Oscar come miglior attrice non protagonista.
Facendo da contraltare a una luminosa e sensibile Winona Ryder, la Jolie si conferma un'intensa e grintosa fuoriclasse che, da quel momento, entrerà tra le star hollywoodiane.
La prima Lara Croft al cinema
Dopo il velocissimo Fuori in 60 secondi (2000) di Dominic Sena, viene scelta per essere il volto di Lara Croft negli esplosivi blockbuster Lara Croft: Tomb Raider (2001) diretta da Simon West e in Lara Croft: Tomb Raider - La culla della vita (2003) di Jan de Bont, all'interno dei quali la Jolie corre nella giungla, si dondola su corde appese tra antichi templi, spara ai suoi nemici, ma si lascia anche desiderare in alcune scene erotiche come da prassi nel canone femminile degli action movie.
I flop
La critica però fa a pezzi i film, che si reggono solo e unicamente per la sua presenza, segnando l'inizio di una serie di flop che mineranno fortemente gli ulteriori sviluppi professionali, come Original Sin (2001), dove viene affiancata a un altro conclamato sex-symbol, Antonio Banderas, in un thriller erotico in costume.
Non aiuta particolarmente un sospettato intervento alle labbra che le fa diventare troppo voluminose, tanto da essere oggetto di scherno che si accompagna, spesso, a critiche negative ai suoi nuovi titoli in uscita, forse perché accentuano una mancanza di credibilità insita nei personaggi da dover interpretare, come la reporter Lanie Kerrigan di Una vita quasi perfetta (2002), la benestante e altruista Sarah Jones di Amore senza confini (2003) e l'agente speciale dell'FBI Illeana Scott di Identità violate (2004).
Quasi a rompere il cerchio, accetta un ruolo di secondo piano nel curioso Sky Captain and the World of Tomorrow (2004), dove dà prova di straordinaria e insolita professionalità nelle vesti di una portentosa e intrepida aviatrice con un occhio solo. Il film purtroppo non va come dovrebbe ai botteghini.
Sembra che non faccia altro che collezionare fallimenti, soprattutto dopo il ruolo di un'inautentica regina Olimpiade, madre di Alessandro Magno, nel film di Oliver Stone Alexander (2004), accanto a Val Kilmer e Colin Farrell. Qui, la ferita è talmente profonda da scomodare i termini di "pochezza recitativa".
La rinascita accanto a Brad Pitt
Per fortuna, nel 2005, arriva l'incredibile Mr. & Mrs. Smith di Doug Liman, thriller-action di spionaggio che risolleverà la sua carriera e avrà anche il pregio di farle incontrare il suo secondo marito, Brad Pitt. I due attori interpretano una coppia di sicari che ha un unico nuovo compito: uccidersi a vicenda. Dando luogo a una scorribanda esilarante di sparatorie e lotte corpo a corpo, il titolo appassiona gli spettatori, anche quelli dal palato più fine e schizzinoso.
Ritrovata la sua strada, accetta di essere diretta dal Premio Oscar Robert De Niro in The Good Shepherd - L'ombra del potere (2006), dove interpreta la tormentata moglie di un ermetico Matt Damon, maniacalmente dedito al suo ruolo di spia, all'interno del leale e patriottico contesto americano della Guerra Fredda.
L'anno seguente, Michael Winterbottom (prodotto da Brad Pitt) le cuce addosso il ruolo di Mariane Pearl, collega e moglie del giornalista Daniel Pearl, decapitato da terroristi in Pakistan, in A Mighty Heart - Un cuore grande. Con dignitoso carisma, la Jolie mette in scena una donna di grande coraggio e senso di tolleranza, lasciando che il film si poggi interamente sulle sue spalle, che però rimangono incerte. A volte, appare troppo melodrammatica, mentre in altre scene sembra invece al limite di una chiusa e dolorosa sobrietà, con un risultato altalenante e non lineare, ma comunque piacevole.
L'Oscar sfiorato grazie a Clint Eastwood
Diventata l'aurea e desiderabile, ma crudele, Madre del mostro Grendel, grazie agli effetti visivi e al motion capture di Robert Zemeckis in La leggenda di Beowulf (2007), sta quasi per sfiorare il suo secondo Oscar (stavolta come miglior attrice protagonista) sotto l'occhio di Clint Eastwood, che con Changeling (2008) le offre il ruolo di Christine Collins, una donna statunitense, che deve affrontare il rapimento del proprio figlio novenne, Walter Collins, nel 1928, e che poi scoprirà essere una delle vittime del serial killer degli Omicidi del pollaio di Wineville.
Alla grandezza del vecchio Clint, si affianca infatti una performance superba dell'attrice, che a questo giro decide di fare prezioso tesoro dell'esperienza di A Mighty Heart - Un cuore grande, evitando con cautela i facili eccessi da melodramma, per lasciare che la sua tragicità fuoriesca in altri modi. Alcuni critici la paragonano addirittura a una delle icone più maestose della vecchia Hollywood, Bette Davis, perché ha saputo mostrare l'angoscia, il rimorso e il senso di una triste e rabbiosa maternità strappata, come avrebbe fatto lei.
Altri action, flop e i problemi di salute
Purtroppo, la tentazione di ritornare ai blockbuster si fa più forte del previsto e, invece di proseguire per un cammino più classico, ritorna alle origini ad alta tensione e piene di sprint in Wanted - Scegli il tuo destino (2008) di Timur Bekmambetov e Salt (2010) di Phillip Noyce.
Ancora una volta, Angelina Jolie è una presenza magnetica che deve attirare il protagonista maschile di turno, solitamente interpretato da un giovane divo in ascesa, pur tirando calci e pugni e uccidendo a sangue freddo, ma restando convincente, affascinante, splendida e altera... anche se inespressiva.
Non andrà meglio The Tourist (2010) di Florian Henckel von Donnersmarck, accanto a Johnny Depp. Una piatta e insufficiente spy story, dove la Jolie è pura presenza scenica, sostituendo all'ultimo minuto la collega Charlize Theron, che aveva abbandonato il progetto. La critica ci va giù pesante ancora una volta, usando termini come "imbalsamata" e "impettita", tanto da spingerla ad allontanarsi dalle scene, anche a causa di una condizione di salute non favorevole al suo lavoro.
Nel 2013, infatti, si sottopone a una doppia mastectomia preventiva, dopo aver appreso di avere un rischio genetico dell'87% di sviluppare il cancro al seno, anche alla luce della familiarità con quei tipi di tumori.
Il secondo Premio Oscar e la Signora di Ogni Male
Tornerà al cinema dopo quattro anni, nel 2014, fresca di un nuovo Premio Oscar Umanitario Jean Hersholt, per il suo impegno come attivista politica e sociale. Inaugurerà infatti una versione buona, ecologica e materna della strega della Bella Addormentata nel Bosco in Maleficent (2014) e Maleficent - Signora del male (2019), con tanto di corna giganti e zigomi affilati come primitive amigdale di pietra.
In tanti storcono il naso nel passaggio da villain a antieroina del personaggio, che traccia dei rudimentali messaggi femministi, giustificando la sua presunta (ma inesistente) cattiveria, in base al comportamento crudele degli altri, che però la mettono comunque nelle condizioni di compiere una redenzione. Nonostante questo, il pubblico più sensibile al superficiale glamour apprezza le due pellicole, mentre gli altri preferiscono dimenticare la pellicola che mortifica le intenzioni iniziali del live-action.
Nonostante questo, la Jolie torna alla carica, scegliendo più accuratamente i progetti cui partecipare. Anche se ha subito uno stop a causa del risultato di alcuni screening oncologici che indicavano possibili segni di cancro ovarico precoce, che l'hanno spinta a scegliere di sottoporsi a una salpingo-ooforectomia preventiva, diminuendo il rischio del 50% di sviluppare un cancro ovarico.
Una Callas da standing ovation
Dopo i dimenticabili Alice e Peter (2020) e Quelli che mi vogliono morto (2021), diventa una degli Eternals nell'omonimo film Marvel di Chloé Zhao nel 2021 e, a sorpresa, torna al cinema tre anni dopo, nelle vesti della diva trascendentale Maria Callas in Maria di Pablo Larraín. Il ruolo di una vita che lei divora con gusto, catturandone perfettamente l'aplomb, il mistero, l'alterigia e il dolore, depositati sullo stomaco di questa leggenda della lirica, quando si stava avvicinando alla fine della sua vita.
L'ennesimo inizio per la Jolie che è acclamata da standing ovation entusiastiche e accoglienze positive da parte della critica. Per prepararsi al ruolo, ha seguito per sette mesi delle lezioni di opera e di italiano. Tutto pur di non deludere i fan della Callas e dell'opera in generale.
La carriera da regista
Ma Angelina Jolie non è solo un'attrice, ha svolto anche un intenso lavoro come regista, cominciato con il documentario A Place in Time (2007) e continuato con Nella terra del sangue e del miele (2011).
Nel 2014, aggiunge alla sua filmografia la trasposizione del romanzo "Sono ancora un uomo - Una storia epica di resistenza e coraggio" di Laura Hillenbrand, intitolata Unbroken, incentrata sul soldato americano Louis Zamperini, precipitato nell'Oceano Pacifico, dopo che il suo bombardiere viene colpito, e finito in un campo di prigionia giapponese. Il lavoro è molto buono, ma non abbastanza graffiante.
Nel 2015, ritorna alla regia con il non perfettamente riuscito By the Sea, ambientato nella Francia degli Anni Settanta e incentrato su una profonda crisi matrimoniale, affrontata nella a noi tanto cinematograficamente cara incomunicabilità di coppia, miscelata a certe note di un Kubrick ai tempi di Eyes Wide Shut.
Purtroppo, viene sottolineata e confermata una certa mancanza di stile, quella forza d'autrice che si ricerca in una regista che vuole parlare di qualcosa di autentico e che è la carenza principale anche dietro Per primo hanno ucciso mio padre (2017), storia di una bambina cambogiana di cinque anni che cerca di sopravvivere nell'affermarsi del regime dei Khmer Rossi.
Poi, adatterà per il grande schermo il romanzo di Alessandro Baricco Senza sangue (2023) con Salma Hayek e Demián Bichir.
Gli impegni e i ruoli umanitari
Ambasciatrice per l'UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), ha svolto più di quaranta missioni umanitarie in oltre trenta paesi, spesso in zone di guerra ad alto rischio, coadiuvando l'operato di molti altri enti internazionali e nazionali presenti sul territorio, arrivando anche a pilotare aerei contenenti viveri e beni di prima necessità (possiede infatti una licenza di pilota dal 2004 e due aerei).
Nel 2012, dopo più di un decennio di servizio, è stata promossa a Inviata Speciale dell'Alto Commissario Antonio Guterres, con la conseguente autorità di rappresentare Guterres e l'UNHCR a livello diplomatico. Si è poi dimessa dal suo ruolo nel dicembre del 2022.
Inoltre, per i suoi sforzi nella protezione delle specie in via di estinzione sul territorio cambogiano attraverso il Maddox Jolie Project, le è stata conferita la cittadinanza di quella nazione dal re Norodom Sihamoni.
Ha formalmente esercitato pressioni per gli interessi umanitari negli Stati Uniti a favore dei bambini immigrati o in nazioni in via di sviluppo attraverso l'Unaccompanied Alien Child Protection Act, partecipando alla creazione di una rete di assistenza legale gratuita per minori non accompagnati, al centro di procedimenti di immigrazione in America. Ed è inoltre la proprietaria del Maddox Chivan Children's Center, una struttura medica ed educativa per bambini affetti da HIV e TBC.
Oltre alla cura per l'infanzia, Angelina Jolie è entrata a far parte del Council on Foreign Relations, interessandosi agli interventi per fermare genocidi e atrocità sulle popolazioni mondiali, anche attraverso campagne contro la violenza sessuale nelle zone di conflitti militari. Per questi servizi resi alla comunità, la Regina Elisabetta II l'ha nominata Dama Onoraria.
Vita privata
Dopo una convivenza a casa della madre con il suo ragazzo dai quattordici ai sedici anni, Angelina Jolie è stata la compagna dell'attrice e fotomodella Jenny Shimizu nei primi Anni Novanta. Aveva conosciuto la donna grazie al film Foxfire (1996), nel quale entrambe avevano recitato.
Ha poi sposato nel 1996, il collega Johnny Lee Miller, conosciuto sul set di Hackers (1995), dal quale ha divorziato nel 1999. I due sono rimasti ottimi amici in buoni rapporti.
Dopo una breve relazione con Timothy Hutton (conosciuto sul set di Playing God nel 1997), si risposa con Billy Bob Thornton. Il matrimonio è avvenuto subito dopo la fine del fidanzamento dell'attore con Laura Dern. Purtroppo, nonostante le frequenti dichiarazioni pubbliche di passione reciproca ed eclatanti gesti d'amore (tra i quali lo scambio di due fiale contenenti il sangue dell'uno e dell'altra, che portarono al collo al posto delle fedi) e l'adozione del cambogiano Maddox Chivan Jolie-Pitt, la coppia va verso il divorzio nel nel 2003.
Infine, dopo l'adozione dell'etiope Zahara Marley Jolie-Pitt e aver frequentato Val Kilmer, in seguito a insistenti voci sui suoi rapporti intimi con il collega Brad Pitt (allora sposato con Jennifer Aniston), l'attrice ha ammesso una relazione con il collega, dichiarando pubblicamente l'attesa del loro primo figlio: Shiloh Jolie-Pitt. Nei dodici anni di convivenza, la coppia è stata soprannominata "Brangelina", un portmanteau coniato dai media che li ha resi oggetto di maggiore glamour hollywoodiano. Sposati in Francia nel 2014, hanno poi adottato il vietnamita Pax Thien Jolie-Pitt e messo al mondo una coppia di gemelli, Knox Leon e Vivienne Marcheline Jolie-Pitt. A causa di differenze inconciliabili (dovuti ad abusi fisici e verbali che Brad Pitt avrebbe perpetrato sulla Jolie e sui suoi figli in un aereo), l'attrice ha poi divorziato dall'uomo nel 2019.