All'età di nove anni esordì in Ladri di biciclette (1948, Vittorio De Sica), divenendo il più famoso bambino-attore del cinema italiano, per la straordinaria sensibilità con cui diede vita al personaggio di Bruno, il figlio del protagonista, l'operaio Ricci. Lasciandosi dirigere da De Sica con estrema bravura, il piccolo Enzo divenne una specie di "manifesto" vivente del neorealismo italiano, a causa della sua profonda e spontanea umanità. Tuttavia, la sua successiva carriera di attore non gli permise mai di approfondire il personaggio che l'aveva reso famoso né di ripetere il miracolo del suo debutto, benché qualcuna fra le sue interpretazioni apparisse degna di nota, come quella in Cuori senza frontiere (1950, Luigi Zampa), in cui sostenne un ruolo di rilievo. Stajola abbandonò l'attività cinematografica nel 1977, dopo qualche saltuaria partecipazione a film di vario genere.