A dispetto del suo viso insolente e del suo fisico massiccio (o forse proprio grazie a questi) Gerard Depardieu si è guadagnato un posto di prim'ordine nell'olimpo dei grandi attori della storia del cinema: di sicuro è uno dei più importanti e riconosciuti tra gli attori europei. Gerard Depardieu è nato a Chateauroux nella Francia centrale il 27 dicembre del 1948. Figlio di un fabbro piuttosto squattrinato, la sua infanzia è caratterizzata da una profonda povertà: a dodici anni lascia la scuola e inizia a girare per l'Europa con dei mezzi di fortuna tutt'altro che legali. Ed è verosimile credere che la sua vita sarebbe proseguita su quella falsariga se non fosse stato per un suo amico che stava frequentando la Scuola d'arte drammatica di Parigi. Depardieu rimase affascinato da quell'ambiente e riuscì così a entrare nel Theatre National Populaire, dove studiò recitazione al fianco di altre due future star, Patrick Dewaere e Miou-Miou. Nel 1965 Depardieu debutta in una breve pellicola francese, Le Beatnik et le Minet e inizia ad apparire regolarmente anche in diversi spettacoli televisivi.
Un attore "santissimo"
Prosegue barcamenandosi fra varie scuole fino a quando Bertrand Blier gli cuce letteralmente addosso il ruolo di un criminale dal cuore tenero ne I santissimi, ruolo che ha più di un'implicazione autobiografica per il giovane attore. In precedenza era comparso in Un po' di sole nell'acqua gelida diretto dal maestro del poliziesco francese Jacques Deray, in Due contro la città di Josè Giovanni e in Tre amici, le mogli e (affettuosamente) le altre diretto da Claude Sautet.
Al lavoro per e con i grandi
E così finisce che anche gli autori, quelli con la A maiuscola, iniziano a interessarsi a lui. Nel 1974 sarà la volta di uno dei maestri della Nouvelle Vague, Alain Resnais che lo dirigerà in una piccola parte in Stavisky il grande truffatore al fianco di Jean-Paul Belmondo. Nel 1976 Barbet Schroeder lo dirige nel dramma sadomaso Maîtresse, ma saranno due registi italiani a portarlo nello stesso anno definitivamente sotto i riflettori: Marco Ferreri lo dirigerà al fianco di una splendida Ornella Muti ne L'ultima donna, un dramma potentissimo in cui il personaggio interpretato da Depardieu, un ingegnere disoccupato, finirà per ammettere la sua sconfitta evirandosi con un coltello elettrico; Bernardo Bertolucci lo sceglie per interpretare la parte di Olmo nel suo ambizioso affresco Novecento atto I e atto II, affiancandogli attori del calibro di Robert De Niro, Donald Sutherland, Burt Lancaster, Dominique Sanda e Sterling Hayden.
E Depardieu non sfigura affatto, anzi, finisce per uscirne come il vero vincitore del progetto. Un progetto fin troppo ambizioso che si propone di narrare tutta la storia dell'Italia contadina scegliendo i due diversi punti di vista di un figlio di ricchi proprietari terrieri e del figlio di una povera contadina vedova. Un affresco in cui non manca nulla: la Grande Guerra, il fascismo, la lotta partigiana, la Liberazione ma che non riesce ad amalgamare del tutto la caoticità della materia trattata. Resta un grande film di attori e la prova di Depardieu è impressionante: ha la faccia giusta per il ruolo, il fisico giusto, massiccio, pesante, quasi ingombrante, per interpretare il contadino in bilico fra la fierezza dell'appartenenza alla terra e la fascinazione per quel mondo fatto di lusso e piacere che riesce sempre e solo a sfiorare.
Arriva il grande successo...
Dopo aver recitato al fianco di Michel Piccoli nella commedia Tre simpatiche carogne... e vissero insieme felici, imbrogliando e truffando, interpreta il ruolo di Raoul in Preparate i fazzoletti di Bertrand Blier, grande successo di pubblico e Oscar come miglior film straniero nel 1978. Claude Miller lo dirige lo stesso anno in un thriller tratto da un romanzo di Patricia Highsmith, Gli aquiloni non muoiono in cielo, riuscito omaggio al cinema di Hitchcock in cui Depardieu offre una grande prova d'attore. Gérard si mantiene sempre in contatto coi registi italiani: dopo aver nuovamente lavorato con Ferreri (Ciao maschio) e con Comencini (L'ingorgo - Una storia impossibile) è Mario Monicelli nel 1979 a coglierne le possibilità comiche sfruttando al meglio la sua presenza fisica in Temporale Rosy.
Dopo una bella prova in Loulou di Maurice Pialat nel 1980 viene diretto per la prima volta da François Truffaut ne L'ultimo metrò, una pellicola indimenticabile, in perfetto equilibrio fra sentimenti e coscienza storica con un'indimenticabile Catherine Deneuve. Per Depardieu è un successo: vince il Cesar come migliore attore nel 1981 e viene unanimemente elogiato sia dalla critica che dal pubblico. Versatile, ironico, divertente: ha un viso che non si dimentica, squadrato e importante, con un naso pronunciato e due occhi scuri e vivaci. Alain Resnais lo dirige nuovamente in Mon oncle d'Amerique ma sarà ancora Truffaut il regista capace di trarre il meglio da Depardieu con La signora della porta accanto. Due ex amanti si ritrovano per puro caso vicini di casa e la loro tumultuosa relazione ricomincia: Gerard Depardieu è affiancato da Fanny Ardant e insieme formano una coppia appassionata e delicata contribuendo al grande successo del film.
... e arrivano anche i premi
Nel 1982 è il protagonista de Il ritorno di Martin Guerre di Daniel Vigne, ricostruzione raffinata della Francia della metà del Cinquecento in cui Depardieu fornisce una delle sue migliori interpretazioni di sempre. Prosegue al ritmo di almeno due pellicole ogni anno e così mette in scena un grandioso Danton nel dramma di Andrzej Wajda. Sia per Il ritorno di Martin Guerre che per Danton vince il National Society of Film Critics Awards come miglior attore. Diretto da Maurice Pialat in Police vince nel 1985 la coppa Volpi come miglior attore al Festival del Cinema di Venezia.
Da Cyrano a Colombo
Nel 1987 interpreta un sacerdote in lotta contro il diavolo in Sotto il sole di Satana di Maurice Pialat, una pellicola laica e cruda che capovolge il punto di vista cattolico del romanzo da cui è tratta. Il film vincerà la Palma d'oro a Cannes ma Depardieu, col regista e il resto del cast, vennero aspramente contestati. Nel 1990 esordisce a Hollywood diretto da Peter Weir in Green Card - Matrimonio di convenienza, film tutt'altro che memorabile ma in cui Depardieu riesce comunque a dare prova del suo magnetismo e del suo talento aggiudicandosi un golden Globe. Sempre nello stesso anno interpreta uno straordinario Cyrano de Bergerac diretto da Jean-Paul Rappeneau: resterà una delle interpretazioni migliori della sua carriera. Vinse un altro Cesar, il premio a Cannes come miglior attore e si aggiudicò anche la nomination all'Oscar. Hollywood lo richiama nel 1992 per interpretare Cristoforo Colombo in 1492 - La scoperta del Paradiso di Ridley Scott, film non del tutto riuscito ma in cui comunque Depardieu non sfigura, anzi. Tornerà negli anni successivi in altre pellicole a stelle e strisce: La maschera di ferro, La carica dei 102 e City of ghosts.
Un leone imprudente
Nel 1996 viene insignito con la Legione d'onore e nel 1997 il Festival del cinema di Venezia gli assegna il Leone d'Oro alla carriera per il suo contributo al mondo del cinema. Dotato di una grande capacità mimica e altrettanta forza espressiva ha ormai superato la soglia degli centocinquanta tra film per il cinema e per la televisione. In una carriera così densa spesso è stato coinvolto in progetti scadenti così che a volte è salito alla ribalta più per le sue vicende personali che per la qualità dei suoi film. Nel 1990 gli ritirano la patente per un lungo periodo per guida in stato d'ebbrezza. Dopo un infarto e un'operazione a cuore aperto in cui gli è stato effettuato un quintuplo bypass, nel 2000 ha provato a uscire dalla dipendenza dall'alcool. In passato le sue sbronze lo portarono più volte a un passo dalla morte dato che fu coinvolto in due paurosi incidenti motociclistici in cui venne accertato che si era messo ala guida in pesante stato di ebrezza.
Nei grossi panni di Obelix
Coinvolto spesso in progetti televisivi, restano celebri le sue interpretazioni sia ne I miserabili che nel Napoleone, tutte prove che finiscono per oscurare quelle di film ormai non più all'altezza della sua fama. Continua a essere attratto dai registi italiani e si concede così sia a Tornatore per Una pura formalità, che a Mimmo Calopresti per La parola amore esiste. Non disdegna ovviamente anche i registi suoi connazionali e così a partire dal 2000 sarà François Vatel, maestro di cerimonie e cuoco provetto agli ordini di Re Luigi XIV in Vatel, un ex-criminale francese, diventato poliziotto nella Francia del primo Ottocento in Vidocq e, al fianco di Roberto Benigni, diventa Obelix in Asterix & Obelix contro Cesare (riprenderà i panni di questo buffo eroe dei fumetti anche successivamente in Asterix e Obelix: Missione Cleopatra, Asterix alle Olimpiadi e Asterix e Obelix al servizio di sua Maestà.
Un attore giramondo
Tra il 2002 e il 2004 lo ritroviamo accanto a due prime donne del cinema come Sophia Loren (in Cuori Estranei) e Catherine Deneuve (ne I tempi che cambiano) e, a parte un'altra breve parentesi estera con Crime Spree, torna nell'amata Francia per rivivere il periodo dell'occupazione nazista in Bon voyage e soprattutto per 36 Quai des Orfèvres, un poliziesco di grande effetto premiato al "Noir in Festival" di Courmayeur.
Nonostante negli ultimi anni i suoi annunci relativi a un eventuale ritiro dalle scene si fanno sempre più frequenti e insistenti, Gerard non riesce a stare lontano dai set cinematografici. Dopo l'interpretazione di un cantante cinquantenne che non vuole invecchiare in Quand j'étais chanteur, lo ritroviamo nel remake al femminile de L'ultima vacanza, e, nel 2007, nel racconto cinematografico della vita di una leggenda della musica francese e internazionale Edith Piaf, dal titolo La vie en rose. Subito dopo ritorna al nostro cinema con L'abbuffata, storia di un gruppo di giovani di provincia che sognano il grande cinema.
Ancora film dopo un terribile lutto
Nel 2008 un terribile lutto lo colpisce: suo figlio, Guillaume Depardieu, muore a soli 37 anni per una polmonite fulminante. Forse per superare il dolore, si butta ancora una volta nel lavoro, e, dopo il tentativo fallito di Babylon A.D. (film di fantascienza di scarso livello), torna al successo con Nemico Pubblico N.1 - L'istinto di Morte, la storia del famoso gangster francese Jacques Mesrine, interpretato da Vincent Cassel. E dopo il ruolo di un poliziotto che ricerca il suo migliore amico diventato un trafficante di droga in Diamond 13, accanto ad Asia Argento, diventa il commissario Bellamy, in un giallo che rende omaggio alle atmosfere di Simenon in chiave cinematografica.
Ancora una volta, ancora insieme: la coppia Deneuve- Depardieu
Negli ultimi anni si dedica sostanzialmente a produzioni francesi, magari di registi poco più che esordienti o di altri già affermati: è il caso di Xavier Giannoli che lo rivuole con sé per la seconda volta dopo la buona pellicola Quand j'étais chanteur (2005), in A l'Origine, al fianco di François Cluzet, presentato con grande successo di pubblico al 62° Festival di Cannes. La pellicola affronta il delicato tema dell'attuale crisi economica attraverso la favola di un truffatore dal cuore d'oro, tormentato nella ricerca di un ruolo nella società. Un regista francese, forse l'unico, con il quale Gérard non aveva mai collaborato è François Ozon, uno dei giovani cineasti francesi più dotati degli ultimi anni, capace di costruire l'ennesimo ruolo sulle spalle larghe del grande attore francese e di affiancarlo ancora una volta, ad una scoppiettante Catherine Deneuve. Tutto questo succede in Potiche - La bella statuina, ultimo lavoro di Ozon presentato in Concorso al 67° Festival del cinema di Venezia. Nella pellicola, opera che affronta in modo inconsueto le dinamiche di coppia sullo sfondo delle lotte di classe degli anni '70, Gérard interpreta Maurice Babin, un deputato comunista e vecchio amante di Suzanne, interpretata appunto da Catherine Deneuve stessa.
Sarà dedicata al figlio Guillaume la sua successiva pellicola Mammuth, per la regia della coppia Benoît Delépine e Kervern, amici del giovane figlio di Depardieu, morto di polmonite. Nel film l'attore interpreta un operaio di un mattatoio soprannominato "Mammuth" per via della sua moto, che si appresta ad andare in pensione e dovrà risolvere delle deprimenti difficoltà burocratiche.
Nel 2012 recita in Vita di Pi del regista taiwanese Ang Lee e prende ancora parte alle avventure di Asterix e Obelix al servizio di sua Maestà. Torna sul grande schermo nel 2014 con Welcome to New York, diretto da Abel Ferrara e nel 2016 è alla Berlinale con la commedia Saint Amour, in cui affianca ancora una volta Benoît Poelvoorde.
Tra le interpretazioni più recenti troviamo invece Mistero a Saint Tropez (2021), Illusioni perdute (2021) e Maigret (2022).