di Alessia Rastelli - al_rastelli

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Dall’esperienza personale come autore di self-publishing al problema dell’Iva:  ospitiamo su Ehi Book! un intervento di Max Dezzi, che chiede pari dignità tra ebook e libro di carta. Voi cosa ne pensate?

Grazie alla diffusione di Internet, alla crescita esponenziale di mobile, tablet ed ereader, oggi gli ebook offrono una opportunità straordinaria di amplificare la diffusione del «sapere», al pari dei libri stampati. Io stesso ho potuto sperimentare i vantaggi dell’ebook e constatarne la facilità e duttilità. Nel 2004 ho scritto il mio primo libro, parte di una trilogia, L’Amazzone di S. Giorgio, rimasto non pubblicato in quanto nessun editore lo aveva giudicato sufficientemente interessante per la stampa, la promozione e distribuzione sul mercato italiano. Quando ormai cominciavo a desistere dall’impresa, nel 2011 vengo a conoscenza della piattaforma creata da Amazon per autori in erba, che consente ai piccoli autori di editare e pubblicare a costi estremamente contenuti i propri libri. In meno di 4 mesi il mio libro ha venduto 4000 copie! Nel primo trimestre del 2012 era il primo titolo ad apparire su Kindle nelle ricerche per quella categoria di libri.

La chiave di successo sta nel far incontrare offerta (autori meno noti) e domanda (il lettore con preferenze letterarie particolari) in modo semplice: è il lettore che sceglie. Ma soprattutto di vendere ad un prezzo equo. Il mio caso che in realtà ha coinvolto molti altri giovani autori come me, evidenzia quanto la forma in cui viene distribuito un libro sia poco importante: quello che conta è il loro contenuto.

Eppure libri fisici ed ebook vengono considerati in maniera differente. La stessa Unione Europea classifica gli ebook come «servizio» e non come «prodotto». Una delle prime evidenze di questo diverso trattamento è rappresentata da una divergente applicazione dell’Iva. In Germania per esempio l’Iva sui libri cartacei è al 7%, mentre sugli ebook arriva al 19%. Lo stesso accade in Gran Bretagna, Italia e Spagna. La Francia rappresenta l’eccezione: viene applicata un’Iva al 5.5% su entrambi; questo è stato possibile grazie ad un accordo tra governo, editori e canale distributivo.

L’applicazione di uno stesso livello di Iva potrebbe sicuramente aiutare ad aumentare le vendite dei prodotti di cultura che in questo momento stanno decisamente soffrendo. L’Associazione italiana editori (Aie) ha da poco presentato, in occasione del Salone internazionale del libro di Torino, gli ultimi dati sullo stato dell’editoria in Italia. A fronte di un calo del mercato complessivo del libro (-6,8%), fa riscontro una crescita esponenziale del mercato dei libri digitali che si stima abbia raggiunto una quota del 6,6% (rispetto al 6,3% nel 2013). Sono ancora percentuali modeste, ma si rendono necessarie due considerazioni: il libro stampato cala, mentre l’ebook cresce; la percentuale di crescita tra un anno e l’altro è esponenziale.

È quindi possibile fare qualcosa? Sicuramente non si possono dimenticare gli obiettivi per l’Europa 2020 che mirano a una crescita che sia intelligente, grazie a investimenti più efficaci nell’istruzione, ricerca e innovazione; sostenibile, grazie alla decisa scelta a favore di un’economia a basse emissioni di CO2 e della competitività dell’industria; solidale, ossia focalizzata sulla creazione di posti di lavoro e la riduzione della povertà. Concentriamoci per ora sulla crescita sostenibile ed intelligente. Da un punto di vista dell’ambiente, l’ebook è senza ombra di dubbio la risposta. Niente carta, agenti chimici per sbiancarla, niente inchiostro, ma soprattutto nessun costo di trasporto. Certo qualcuno potrebbe obbiettare che anche gli ebook non sono «ad emissioni zero» in quanto richiedono energia, computer, tablet ed ereader. Ma il minor impatto sull’ambiente è innegabile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non ci sarà nessuna rivoluzione digitale, la carta resisterà. La previsione-provocazione arriva da Tim Waterstone, il fondatore della celebre catena britannica di librerie, oggi di proprietà del magnate russo Alexander Mamut.
«Penso che si sia letta e sentita più spazzatura sulla rivoluzione dell’ebook che su ogni altro argomento» Waterstone ha detto intervenendo a un panel sul futuro dell’editoria all’Oxford Literary Festival. «Certamente gli ebook hanno sviluppato una loro fetta di mercato ma tutti i segnali, di sicuro dall’America, mostrano che quella stessa fetta è già in declino. L’aspettativa è che accadrà esattamente lo stesso nel Regno Unito».

Dati dell’Association of American publishers (gli editori americani) relativi ai primi otto mesi del 2013 hanno mostrato che i ricavi dagli ebook sono scesi del 5 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E, secondo le cifre di Nielsen Uk, nell’aprile 2013 nel Regno Unito sono stati venduti 3,3 milioni di ebook, lo 0,1 per cento in meno dell’anno precedente.

Da parte di Waterstone, anche una dichiarazione d’amore per il libro di carta. «È uno dei prodotti di consumo migliori e più di successo di tutti tempi» ha detto. E ancora: «Il libro fisico, tradizionale, continua a resistere. Sono sicurissimo che saremo ancora qui tra quarant’anni».

Meno di un anno fa, l’uomo che nel 1982 aveva creato le celebri librerie inglesi (che oggi vendono anche gli ereader) aveva lanciato Read Petite, piattaforma per forme narrative brevi in ebook. E in un’intervista al Guardian si era mostrato meno categorico e più rassegnato: «Nessuno di noi sa esattamente cosa accadrà. Sono certo che se sempre più persone prenderanno l’abitudine di leggere, sempre più leggeranno. E se tra cinquant’anni questo avverrà interamente in digitale, così sia».

Secondo i dati  A. T. Kearney-Bookrepublic, contenuti in un’anticipazione dello studio Do readers dream of electronic books? curato da Marco Santino, nel 2013 i titoli digitali in italiano sono passati dai 41 mila del 2012 a 75 mila. Un numero pari al 10 per cento del catalogo complessivo cartaceo e digitale e una percentuale che si stima salirà al 15 per cento nel 2014. Previsioni di crescita, dunque. Ma in Italia il mercato digitale è ancora  piccolo (2,9-3,2 per cento di quello complessivo) e gli ebook sono sbarcati qualche anno più tardi. La previsione di Waterstone potrebbe riguardare anche noi.

Si chiama The 4-Hour Chef ed è un best seller annunciato di Timothy Ferriss, visto che il suo precedente libro (The 4-Hour Workweek) ha venduto mezzo milione di copie. Il problema è che l’editore del primo libro era il Crown Publishing Group, mentre il secondo è Amazon il che – visto che stiamo parlando di edizioni cartacee – fa una certa differenza.
Tant’è vero che, come racconta l’Herald Tribune, diverse librerie americane hanno annunciato che non venderanno The 4-Hour Chef . Non lo farà Barnes&Noble, la catena che ha anche tentato con il Nook di fare concorrenza ad Amazon sul mercato dei reader. Non lo faranno i negozi di Books Inc. (San Francisco), per la semplice ragione che “a un certo punto devi decidere quanti chiodi vuoi piantare per chiudere la tua bara”, come dice il suo proprietario Michael Tucker. Non lo farà Book Passage, libreria di Marin County, fuori dalla città californiana.

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Ebook contro carta: 114 a 100. Nella sua partita per affermarsi — a colpi di nuove collane digitali, titoli autopubblicati, sconti selvaggi — il libro elettronico mette a segno un punto importante: Amazon, il gigante dei siti di vendita online, annuncia — prima volta in Europa — che nella versione britannica dello store (http://www.amazon.co.uk/) si vendono più ebook che volumi in formato tradizionale.

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Sul Corriere della Sera di oggi il critico letterario Filippo La Porta interviene su una interessante novità introdotta dalla Einaudi. Sulla quarta di copertina del romanzo Rosa candida della scrittrice islandese Audur Ava Olafsdottir la casa editrice ha stampato due citazioni promozionali. La prima è tratta da un giornale francese. La seconda, invece, è il commento pubblicato da una lettrice sul sito di Amazon. A Filippo La Porta l’idea non entusiasma. E a voi?

E ora in Italia arriva anche Kobo. E l’amministratore delegato e vicepresidente della Mondadori (in questa intervista sul Corriere della Sera a Daniele Manca) ad annunciare l’accordo per la vendita del reader giapponese in 400 negozi. Cosa significa questo passo?  Quali cambiamenti comporterà (se ne comporterà) per il mercato dell’ebook nel nostro Paese? Come sempre, le vostre opinioni potete scriverle qui. Grazie

A quanto pare, c’è stato il sorpasso. O almeno, un sorpasso, se si considera il parametro dei fatturati. Stando a quanto scrive John Biggs sul blog TechCrunch, l’Associazione degli editori americani ha reso noto un report secondo il quale negli ultimi 12 mesi, negli Stati Uniti, i ricavi da ebook hanno superato quelli da libri cartacei hardcover: 282,3 milioni di dollari contro 229,6 (223,3 milioni di euro contro 181,6). Un anno fa, gli hardcover erano a 223,5 milioni di dollari (176,8 mln di euro) e gli ebook a 220 (174 mln di euro).
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Jeff Bezos di Amazon con un Kindle

L’antica saggezza del proverbio “Se non puoi combatterli fatteli amici” s’incrocia con la modernità dell’ebook. Succede (anzi, succederà) a Londra e in Europa, visto che nei 294 negozi della catena di librerie inglese Waterstones sarà possibile acquistare i Kindle. Il Wall Street Journal di oggi racconta che l’azienda di Seattle ha bruciato sul tempo Barnes & Noble, il gigante americano che produce il reader Nook, perché il mercato in primis britannico è il primo e il più facile obiettivo per ogni azienda statunitense che si voglia espandere.
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L’ebook è quella cosa che, quando passeggi per i corridoi per esempio del Salone del libro di Torino, ti fa imbattere in stand che non espongono libri. Il che è totalmente ovvio, ma non per questo meno strano. Però anche gli editori (o i distributori) di libri elettronici qualcosa lo espongono, e non è solo perché presentarsi con uno stand completamente vuoto sarebbe una provocazione o un gesto di coraggio probabilmente un po’ forte (ma bellissimo nella sua insensatezza). E ciò che si vede negli stand di questi editori o distributori racconta qualcosa di dove l’editoria potrebbe (o sta già cominciando a) andare in un prossimo futuro.

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Il 29 marzo, su questo blog, abbiamo raccontato dell’esperimento di Federico Fubini, autore di un libro-inchiesta pubblicato da Mondadori, che però è stato pensato con una particolarità: un capitolo solo in versione elettronica, scaricabile a parte. Una scelta che ha suscitato diverse reazioni fra i lettori. Fubini le ha lette e ha chiesto diritto di replica, rilanciando il dibattito. A lui la parola.
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