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Assedio di Pelion

Assedio di Pelion
parte della campagna balcanica di Alessandro Magno
Data335 a.C.
LuogoPelion, Illiria, nell'attuale Albania
CausaEspansionismo macedone
EsitoVittoria di Macedonia
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
15 000
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L'Assedio di Pelion fu condotto nel 335 a.C. da Alessandro Magno contro le tribù illiriche dell'odierna Albania. Per Alessandro era fondamentale prendere il controllo del passo in quanto forniva un accesso facile alla Macedonia e all'Illiria necessario ad affrontare i disordini di Atene e Tebe che in quel periodo insorgevano in Grecia.

La città di Pelion fu un importante punto di demarcazione del regno di Alessandro, che si impose a nord come monarca delle tribù del Danubio, e successivamente a sud delle città-Stato greche cadute sotto la sua egemonia. Il controllo di questo posto gli permise infatti di marciare velocemente col suo esercito in Grecia e di portare a termine la totale distruzione di Tebe.

Antefatto

Durante una campagna sul Danubio contro alcune delle tribù settentrionali sconfitte precedentemente da suo padre Filippo II, ma non ancora completamente sottomesse, Alessandro ricevette la notizia della rivolta illirica condotta da Clito dei Dardani e Glaucia dei Taulanti.

Alessandro si preoccupò di questa notizia perché l'insediamento di Pelion occupava uno dei passaggi più importanti tra l'Illiria e la Macedonia. Se avesse perso il controllo di questa regione, Alessandro avrebbe infatti dovuto compiere una lunga marcia intorno a una catena montuosa a sud per poi proseguire in territorio illirico. Ciò avrebbe concesso alle polis greche ribelli un ampio tempo per prepararsi all'arrivo di Alessandro mentre quest'ultimo si sarebbe occupato di sconfiggere gli Illiri.

Durante il cammino verso Pelion, Alessandro fu aiutato dal principe agriano Langaro, che si offrì di proteggere l'esercito macedone dagli illiri compiendo frequenti incursioni nel territorio degli Autariati. In questo modo egli riuscì a controllare i ribelli e permise ad Alessandro di proseguire la sua marcia indisturbato.

L'assedio

Fase iniziale

Alessandro arrivò con 15 000 soldati e pensò subito di attaccare gli Illiri, sperando di sconfiggere Clito prima che giungessero i rinforzi di Glaucia. Come prima cosa fece costruire l'accampamento macedone. Egli notò che i Dardani avevano già preso il controllo della città e circondato la valle disponendosi sulle creste delle montagne. Decise dunque di assalire le truppe nemiche che dominavano le alture riuscendo a spingerle dietro le mura di Pelion. Fallendo in un primo tentativo di assedio della città, Alessandro cominciò a distribuire i suoi soldati intorno alla valle per accerchiare i Dardani, ma fu interrotto il giorno seguente dall'arrivo dei Taulanti e costretto ad abbandonare le alture conquistate precedentemente.

La battaglia

Costretto a scendere nella pianura da Glaucia, Alessando si trovò in una situazione pericolosa: fu circondato da nemici in grado di rifornirsi liberamente di tutte le provviste necessarie alla battaglia decidendone i tempi, mentre a sud la rivolta di Tebe e Atene avrebbe potuto far cadere l'egemonia macedone.

Bibliografia



Lingua liburnica

Liburnico
Parlato inLiburnia (Balcani nord-occidentali)
PeriodoI millennio a.C.
Locutori
Classificaestinta
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Lingua liburna
Codici di classificazione
ISO 639-3xli (EN)

I Liburni nel V secolo a.C.

La lingua liburnica è una lingua estinta parlata dall'antico popolo dei Liburni, che in tempi classici abitava la regione della Liburnia, situata nei Balcani nord-occidentali. Del liburnico non è ancora stata stabilita una chiara classificazione. Si pensa che sia una lingua indoeuropea contenete alcuni elementi pre-indoeuropei caratteristici del Mediterraneo antico.

Classificazione

Non ci sono rimasti documenti scritti in lingua liburnica. Le uniche testimonianze linguistiche che abbiamo sono i toponimi e i nomi personali e famigliari della Liburnia, conservate nella forma latinizzata del I secolo.

Studiando l'onomastica della provincia romana della Dalmazia, Géza Alföldy ha concluso che i Liburni e gli Istri appartenevano alla zona di influenza veneta.[1][2] In particolare, alcuni antroponimi liburnici mostrano forti affinità col veneto, alcuni nomi simili e radici comuni, come Vols-, Volt- e Host- (<PIE * ghos-ti-, "straniero", "ospite"). Talvolta i nomi liburnici e veneti presentano anche alcuni suffissi in comune, come il -cicus e il -cus.

Jürgen Untermann si è concentrato maggiormente sulla onomastica liburnica e ha collegato solo i liburni della costa istriana orientale ai Veneti. Untermann ha classificato i nomi in tre gruppi: uno nella Liburnia settentrionale strutturalmente simile a quello degli Istri e dei Veneti; un altro legato ai Dalmati, agli Iapodi e agli altri Iliri della terraferma a sud del territorio dei liburni; e un terzo gruppo di nomi comune in tutto il territorio liburnico, senza alcuna relazione con i popoli circostanti.[3][4]

Note

Bibliografia

  • Géza Alföldy, Die Namensgebung der Urbevölkerung in der römischen Provinz Dalmatien, 1964.
  • Géza Alföldy, Die Personennamen im römischen Dalmatien, 1964.
  • Jürgen Untermann, Die venetischen Personennamen, Wiesbaden, 1961.
  • Jürgen Untermann, Venetisches in Dalmatien, 1970.