Gli esordi
Cinema umano: questa sembra essere la definizione più appropriata per il lavoro svolto finora da Alexander Payne, autore del Nebraska laureatosi in storia e letteratura spagnola a Stanford e successivamente in regia e arti drammatiche all'Università di Los Angeles. Il suo esordio per il grande schermo avviene, insieme a quello che diventerà il suo sceneggiatore di fiducia (Jim Taylor), all'età di trent'anni con la tesi realizzata per la scuola di cinema: il film Passion of Marty (1991).
Segue, a distanza di cinque anni, la drammatica La storia di Ruth, donna americana (1996), che presenta coraggiosamente il tema dell'aborto attraverso la storia di una donna, la Ruth del titolo (Laura Dern), con problemi di alcolismo e dipendenza dalla droga e dall'inalazione dei vapori di colla. Fin da questo film Payne sceglie infatti di portare avanti la sua pacifica battaglia contro il bigottismo dell'american way of life, smascherando con delicatezza (e senza eccedere o sbilanciarsi in giudizi) un mondo che ha perso di vista valori etici e morali.
Politicamente scorretto
Il discorso continua nel meno indipendente e più fortunato Election (1999), distribuito dalla Paramount e prodotto da Mtv, che racconta una storia al vetriolo ambientata nel microuniverso scolastico della George Washington Carter High School di Omaha (Nebraska), città natale del regista. Questa spietata satira sociale vede come protagonisti un'ambiziosa e opportunista studentessa (Reese Witherspoon) impegnata nella campagna elettorale della scuola, e un goffo, umile e dimesso insegnante (Matthew Broderick) che racconta in prima persona la storia del film. Tratto dal romanzo di Tom Perrotta, Election è un film scomodo, sgradevole, che parla in modo brillante e politicamente scorretto dell'arrivismo della società americana, avvincendo lo spettatore attraverso un'ironia intelligente e amara.
Un senso di amara e sommessa disperazione emerge pure dallo squallore quotidiano dell'esistenza in declino dell'antieroe di mezza età Warren Schmidt (Jack Nicholson), uomo medio della provincia americana fresco di pensione. Ma rispetto a Election, A proposito di Schmidt (2002) si distingue per un sentimento di piana semplicità, di contenuta ironia dal sapore malinconico.
La vicenda di questo senile on the road dell'anima, tratto da un romanzo di Louis Begley, ha inizio nel giorno in cui lo stanco e depresso assicuratore di Omaha Schmidt va in pensione. Payne è capace di raccontarci questa tragedia buffa e straziante con un iperrealismo agghiacciante e ironico, procedendo con ritmo piano e cadenzato attraverso il viaggio di uno svogliato e immaturo antieroe alla ricerca del senso della vita, fino ad arrivare a un commovente finale epifanico che ribalta il senso di sconfitta dell'uomo.
In viaggio per riscoprire se stessi
Attento all'introspezione psicologica, amante dell'umanità, Payne si sofferma sulla fragilità delle persone vere, in grado di sbagliare, e sulle storie comuni; e lo fa attraverso i toni spensierati e svagati della commedia leggera, rielaborati con un occhio sempre attento alla commedia umana hollywoodiana degli anni Settanta e a quella italiana degli anni Sessanta.
Come accade anche nel successivo buddy/road movie, che non può non ricordare Il sorpasso (1962) di Dino Risi nel suo classico quanto intrigante soggetto: il viaggio on the road di due amici alla scoperta del vino e dei piaceri sepolti nell'abitudine e nell'ordinarietà dell'esistenza. Per Sideways - In viaggio con Jack (2004), tratto da un romanzo di Rex Pickett, Payne si sposta dal freddo Nebraska alle strade assolate della California, raccontando una storia semplice di sentimenti umani autentici e credibili.
Raccontando con ironia e disillusione il viaggio di Miles, intellettuale frustrato e fallito, in compagnia del grossolano e volgare Jack, il regista si fa coraggioso portavoce di un cinema umano e quotidiano che trova la sua forza proprio nella discreta e sincera classicità.
Dopo un episodio del film collettivo Paris, je t'aime Payne torna con Paradiso amaro (nel 2011) a toccare i temi della commedia agrodolce nella storia di un uomo di mezza età (Clooney) che si ritrova improvvisamente senza moglie e con due figlie che non conosce più. Payne costruisce il film secondo il suo stile di regia lineare, mai ostentato, che inquadra volti e ambienti rendendoli protagonisti e così uguali a noi. Cosa che accade anche nel progetto Nebraska, a cui lavora da diversi anni e che presenta in concorso al Festival di Cannes 2013, dove il protagonista Bruce Dern vince il premio come miglior attore. Il film ottiene anche sei candidature ai premi Oscar 2014, tra cui quella al miglior regista. Tre anni dopo Payne dirige Matt Damon nella commedia Downsizing, in cui uno scienziato immagina una soluzione al problema della sovrappopolazione rimpicciolendo gli esseri umani.
Nel 2024 esce al cinema The Holdovers - Lezioni di vita, film dolce-amaro con Paul Giamatti protagonista.
La forza che rende unico un autore come Alexander Payne all'interno del panorama autoriale americano (ma imprescindibile è il legame con l'insostituibile sceneggiatore Jim Taylor), non è tanto la scelta dei soggetti, certo non originali, ma il modo di portarli sullo schermo attraverso un attento lavoro di sceneggiatura e di costruzione del personaggio. Personaggi a tuttotondo che nel cinema di Payne si fanno persone. L'America che Payne fotografa è quella della classe media, dei volti anonimi, dei mediocri di provincia che il cinema solitamente preferisce ignorare.
È questo che rende il regista l'ultimo neorealista americano del grande schermo.