dandy
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sabato 1 ottobre 2011
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i paesani brava gente,eh.....
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Seconda parte della trilogia iniziata con "Roma città aperta" e conclusa con "Germania anno zero".Realizzato come il film precedente,in condizioni precarie a ridosso dei fatti(ma con l'appoggio della Foreign Film Production Inc.).E ugualmente un'altra vetta nel neogenere neorealismo.L'ideologia di Rossellini si ispira ad un umanitarismo(e un unanimismo)un pò facile(vedi il secondo e il quinto episodio),ma come in "Roma città aperta" la visione del mondo che traspare è tragica e asciutta,perfetta nel cogliere e sintetizzare la realtà come pochissimi altri hanno fatto.Grande commozione,un pò di umorismo,molto sgomento e impressione.
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Seconda parte della trilogia iniziata con "Roma città aperta" e conclusa con "Germania anno zero".Realizzato come il film precedente,in condizioni precarie a ridosso dei fatti(ma con l'appoggio della Foreign Film Production Inc.).E ugualmente un'altra vetta nel neogenere neorealismo.L'ideologia di Rossellini si ispira ad un umanitarismo(e un unanimismo)un pò facile(vedi il secondo e il quinto episodio),ma come in "Roma città aperta" la visione del mondo che traspare è tragica e asciutta,perfetta nel cogliere e sintetizzare la realtà come pochissimi altri hanno fatto.Grande commozione,un pò di umorismo,molto sgomento e impressione.Toccanti il secondo e il terzo episodio,più duro il sesto,non riconcliante nel raggelante finale.Un altro capolavoro del cinema nostrano,il cui successo fu appena appena migliore del precedente.E come in "Roma città aperta",alla sceneggiatura collaborò tra gli altri Federico Fellini,che fu anche coautore del soggetto e aiuto regista.Giulio Panicali si occupò della voce fuori campo.
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il cinefilo
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giovedė 6 gennaio 2011
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paisā
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L' in questione ha buone probabilità di potersi classificare tra i dieci film italiani più belli di tutti i tempi(insieme a Roma città aperta dello stesso R.Rossellini)e non soltanto per il senso di autentica drammaticità che riesce a far trasparire ma anche per la sua struttura narrativa(formata a episodi ambientati in varie regioni italiane durante l'avanzata delle forze anglo-americane sbarcate in Sicilia e giunte al nord)che non ha eguali nel cinema semi-documentaristico.
Gli episodi sono quasi tutti splendidamente efficaci ma mi ha lasciato molto perplesso il capitolo riguardante i frati del convento decisi a motivare una possibile"conversione"a proposito di due loro"ospiti"dei quali uno abbraccia la religione ebraica mentre l'altro si dichiara protestante(nel senso che,personalmente,non ne ho capito l'utilità ai fini della storia).
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L' in questione ha buone probabilità di potersi classificare tra i dieci film italiani più belli di tutti i tempi(insieme a Roma città aperta dello stesso R.Rossellini)e non soltanto per il senso di autentica drammaticità che riesce a far trasparire ma anche per la sua struttura narrativa(formata a episodi ambientati in varie regioni italiane durante l'avanzata delle forze anglo-americane sbarcate in Sicilia e giunte al nord)che non ha eguali nel cinema semi-documentaristico.
Gli episodi sono quasi tutti splendidamente efficaci ma mi ha lasciato molto perplesso il capitolo riguardante i frati del convento decisi a motivare una possibile"conversione"a proposito di due loro"ospiti"dei quali uno abbraccia la religione ebraica mentre l'altro si dichiara protestante(nel senso che,personalmente,non ne ho capito l'utilità ai fini della storia).
Il regista che ci ha lasciato in"eredità"questo documento storico ha dimostrato di guardare alle vicende narrate(peraltro le tragedie si erano concluse da pochissimo tempo trattandosi del 1946) con un occhio,a tratti,totalmente"distaccato"e inflessibile(a parte,molto probabilmente,l'episodio della prostituta innamorata del soldato americano)ma comunque nobile e coraggioso nel suo ammirevole persistere nella ricerca del massimo realismo nonchè per la sua inevitabile spietatezza e,a questo proposito,basta guardare all'ultimo capitolo in cui i partigiani e i paracadutisti vengono massacrati dai nazisti...opera potente e indimenticabile e quindi merita assolutamente di essere visionata,soprattutto per gli"amanti"della corrente neorealista.
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filippo catani
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sabato 27 settembre 2014
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l'italia in guerra
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Sei episodi ambientati in diverse parti d'Italia, raccontano l'avanzata degli americani durante la II Guerra Mondiale.
Dopo lo straordinario Roma città aperta, Rossellini torna sul tema della guerra e ci offre un panorama dell'intera penisola sconvolta dagli eventi bellici ma al cui interno vivono una serie di personaggi. Ecco allora la giovane siciliana che aiuta i soldati americani o il giovane bimbo napoletano che ruba le scarpe al soldato. Segue poi il racconto di un amore impossibile o la ricerca a Firenze di una infermiera inglese in cerca di quello che è diventato il capo della resistenza. Poi gli ultimi due episodi che, insieme al primo, sono a mio avviso i più toccanti.
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Sei episodi ambientati in diverse parti d'Italia, raccontano l'avanzata degli americani durante la II Guerra Mondiale.
Dopo lo straordinario Roma città aperta, Rossellini torna sul tema della guerra e ci offre un panorama dell'intera penisola sconvolta dagli eventi bellici ma al cui interno vivono una serie di personaggi. Ecco allora la giovane siciliana che aiuta i soldati americani o il giovane bimbo napoletano che ruba le scarpe al soldato. Segue poi il racconto di un amore impossibile o la ricerca a Firenze di una infermiera inglese in cerca di quello che è diventato il capo della resistenza. Poi gli ultimi due episodi che, insieme al primo, sono a mio avviso i più toccanti. Nel quinto episodio infatti un gruppo di monaci che vivono isolati nella loro abbazia ricevono la visita di tre cappellani militari americani: un cattolico, un ebreo e un protestante. Se da una parte ci saranno dissidi per la diversa religione da parte dei monaci, sarà il cappellano militare a mostrare grande tolleranza e soprattutto a manifestare quel sentimento di fratellanza che dovrebbe accomunarci tutti specialmente in momenti del genere. Poi l'ultimo episodio dove partigiani e americani combattono le ultime resistenza tedesche pagando anche con la morte. E quello struggente "a casa non sapranno mai quello che ho fatto" risuona in tutti noi pensando alle centinaia di persone morte per contribuire alla liberazione del nostro paese. Un'opera toccante e assolutamente imperdibile che con il suo realismo ci mette davanti ai drammi della guerra e la devastazione che aveva portato in Italia e che porta in qualsiasi posto venga portata.
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great steven
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mercoledė 30 dicembre 2020
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la liberazione percorre da sud a nord la penisola.
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PAISà (IT, 1946) diretto da ROBERTO ROSSELLINI. Interpretato da CARMELA SAZIO, ROBERT VAN LOON, MERLIN BETH, DOTS JOHNSON, ALFONSINO PASCA, MARIA MICHI, GAR MOORE, HARRIET WHITE, RENZO AVANZO, BILL TUBBS, DALE EDMONDS, ROBERTO VAN LOEL, JOHN WHALING ALLEN, GIULIETTA MASINA ● Sei episodi della Seconda Guerra Mondiale in Italia visti attraverso l’occhio degli Alleati anglo-americani e degli italiani che gli si affiancarono per estirpare il nazifascismo dal paese, dallo sbarco in Sicilia fino alla lotta partigiana sul delta del Po, passando per Napoli, Roma, Firenze e un convento dell’Emilia. Nel primo episodio, un plotone di soldati statunitensi in cerca di un avamposto tedesco si fa aiutare da una ragazza siciliana che conosce la strada per arrivarvi e li guida pertanto attraverso un canale di lava; rimasta sola con uno di loro, è costretta a ricorrere ad estremi rimedi per una svista di lui che gli costa la vita.
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PAISà (IT, 1946) diretto da ROBERTO ROSSELLINI. Interpretato da CARMELA SAZIO, ROBERT VAN LOON, MERLIN BETH, DOTS JOHNSON, ALFONSINO PASCA, MARIA MICHI, GAR MOORE, HARRIET WHITE, RENZO AVANZO, BILL TUBBS, DALE EDMONDS, ROBERTO VAN LOEL, JOHN WHALING ALLEN, GIULIETTA MASINA ● Sei episodi della Seconda Guerra Mondiale in Italia visti attraverso l’occhio degli Alleati anglo-americani e degli italiani che gli si affiancarono per estirpare il nazifascismo dal paese, dallo sbarco in Sicilia fino alla lotta partigiana sul delta del Po, passando per Napoli, Roma, Firenze e un convento dell’Emilia. Nel primo episodio, un plotone di soldati statunitensi in cerca di un avamposto tedesco si fa aiutare da una ragazza siciliana che conosce la strada per arrivarvi e li guida pertanto attraverso un canale di lava; rimasta sola con uno di loro, è costretta a ricorrere ad estremi rimedi per una svista di lui che gli costa la vita. Nel secondo, un soldato americano di pelle scura rincorre uno sciuscià napoletano che gli ha rubato gli stivali, ma quando ha recuperato il maltolto e vede in che condizioni riversa il borgo del bambino, decide di lasciarglieli. Il terzo narra la fugace storia d’amore tra un giovane dell’Esercito USA e una sua coetanea romana che si prostituisce in una casa di tolleranza: dopo il loro primo incontro nel ’44, lui infrangerà la promessa a lei fatta e non si ripresenterà all’appuntamento dove lei lo aspettava. Il quarto, ambientato nel capoluogo toscano, ha per protagonisti l’infermiera inglese Harriet e il suo amico Massimo, impegnati nel valicare il confine del Ponte Vecchio per raggiungere nella zona libera dai nazifascisti il capo partigiano Lupo, l’uomo di cui Harriet è innamorata e che ha perso di vista; l’impresa si conclude nel modo più doloroso. Nel quinto, il sopracitato convento dell’Appennino emiliano ospita tre cappellani militari USA; si crea un motivo generale di scontento tra i frati francescani quando essi scoprono la fede protestante e quella ebraica di due dei tre religiosi stranieri. Il sesto e ultimo racconto si svolge lungo la linea gotica, nell’inverno del ’44, quando gli inglesi e gli americani dell’OSS collaborano coi partigiani italiani per respingere i nazifascisti; nelle paludi del Polesine, tuttavia, questi ultimi non mancano di effettuare tragiche rappresaglie non solo contro i partigiani, ma anche su civili inermi. Un potente affresco collettivo riconosciuto all’unanimità, e non soltanto dai critici dell’epoca, come una delle più alte vette del Neorealismo, capace di raffigurare in suoni, immagini e vicende personali un itinerario geografico che diventa una vera e propria risalita morale. Rossellini, ancor più che nel precedente Roma città aperta, sa trasformare la materia della cronaca nel dramma di una nazione che si avventura oltre le macerie della guerra nel tentativo faticoso e incespicante, ma pur sempre coronato da reiterati successi, di ricostruire sé stessa soprattutto da un punto di vista dell’appartenenza e dell’identità. Ogni episodio racchiude in sé una propria bellezza inconfondibile, ma i vertici di autenticità tragica toccano l’incandescenza espressiva nel frammento fiorentino e specialmente in quello finale. Il regista sacrifica la rappresentazione individuale al quadro d’insieme: la somma delle esperienze, i contatti intrattenuti per caso fra uomini e donne di diversa nazionalità e la disposizione di tutto ciò diventa con impegno il riscatto di una collettività. Il filo comune che lega tra loro le vicende belliche e i sei frammenti l’uno all’altro testimonia il lavorio di un occhio fermo, pietoso e asciutto che coglie con un’unicità spiazzante la visione della vita di allora. Lo testimoniano per di più la spoglia commozione, i rari momenti di sorriso e la durezza non conciliatoria che si respira anche nel finale, e tutto questo contribuisce a rendere Paisà un’opera fondamentale e imprescindibile della nostra storia culturale. Scritto da Rossellini con Sergio Amidei e Federico Fellini. Ricevette nel 1947 tre Nastri d’Argento: musiche (Renzo Rossellini), film, regia. Bianconero di Otello Martelli (1902-2000), attivo nel cinema dal 1928.
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fedeleto
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lunedė 6 febbraio 2017
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popolo e guerra
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Dopo il capolavoro di Roma città aperta, Roberto Rossellini (la nave bianca,un pilota ritorna) dirige un ottimo film incentrato sul tema della guerra partendo dal sud Italia per arrivare al nord.Il film è diviso in sei episodi,nel primo episodio una ragazza si invaghisce di un soldato americano simpatico ma la tragedia non tarda ad arrivare,nel secondo episodio un soldato americano vuole arrestare un piccolo ladruncolo ma vedendo in che realtà vive cambierà idea,nel terzo una ragazza reincontra senza saperlo un americano che era venuto durante la liberazione, e vorrebbe ricreare quel momento ma le speranze muoiono all'alba,nel quarto episodio tre cappellani militari ( un ebreo, un protestante ed un cattolico) vanno in una comunità francescana, ma i frati vorrebbero convertire i due che "non sono nel giusto" e nel sesto e ultimo episodio sulle rive del Po si combatte una guerra disperata tra partigiani e tedeschi.
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Dopo il capolavoro di Roma città aperta, Roberto Rossellini (la nave bianca,un pilota ritorna) dirige un ottimo film incentrato sul tema della guerra partendo dal sud Italia per arrivare al nord.Il film è diviso in sei episodi,nel primo episodio una ragazza si invaghisce di un soldato americano simpatico ma la tragedia non tarda ad arrivare,nel secondo episodio un soldato americano vuole arrestare un piccolo ladruncolo ma vedendo in che realtà vive cambierà idea,nel terzo una ragazza reincontra senza saperlo un americano che era venuto durante la liberazione, e vorrebbe ricreare quel momento ma le speranze muoiono all'alba,nel quarto episodio tre cappellani militari ( un ebreo, un protestante ed un cattolico) vanno in una comunità francescana, ma i frati vorrebbero convertire i due che "non sono nel giusto" e nel sesto e ultimo episodio sulle rive del Po si combatte una guerra disperata tra partigiani e tedeschi.Scritto a più mani da Amidei, Fellini,Mann,Pagliero,Pratolini e lo stesso Rossellini, la storia racconta la guerra che viene combattuta nel terrore, e così come le strade sono sporche di sangue, così gli animi dei protagonisti, ma la bravura del regista sta nel mettere a confronto queste realtà diverse tra americani e italiani di varie regioni e farne uscire una fratellanza.Nel primo episodio è evidente questa tematica tra il soldato e la ragazza, loro non parlano la stessa lingua ma nonostante tutto l'atmosfera sembra fargli da interprete, nel secondo invece il militare capisce la situazione disperata del ragazzo e quei luoghi sono parole chiare ed incisive, nel terzo il linguaggio confonde e lacera la speranza, nel quarto la comunicazione diventa un viaggio tra le strade come una corsa verso un'idea di falsa libertà, nel quinto( forse il migliore) la religione diventa una comunicazione differente, ma come dice il cappellano cattolico -Anche loro pensano di stare nel giusto, fino ad arrivare all'ultimo episodio, dove le parole sono proiettili che uccidono e distruggono.Un ritratto folcloristico di un Italia insanguinata, ma allo stesso tempo in attesa di essere ricostruita ( proprio come dice il soldato americano a Roma).Un capolavoro del neorealismo,e del cinema italiano.
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stefanocapasso
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domenica 11 marzo 2018
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un percorso di integrazione tra popolo e soldati
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Sei episodi che ripercorrono i momenti della liberazione, individuati simbolicamente in altrettante regioni Italiane. A partire dallo sbarco degli americani in Sicilia, passando per Napoli, Roma, Firenze, l’appenino emiliano fino ad arrivare al Po, Rossellini ci porta nel cuore del territorio e della difficile situazione dell’epoca, in un Italia divisa tra conflitti interni diffidenza, fame e speranza. Attori non professionisti interpretano i popolani che dialogano con i soldati Americani, questi si interpretati da attori, portatori di libertà e civiltà. Ed è proprio questa scelta registica che riesce ad interpretare perfettamente il dualismo tra popolo che spesso vive in condizioni arretrate e i soldati americani che simboleggiano la ricchezza e l’apertura alla libertà.
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Sei episodi che ripercorrono i momenti della liberazione, individuati simbolicamente in altrettante regioni Italiane. A partire dallo sbarco degli americani in Sicilia, passando per Napoli, Roma, Firenze, l’appenino emiliano fino ad arrivare al Po, Rossellini ci porta nel cuore del territorio e della difficile situazione dell’epoca, in un Italia divisa tra conflitti interni diffidenza, fame e speranza. Attori non professionisti interpretano i popolani che dialogano con i soldati Americani, questi si interpretati da attori, portatori di libertà e civiltà. Ed è proprio questa scelta registica che riesce ad interpretare perfettamente il dualismo tra popolo che spesso vive in condizioni arretrate e i soldati americani che simboleggiano la ricchezza e l’apertura alla libertà.
E’ un film bellissimo che allo stesso tempo ripercorre cronologicamente le fasi che portarono alla liberazione e allo sviluppo della relazione con lo straniero liberatore. Dall’arrivo in Sicilia il tempo ed il reciproco apprendimento, almeno parziale, delle rispettive lingue, permette una diversa integrazione: così dalla totale incomprensione iniziale, salendo verso il nord e passando il tempo, si passa ai momenti di comprensione e di sfruttamento del soldato ricco da parte del popolo, alla nascita di storie d’amore fino ad arrivare al momento del combattimento fianco a fianco per puro spirito di corpo, posto che, militarmente, americani e partigiani erano mossi da motivazioni diverse.
Un film molto importante per il suo aspetto quasi documentaristico, testimonianza di momenti di vita reale del momento storico.
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