Titolo originale | Ip Man 3D |
Anno | 2015 |
Genere | Azione, Biografico, Drammatico |
Produzione | Hong Kong |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Wilson Yip |
Attori | Donnie Yen, Lynn Hung, Jin Zhang, Mike Tyson, Patrick Tam (II) Karena Ng, Louis Cheung, Kent Cheng, Ka-Yan Leung, Kwok-Kwan Chan. |
MYmonetro | 3,17 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 27 dicembre 2016
Una banda di criminali mette alla prova Ip Man e la sua volontà di difendere il bene della città. Il film ha ottenuto 3 candidature a Asian Film Awards, Al Box Office Usa Ip Man 3 ha incassato nelle prime 4 settimane di programmazione 2,4 milioni di dollari e 762 mila dollari nel primo weekend.
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sabato 12 ottobre 2024 ore 21,30 su WARNERTV
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CONSIGLIATO SÌ
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Hong Kong, 1959. La scuola frequentata dal figlio di Ip Man, maestro di arti marziali, è nel mirino di una gang che vuole rilevarne il terreno. Ip raccoglie i suoi discepoli e un guidatore di risciò che conosce il wing chun, Cheung Tin-chi, per fronteggiare i delinquenti e salvaguardare la scuola. Lo scontro porterà a un escalation di violenza, ma Ip Man oltre a questi problemi ne dovrà affrontare anche di familiari, gravi e inaspettati.
Sembrava doversi concludere al secondo episodio la serie più famosa tra quelle legate alla figura di Ip Man. Troppi e in troppo poco tempo i film succedutisi sul personaggio, problemi tra la produzione e il duo Wilson Yip-Donnie Yen, superati da quelli sui diritti di utilizzo dell'immagine di Bruce Lee, per cui era prevista una resurrezione in computer graphics. Ma ha prevalso la voglia di rivedere su grande schermo l'eroe più amato del cinema recente di Hong Kong e di assistere forse all'ultimo ruolo da protagonista di Donnie Yen in un film di arti marziali. Con tanto di scontro iconico tra Donnie e l'ex campione dei pesi massimi Mike Tyson, coinvolto in un improbabile cameo come losco uomo d'affari britannico.
In linea con gli episodi precedenti, Ip Man 3 si allontana dal biopic puro e semplice per divenire sempre più un'opera di fantasia. Gli anacronismi e gli stravolgimenti della reale biografia del Maestro - un figlio che non invecchia mai, una moglie da cui Ip non si separa mai, un Bruce Lee che anziché partire per gli Stati Uniti continua a corteggiare il sifu per divenire suo allievo - ormai non si contano più. Ip Man 3 ribadisce come quella del maestro di wing chun sia una figura essenzialmente di celluloide (o di pixel, oggi), che ha abbondantemente superato per numero di imprese e importanza identitaria quella reale. Al punto da permettersi il lusso di non essere il maestro di Bruce Lee, visto che anche il terzo episodio rimanda il sodalizio a un ipotetico (ma improbabile) quarto atto.
L'ennesimo incontro tra Lee e Ip prelude però a una delle sequenze migliori, con il parallelo tra danza e wing chun, tra mascolino e femminino, yin e yang, che caratterizza l'elemento di maggiore interesse del film. Ip Man è più che mai scisso tra gli obblighi di marito e quelli di paladino dei più deboli, sempre attento a non tradire la propria etica wing chun. Un dissidio che lo lacera, alimentato dalla malattia della moglie e attenuato dalla capacità di amorevole comprensione di quest'ultima. Dove Ip Man 3 funziona meno rispetto ai predecessori è curiosamente sul lato action e marziale. Senza Sammo Hung svaniscono i dinamismi esagerati e il ricorso all'oggettistica di Ip Man 2, che lo rendevano eccessivo ma incisivo: con l'eccezione del duello in ascensore, poco delle coreografie di Yuen Woo-ping - coreografo di Matrix e La tigre e il dragone - sa di inedito e di autentico, le scaramucce tra Ip e le Triadi procedono con il pilota automatico e lo scontro finale tra Ip Man e Cheung tin-chi piace senza stupire. L'antagonista principale del sifu rappresenta anche la grande occasione mancata di Ip Man 3: tutte le ellissi che lo riguardano - il suo passato, le ragioni della sua invidia e il senso di rivalsa verso Ip - rimangono tali, aggiungendo confusione anziché mistero in merito alla sua psicologia.
I temi meritevoli di un approfondimento restano così sulla carta. Come il ruolo di vigilante e il discorso che Ip fa al poliziotto (e con lui alla legalità di Hong Kong), o le armi spuntate del kung fu rispetto al guadagno facile che la vita malavitosa può offrire; o ancora l'influenza dei media, incarnata dal fotoreporter che segue Cheung Tin-chi e ne racconta l'ascesa, una figura memore del giornalista terrorizzato da Gene Hackman ne Gli spietati. Dal western crepuscolare al gong fu pian crepuscolare, ma purtroppo i molti spunti rimangono tali. Se di ultimo giro di valzer si tratta, quello dell'Ip Man di Yip e Yen resta solo un congedo dignitoso.
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