Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia, Spagna |
Regia di | Alessandro Pugno |
Attori | Guillermo Bedward, Silvia Degrandi, Paola Sotgiu, Brontis Jodorowsky, Donovan Raham Antonio Estrada, Antonio Dechent, Carlos Bernardino. |
Uscita | giovedì 11 luglio 2024 |
Distribuzione | Draka |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | Valutazione: 2,50 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 10 luglio 2024
In Italia al Box Office Animale Umano ha incassato nelle prime 4 settimane di programmazione 3,7 mila euro e 2,4 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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Matteo, figlio di un'impresaria di pompe funebri, cresce nel nord Italia con il sogno di diventare un torero. Si iscrive dunque ad una scuola di tauromachia in Spagna dove farà amicizia con l'allievo César, figlio di un importante torero e obbligato a seguire le orme paterne. Il vitello Fandango, nato in Andalusia, si distingue per la marcata indole combattiva che lo porterà ad essere un toro da corrida. Le vite di Matteo e Fandango, più simili di quanto possa sembrare, saranno destinate a incrociarsi un giorno.
Al centro della coproduzione tra Italia, Spagna e Messico, c'è la corrispondenza tra toro e torero; tuttavia, il film non riesce a staccarsi dal forte impianto teorico per prendere il volo.
Il film d'esordio scritto e diretto da Alessandro Pugno e Natacha Kucic si apre con un parallelismo
subito dichiarato tra uomo e animale. Sullo schermo appaiono tre definizioni da dizionario per
entrambe le parole che compongono il titolo: le voci relative ad A·ni·male (1. Bestia 2. Essere
senziente 3. Con anima) e U·ma·no (1. Animale razionale 2. Dotato di empatia 3. Di natura
imperfetta) danno ciascuna il nome ai sei capitoli lungo i quali si struttura il film, che salta avanti e
indietro nel tempo ricostruendo le traiettorie dei protagonisti Matteo e Fandango per poi farli
incontrare nell'epilogo.
Sin da piccolo, Matteo vive uno stretto e singolare rapporto con la morte. Dando una mano
nell'agenzia funebre di famiglia, si abitua a convivere in maniera quasi distaccata con la presenza
del lutto. Lo interiorizza come un evento inesorabile, sempre incombente - e quindi da accettare
essendo nell'ordine naturale delle cose - anche a causa della grave malattia della madre, con cui
deve misurarsi quotidianamente. Per questo, forse, vedendo in TV la scena di un torero rimasto
ucciso durante una corrida, decide inconsciamente che da grande vorrà fare quello nella vita, e
riappropriarsi così in un certo senso della morte, restituendole un valore.
Guidato dall'istinto, Fandango sfugge alla macellazione per dare anch'esso alla morte (e alla vita)
un nuovo significato, determinando il proprio destino e opponendosi a quello a cui sembrava
avviato, un po' come accade per Matteo e come vorrebbe fare pure César, costretto dal padre a
percorrere una strada non adatta a lui. Il formato 4:3 ha lo scopo di concentrare l'attenzione sui
personaggi, tenerli in gabbia in attesa che quell'estremo bisogno di libertà possa finalmente
rompere le catene.
Il legame tra essere umano e animale costituisce il tema portante della narrazione: un impianto teorico interessante sulla carta ma da cui il film non riesce mai a staccarsi per prendere il volo, come se tutto fosse spiegato e non abbastanza sentito. E il rischio di tale freddezza e rigidità espressiva, in una storia di tori e toreri, è che a mancare siano proprio il sangue e l'arena.
Non è il massimo dell'originalità citare Almodóvar come prima cosa in un pezzo su un film dedicato alla tauromachia, ma è lo stesso regista Alessandro Pugno a suggerire il rimando utilizzando a piene mani il montaggio alternato per mettere in relazione morte e piacere. La storia è quella di Matteo, un ragazzo italiano che cresce circondato dalla morte (i suoi gestiscono un'agenzia funebre) e da grande [...] Vai alla recensione »