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Le biblioteche della famiglia Albani
Archivio Albani - Papa Clemente XI

Le biblioteche della famiglia Albani

Maria Moranti

 

Non è facile affrontare la lunga storia delle biblioteche degli Albani anche se molti studiosi si sono cimentati su questo complesso argomento nel tentativo di rintracciare i tesori bibliografici oggi dispersi fra numerosi musei e biblioteche d'Europa, se non addirittura irrimediabilmente distrutti.

Ben nota è la grande passione di collezionisti e di mecenati che caratterizzò vari personaggi della famiglia, primo fra tutti il cardinale Alessandro, dalle cui raccolte antiquarie ebbero origine alcuni fra i più importanti musei europei. Meno conosciuto è l'interesse per le raccolte librarie, anche se i tomi 12 e 20 dei 268 volumi del Fondo Albani, acquisiti dall'Archivio Segreto Vaticano sotto il pontificato di Benedetto XIV, conservano inventari e disposizioni che testimoniano in maniera emozionante l'amore di Clemente XI per i suoi manoscritti e i suoi libri.

Grande fu anche l'impegno profuso dal pontefice per alcune biblioteche pubbliche, prima fra tutte la Biblioteca Apostolica Vaticana, che durante il suo pontificato poté beneficiare di uno straordinario arricchimento del fondo orientale curato da Giuseppe Simonio Assemanni, nominato scriptor Orientalis nel 1710 e la Biblioteca Lancisiana, fondata da Giovanni Maria Lancisi, cubicularius & medicus noster secretus, presso l'antico ospedale del convento di Santo Spirito in Sassia per sostenere la formazione e la ricerca dei medici.

Naturalmente Clemente XI non poteva trascurare la sua amata patria: con la bolla Cum Nos Civitatem del 12 luglio 1720 egli decreta la fondazione presso il Convento di San Francesco di Urbino di una ricca biblioteca destinata ai suoi concittadini e agli studenti della locale Università. Sappiamo che il pontefice non si limitò a finanziare la costruzione della sala e degli scaffali non modica pecuniarum summa, ma curò personalmente la formazione della raccolta visionando i cataloghi delle raccolte a lui donate da illustri personaggi: Alessandro Fedeli, vescovo di Jesi, la famiglia Veterani, e lo stesso Giovanni Maria Lancisi. La biblioteca non subì alcuna spoliazione durante il periodo napoleonico in quanto fu requisita in blocco ed affidata al Comune; in seguito all'Unità d'Italia, nell'aprile 1862, fu trasferita presso la Biblioteca Universitaria di Urbino, dove è attualmente conservata.

 

Meno fortunate furono le raccolte private della famiglia, che subirono le dispersioni, comuni purtroppo alle biblioteche delle grandi famiglie patrizie del '700.

Nel Palazzo Albani di Urbino la famiglia possedeva una ricca biblioteca fin dai tempi del Senatore Orazio, la Albana Urbinas, che rimase nella sua sede originaria fino al 1915, quando, avendo venduto il palazzo, la famiglia la trasportò alla villa Imperiale di Pesaro. Nel 1928 fu acquistata in blocco dalla Catholic University of America di Washington ed è lì conservata con la denominazione di Biblioteca Clementina. Annesso alla biblioteca era l'archivio della famiglia che ora viene restituito agli studiosi dalla liberalità della famiglia.

Ma i grandi tesori bibliografici erano collocati nella Albana Romana, la grande biblioteca raccolta da Clemente XI nella Sala Regia del Quirinale, poi trasferita nel palazzo alle Quattro Fontane. In essa il Pontefice aveva fatto portare da Urbino i pezzi più preziosi e importanti, come gli autografi di Bernardino Baldi, molti dei quali inediti, ricevuti in eredità dal nonno Orazio. Ma soprattutto aveva acquisito la più ricca e interessante biblioteca creata a Roma fra la fine del '500 e la prima metà del '600: la raccolta di Cassiano dal Pozzo che comprendeva, oltre alla biblioteca di Federico Cesi, tutta la più antica collezione messa insieme prima del 1630 dalla antica Accademia dei Lincei. Una delle più splendide biblioteche romane, dunque, curata e arricchita dal cardinale Alessandro; basti citare gli autografi lasciatigli in eredità da Johann Joachim Winckelmann come atto di riconoscenza per averlo ospitato come bibliotecario negli ultimi anni.

Nel 1762 il cardinale Alessandro, a causa dalle enormi spese sostenute per la costruzione della nuova villa sulla Salaria (ora villa Torlonia) fu costretto a vendere parte dei disegni del Museo Cartaceo, provenienti dalla collezione puteana a Giorgio III d'Inghilterra tramite l'antiquario James Adam. Attualmente essi, divisi per materie, sono conservati presso il castello di Windsor, il British Museum, la British Library, i giardini botanici di Kew e la biblioteca del Sir John Soane's Museum, mentre i disegni botanici sono presso l'Institut de France.

Infatti, nel 1798-99 i francesi rivoluzionari confiscarono tutto il patrimonio della famiglia Albani, rea di capeggiare la fazione più accanitamente antifrancese della Curia, ed asportarono gran parte delle loro collezioni artistiche e bibliografiche; anche l'arrivo dei Napoletani, nel 1802, comportò altri saccheggi: statue e casse di libri inviati a Napoli. Nel 1815 Carlo e il cardinal Giuseppe richiesero la restituzione dei beni confiscati ed in effetti riuscirono a recuperarne la maggior parte, anche se molti codici sono tuttora conservati presso l'École de Médicine di Montpellier e la Biblioteca Nazionale di Napoli. Dopo la morte del principe Filippo, avvenuta nel 1852, il grosso della biblioteca fu venduto tramite il libraio Paolo Petrucci in parte a privati o Istituti particolarmente interessati, in parte con un'asta pubblica tenuta nel palazzo alle Quattro Fontane fra il novembre 1857 e il febbraio 1858; il poco che restava - circa 1.800 pezzi, stampati o manoscritti, dei quali circa 989 volumi e 656 miscellanee - fu venduto il 15 marzo 1862 alla Biblioteca Imperiale di Berlino grazie alla mediazione di Theodor Momsen, ma la nave che trasportava la preziosa mercanzia racchiusa in 12 casse naufragò al largo di Gibilterra.

 

Bibliografia

Cecil H. Clought, The Albani library and Pope Clement XI, "Librarium", 12 (1969), pp. 11-21

Bernard M. Peebles, The Bibliotheca Albana Urbinas as represented in the library of the Catholic University of America, in Didascaliae. Studies in honour of Anselm M. Albareda, a cura di  S. Prete, New York 1961, pp. 327-353

Jeanne Bignami Odier, La bibliothéque Vaticane de Sixte IV à Pie XI. Recherches sur l'histoire des collections de manuscripts, Città del Vaticano 1973, pp. 157-161

Ada Alessandrini, Cimeli lincei a Montpellier, Roma 1978

François Fossier, Nouvelles recherches sur la bibliothèque du Pape Clément XI Albani, "Journal des Savantes", 1980, pp. 161-180

Jeanne Bignami Odier, Clément XI amateur de livres et de manuscripts, in Miscellanea Augusto Campana, Padova 1981, pp. 101-123

Alfredo Serrai, Bernardino Baldi. La vita, le opere, la biblioteca, Milano 2002, pp. 37 sg.

 
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