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J. Robert Oppenheimer: differenze tra le versioni - Wikipedia

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Il padre, Julius S. Oppenheimer, era un ebreo tedesco emigrato negli Stati Uniti da [[Hanau]] nel 1888 e divenuto in seguito un ricco importatore tessile, mentre la madre, Ella Friedman, era una statunitense di origine tedesche ed ebraiche, esperta d'arte, istruita a Parigi e con un atelier a New York. Oppenheimer ebbe un fratello, [[Frank Oppenheimer]] (1912-1985), anch'egli fisico. Frequentò la scuola "New York Society for Ethical Culture" e al terzo anno iniziò a studiare privatamente con un docente di chimica.
 
Nel 1922 iniziò gli studi (MSc.) ada [[Università di Harvard|Harvard]], dove studiò con il docente di fisica Percy Bridgman; proseguì gli studi al [[laboratorio Cavendish]], presso la [[Cambridge University]], diretto da [[Ernest Rutherford]]. Seguì un periodo di crisi d'identità che superò con l'aiuto di uno psicologo. Dopo essersi laureato ada Harvard nel 1925 ''[[summa cum laude]]'', lavorò come studente ricercatore, per un breve periodo, a Cambridge presso il laboratorio di [[Joseph John Thomson|Joseph Thomson]], un celebre [[fisica sperimentale|fisico sperimentale]]. Oppenheimer continuò le sue ricerche in vari altri centri di fisica europei fra cui quelli di [[Leida]], [[Gottinga]] e [[Zurigo]].
[[File:Groves Oppenheimer.jpg|thumb|upright=0.7|Oppenheimer (a destra) con il generale [[Leslie Groves]], capo militare del Progetto Manhattan]]
Nel 1926 decise di continuare gli studi alla all'[[Università Georg-August di Gottinga|Georg-August]] e nel dicembre dello stesso anno spedì l'articolo ''La teoria quantistica degli spettri continui'' alla all'autorevole rivista tedesca ''[[Zeitschrift für Physik]]''. Tre mesi dopo ottenne il [[dottorato]] e strinse amicizia con importanti fisici europei. Questo fu un periodo di svolta per gli studiosi di fisica, che furono costretti a rivedere tutti i modelli tradizionali classici del passato. Nel biennio 1927-1928 Oppenheimer si mise in evidenza con le sue ricerche atte a semplificare l'indagine degli spettri molecolari e, insieme a [[Max Born|Born]], scrisse un trattato noto come l'[[approssimazione di Born-Oppenheimer]] che assurse a punto di riferimento per gli scienziati occupati nel settore molecolare.<ref name="RobOpp">"Il contributo di Oppenheimer alla fisica moderna", di John S. Rigden, pubblicato su "Le Scienze" (Scientific American), n. 325, sett. 1995, pp. 62-67</ref>
 
Il 1928 fu l'anno della scoperta dell'effetto tunnel, che fu resa nota nel mese di marzo con un articolo di Oppenheimer per conto dei ''Proceedings of the National Academy of Sciences'', in cui spiegò come anche un debole [[campo elettrico]] fosse in grado di liberare gli [[Elettrone|elettroni]] dal nucleo originario. L'effetto tunnel è alla base del funzionamento di non pochi dispositivi elettronici quali [[giunzione Josephson|giunzioni Josephson]] (1963), [[SQUID]] (1964), memorie non volatili allo stato solido quali [[EPROM]], [[EEPROM]], [[memoria flash|memorie flash]], ma anche i dispositivi a punti quantici quali i [[transistor a singolo elettrone]] (Single Electron Transistor, SET). Un'altra importante applicazione di tale effetto è il [[Microscopio a effetto tunnel|microscopio a scansione a effetto tunnel]] (STM), inventato e realizzato per la prima volta presso il laboratorio [[IBM]] di [[Zurigo]] da [[Gerd Binnig]] e [[Heinrich Rohrer]] (1981).
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Nei primi sei mesi del 1929, assieme a [[Wolfgang Pauli]], si fermò a Zurigo prima di vagliare le offerte arrivate dall'America. La questione dibattuta, in quel frangente, era ''La teoria quantistica dell'elettrone'' di [[Paul Dirac]], che oltre a suscitare consensi scatenò qualche critica per le contraddittorietà dello stato degli elettroni. Oppenheimer partecipò al dibattito e formulò le sue osservazioni alle teoria di Dirac e in questa occasione sfiorò la scoperta dei [[positroni]], indicando che le [[Lacuna (fisica)|lacune]] positive non potevano certo essere [[protoni]] bensì particelle aventi una massa uguale a quella dell'elettrone.<ref name="RobOpp"/>
 
Ritornato in patria nel 1929, divise i suoi impegni fra l'[[Università della California, Berkeley|Università di Berkeley]] e il [[California Institute of Technology|CalTech]], distinguendosi sia come ricercatore chesia come insegnante di [[fisica teorica]]. Fu impegnato, per lo più, in studi sull'[[acceleratore di particelle]] e sulle conseguenze dell'utilizzo dei [[deuteroni]] nel bombardamento di nuclei pesanti.<ref name="RobOpp" /> Nel 1939 pubblicò ''La contrazione gravitazionale'', con cui gettò le basi teoriche sulle ultime fasi dei processi stellari, ipotizzando la presenza delle [[stella di neutroni|stelle di neutroni]] e dei [[buco nero|buchi neri]]. Oppenheimer eccelleva per chiarezza di idee, capacità di sintesi, intuizione e doti organizzative: grazie alle sue abilità, nel 1942 il governo degli Stati Uniti lo chiamò a dirigere il Progetto Manhattan.
 
Oppenheimer si circondò dei migliori fisici nucleari del mondo, costituendo il gruppo di ricerca più importante che sia mai esistito nella storia della scienza. A differenza di molti suoi colleghi, fu sempre consapevole della propria parte di responsabilità per il [[Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki|lancio dell'atomica su Hiroshima e Nagasaki]]: "''I fisici hanno conosciuto il peccato''", fu il suo sconsolato commento dopo l'esplosione della bomba di [[Hiroshima]]. Appena venti giorni prima, durante il [[Trinity (test nucleare)|Trinity test]], aveva pronunciato un'altra terribile frase, ripresa dal [[Bhagavadgītā]]: "''Sono diventato Morte, il distruttore di mondi''".[[File:Edwardteller.jpg|thumb|upright=0.5|[[Edward Teller]]]]Il suo dramma si manifestò nel dopoguerra quando, come presidente del comitato consultivo della commissione per l'[[Energia nucleare|energia atomica]], si oppose alla costruzione della bomba all'idrogeno, ritenendo che un'arma di tale potenza non avrebbe risolto i problemi strategici degli USA ma piuttosto ne avrebbe abbassato il livello etico; sosteneva piuttosto l'utilità della realizzazione di armi nucleari tattiche.<ref>Hallgarten, ''Storia della corsa agli armamenti'' Roma, Editori Riuniti, 1972</ref>