Dísablót: differenze tra le versioni
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{{citazione|In Svithjod<ref>nome obsoleto della [[Svezia]], più precisamente l'attuale [[Svealand]]. Letteralmente : "le persone svedesi".</ref> c'era l'antica usanza, finché sopravvisse il paganesimo, che il grande sacrificio avesse lujogo nel mese di Goe<ref>Febbraio</ref> ad [[Gamla Uppsala|Upsala]]. Questo sacrificio era fatto per garantire la pace, e per la vittoria del re; e lì giungevano persone da ogni punto della Svithjod. Anche tutti i Thing di tutti gli Svedesi venivano tenuti qui, ed i mercati, e gli incontri per gli acquisti, che proseguivano per una settimana: e dopo che il Cristianesimo fu introdotto in Svithjod, Thing e fiere continuarono ad essere celebrate.<ref>[[s:en:Heimskringla/Saga of Olaf Haraldson/Part II|Saga of Olaf Haraldson, part II]].</ref>}}
Il santuario in cui i Dísir erano adorati si chiamava ''dísarsalr'', e questo edificio viene citato nella ''[[Saga degli Ynglingar]]'' riguardo alla morte di re Aðils.
Il ''dísablót'' scandinavo è stato associato alla ''[[modranect]]'' ("notte delle madri") anglosassone da [[Gabriel Turville-Petre]].<ref>''Myth and Religion of the North'' (1964), 224-227.</ref>
== Note ==
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