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Equilibrio (biologia) - Wikipedia

Equilibrio (biologia)

capacità di percepire e adattare il movimento del proprio corpo rispetto alla forza di gravità e altre forze esterne

L'equilibrio in biologia è la capacità di percepire e adattare il movimento del corpo rispetto alla forza di gravità e altre forze esterne.[1]

Equilibrista in bicicletta

Descrizione

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Ragazza funambola che si esibisce nell'antica arte popolare indiana detta Baunsa Rani (Regina del bambù)

L'organo dell'equilibrio è il labirinto vestibolare, che si trova nell'orecchio interno, ed è costituito da due tipi di recettori:

  • recettori maculari, che percepiscono la posizione della testa rispetto all'asse della verticalità, collegata all'interazione gravitazionale;
  • recettori ampollari, che informano sui movimenti angolari della testa.[1]

Ogni variazione del baricentro del corpo induce questi recettori a stimolare una compensazione che ripristini lo stato di equilibrio.

Si possono avere in particolare due forme di equilibrio: statico, se mirante al mantenimento di una postura stabile; dinamico, se occorre adattarlo all'esecuzione di un movimento. Età, esperienze o malfunzionamenti dell'apparato uditivo o neurosensoriale possono influire sulle abilità dell'organismo di raggiungere questi due tipi di equilibrio.[1]

Clinicamente, l'equilibrio può essere valutato con test funzionali (uno dei più noti è il test di Romberg) o attraverso tecniche computerizzate (posturografia).

Voci correlate

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