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Nur Jahan - Wikipedia

Nur Jahan

imperatrice Moghul

Nur Jahan (in persiano نور جهان‎, in hindī नर्स जहान; luce del mondo; nata Mehrunnissa Begum, in persiano مهر النسا‎, in hindī नर्स जहान; Sole fra le donne; Kandahar, 31 maggio 1577Lahore, 18 dicembre 1645) è stata una nobildonna persiana, imperatrice consorte dell'Impero Moghul come moglie principale di Jahangir e una delle donne più note e potenti nella storia dell'India.

Nur Jahan
Padshah Begum
Imperatrice consorte dell'Impero Moghul
In carica10 giugno 1620 –
28 ottobre 1627
PredecessoreSaliha Banu Begum
SuccessoreMumtaz Mahal
Nome completoMehrunnissa Bint Mirza Ghiyas Beg
NascitaKandahar, 31 maggio 1577
MorteLahore, 18 dicembre 1645
SepolturaTomba di Nur Jahan
Luogo di sepolturaLahore
DinastiaMoghul
PadreMirza Ghiyas Beg
MadreAsmat Begum
Consorte diSher Afgan Khan
(1594-1607, ved.)
Jahangir
(1611-1627, ved.)
Figlida Afgan Khan
Mihrunnissa Banu Ladli Begum
ReligioneIslam sciita

Origini familiari

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Nata Mehr-un-Nissa (anche Mehrunnissa)[1], era l’ultima dei sette figli di Mirza Ghiyas Beg (?-1622) e di Asmat Begum[2] (?-1621), aristocratica famiglia persiana di funzionari, ufficiali e poeti. Il nonno paterno era il poeta Hejri (aka Khwaja Muhammad-Sharif) (?-1576/77) ministro del sovrano persiano Scià Tahmasp I (1514 - 1576); mentre, il nonno materno era Mirza Ala-ud-Daula Aqa Mulla, capo del clan Aqa Mulla[3], noto per il suo raffinato livello culturale.

Mehrunnissa nacque nel 1577, pochi mesi dopo che la famiglia si trasferì definitivamente da Teheran a Kandahar, allora provincia del Hindustan[4], territorio governato dai Mughal. Dove Mihra Ghiyas Beg[5] fu a servizio, prima dell’imperatore Akbar (1542– 1605), come tesoriere della provincia di Kabul (c.1579-1605), poi dell’imperatore Jahangir (1569 -1627), suo futuro genero.

Giovinezza

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Mehrunnissa venne educata alle lingue, la musica e la danza[6]. Oltre a diversi sport d’élite come il polo, la scherma e il tiro con l’arco[7]. Era un'esperta calligrafa (in arabo e sanscrito) e appassionata “designer”. È documentato che abbia realizzato gioielli, profumi, abiti[6] e perfino alcuni edifici[8].

A diciassette anni, nel 1594 secondo lo storico Heinrich Blochmann[9][6], Mehrunnissa venne data in sposa a Sher Afhgan Khan (?-1607), un jagirdar dell'impero Mughal. Nel 1605 nacque la loro unica figlia Mihrunnissa Banu Begum, conosciuta anche come Ladli Begun. Nel 1607 rimasta vedova, Merhrunissa entrò a far parte del harem reale della regina Ruqaiya Sultan Begum (1542 - 1626), una delle matrigne di Jahangir e sua madre adottiva. La relazione fra le due era tanto stretta che si vociferava ci fosse fra loro un'intimità carnale.

La sua permanenza nell'harem[10], le permise di immergersi in una realtà i cui meccanismi la portarono a diventare unica nel suo genere. È noto che in poco tempo ne divenne una leader[11], molto apprezzata dalle altre donne[12].

Nur Janan

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Shalimar Bagh nella città di Srinagar in Kashmir, è uno dei giardini moghul fatti realizzati da Nur Jahan

Secondo il cronista di corte Mu’tamid Khan[13], nel maggio del 1611 “Nur Mahal (la luce del palazzo)” fu incoronata imperatrice consorte dell’imperatore Mughal Nur-ud-din Muhammad Salim, conosciuto semplicemente come Jahangir. Matrimonio che verrà ricordato da tutti gli storici come una grande storia d’amore[14] e di collaborazione[15]. Primo tra tutti, Jangir stesso nel 1614 sul suo manoscritto autobigrafico “Tuzuk-e-Jahangiri”, scrisse: «per due coppe di vino e una minestra ho lasciato il mio impero alla mia amata» e ancora «compagna sensibile, cacciatrice esperta, ottima consigliera e diplomatica».[12]

Da subito, Nur Mahal ottenne dei diritti impensabili per le donne dell’epoca: aveva il controllo sulla zenana (i diversi quartieri femminili del palazzo reale)[10], accompagnava il sovrano nei suoi viaggi di caccia o d’affari, ordinava e organizzava ogni cosa relativa a Jahangir. Patrona delle arti e della cultura, fu un’icona di stile e raffinatezza[16], nota anche per la sua generosità verso i bisognosi e per la carità pubblica. Furono costruire in suo onore città, moschee e palazzi. I famosi giardini di Achabal in Kashmir furono ideati e progettati da lei stessa[6]. Dopo la sua nomina a “Nur Jahan (la luce del mondo)”, nel 1616, la co-reggenza divenne legale. Secondo il cronista di corte Muhammad Hadi, all’imperatrice venne dato un sigillo reale con cui firmare, potere decisionale sul "diwan al-malaki" (assemblea reale) e sull’esercito. E nel 1617, fu perfino coniata una moneta d’argento[17] che portava il suo nome. Tutto ciò accentuò sempre più il suo potere politico e decisionale sull’impero, cosa non gradita da molti illustri funzionari dell’epoca e neanche dai “mullah” religiosi. Il cronista reale Muhammad Hadi[12] annotò che non le fu mai dedicata alcuna “khodba” del venerdì, cosa fondamentale per ufficializzare una reggenza.

Nur Janan Junta

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La manovra politica più audace di Nur Jahan fu la “junta”[18], ossia l’assunzione dei suoi familiare nelle posizioni più delicate dell’impero, tra il 1611 al 1627. Tra i fedelissimi più prossimi alla moglie, Jahangir assunse[6]:

  • Mirza Ghias Beg, padre di Nur Jahan, come Gran Visier (1611-1622).
  • Asma Bagun, madre di Nur Jahan, come Darogha Bagun (gran matrona) del harem reale (1611-1621).
  • Asaf Khan, fratello di Nur Jahan, come Wakil (capo dei funzionari delle tasse Mughul), (1611-1627).

Nur Jahan cercò di garantire alla sua famiglia un futuro di rilievo nell’impero Mughal, combinando i matrimoni di sua figlia Ladli Begum[19] con il principe Shahryar (1605-1628) e di sua nipote Arjumand Banu Begum[19] (futura Mumtaz Mahal) con il Prince Khurram (futuro Shah Jahan). La preferenza di Nur Jahan per il principe Shahryar, come marito di sua figlia e come futuro imperatore[20], fu la causa di pesanti dissapori[21] tra Jahangir e suo figlio Shah Jahan.

Alla morte di Jahangir nel 1627, l’odio[22] che diversi membri della famiglia reale covavano contro Nur Jahan esplose inesorabilmente. Asaf Khan e Shah Jahan si allearono, uccidendo Sharyar ed esiliando[21][16] a vita Nur Jahan e Ladli Begum, nel palazzo di Lahore. Secondo lo storico Lal Ruby, è possibile che Shah Jahan si fosse appellato alla “fitna[23] per riuscire ad avere l’approvazione del diwan al-malaki contro Nur Jahan e che ciò sia evidente nelle dichiarazioni presenti nel Shahjahannama ("Le Cronologie di Shah Jahan") del XVII secolo. Nur Jahan morì nel 1645, dopo diciotto anni di vita molto ritirata[16]; venne sepolta vicino al marito, nel suo mausoleo di Lahore. L’epigrafe sulla sua lapide dice: ” Sulla tomba di questo povero sconosciuto, giammai lampada né rosa. Né ala di farfalla venga bruciata ne canto d’usignolo udito”[24]

Nel manoscritto ” Iqbal Nama”, il cronista di corte Mu’tamid Khan annotò i seguenti titoli:

  • Padshah Begum (la signora imperatore),
  • Nur Mahal (la luce del palazzo)
  • Nur Jahan Begum (la signora luce della terra)
  • Nur Jahan (la luce del mondo)

Fonti storiche

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Secondo lo storico Lal Ruby[25], la figura di Nur Jahan è stata volutamente screditata e distorta nel tempo ed a ciò ha contribuito in primis il manoscritto “Shahjahannama (le Cronologie di Shah Jahan) del XVII secolo, scritto dallo storico Inayat Khan per volere di Shah Jahan; in altri testi dello stesso periodo, l’imperatrice viene definita una "manipolatrice ambiziosa, che governava al posto di un imperatore dipendente dalle droghe e dall’alcool"[26][27] Nel 1615 Sir Thomas Roe[28], ambasciatore di re Giacomo I d'Inghilterra (1566 - 1625), definì Nur Jahan “la dea dell'empietà pagana”[29], dopo averla vista in azione nelle imprese di Gujaart e Malwa[30]. Mentre della relazione tra i due reggenti, asseri’: “ella lo comanda e lo adula a suo piacimento”[2]. Nel XIX secolo e durante il periodo coloniale, poi, si sottolinearono solo gli aspetti amorosi ed erotici della coppia reale, ommettendo del tutto il potere di Nur Jahan come sovrana[30].

Cultura popolare

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La leggendaria storia d’amore, tra Nur Jahan e Jangir, è ancora vivissima nell’immaginario collettivo dei moderni paesi dell’antico Hindustan: Afghanistan, Pakistan, India e Bangladesh[4]. Sono stati realizzati centinaia di libri, film, serie tv[31].

  1. ^ nur-jahan-1577-1645
  2. ^ a b https://www.livemint.com/
  3. ^ Ellison Banks Findly, Nur Jahan, Empress of Mughal India, Oxford University Press, p. 9. 1993
  4. ^ a b india-pakistan-bangladesh-map.html
  5. ^ https://www.danitadelimont.com/results.asp?searchtxtkeys=Tomb%20Of%20Mirza%20Ghiyas%20Beg
  6. ^ a b c d e Malika-V-Nur-Jahan
  7. ^ https://www.dawn.com/news/1393959
  8. ^ Copia archiviata, su sites.ualberta.ca. URL consultato il 14 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2017).
  9. ^ Inb Mubarak, Abu'L-Fazl, “Akbar Nama (gli annali dell'Imperatore Akbar)", 1594, tradotti in inglese da Heinrich Blochmann nel XVIII secolo
  10. ^ a b [1]
  11. ^ https://www.encyclopedia.com/women/encyclopedias-almanacs-transcripts-and-maps/nur-jahan-1577-1645
  12. ^ a b c Jahangir, Nur-ud-din Muhamad, Khan Mu'tamad, Muhammad Hadi, "Tuzuk-e-Jahangiri (Chronicle of Jahangir)", 1627, first printed in 1863 in Ghazipur.
  13. ^ Mu'tamid Khan, "Iqbal Nama-i Jahangiri", Calcutta, 1865.
  14. ^ http://www.goodtimes.com.pk/memorable-romance-jahangir-nur-jahan/
  15. ^ smartbitchestrashybooks.com
  16. ^ a b c heroine11.html
  17. ^ Copia archiviata, su anwarscoincollection.com. URL consultato il 14 giugno 2019 (archiviato dall'url originale l'11 maggio 2019).
  18. ^ (EN) S. Nurul Hasan, "The Theory of the Nur Jahan 'Junta'. A Critical Examination", Indian History Congress. Vol. 21 (1958), pp. 324-335, https://www.jstor.org/stable/44145220
  19. ^ a b Womeninpower1600.htm
  20. ^ Balaji Sadasivan, The Dancing Girl: A History of Early India, Singapore, Institute of Southeast Asian Studies, Singapore, 2001, p. 279.
  21. ^ a b http://www.historydiscussion.net/history-of-india/nur-jahan/nur-jahans-influence-on-history-and-politics-of-india/6605
  22. ^ https://angel1900.wordpress.com/2018/06/04/empress-nur-jahan-a-life-of-ambition/
  23. ^ https://qz.com/india/1384118/how-nur-jahan-ruled-mughal-india-as-the-only-female-emperor/
  24. ^ story-CgUMlzr0nQXpYHqJQecTBI.html
  25. ^ http://mesas.emory.edu/home/people/faculty/lal.html
  26. ^ http://www.womeninworldhistory.com/heroine11.html
  27. ^ https://www.nytimes.com/2018/08/10/books/review/empress-nur-jahan-ruby-lal.html
  28. ^ http://www.treccani.it
  29. ^ JOURNAL ARTICLE, “The Perception of Reception: The Importance of Sir Thomas Roe at the Mughal Court of Jahangir”, MEHREEN M-CHIDA-RAZVI, Journal of World History, Vol. 25, No. 2/3, (June/September 2014), pp. 263-284.
  30. ^ a b qz.com
  31. ^ http://www.artsatl.org

Bibliografia

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  • (EN) Ruby Lal, Empress: The Astonishing Reign of Nur Jahan, New York, W.W. Norton & Company, 2018.
  • (EN) Claudia Gold, Queen, Empress, Concubine: Fifty Women Rulers from Cleopatra to Catherine the Great, London, Quercus, 2008, ISBN 978-1-84724-542-7.
  • (EN) Satish Chandra, Medieval India: From Sultanat to the Mughals Part - II, Har-Anand Publications, 2005.
  • (EN) Mukherjee Soma, Royal Mughal Ladies and Their Contributions, Gyan Publishing House, 2001.
  • (EN) Ellison Banks Findly, Nur Jahan: Empress of Mughal India, Oxford University Press, 1993.
  • (EN) Sugam Anand, History of Begum Nurjahan, Radha Publications, 1992.
  • (EN) Inayat Khan, Wayne Edison Begley, The Shah Jahan nama of 'Inayat Khan: an abridged history of the Mughal Emperor Shah Jahan, compiled by his royal librarian: the nineteenth-century manuscript translation of A.R. Fuller (British Library, add. 30,777), Oxford University Press, 1990.
  • (EN) Chandra Pant, Nur Jahan and Her Family, Dandewal Publishing House, 1978.
  • (EN) Indian History Congress, Proceedings - Indian History Congress, The University of Michigan, 1959.
  • (EN) Jahangir, Emperor of Hindustan, Memoirs of the Emperor Jahanguir, translated by Major David Price, London, J. Murray, 1829.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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