Giovanni Gnifetti: differenze tra le versioni

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Nello stesso anno iniziò a frequentare il massiccio del [[Monte Rosa]], sul quale si segnalò per alcune [[prima ascensione|prime ascensioni]]<ref name=necro />; l'obiettivo del parroco era di raggiungere una delle più alte vette della montagna, conosciuta oggi come ''Signalkuppe'' dagli svizzeri e come [[Punta Gnifetti]] dagli italiani, a 4559 metri d'altezza; tale vetta è ben visibile dal lato valsesiano del Monte Rosa e in particolare da [[Riva Valdobbia]], essendo una delle più elevate di tale gruppo montuoso.<ref name=gnif>Giovanni Gnifetti, ''Nozioni topografiche del Monte Rosa ed ascensioni su di esso'', seconda edizione, Enrico Crotti, Novara, 1858 ([http://books.google.com/books?id=5hI5AAAAcAAJ disponibile su Google Books])</ref> Gnifetti fallì l'ascesa per tre volte, nel [[1834]], nel [[1836]] e nel [[1839]]; nel [[1836]] la piccola spedizione composta dal parroco Gnifetti e da cinque compaesani giunse a 4480 metri, su un colle che prende il nome di colle Gnifetti; dovette rinunciare all'assalto alla vetta per la mancanza delle accette necessarie a rompere il ghiaccio nel tratto finale.<ref name=gnif /> In compagnia di sette persone, di cui due portatori, il 9 agosto [[1842]] Gnifetti conquistò la vetta che porterà il suo nome, piantandovi una bandiera rossa: il "segnale" lasciato a testimonianza del raggiungimento della cima e dal quale deriva il nome tedesco della punta Gnifetti (''Signal Kuppe'', cioè ''Cima del segnale'').<ref name=gnif />
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L'attività montana di don Gnifetti non si limitò alle escursioni; era infatti anche un appassionato di [[scienze naturali]] in senso lato e compì diverse osservazioni notevoli, tra cui una campagna di misurazioni del ''ghiacciaio del Sesia'' all'alpe di Bors; le sue esperienze furono raccolte in un libro, ''Nozioni topografiche del Monte Rosa'', che ebbe vasta diffusione e contribuì a creargli, presso il nascente ambiente turistico-alpinistico internazionale, la fama di esperto del Monte Rosa.<ref name=necro />
L'attività montana di don Gnifetti non si limitò alle escursioni; era infatti anche un appassionato di [[scienze naturali]] in senso lato e compì diverse osservazioni notevoli, tra cui una campagna di misurazioni del ''[[ghiacciaio del Sesia]]'' all'alpe di Bors; le sue esperienze furono raccolte in un libro, ''Nozioni topografiche del Monte Rosa'', che ebbe vasta diffusione e contribuì a creargli, presso il nascente ambiente turistico-alpinistico internazionale, la fama di esperto del Monte Rosa.<ref name=necro />


== Riconoscimenti ==
== Riconoscimenti ==

Versione delle 08:47, 6 set 2020

Don Giovanni Gnifetti (Alagna Valsesia, 3 aprile 1801Saint-Étienne, 4 dicembre 1867) è stato un alpinista e presbitero italiano.

Biografia

Nato ad Alagna Valsesia il 3 aprile 1801 da Cristoforo Gnifetti e Anna Maria Ghiger, fu avviato dal padre allo studio e alla carriera ecclesiastica; dopo le scuole di base, studiò al seminario di Gozzano prima, e di Novara poi, dove fu ordinato sacerdote nel 1823; tornò quindi alla parrocchia di Alagna, dove fu prima cappellano, poi viceparroco; infine, nel 1834 fu nominato parroco di Alagna Valsesia, ruolo che ricoprì fino alla morte.[1]

Nello stesso anno iniziò a frequentare il massiccio del Monte Rosa, sul quale si segnalò per alcune prime ascensioni[1]; l'obiettivo del parroco era di raggiungere una delle più alte vette della montagna, conosciuta oggi come Signalkuppe dagli svizzeri e come Punta Gnifetti dagli italiani, a 4559 metri d'altezza; tale vetta è ben visibile dal lato valsesiano del Monte Rosa e in particolare da Riva Valdobbia, essendo una delle più elevate di tale gruppo montuoso.[2] Gnifetti fallì l'ascesa per tre volte, nel 1834, nel 1836 e nel 1839; nel 1836 la piccola spedizione composta dal parroco Gnifetti e da cinque compaesani giunse a 4480 metri, su un colle che prende il nome di colle Gnifetti; dovette rinunciare all'assalto alla vetta per la mancanza delle accette necessarie a rompere il ghiaccio nel tratto finale.[2] In compagnia di sette persone, di cui due portatori, il 9 agosto 1842 Gnifetti conquistò la vetta che porterà il suo nome, piantandovi una bandiera rossa: il "segnale" lasciato a testimonianza del raggiungimento della cima e dal quale deriva il nome tedesco della punta Gnifetti (Signal Kuppe, cioè Cima del segnale).[2]

L'attività montana di don Gnifetti non si limitò alle escursioni; era infatti anche un appassionato di scienze naturali in senso lato e compì diverse osservazioni notevoli, tra cui una campagna di misurazioni del ghiacciaio del Sesia all'alpe di Bors; le sue esperienze furono raccolte in un libro, Nozioni topografiche del Monte Rosa, che ebbe vasta diffusione e contribuì a creargli, presso il nascente ambiente turistico-alpinistico internazionale, la fama di esperto del Monte Rosa.[1]

Riconoscimenti

Nel 1856 fu insignito della croce di cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro per un motu proprio dell'allora re di Sardegna Vittorio Emanuele II, e nel 1865 il Club Alpino Italiano lo nominò socio onorario.[1]

Alla sua memoria è stata dedicata la punta da lui salita in prima ascensione, appunto la punta Gnifetti. Sulla sua sommità sorge oggi la capanna Regina Margherita, il più alto rifugio d'Europa.

A Giovanni Gnifetti è stato anche dedicato il rifugio Gnifetti, a 3647 metri, di proprietà del CAI di Varallo lungo il percorso classico per salire da Alagna Valsesia alla capanna Margherita oppure da Gressoney-Saint-Jean lato valdostano.

Note

  1. ^ a b c d T. Farinetti, Necrologia: il parroco Giovanni Gnifetti, in Bollettino del Club Alpino Italiano n. 8, 1867, pagg. 379-383 (disponibile su Google Books)
  2. ^ a b c Giovanni Gnifetti, Nozioni topografiche del Monte Rosa ed ascensioni su di esso, seconda edizione, Enrico Crotti, Novara, 1858 (disponibile su Google Books)

Collegamenti esterni

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