Latium: differenze tra le versioni

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=== Città del ''Latium vetus'' ===
=== Città del ''Latium vetus'' ===
{{Vedi anche|Città del Lazio arcaico|Città scomparse del Lazio arcaico}}
{{Vedi anche|Città scomparse del Lazio arcaico}}


Numerose sono le città citate da [[Plinio il Vecchio]] nella sua ''[[Naturalis Historia]]'' al tempo dell'Imperatore romano [[Vespasiano]]. Qui di seguito un elenco dettagliato:
Numerose sono le città citate da [[Plinio il Vecchio]] nella sua ''[[Naturalis Historia]]'' al tempo dell'Imperatore romano [[Vespasiano]]. Qui di seguito un elenco dettagliato:

Versione delle 19:23, 16 nov 2012

Regioni dell'Italia antica
Latium (vetus o antiquum)
Antica ricostruzione approssimativa del Latium e della Campania e di un presunto confine etnico fra i due territori, inclusi comunque entrambi nella Regio I.
Localizzazione territori dell'Italia centrale
Periodo IV e III a.C.
Popoli Latini, Ernici e Equi.
Regioni dell'Italia augustea I-V secolo d.C.

Il Latium (Lătĭŭm in latino) fu una regione storico-geografica costituita dalla parte meridionale dell'attuale Lazio, a sud del fiume Tevere, che lo divideva dai territori etruschi dell'Etruria meridionale (attuale Lazio settentrionale) e a nord del fiume Garigliano che lo divideva dalla Campania, limitato dalla costa tirrenica e esteso sulle propaggini degli Appennini verso l'interno.

Questa regione fu occupata, a partire dal 2000 a.C. circa, da una serie di popolazioni di stirpe indoeuropea, tra cui i Latini, i Falisci i Capenati e forse gli Ausoni, appartenenti al ramo dei Latino-falisci. Intorno al 1500 a.C., con la seconda migrazione indoeuropea, arrivarono nella regione altre popolazioni, tra cui i Volsci, gli Equi, e gli Ernici, appartenenti all'altro ramo, costituito dagli Osco-umbri.

Latium vetus e adiectum e Regio I

Lo stesso argomento in dettaglio: Latium adiectum e Regio I Latium et Campania.

I Latini, in particolare, si insediarono nella zona che prima essi e poi i Romani chiamarono Latium vetus (o Latium antiquum, ossia "Lazio antico"), il "vero" Lazio, che da loro prendeva nome.[1] Tale regione comprendeva i territori compresi lungo la costa tirrenica (per 50 miglia) dal fiume Tevere al Circeo.[1] Confinava, pertanto, a nord con l'Etruria, ad est dagli Appennini, dal mare ad occidente ed a sud dai Volsci. Il Latium vetus, pur di limitata estensione, era comunque disseminato in epoca protostorica di una miriade di insediamenti protourbani di varie dimensioni, che in parte si svilupparono in seguito attraverso un processo di sinecismo di diversi villaggi vicini, divenendo delle vere e proprie città. I suoi abitanti cambiarono spesso nel corso dei secoli, avvicendandosi: primi furono gli Aborigeni, a cui seguirono Pelasgi, Arcadi, Siculi, Aurunci e Rutuli.[1]

Nella più ampia regione verso sud-est (anch'essa denominata Lastium), che andava dai confini del Latium vetus (oltre il Circeo) sino alla Campania (fiume Liri), ugualmente limitata sul lato interno dagli Appennini, si stabilirono invece Volsci, Osci ed Ausoni.[1] Questa zona eterogenea fu in seguito chiamata dai Romani Latium adiectum, ossia Lazio "aggiunto", perché era un territorio che essi avevano aggregato in seguito alle loro progressive conquiste verso sud. Anche in queste zone si svilupparono già in età molto arcaica numerosi centri abitati, che, soprattutto nelle zone di confine tra Volsci e Latini, furono spesso teatro di conflitti tra i due popoli (specie durante la grande crisi del V secolo a.C., nei primi decenni della repubblica romana) e passarono più volte di mano da una popolazione all'altra.

Le due regioni storico-geografiche entrarono in seguito a far parte, insieme alla Campania, della Regio prima (più tardi nota con il nome di Latium et Campania) nella suddivisione territoriale e amministrativa della penisola italiana stabilita dalle riforme di Augusto. In età imperiale il Lazio era ormai percepito come un'entità unica, mentre restava netta la distinzione rispetto alla Campania, con il confine fissato al fiume Garigliano.

La conquista da parte di Roma

Lo stesso argomento in dettaglio: Populi albenses e Roma e le guerre con Equi e Volsci.

Le antiche città del "Latium" furono progressivamente conquistate dai Romani a partire dall'età regia. In questa prima fase, l'avanzata di Roma fu accompagnata dalla distruzione sistematica dei centri urbani sottomessi, spesso situati a poca distanza dalla città vincitrice. Alla cancellazione, più o meno completa, spesso seguiva la deportazione a Roma delle popolazioni assoggettate, che venivano inglobate nella comunità romana, fino a fondersi con essa.

Solamente in un'epoca più tarda, a partire dalla fine del V secolo a.C., i successivi ampliamenti della conquista romana verso il resto del Lazio e poi verso l'Italia, non previdero più la distruzione del centro assoggettato, ma solo la sua annessione politica in diverse forme. Queste città conquistate in epoca più recente diventarono municipia, sia "optimo iure" che "latini nominis", restando talvolta città importanti fino alla piena età storica, e alcune anche oltre, fino a oggi. È il caso ad esempio di Anxur (Terracina), Tibur (Tivoli),Capenas (Capena), Nomentum (Mentana), Praeneste (Palestrina), Lanuvium (Lanuvio), Velitrae (Velletri), Gabii, Ardea, Aricia (Ariccia), Tusculum (presso Frascati), e anche di Lavinium, di cui però rimase attiva e frequentata ancora in età imperiale solo l'area sacra[2].

La memoria delle città distrutte nella prima fase della conquista ci è stata tramandata da un nutrito gruppo di fonti classiche, principalmente l'opera geografica di Strabone, l'opera enciclopedica di Plinio il Vecchio, (Naturalis Historia), e l'opera antiquaria di Dionigi di Alicarnasso sulla Roma arcaica (Romanae Antiquitates). In particolare, l'opera di Plinio, nel suo stile enciclopedico e compendiario, ne fornisce un elenco schematico e scarno, con "53 populi" di cui alla sua epoca (I secolo d.C.) non rimaneva traccia; l'elenco non è tuttavia organico, essendo diviso in due parti: inizialmente vengono citate, senza un ordine preciso le città del Lazio in generale con il loro nome, mentre di seguito si elencano in ordine alfabetico le popolazioni cittadine dell'area albana, citate con il nome degli abitanti, definiti nell'insieme "populi albenses".

Sotto Romolo furono sottomesse le città di Antemnae e di Custrumerium, in territorio sabino.

Sotto il re Anco Marzio l'espansione sarebbe proseguita verso il mare, con la distruzione dei centri di Ficana, Politorium e Tellenae, le cui popolazioni sarebbero state trasferite a Roma sul colle Aventino.

Tarquinio Prisco avrebbe esteso ulteriormente il territorio dello stato romano, conquistando Corniculum, nella zona a nord-est della città, e Apiolae, probabilmente nella pianura pontina, con il cui bottino avrebbe avviato i lavori per il tempio di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio. e la cui popolazione venne trasferita, secondo gli usi del suo predecessore, sull'Aventino.

Tarquinio il Superbo avrebbe proseguito le conquiste nell'agro pontino, conquistando la città di Suessa Pometia.

Città del Latium vetus

Lo stesso argomento in dettaglio: Città scomparse del Lazio arcaico.

Numerose sono le città citate da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia al tempo dell'Imperatore romano Vespasiano. Qui di seguito un elenco dettagliato:

Mappe varie

Note

  1. ^ a b c d Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, III, 56.
  2. ^ Come attestato da Strabone (Geografia V, 3, 5), che dice che il santuario era amministrato dagli Ardeati attraverso loro addetti.

Bibliografia

  • Filippo Càssola, Storia di Roma. Dalle origini a Cesare, Roma, Jouvence, 2001.

Voci correlate

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