Banna'i: differenze tra le versioni
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Versione delle 11:44, 6 giu 2017
![](https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/9/94/%D0%A5%D0%B0%D0%BD%D0%B0%D0%BA%D0%B0_%D0%90%D1%85%D0%BC%D0%B5%D0%B4%D0%B0_%D0%AF%D1%81%D0%B0%D0%B2%D0%B8_2010_017.jpg/220px-%D0%A5%D0%B0%D0%BD%D0%B0%D0%BA%D0%B0_%D0%90%D1%85%D0%BC%D0%B5%D0%B4%D0%B0_%D0%AF%D1%81%D0%B0%D0%B2%D0%B8_2010_017.jpg)
Nell'architettura persiana, banna'i (in persiano بنائی, "tecnica di costruzione") è un'arte decorativa architettonica in cui le mattonelle smaltate si alternano a mattoni semplici per creare motivi geometrici sulla superficie di un muro o per descrivere nomi sacri o frasi pie.[1] Questa tecnica è nata in Siria e Iraq nel VIII secolo, maturata nell'era Selgiuchide e Timuride, diffusasi in Iran, Anatolia e Asia centrale.
Se il disegno in muratura è in rilievo allora è indicato come hazarbaf (in persiano هزارباف, composto da hazar "migliaia" e baf "tessiture", riferendosi all'aspetto a tessitura dei mattoni).[2]
Storia
![](https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/e/e6/Detail_-_Samanid_Mausoleum.jpg/150px-Detail_-_Samanid_Mausoleum.jpg)
Il primo esempio sopravvissuto di mattoni decorativi con mattoni colorati si trova nella porta della città di Raqqa (772). Mentre il primo esempio di hazārbāf si trova nel Palazzo Ukhaydir vicino a Baghdad, costruito intorno al 762. La tecnica è apparsa in Iran e in Asia centrale più di un secolo dopo, ma con disegni più sofisticati. La tomba del governatore Samanide Ismā'īl (a Bukhara, Uzbekistan) aveva pareti con mattoni sporgenti e incise che creavano un modello di tessitura.[3]
La tecnica del mattone islamico è cresciuta in sofisticazione nel corso dei secoli. Nell'XI secolo l'uso di più mattoni e la variazione della profondità dell'articolazione tra mattoni formavano un'ombra che contrastava fortemente con le linee orizzontali delle file di mattoni (ad esempio nel Mausoleo Arslan Jadhib nel complesso Sang-Bast [4][5]). Delle righe di mattoni sono state collocate profondamente all'interno della facciata dell'edificio e sollevate sopra di essa, per creare spazi positivi e negativi (ad esempio nel minareto Damghan [6] e nella torre Pir-e Alamdar [7]). Il minareto Chihil-Dukhtaran a Isfahan (costruito nel 1107-1108) è uno dei primi esempi di lavorazione in mattoni con triangoli, quadrati, ottagoni, disegni cruciformi [8] (un altro esempio è il minareto della moschea del venerdì di Saveh, eretta con mattoni con scritte cufiche e Nashk[9]). Il monumento Gunbad-i Sorkh in Azerbaijan (costruito nel 1147) era composto da dieci diversi tipi di mattoni intagliati nelle colonne d'angolo.[10]
Nel XII secolo in Azerbaigian, i mattoni sono stati combinati con piastrelle smaltate. Tali mattoni erano tipicamente blu cobalto e color turchese.[11]
![](https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/7b/Tomb-of-Timur-east-side-Prokudin-Gorskii.jpeg/220px-Tomb-of-Timur-east-side-Prokudin-Gorskii.jpeg)
Il primo esempio di copertura in mattoni è in un minareto a Ghazni intorno al 1100, precisando il nome del reggente, il re Ghaznavide Massud III e i suoi titoli. Questo edificio di ceramica è stato inserito tra i mattoni per creare l'iscrizione. Più tardi gli edifici utilizzavano le ombre dei mattoni sollevati e altri blocchi utilizzavano mattoni colorati per descrivere le parole. Questa pratica portò finalmente a coprire interi edifici in mattoni con scritture sacre che descrivevano i nomi di Allah, Alì e Maometto.[12]
La versione quadrata del cufico, la versione della calligrafia araba in cufico composta da angoli quadrati, si crede sia stata un adattamento architettonico di questo stile. La scrittura cufica è stata solitamente ottenuta utilizzando mattoni quadrati.
Note
- ^ Gordon Campbell, "The" Grove encyclopedia of decorative arts, Volume 1, Oxford University Press, 2006, p. 474, ISBN 978-0-19-518948-3.
- ^ George Potter, Square Kufic, su kufic.info. URL consultato il 5 gennaio 2012.
- ^ Ruba Kana'an, Architectural decoration in Islam: History and techniques, in Helaine Selin (a cura di), Encyclopedia of Science, technology and Medicine in Non-Western Cultures, Kluver Academic Publishers, 2008, p. 193, ISBN 978-1-4020-4559-2.
- ^ Habibollāh Āyatollāhi, Shermin Haghshenās, The book of Iran: the history of Iranian art, Alhoda UK, 2003, p. 230, ISBN 978-964-94491-4-2.
- ^ Arslan Jadhib Mausoleum and Minaret, in ArchNet. URL consultato il 6 gennaio 2012.
- ^ Friday Mosque of Damghan, in ArchNet. URL consultato il 6 gennaio 2012.
- ^ Funerary tower of Pir-e Alamdar, in The Courtauld Institute of Art. URL consultato il 6 gennaio 2012.
- ^ Chihil Dukhtaran Minaret, in ArchNet. URL consultato il 6 gennaio 2012.
- ^ Image Collections of Jacqueline Mirsadeghi, in ArchNet. URL consultato il 6 gennaio 2012.
- ^ Entrance, Gonbad-e Sorkh (Red Tomb), in The Courtauld Institute of Art. URL consultato il 6 gennaio 2012.
- ^ ISBN 978-0-8122-3782-5, https://books.google.com/books?id=-hM2zQ3jJEEC&pg=PA10. Parametro
titolo
vuoto o mancante (aiuto) - ^ ISBN 978-0-19-510799-9, https://books.google.com/books?id=imw_KFD5bsQC&pg=PA229. Parametro
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