Giuseppe II di Alessandria

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Versione del 13 giu 2020 alle 13:43 di Mickey83 (discussione | contributi) (Creata dalla traduzione della pagina "Joseph II (pape copte)")
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Template:Infobox Biographie2

Giuseppe II,

o Yusab II (in arabo )

nato a Sohag nel 1875 e deceduto 14 novembre 1956 al Cairo

il 115° successore di San Marco, Papa e Patriarca di Alessandria della Chiesa copta ortodossa d'Egitto ed Etiopia, in carica tra il 1946 e il 1956

Biografia

Fu il metropolita di Tini, precedentemente chiamata Girga, in Egitto prima di diventare papa. È il terzo metropolita a diventare papa dopo Giovanni XIX (1929 - 1944) e Macario III (1944 - 1945).

È riverito in Etiopia per aver nominato all'interno della Chiesa ortodossa etiope il primo arcivescovo metropolita nato in Etiopia, ma anche per averla reso una chiesa pienamente autocefala. Questo spiega perché la Chiesa dell'Etiopia non accettò la sua decadenza dal Sinodo copto e che il nome di Papa Giuseppe II fosse ancora usato durante le funzioni religiose in Etiopia dopo che fu rimosso dall'incarico.

Giuseppe II dovette affrontare accuse di corruzione e, nel 1954, dopo un lungo disaccordo con il Santo Sinodo del Patriarcato copto ortodosso di Alessandria e il Consiglio generale della Congregazione, fu rimosso dall'incarico per mutua decisione di sinodo e consiglio. Si ritirò quindi in un monastero e nei suoi ultimi giorni fu ricoverato all'ospedale copto di Azbakeya al Cairo.

La Chiesa copta ortodossa fu quindi gestita da un comitato composto da tre metropoliti e il trono rimase vacante fino al 1959 quando Cirillo VI fu eletto per succedergli.

Fu nel 1954, durante il suo pontificato, che creò l'Istituto di studio copto[1] annesso alla Chiesa copta ortodossa e situato al Cairo.

Durante gli anni 1950-1952, la chiesa di San Marco ad Alessandria, sede del papato ortodosso, fu demolita e fu costruito un altro edificio più grande in cemento armato. Solo i due minareti originali non furono demoliti ma rinforzati con cemento e furono decorati con incisioni copte. Furono installate due nuove campane italiane in ciascun minareto.[2]

Onorificenze