Ettore Carafa
Ettore Carafa | |
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Duca d'Andria | |
In carica | 23 giugno 1797 – 14 settembre 1799 |
Predecessore | Riccardo Carafa |
Successore | Francesco Carafa |
Duca di Castel del Monte | |
In carica | 23 giugno 1797 – 14 settembre 1799 |
Marchese di Corato | |
In carica | 23 giugno 1797 – 14 settembre 1799 |
Conte di Ruvo | |
In carica | 23 giugno 1797 – 14 settembre 1799 |
Trattamento | Don |
Nascita | Andria, 29 dicembre 1767 |
Morte | Napoli, 4 settembre 1799 |
Dinastia | Carafa |
Padre | Riccardo Carafa |
Madre | Margherita Pignatelli |
Ettore Carafa | |
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Nascita | Andria, 29 dicembre 1767 |
Morte | Napoli, 4 settembre 1799 |
Cause della morte | Giustiziato |
Dati militari | |
Paese servito | Repubblica Napolitana |
Forza armata | Esercito della Repubblica Napolitana |
Grado | Colonnello |
Comandanti | |
Guerre | Rivoluzione giacobina del Regno di Napoli |
Battaglie |
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Ettore Carafa (Andria, 29 dicembre 1767 – Napoli, 4 settembre 1799) è stato un militare e patriota italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Ettore Carafa, duca di Andria e conte di Ruvo, nacque ad Andria il 29 dicembre del 1767. Trascorse l'infanzia nella residenza ducale, appartenuta secoli prima ai nobili feudatari Del Balzo, che dominarono Andria finché uno di loro, partecipando alla fine del Quattrocento alla congiura dei baroni, non venne decapitato a Napoli, stessa sorte che capitò a lui.[1]
Come precettore venne scelto Francesco Laghezza di Trani, che contribuì in maniera decisiva alla sua formazione liberale.
Membro della Massoneria[2], nel 1795 fu arrestato con l'accusa di cospirazione, per poi aderire nel 1799 alle idee rivoluzionarie che portarono alla proclamazione della Repubblica Napoletana, ricevendo il grado di colonnello. Si recò quindi in Puglia allo scopo di assediare Andria, la sua città natia, che era rimasta fedele ai Borbone. Prima di iniziare le ostilità si recò presso le mura della città per tentare una negoziazione, ma essendo stato subito attaccato dai difensori ordinò l'assedio, che condusse insieme al generale Jean-Baptiste Broussier e le sue truppe francesi.[3][4]
Dopo la presa di Andria, fu inviato a Pescara a presidiare la città, ma questa fu assediata già il 30 giugno 1799 dall'Esercito della Santa Fede guidato dal capomassa abruzzese Giuseppe Pronio[5]. In seguito agli scontri fu catturato il 1 luglio e tradotto a Napoli in catene. Sventata la rivoluzione, i Borbone fecero giustiziare i repubblicani napoletani di spicco, tra cui lo stesso Ettore Carafa, decapitato in piazza del Mercato a Napoli il 4 settembre del 1799[6].
A Pescara è presente un obelisco alla sua memoria e a quella del pescarese Gabriele Manthoné, in piazza Emilio Alessandrini. Il comune di Pescara gli ha intitolato anche una strada, via Conte di Ruvo.
In letteratura
[modifica | modifica wikitesto]Le imprese di Carafa sono raccontate nel romanzo La Sanfelice di Alexandre Dumas, incentrato sulle vicende della rivoluzione napoletana del 1799. Di lui scrive anche Ippolito Nievo ne Le confessioni di un italiano ed Eugenio Torelli Viollier (fondatore del "Corriere della Sera") nel romanzo storico Ettore Caraffa (1877) tradotto in francese nello stesso anno.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Eleonora de Fonseca Pimentel e
- ^ Un eroe adombrato, su nuovomonitorenapoletano.it.
- ^ Ettore Carafa
- ^ «Ettore Carafa non era l'uomo delle mezze misure. Giunto dinanzi al suo feudo di Andria, i cui abitanti parteggiavano per Ruffo, diede loro assai buone parole di moderazione e di pace. Non ascoltato sfoderò la spada, ordinò l'assalto; e un assalto del Carafa voleva dire una vittoria.» (Ippolito Nievo)
- ^ CARAFA, Ettore, conte di Ruvo in "Enciclopedia Italiana", su treccani.it. URL consultato il 28 dicembre 2020.
- ^ «Ettore Carafa, al giudice che lo insultava, disse: "Se fossimo entrambi liberi, parleresti più cauto; ti fanno audace queste catene". I suoi ultimi istanti sono così descritti da Pietro Colletta: "Egli, nobile, dovendo morire di mannaia, volle giacere supino per vedere, a dispregio, scendere dall'alto la macchina che i vili temono"» (Gaetano Afeltra, Napoli, in morte di una repubblica, Corriere della Sera, 10 febbraio 1999).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Vincenzo Cuoco, Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799, rist. Milano, Rizzoli (BUR), 1999
- Benedetto Croce, La rivoluzione napoletana del 1799. Biografie, racconti e ricerche, Bari, Laterza, 1912, 1961
- Benedetto Croce, Aneddoti di varia letteratura, II ed., Bari, Laterza, 1953
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Ettore Carafa
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ettore Carafa
Controllo di autorità | VIAF (EN) 73331902 · ISNI (EN) 0000 0001 1574 4000 · SBN CUBV034619 · BAV 495/333642 · CERL cnp01178362 · LCCN (EN) n2008067112 · GND (DE) 138645663 |
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