Fenia Chertkoff
Fenia Chertkoff (Odessa, 7 ottobre 1869 – Buenos Aires, 31 maggio 1927) è stata un'educatrice, attivista e sindacalista russa naturalizzata argentina.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Chertkoff nacque nel 1869 a Odessa, nel Governatorato di Cherson dell'allora Impero russo, da Moisés Chertkoff e Rosa Demirov, che ebbero nove figli.[1][2] Due delle sorelle, anch'esse emigrate come lei in Argentina, furono Mariana, che fu la prima moglie del fondatore del partito socialista argentino, Juan Bautista Justo, e Adela, che sposò il teorico socialista Adolfo Dickman.[1] Nel 1887, si laureò come insegnante in una scuola nella sua città natale. A causa dei suoi impegni politici, fu costretta all'esilio con la sua famiglia.
Sposò il socialista Gabriel Gukovsky, con il quale ebbe nel 1890 una figlia, Victoria, nata a Genova, in Italia, città dove si erano trasferiti per curare la tubercolosi di Gabriel.[1][2] Quando questi venne a mancare tornò brevemente ad Odessa e lasciò infine l'Europa per trasferirsi con le sorelle e la figlia in Argentina, dove visse a Colonia Clara, un insediamento creato da ebrei dell'Europa dell'Est.[3][1][2] Ivi fondò una scuola e sviluppò la locale biblioteca.
Tornata in Europa per trovare la cognata, la Chertkoff si iscrisse all'università di Losanna, in Svizzera, dove si specializzò in pedagogia tra il 1897 e il 1898, completando i suoi studi alla Sorbona un anno dopo.[1] In Europa ebbe modo di apprendere gli studi pedagogici del tedesco Friedrich Fröbel.[1]
Ritornata in Argentica, si trasferì a Buenos Aires, dove visse nella casa di Dickman prima di sposare Nicolás Repetto, membro del Partito Socialista.[1] Nel 1903, partecipò come delegato al Congresso del Partito socialista, che proponeva, tra le altre cose, l'uguaglianza di genere, l'uguaglianza davanti alla legge per i figli legittimi e illegittimi, l'emanazione della legge sul divorzio e l'indagine sulla paternità.[1] Con le sorelle, Gabriela Laperrière e Raquel Messina. ha co-fondato nel 1920 il Centro socialista femminile e il sindacato delle donne. Ha partecipato ai primi scioperi degli operai e all'organizzazione sindacale di lavoratori in diversi settori, come telefonia, tessile, commercio e fabbriche, contribuendo a promulgazione della legge per rendere la domenica giorno di riposo. Ha inoltre denunciato lo sfruttamento minorile, le cattive condizioni sanitarie nelle fabbriche e le lunghe ore di lavoro.[1]
Soffrì per vent'anni di una cattiva salute prima di morire a Buenos Aires nel 1927.[1] La figlia Victoria ne continuò le lotte e l'impegno politico.[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Helen Rappaport, Encyclopedia of Women Social Reformers, Volume 1, ABC-CLIO, 2001, ISBN 9781576071014.
- AAVV, Dizionario storico biografico dei Liguri in America Latina, Ancona, Affinità elettive, 2006.
Altri progetti
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