L'ipogeo degli Aureli (detto anche di Aurelio Felicissimo) è una catacomba di Roma di diritto privato, posta sull'antica via Labicana, nel rione Esquilino.
Il cimitero venne scoperto nel 1919 all'incrocio tra viale Manzoni e via Luzzatti, e suscitò l'ammirazione degli studiosi per il ricco ciclo di affreschi che adorna le pareti e la cui interpretazione resta ancora oggi un problema aperto.
Il monumento, che non è menzionato in nessuna fonte letteraria, fu scoperto durante i lavori di costruzione di un garage. Esso si presenta a due piani: il piano superiore, composto da una sala che in origine era semi-ipogea e di cui oggi resta solo la parte inferiore; e, cinque metri sotto, il piano inferiore, composto da due ambienti speculari e completamente ipogei.
Gli ambienti sono affrescati con scene di difficile interpretazione, ma databili intorno al 230. Con la costruzione delle Mura aureliane e il conseguente allargamento del pomerium, il cimitero fu abbandonato.
Il nome dell'ipogeo deriva da uno dei due ambienti sotterranei, detto cubicolo degli Aureli, il cui pavimento è ricoperto da un mosaico in cui Aurelius Felicissimus dedica il sepolcro ai fratelli Aurelius Onesimus, Aureliius Papirius e Aurelia Prima. Ad una parete è affissa un'epigrafe marmorea in cui tale Aurelius Martinus e la moglie Iulia Lydia ricordano la figlia defunta Aurelia Myrsina.
Goffredo Bendinelli, Il monumento sepolcrale degli Aureli al viale Manzoni in Roma, in Monumenti Antichi della R. Accademia Nazionale dei Lincei, XXVIII, 1922.
Carlo Cecchelli - L'ipogeo eretico degli Aurelii - Fratelli Palombi - 1928