La stazione (film 1990)

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La stazione
una scena del film
Paese di produzioneItalia
Anno1990
Durata92 min
Generecommedia, drammatico
RegiaSergio Rubini
SoggettoUmberto Marino
SceneggiaturaUmberto Marino, Sergio Rubini, Filippo Ascione
Casa di produzioneFandango
FotografiaAlessio Gelsini Torresi
MontaggioAngelo Nicolini
MusicheAntonio Di Pofi
Interpreti e personaggi

La stazione è un film del 1990 diretto da Sergio Rubini. Si tratta della versione cinematografica dell'omonimo lavoro teatrale di Umberto Marino, modellato sulla figura e sulle caratteristiche dell'allora giovane Sergio Rubini.

Il timido capostazione Domenico alterna la vita con la madre anziana al lavoro solitario nella piccolissima postazione, quasi isolata nella campagna pugliese.

La sua vita è fatta di orologi, campanelle e treni e ormai della sua sede sa tutto. Anche che il pesante portello di una scansia si aprirà immancabilmente sempre alla stessa ora, ripetutamente sollecitato dalle vibrazioni del rapido di passaggio, e diventato cedevole anche alle vibrazioni della vicina pendola che suona ogni ora.

Ma una notte questa routine si spezza: nella stazione piomba una giovane e bella donna, fattasi accompagnare da un amico, sconvolta. È fuggita da una villa poco lontano dove, durante una festa, il suo compagno ubriaco ha lasciato capire che sta con lei soltanto perché, grazie all'influenza di suo padre, potrà concludere un affare.

Lo stesso uomo arriva poco dopo a recuperare la sua compagna. Ma ne nasce una lite, il piccolo capostazione per difendere la donna (che gli piace moltissimo) vince la sua timidezza e lo mette alla porta. Il violento uomo arriva ad assediare la piccola stazione, sbarrata, dando fuoco all'auto di Domenico, prima di riuscire a penetrare all'interno. Ormai furente, sta per picchiare selvaggiamente sia il capostazione che la donna. Ma Domenico, con l'aiuto del portellone della scansia, vincerà l'impari lotta.

Tra lui e la donna si è ormai creata una tensione, una attrazione che prelude a ben altro. Ma le differenze sociali sono troppe, ed i due si divideranno.

Dopo due anni di giro nazionale Sergio Rubini, che aveva ottenuto un personale successo come protagonista della commedia, riuscì a trasferire il progetto su pellicola, assumendosi l'onere della regia e confermando il gruppo teatrale (Margherita Buy, all'epoca sua compagna, ed Ennio Fantastichini).

A corollario del gruppo (la trama, nata per il teatro, ruota ovviamente intorno ai tre protagonisti) molti professionisti pugliesi in piccolissimi ruoli.

Tra gli altri anche alcuni baresi, come Nico Salatino e "Toti e Tata", il duo di cui facevano parte Emilio Solfrizzi (poi diventato noto con le serie tv Love Bugs 3 e Sei forte maestro) ed Antonio Stornaiolo (presentatore al fianco di Renzo Arbore in "Meno siamo meglio stiamo").[senza fonte]

Il film, autobiografico, fu girato quasi interamente in Puglia, all'interno della stazione di San Marco in Lamis delle Ferrovie del Gargano. Alcune scene sono ambientate nel paese natale di Rubini, Grumo Appula, ed altre tra Apricena e Foggia.

I risultati al botteghino furono molto incoraggianti. Tuttavia chi vide la versione teatrale continuò a preferire il finale originale di Umberto Marino (la ricca Buy lascia il deluso capostazione Rubini, che l'ha salvata, concedendogli solo un rapido bacio sulla punta delle labbra), a quella cinematografica (è Rubini a mettere la Buy sul treno, quindi a sancire l'abbandono, con una trasformazione di carattere che rasenta, pur evitandolo, il lieto fine di marca filmica).

Riconoscimenti

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  1. ^ a b Enrico Lancia, Ciak d'oro, su books.google.it. URL consultato il 13/04/20.

Collegamenti esterni

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