NPO Energomaš
NPO Energomaš | |
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Stato | ![]() |
Fondazione | 1946 |
Fondata da | Valentin Petrovič Gluško |
Sede principale | Chimki |
Gruppo | Roscosmos |
Settore | Aeronautico |
Sito web | www.npoenergomash.ru/, engine.space/eng/ e engine.space/ |
NPO Energomaš, precedentemente nota come OKB-456 o OKB-456 Gluško in onore del suo capo progettista Valentin Petrovič Gluško, è un'azienda russa specializzata nella progettazione e costruzione di motori a razzo a propellente liquido. Fondata nel 1946 come OKB sovietico, ha cambiato denominazione sociale il 15 maggio 1991.
![](https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/9/9a/Soyuz_TMA-9_launch.jpg/220px-Soyuz_TMA-9_launch.jpg)
Energomaš è nota per lo sviluppo di motori a ossigeno liquido e cherosene ad alta spinta tra cui spiccano l'RD-107/RD-108 (usato sui vettori R-7, Molnija e Sojuz), e i motori RD-170, RD-171 e RD-180 impiegati sui lanciatori Energia, Zenit e Atlas V.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]L'OKB-456 fu fondato in Unione Sovietica il 3 luglio 1946 con compito iniziale di riprodurre, sotto la supervisione di Valentin Gluško, una copia delle V2 tedesche.[1][2] Alla fine di quell'anno la sede dell'OKB-456 fu spostata a Chimki, vicino a Mosca, dove fu costruito uno stabilimento per la costruzione e la prova al banco dei motori. Il RD-100 a ossigeno liquido ed etanolo (copia esatta delle V2) funzionò come previsto e fu migliorato leggermente nelle prestazioni con le versioni successive RD-102 e RD-103. Ben presto, però, avanzamenti nella tecnologia permisero di passare a propellenti con una densità di energia maggiore e camere di combustione con pressioni di esercizio più elevate e fu deciso di impiegare una combinazione di ossigeno liquido e cherosene che caratterizzerà tutta la successiva produzione dell'OKB.[3]
Tra il 1954 e il 1957 furono sviluppati i motori RD-107 e RD-108 che furono alla base dei successi missilistici sovietici, tuttora in uso con le versioni modernizzate sulle Sojuz. Caratteristica distintiva di questi motori è la configurazione a cluster in cui invece di prevedere un'unica camera di combustione seguita da un ugello di scarico, si impiega un gruppo di camere di combustione e ugelli di dimensioni inferiori che hanno il vantaggio di ridurre le dimensioni complessive del motore e dei macchinari per la costruzione delle parti. In aggiunta fu previsto fin da subito la possibilità di orientare il gruppo motore in modo da vettorizzare (entro certi limiti) la spinta.
![](https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/9/9f/RD-170_rocket_engine.jpg/220px-RD-170_rocket_engine.jpg)
Tra il 1961 e il 1965 fu invece sviluppato l'RD-253 che generò un'altra famiglia di motori a propellente ipergolico ad alte prestazioni (e tra le più affidabili) destinata al lanciatore Proton.[4] Con l'RD-170, destinato al lanciatore Energia, si arrivò alla produzione del motore con la più alta spinta al mondo. Da questo è stata derivata una versione ridotta con due sole camere di combustione (RD-180) impiegato sul lanciatore statunitense Atlas V.[3]
Produzione attuale
[modifica | modifica wikitesto]Varianti del motore RD-170 sono (al 2016) ancora in uso sul vettore Zenit 3SL impiegato dalla Sea Launch. I moderni Sojuz montano versioni aggiornate dei motori RD-107 e RD-108. L'RD-180, diretto discendente dell'RD-170 e sviluppato in collaborazione con la Pratt & Whitney Rocketdyne, equipaggia il primo stadio del lanciatore Atlas V.[5] L'ultimo a essere stato sviluppato è il motore RD-191 destinato alla famiglia di lanciatori Angara e Baikal.
La NPO Energomaš ha anche allo studio una nuova classe di motori (RD-700) caratterizzati da un particolare funzionamento bimodale proposto per sistemi di lancio SSTO (Single Stage To Orbit) riutilizzabili. Al lancio sono alimentati da tre propellenti (ossigeno liquido, RP-1 e idrogeno liquido), mentre nella parte alta dell'atmosfera bruciano solo ossigeno liquido e idrogeno liquido in modo da massimizzare l'efficienza sia durante la fase di volo in atmosfera sia nel vuoto.[6]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Raketensklaven ISBN 978-3-421-06635-0
- ^ Raketensklaven: Deutsche Forscher hinter rotem Stacheldraht ISBN 978-3-933395-67-2
- ^ a b History, su npoenergomash.ru. URL consultato il 24 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2015).
- ^ RD-253, su astronautix.com. URL consultato il 24 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ (EN) Atlas V: Maximum Flexibility and Reliability, su ulalaunch.com. URL consultato il 25 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2016).
- ^ (EN) NPO Energomash, su buran-energia.com. URL consultato il 25 maggio 2016.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (RU) Sito ufficiale [collegamento interrotto], su npoenergomash.ru.
- (EN) Sito ufficiale, su engine.space.
- (RU) Sito ufficiale, su engine.space.