Struttura iperboloide
Le strutture iperboloidi sono strutture architettoniche disegnate con una geometria iperbolica. Spesso si tratta di strutture alte, ad esempio torri, dove la geometria conferisce la forza necessaria per tenere sospeso un oggetto dal terreno, anche se è frequente che la forma scelta sia a fini decorativi, più che per fini strutturali.
La prima struttura iperboloide del mondo fu costruita dall'ingegnere e scienziato russo Vladimir Šuchov (1853-1939) per un'esposizione russa del 1896. La prima torre iperbolica è una torre di acciaio situata a Polibino, nella regione di Lipeck.
Strutture iperboloidi furono costruite in seguito da molti architetti famosi, tra cui Antoni Gaudí, Le Corbusier, Adalberto Libera, Oscar Niemeyer.
Antoni Gaudí e Šuchov portarono avanti i loro esperimenti quasi simultaneamente, negli anni 1880-1895. In particolare, Gaudí si dedicò allo studio di elementi a forma di paraboloide iperbolico (hypar) e di iperboloide di rivoluzione nella Sagrada Família (1910).[1]
In seguito, l'ingegnere spagnolo Eduardo Torroja disegnò, ad esempio, l'ippodromo della Zarzuela con una forma di questo tipo.
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La Torre Šuchov, Mosca
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La Canton Tower, in Cina
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ www.business.otago.ac.nz Archiviato il 25 giugno 2008 in Internet Archive.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla struttura iperboloide
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Vladimir Shukhov e la leggerezza dell'acciaio, Fausto Giovannardi (PDF), su costruzioni.net. URL consultato il 24 settembre 2007 (archiviato dall'url originale il 29 febbraio 2008).
- Torri di Shújov, su forum.skyscraperpage.com.
- Struttura iperboloide della Sagrada Família (PDF), su business.otago.ac.nz. URL consultato il 23 settembre 2007 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2007).
- L'origine del modernismo nell'architettura russa, su content.cdlib.org.
- Immagini della torre di Polibino, su panoramio.com. URL consultato il 4 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2016).