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Barbara Gallavotti

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Barbara Gallavotti (1968 – vivente), biologa, divulgatrice scientifica, autrice televisiva e giornalista italiana.

Citazioni di Barbara Gallavotti

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Citazioni in ordine temporale.

  • Torino è la mia città. Sono sempre stata molto legata al mio essere torinese. Da piccola trascorrevo lunghi periodi da mia nonna che abitava sul lungo Po, quasi di fronte alla Gran Madre. L'immagine che ho conservato è notturna: la collina di Superga, dove ha perso la vita mio nonno con il Grande Torino, le luci che si riflettono sul Po e in sottofondo il ruggito dei leoni e il barrito degli elefanti dello zoo. Suoni di mondi lontani che rispecchiano molto l'anima della città: un'identità torinese forte e per me un po’ malinconica, unita alla forte curiosità verso il mondo: basti pensare al Museo Egizio che è uno dei miei luoghi preferiti.[1]
  • [Su Piero Angela] [...] le persone come lui non ci lasciano mai. Ha motivato innumerevoli ricercatori, ha cambiato la cultura del nostro Paese, il nostro modo di pensare. Tutti noi riconosciamo che è stato una enorme fonte di ispirazione, ma il suo reale impatto positivo sulla società credo sia molto maggiore di quanto immaginiamo. Per me è e resterà una figura importantissima, alla quale devo immensa gratitudine. Anche nelle circostanze più difficili l'ho sempre visto andare avanti, fare quello che riteneva essere il proprio dovere, con enorme rispetto per gli altri, con intelligenza, passione e allegria. [...] È quello che dobbiamo provare a fare e che spero di riuscire a fare come lui mi ha insegnato.[2]

Intervista di Federica Venini, vanityfair.it, 16 novembre 2020.

  • Della mia formazione classica sono fierissima: uno dei miei nonni era un grecista, l'altro, un giornalista sportivo. Il secondo non l'ho mai conosciuto perché è morto nella tragedia di Superga, ma mi ha lasciato un po' del suo mestiere nel Dna, il primo mi ha influenzata molto. Da ragazza volevo fare la critica letteraria, poi però mi sono iscritta a Fisica, perché volevo esplorare le leggi del mondo. E poi anche quella era una passione di famiglia. Dopo due anni ho scoperto il fascino della genetica, così ho cambiato con Biologia. Una volta laureata, però, mi sono detta "ma io voglio scrivere", così, mentre lavoravo come biologa in un laboratorio, ho iniziato a fare la giornalista per Galileo. Tutto si è incastrato in maniera molto casuale: ho realizzato il sogno di lavorare a Superquark, ho costruito una famiglia, ho scritto libri, anche per ragazzi. [«È per questo che riesce a parlare di scienza in modo così semplice?»] Non soltanto. Ho dovuto sempre cercare io stessa, prima di tutti, di capire e semplificare quanto poi avrei dovuto spiegare agli altri. Poi c'è la mia passione per la narrazione: raccontare la scienza è come descrivere un'esplorazione, tappa per tappa. E i racconti di esplorazione hanno in sé un grande contenuto emotivo, spero di riuscire a trasmetterlo a chi mi ascolta o a chi mi legge perché credo sia proprio questa la "missione", diciamo così, del giornalista scientifico: raccontare anche l’emozione della scienza.
  • [«Pragmatismo e sensibilità femminile. Sono qualità che aiutano nel suo campo oppure no?»] Ahimé, credo che ancora adesso essere donna in un ambiente come il mio sia uno svantaggio. Tempo fa, mentre realizzavo alcune interviste per un servizio sulla transessualità, una persona nata donna che si era sottoposta a interventi per acquisire l’aspetto di un uomo, mi disse una cosa che mi colpì molto: "Ho acquistato credibilità, chi mi ascolta mi prende più sul serio". Restando nel quadro della vita di tutti i giorni, spesso le donne per farsi rispettare si maschilizzano, annullando o nascondendo il proprio lato femminile. Ecco, io questo non sono capace di farlo, e va bene così: non voglio trasformarmi in un maschio alfa, io voglio semplicemente raccontare le cose.
  • [«Le è capitato di essere insultata perché donna?»] Proprio in questi giorni qualcuno mi ha chiesto come potessi parlare di scienza "con quella faccia da befana". Quando mai qualcuno direbbe una cosa simile ad un uomo? Tra l'altro le giornaliste non devono mica proporsi come modello estetico, che importa la nostra faccia? Ho trascorso decenni di vita a studiare, a imparare, a raccontare. Se avessi vent'anni l'obiezione sarebbe "non sei preparata" o "cosa parli a fare che ti sei appena laureata". O siamo troppo vecchie o siamo troppo giovani, non andiamo mai bene.

Intervista di Niccolò Fabbri, tvblog.it, 14 marzo 2022.

  • [«Cosa ti ha spinto [...] ad avvicinarti al mondo della televisione?»] Io lavoravo da genetista in un laboratorio e un giorno vidi arrivare la troupe di Superquark. Da sempre volevo fare la giornalista e in quel momento ebbi una folgorazione: lasciai il mio lavoro da genetista e mi unii a un gruppo di persone che stavano facendo nascere il primo giornale scientifico online, Galileo, che ha rappresentato la mia scuola giornalistica di base. Intrapresi varie collaborazioni e nel frattempo continuavo a inviare in maniera donchisciottesca curricula per la tv, soprattutto per la redazione di Superquark. Un curriculum andò a finire a Geo & Geo e da lì venne attinto quando Piero (Angela, ndr) si occupò di formare la redazione del nascente Ulisse.
  • La divulgazione scientifica non si improvvisa. Sono temi complessi, vanno seguiti, leggendo ogni giorno centinaia di comunicati stampa e ricerche scientifiche: una volta capita qual è la cosa importante, devi capire come raccontarla perché se lo fai improvvisando può andare bene in un talk show per una battuta, ma se vuoi spiegare un argomento complesso devi prepararti adeguatamente, pensando a come articolare il discorso, a un'eventuale grafica di supporto...
  • Lo sguardo esterno, che contestualizza, è fondamentale in qualunque campo, eppure nella scienza si è sempre pensato di fare affidamento esclusivamente sugli esperti. L'esperto inevitabilmente ti può raccontare però il suo punto di vista e nel merito uno scienziato può non essere abituato a fare una distinzione fra le conoscenze condivise e gli argomenti in discussione su cui sta lavorando e con i quali esprime una sua legittima opinione. Il pubblico ha bisogno di capire se quello che viene raccontato proviene dalla posizione di esperto o di osservatore indipendente. L’aspetto più frustante della mia esperienza [...] è che, nonostante fossi stata sempre presentata come divulgatrice scientifica, per molto tempo sono rimasta nella percezione del pubblico una scienziata. Adesso sono estremamente felice di iniziare ad essere vista per quello che faccio realmente.

Note

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  1. Dall'intervista di Stefania Di Pasquale, Gallavotti, la biologa torinese che mette a tacere i No Vax: "Sono sempre esistiti, persino con il vaiolo", torino.repubblica.it, 2 dicembre 2021.
  2. Dall'intervista di Niccolò Fabbri, Piero Angela, il ricordo di Barbara Gallavotti per TvBlog: "Ha motivato innumerevoli ricercatori", tvblog.it, 13 agosto 2022.

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