Georg Brandes
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Georg Morris Cohen Brandes (1842 – 1927), critico letterario e filosofo danese.
- È inutile mandare eserciti contro le idee. (citato in Selezione dal Reader's Digest, febbraio 1976)
Friedrich Nietzsche o del radicalismo aristocratico
[modifica]- [...]Quello che vien chiamato lo 'spirito del tempo' ha origine in un ristretto numero di cervelli.
Nietzsche, il quale sopra tutto per l'influenza di Schopenhauer in origine è rimasto fortemente impressionato dal detto che l'uomo superiore è figliastro, non figlio della propria epoca, chiede che l'educatore aiuti i giovani a educare sé stessi contro la loro epoca. (da I, Un saggio sul radicalismo aristocratico, p. 25) - Con entusiasmo giovanile Nietzsche predica il trionfo di una cultura tragica introdotta da una generazione intrepida, nella quale lo spirito dell'antica Grecia possa rinascere. Egli rigetta il pessimismo di Schopenhauer, perché già detesta tutte le rinunce; ma cerca un pessimismo della salute, un pessimismo che derivi dalla forza, dalla potenza esuberante, e crede di averlo trovato nei Greci. Nietzsche ha sviluppato questa veduta nella sua opera giovanile La nascita della tragedia ovvero Grecità e Pessimismo, nella quale introduce due nuovi termini: apollineo e dionisiaco. (da I, Un saggio sul raducalismo aristocratico, p. 35)
- Vi sono due classi di spiriti rivoluzionari: coloro che si sentono istintivamente attratti verso Bruto, e coloro che (altrettanto istintivamente) sono attratti da Cesare. Cesare è il grande modello; sia Federico il Grande, sia Napoleone possono vantare solo in piccola parte le sue qualità. La moderna poesia degli anni '40 abbonda di canti in lode di Bruto, ma nessun poeta ha celebrato le lodi di Cesare. [...] Anche Shakespeare non riuscì a vedere come Cesare, al tavolo della vita, giocasse una posta differente da quella del suo miserabile assassino. (da I, Un saggio sul radicalismo aristocratico, p. 51)
- Il cielo chiaro sul mare aperto ai piedi delle montagne e sopra tutto un cielo di luce, un abisso di luce, una campana azzurra, un silenzio ovattato sulle acque scroscianti e le possenti catene montane. Sulla cima Zarathustra è solo con sé stesso, respirando profondamente nell'aria pura, solo col sole al suo sorgere, solo col calore del mezzogiorno che non mitiga la frescura, solo con le voci delle stelle luccicanti nella notte.
È un libro buono e profondo. Un libro splendente della sua gioia di vita, oscuro nei suoi enigmi, un libro per i rocciatori dello spirito, per i temerari [...]. (da I, Un saggio sul radicalismo aristocratico, pp. 57-58) - Io vado dritto attraverso il libro, verso l'uomo che sta dietro di esso. La mia prima domanda è questa: qual è il valore di quest'uomo? Un valore elevato oppure no? Se lo è, allora i suoi libri sono certo degni di essere conosciuti. [...] Nessun lettore maturo studia Nietzsche con l'intenzione latente di adottarne le opinioni, ancor meno con l'intento di divulgarle. Noi non siamo bambini in cerca di istruzione, ma scettici in cerca di uomini, e ci rallegriamo quando troviamo un uomo — la cosa più rara che esista. (da II, (Dicembre 1899), pp. 73-74)
- Finora ogni specie ha espresso qualche cosa di superiore a sé stessa. Nietzsche insegna che pure l'uomo vuole e deve fare lo stesso. Dal darwinismo egli trae la conclusione che lo stesso Darwin non ha visto. (da III, (Agosto 1900), p. 114)
Anatole France
[modifica]- Il vero scrittore si riconosce da ciò che non appena si ha davanti anche una sola pagina scritta da lui, vi si trova almeno una frase, od una espressione atteggiata in modo, che egli solo può averla scritta. (p. 1)
- Noi tutti abbiamo usata l'espressione: uguaglianza dinanzi alla legge, cioè dinanzi alle leggi che gli abbienti hanno fatto per i poveri, gli uomini per le donne. Noi abbiamo affermato che l'ideale della giustizia debba essere quello di ottenere davanti alla legge, una disuguaglianza misurata, secondo la differenza dei singoli. Noi abbiamo detto: se l'inuguaglianza sta già nella legge, dove rimane allora l'eguaglianza?
Ma quando si legge: «La legge nella sua maestosa equità proibisce tanto ai ricchi quanto ai poveri di dormire sotto ai ponti, di mendicare per le strade, di rubare pane» uno solo è l'uomo, che può aver scritto queste parole. Codest'uomo è Anatole France. (pp. 2-3) - L'ironia nel suo stile è sorprendente e lo rivela successore di Renan, sebbene l'ironia del France, non ostante la sua parentela con quella di Renan sia tutt'altra.
Renan come storico e come critico parla sempre in nome proprio, sicché nei personaggi inventati de' suoi drammi, e più ancora ne' suoi drammi filosofici, si rivela immediatamente l'autore stesso. L'ironia del France al contrario si cela dietro l'ingenuità. Renan si maschera, France si trasforma. (p. 3) - Molto spesso la sua arte si occupa di tendenze e di condizioni religiose e qui sta l'antitesi più forte con Renan. Poiché mentre l'animo di questo è sempre agitato da dubbi religiosi, e l'espressione è sovente piena di unzione, France nel trattare materie religiose, non ostante l'apparente venerazione, nel più profondo interno è spregiudicato come Voltaire. (p. 10)
- [...] pur dichiaratosi democratico convinto, egli fa che il suo portavoce Bergeret così parli al proprio cane: «Tu non sai che ciò, che procaccia onore ai popoli non consiste nelle stupide celebrità di che suonano le pubbliche piazze, bensì nel pensiero taciturno, concepito in una soffitta, e che un giorno muta la faccia del mondo». Bergeret dice, ancora in senso tutt'altro che democratico: «La scienza è il monarca, non il popolo. Una sciocchezza ripetuta da 36 milioni di bocche, non cessa per ciò di essere una sciocchezza».
Con tale maniera di pensare si può essere considerato come aderente dai due campi, il radicale ed il conservatore, quasi come accadde ad Ibsen per qualche tempo nel Nord. (pp. 15-16)
Bibliografia
[modifica]- Georg Brandes, Friedrich Nietzsche o del radicalismo aristocratico, traduzione di Antonio Ingravalle sulla versione inglese di A. G. Chater (Friedrich Nietzsche: An essay on aristocratic radicalism, Heinemann, Londra, 1914), Edizioni di Ar, Padova, 1995.
- Georg Brandes, Anatole France, Carlo Clausen, Torino, 1907
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