Georges Perec
Georges Perec (1936 – 1982), scrittore francese.
La vita, istruzioni per l'uso
[modifica]All'inizio, l'arte del puzzle sembra un'arte breve, di poco spessore, tutta contenuta in uno scarno insegnamento della Gestalttheorie: l'oggetto preso di mira – sia esso un atto percettivo, un apprendimento, un sistema fisiologico o, nel nostro caso, un puzzle di legno – non è una somma di elementi che bisognerebbe dapprima isolare e analizzare, ma un insieme, una forma cioè, una struttura: l'elemento non preesiste all'insieme, non è più immediato né più antico, non sono gli elementi a determinare l'insieme, ma l'insieme a determinare gli elementi.
Citazioni
[modifica]- La conoscenza del tutto e delle sue leggi, dell'insieme e della sua struttura, non è deducibile dalla conoscenza delle singole parti che lo compongono.
- La vita, giovanotto, è una donna sdraiata, con seni accostati e rigonfi, con una gran pancia liscia e molle fra i fianchi sporgenti, con braccia sottili, cosce piene e occhi socchiusi, che nella sua provocazione splendida e beffarda esige il nostro più fervido ardore.
- Non nel soggetto del quadro o nella tecnica del pittore sta la difficoltà dei puzzle, ma nella sapienza del taglio, e un taglio aleatorio produrrà necessariamente una difficoltà aleatoria, oscillante fra una facilità estrema per i bordi, i particolari, le macchie di luce, gli oggetti ben definiti, le pennellate, le transizioni, e una difficoltà fastidiosa per tutto il resto: il cielo senza nuvole, la sabbia, i prati, i coltivi, le zone d'ombra.
- Si può guardare il pezzo di un puzzle per tre giorni di seguito credendo di sapere tutto della sua configurazione e del suo colore, senza aver fatto il minimo passo avanti: conta solo la possibilità di collegare quel pezzo ad altri pezzi.
Mi ricordo
[modifica]- Mi ricordo che, all'indomani della morte di Gide, Mauriac ricevette questo telegramma: "Inferno non esiste. Impazza pure. Stop. Gide."
- Mi ricordo che Kruscev ha sbattuto una scarpa sulla tribuna dell'O.N.U.
- Mi ricordo un ballo che si chiamava la Raspa.
- Mi ricordo che la parola "robot" è una parola ceca, inventata, credo, da Carel Capek.
- Mi ricordo che tutti i numeri la cui somma dà un totale di nove sono divisibili per nove (a volte passavo interi pomeriggi a controllare...).
- Mi ricordo tre modi per fissare gli sci, nella scanalatura del tacco, con un cavetto teso molto avanti sul piede, e con delle cinghie.
Sono nato
[modifica]- La scrittura mi protegge. Vado avanti facendomi scudo delle mie parole, delle mie frasi, dei miei paragrafi abilmente concatenati, dei miei capitoli astutamente programmati. Non manco d'ingegnosità.
- Non so cosa mi aspettassi dalla scrittura quando, quindici anni fa, ho cominciato a scrivere. Ma mi sembra di cominciare a capire, al tempo stesso, l'attrazione che la scrittura esercita – e continua a esercitare – su di me, e la frattura che tale attrazione svela e racchiude.
- So grosso modo, come sono diventato scrittore. Non so esattamente perché. Avevo davvero bisogno, per esistere, di allineare parole e frasi? Mi bastava, per essere, essere l'autore di alcuni libri?
Le cose
[modifica]Per prima cosa Tocchio scivolerebbe sulla moquette grigia di un lungo corridoio, alto e stretto.[1]
W, ovvero il ricordo d'infanzia
[modifica]Ho esitato a lungo, prima di intraprendere il racconto del mio viaggio a W.[2]
Citazioni su Georges Perec
[modifica]- Dell'Ou-Li-Po Perec era diventato il maggiore esponente, e si può dire che almeno due terzi della produzione del gruppo erano opera sua. (Italo Calvino, da Perec, gnomo e cabalista, la Repubblica, 6 marzo 1982, p. 18)
Note
[modifica]- ↑ Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937
- ↑ Citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993.
Bibliografia
[modifica]- Georges Perec, La vita, istruzioni per l'uso, traduzione di Donatella Selvatico Estense, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 1984.
- Georges Perec, Mi ricordo, traduzione di Dianella Selvatico Estense, Bollati Boringhieri, Torino, 1988.
- Georges Perec, Sono nato, traduzione di Roberta Delbono, Bollati Boringhieri, Torino, 1992.
- Georges Pérec, W, ovvero il ricordo d'infanzia, 1975.
Altri progetti
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