Museo
"Casa Carducci":
Il dott. Michele Carducci, padre del celeberrimo
poeta Giosuè, pur senza laurea, ottenne, nel
1856, la condotta medica presso il paese di Santa Maria
a Monte, dove, infatti, si trasferì con la famiglia.
Questa, in Via Carducci 29, è la casa dove la
famiglia Carducci, padre Michele, madre Ildegonda Celli
ed i due figli minori Dante e Valfredo, visse dal 1856
al 1859, mentre il figlio maggiore Giosuè deteneva
la cattedra di professore presso il liceo di S.Miniato,
il quale ogni sabato, si dice percorresse a piedi i
18 Km che separano i due paesi, per far visita alla
famiglia.
In Juvenilia, (libro II, XXXIII) troviamo l'ode "Alla
Beata Diana Giuntini, venerata in Santa Maria a Monte",
scritta nel Marzo del 1857 in vista della festa in onore
alla Beata che si celebra ancora oggi il Lunedì
di Pasqua.
Il padre del poeta, in qualità di medico, aveva
eseguito nel gennaio di quello stesso anno, un esame
del corpo della beata, che si conserva ancora oggi nella
chiesa collegiata.
In questa ode, Santa Maria a Monte è presentata
in questo modo:
"Qui dove arride i fortunati clivi
Perenne aprile e l'aure molli odora
E ondeggian mèssi e placido d'olivi
Bosco s'infiora.."
In questa casa, di Via Carducci 29, già Renaio,
si consumò quella che è stata la tragedia
della famiglia Carducci, la misteriosa morte di Dante
Carducci, fratello minore del Poeta. Il fatto, avvenuto
il 4 novembre 1857, è stato registrato come suicidio
dalla cronaca del tempo secondo il quale il giovane
si sarebbe inferto il colpo mortale con un bisturi del
padre medico. Studi fatti negli anni pero, stanno ad
avvolgere di mistero questo accaduto sostenendo che
fu invece il padre, dopo l'ennesima lite con il figlio,
a colpire mortalmente il giovane Dante con uno dei suoi
bisturi, ma che fu fatto passare come suicidio, per
evitare al padre medico il carcere, uomo apprezzato
da tutti nel paese. Ad aumentare questi sospetti fu
la morte dello stesso dottore solo 8 mesi dopo, il 15
agosto 1858.
Per il dolore di questa perdita, o per il rimorso?
Entrambi, come attestano gli atti di morte conservati
nell'Archivio Parrocchiale, furono sepolti nel vecchio
cimitero del paese, poi trasformato in Campo della Rimembranza.
Il poeta ricorda il fatto con questi versi:
"O tu che dormi là su la fiorita
Collina Tosca, e ti sta il padre accanto.."
(Funere Mersit Acerbo)
Anche il Poeta ha sempre dichiarato la morte del fratello
come suicidio, come nella canzone "Alla memoria
di D.C., mortosi di ferro il IV novembre MDCCCLVII"
(in Juvenilia, libro IV, LXV) scritta tra Santa Maria
a Monte e Firenze nel dicembre di quell'anno:
" Ti sacrasti a la morte. E di felice
Vita fioria natura, e la pendice
Suonava a' canti e ridea 'l piano al
Sole, quando dicesti l'ultime Parole "
La morte del figlio e poco dopo del marito, lasciò
la vedova Carducci ed il figlio minore Valfredo, in
miserevoli condizioni economiche, tanto che il 6 settembre
1858, il Comune elargì loro un contributo "in
rispetto di Lei e del chirurgo suo marito".
Dopo la morte del padre, il poeta non volle più
tornare a Santa Maria a Monte, dove per lui c'erano
solo tristi ricordi, e non fu dissuaso neanche molti
anni più tardi, quando, nel 1892, trovandosi
di passaggio nella vicina Fucecchio, una delegazione
di santamariammontesi lo raggiunse per salutarlo e pregarlo
di fare visita al loro paese.
Giorni e orario di apertura:
Lunedì 15.00-19.00
Martedì 10.00-13.00 - 15.00-19.00
Mercoledì 10.00-13.00 - 15.00-19.00
Giovedì 10.00-13.00 - 15.00-19.00
Venerdì 10.00-13.00 - 15.00-19.00
Sabato 10.00-13.00
Domenica 10.00-13.00
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