Septem Pignora Urbis.

“*Septem fuerunt paria* quae Imperium Romanum tenerent: Acus matris Deum, Quadriga fictilis Veiorum, Cineres Orestis, Sceptrum Priami, Velum Ilionae, Palladium, Ancilia”.
(Servio, ad Aen., VII, 188)
Roma – Urbe

Senatus Populusque Quiritium Romanorum

Erano i sette pegni che secondo la leggenda assicuravano a Roma la supremazia.

L’Ago di Cibele;
la Quadriga di terracotta dei Veienti;
le ceneri di Oreste (vendicatore di Priamo);
lo scettro di Priamo (Re di Troia);
il velo di Ilione;
il Palladio;
i “dodici scudi” detti Ancili .

L’Ago di Cibele (Madre degli Dèi), piccola pietra nera conica ad “ago”, di probabile origine meteoritica (adorata in Asia minore), ed era posta in una teca dentro la bocca della statua della Grande Madre.
[Rif.: Sevio, ad Aen., VII, 188; Livio, XXIX, 11, 5; Marziale; Arnobio, Adv. nat., VII, 49; Claudiano, de rapt. Pros., I, 201; Prudenzio, Peristeph., X, 156-57]

La quadriga dei Veienti doveva essere la rappresentazione del carro di Giove. Collocata sul tempio capitolino fu ordinata da Tarquinio il Superbo ad un artista di Veio. Durante la cottura, per la fabbricazione, la quadriga si gonfiò a dismisura. La fu interpretato come un auspicio fasto di Imperium. [Rif.: Plutarco, vita di Publicola, 13; Festo, s.v. Ratumena (porta); Plinio, VIII, 65]

Le ceneri di Oreste (figlio di Agamennone) furono seppellite nella località di Aricia da Ifigenia. Furono poi trasferite a Roma, sotto la soglia del Tempio di Saturno.
[Rif.: Servio, ad Aen., I, 116; XI, 267; Lucrezio, I, 85; Cicerone, De Officiis, II, 26]

Lo scettro di Priamo, fu salvato dalle fiamme di Troia. Verrà offerto a Latino da Ilioneo, a nome di Enea, a simbolo e pegno di pace e alleanza. Era con molta probabilità conservato sul Palatino.
[Rif.: Virgilio, Aen., VII, 239-248; Servio, ad Aen., VII, 173]

Il velo di Ilione era il velo tessuto in acanto, che Elena ottenne dalla madre Leda e
che condusse con se a Troia.
[Riferimento: Virgilio, Aen., I, 647-655]

Il Palladio era, con molta probabilità, un simulacro di Minerva conservato nella parte più secreta del Tempio di Vesta sorvegliato insieme al Fuoco sacro, dalle Vestali, le sette vergini incaricate di mantenere sempre accesa la fiamma. Poteva essere visto solo dalla Vestale Massima.
Nel Tempio di Vesta c’erano numerose copie del Palladio (copiate dal fabbro Mamurio Veturio). Solo la Vestale Massima sapeva riconoscere l’originale.
[Riferimenti: Servio, ad Aen., II, 166, Lampridio, Eliogabalo, VI]

Gli Ancili erano dodici scudi incavati o bilobati (a forma di otto), dei quali solo uno era originale essendo stato inviato da Giove. Gli altri erano copie che Numa aveva fatto replicare al fabbro Mamurio Veturio per evitare il furto di quello vero. Erano collocati nel Sacrarium Martis, annesso alla Casa dei Salii Palatini.
[Riferimenti: Virgilio, Aen., VIII, 285 e 663 sgg.; Servio, ad Aen., VII, 188; Festo s.v. Mamurii]

Il numero 7 indica globalità, universalità, equilibrio, perfezione, ciclo compiuto e dinamico. A Roma era considerato il simbolo magico e religioso della perfezione in quanto legato all’intero ciclo lunare. 7 erano i corpi celesti Terra, Marte, Giove, Venere, Saturno, Luna e Sole che componevano la settimana.

Jacopo Feliciani

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