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CAPITALISMO
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capitalismo

Dei tre termini capitale, capitalista, capitalismo, l'ultimo è certamente il più recente. Il termine capitale, con significato di fondo, di moneta o di beni, impiegato in attività commerciali, compare in Italia già nel XII secolo e da qui si diffonde poi in tutta Europa. Capitalista, a indicare colui che detiene fortune monetarie, magari investite in commercio o finanza, ma non col significato d'imprenditore, è usato nel XVII secolo. Capitalismo appare dalla metà dell'Ottocento. Ancora in K. Marx il termine è assente. Nel primo libro del Capitale (1867) compare solo l'aggettivo capitalistico, in espressioni quali «modo capitalistico di produzione» o «era capitalistica». Solo all'inizio del Novecento, con le opere di M. Weber e di W. Sombart, il concetto di capitalismo assume un'importanza centrale. Secondo F. Braudel esso fu definitivamente lanciato nell'uso scientifico da Sombart (Il capitalismo moderno, 1902, ed. it. 1925).

UN CONCETTO CONTROVERSO. Pochi concetti storiografici sono così controversi e sono stati così discussi come quello di capitalismo. Sul significato specifico non esiste nessuna concordanza. Forse molti critici potrebbero riconoscersi in qualche definizione generica, come quella di sistema economico in cui la produzione avviene con l'uso di ingenti capitali; o di sistema nel quale la produzione di ieri viene usata come strumento per accrescere la produzione di domani. Comunque anche coloro che condividono una definizione così generale si differenziano, poi, nelle specificazioni che vi introducono e nella ricostruzione della sua evoluzione storica.

LE CONTROVERSIE SULL'ORIGINE. Il ventaglio delle opinioni sulle origini del capitalismo va da chi lo ritiene un aspetto del comportamento umano e, perciò, sia sempre esistito, fino a chi ne delimita l'arco cronologico a partire dall'antichità classica, oppure dal medioevo, oppure ancora dall'età moderna, oppure dalla rivoluzione industriale. C'è chi pensa, infine, che il concetto di capitalismo sia un concetto ideologico sbagliato, un pasticcio di cui è meglio non fare uso, e perciò non ne parla, né con riferimento alle economie e società di ieri, né a quelle di oggi. Ritengono che di capitalismo si possa sempre parlare coloro che lo identificano con l'istinto al guadagno e alla ricchezza insito nell'uomo. Della stessa opinione sono, però, anche coloro (come J. Nef) che lo considerano come effetto della tendenza ad accrescere la produzione futura con l'impiego della produzione attuale nella forma di capitale. Quando il selvaggio fabbrica una lancia o una capanna esiste già qualche traccia di capitalismo. Per quanto riguarda l'antichità classica la tendenza a scorgervi elementi di capitalismo, se non un sistema capitalistico, è presente in T. Mommsen, a quanto già notava Marx, e anche in storici modernizzanti come E. Meyer. Per M. Rostovcev, nel mondo antico e in particolare nella civiltà romana il capitalismo «fece la sua comparsa in vari tempi e in vari luoghi e prevalse in ampi tratti [...] per periodi relativamente lunghi» per poi ripiegare all'epoca della caduta dell'impero romano dando luogo a forme più primitive di vita economica. Una lunga tradizione collocò, poi, la prima maturazione del capitalismo all'epoca dello sviluppo delle attività commerciali e delle città nel tardo Medioevo. Questa tradizione si rafforzò alla fine dell'Ottocento con G. Schmoller e poi, qualche decennio dopo, soprattutto con H. Pirenne. Pirenne condivideva l'opinione che tracce del capitalismo siano sempre esistite, giacché esso «corrisponde alla naturale tendenza dell'uomo verso la ricchezza». È vero, però, che questa tendenza si rafforzò all'epoca dell'espansione urbana e commerciale del Medioevo. La sua opinione era che «il capitalismo si affermò fin dal XII secolo». Da Pirenne ha preso l'avvio una linea di studi sui commerci medievali e sul loro spirito capitalistico che, nonostante le critiche di Sombart, si è, ma forse non del tutto, esaurita solo negli anni Settanta. Un'origine più tarda, dal XVI secolo circa, è proposta nelle opere fondamentali sul tema del capitalismo di Marx e Weber. Per Marx «il preludio del rivolgimento che creò il fondamento del modo di produzione capitalistico si ha nell'ultimo terzo del secolo XV e nei primi decenni del XVI». La visione di Marx è che il capitalismo si sia venuto costituendo con la graduale separazione dei lavoratori dalla proprietà delle proprie condizioni di lavoro. Questo fenomeno, già annunciato nel XVI secolo, si compie poi con la generalizzazione del lavoro di fabbrica. Fra Weber e Marx esistono, a proposito del capitalismo e della sua definizione, molti più punti di convergenza di quanto non si pensi di solito. Anche Weber ritiene che la nascita del capitalismo si collochi nel Cinquecento, o per influsso dell'etica calvinista oppure per l'orientamento di carattere razionale che tende a prevalere nella vita economica e che è l'ingrediente essenziale del capitalismo moderno. Questa visione weberiana ebbe larga circolazione non solo fra i sociologi, ma anche fra gli economisti. L'opinione di J. A. Schumpeter, che il capitalismo sia un sistema di mercato razionale e dinamico basato sull'imprenditore, presenta più di una affinità con quella di Weber. Anche Braudel condivide l'opinione di un'origine nella prima età moderna del capitalismo inteso come il settore più dinamico della vita economica. Fino al XIX secolo esso rimane circoscritto alla sfera della circolazione e dei commerci. Dall'Ottocento penetra, infine, nella produzione industriale. L'arco cronologico del capitalismo si riduce ancora con chi ritiene che un sistema caratterizzato, come il capitalismo, dalla presenza di rilevanti investimenti di capitale fisso possa aver origine solo con la rivoluzione industriale e l'industrializzazione.

UNA GIUSTIFICATA DIFFIDENZA. Le differenze non sono certo di poco conto. Il ventaglio delle opinioni a proposito della cronologia delle origini del sistema è ampio. Questo ventaglio si chiude, poi, del tutto con chi ritiene che il capitalismo non sia mai esistito o che, se esistito, non sia proprio il caso di parlarne perché non si sa bene che cosa esso sia. Del termine capitalismo molti storici diffidano sempre di più: esso è stato sempre presente in grandi discussioni, l'importanza delle quali nel concreto lavoro di ricerca storica è stata, però, poca o nessuna del tutto. Inoltre, se si studia la società un termine controverso come capitalismo può essere d'intralcio; se si studia l'economia quel che interessa è prima di tutto capirne la struttura e misurarne il movimento e allora, di nuovo, il termine capitalismo non serve a nulla.

P. Malanima