Nella vita di Sam, giovane donna, intelligente, viva e con la passione del volo acrobatico c’era stato un prima e c’era un dopo.

Nel mezzo un incidente aereo, una serie di dolorose operazioni chirurgiche e un lungo periodo di riabilitazione in un centro ospedaliero.

In questa terra di nessuno Sam si era perduta.

Al momento della dismissione, un medico l’aveva giudicata fisicamente guarita, pur consigliandole la pratica sportiva come terapia di recupero psicologico.

E questo era il motivo per il quale si era ritrovata da sola, nel bel mezzo di un bosco e per di più indossando un paio di pantaloncini a mezza coscia che rivelavano tutta la sua diversità.

Spine, radici sporgenti e ortiche ovunque! Una breve concessione all’autoironia. Era una fortuna che le nuove tecnologiche protesi in carbonio non temevano i graffi dei rovi come le sue vecchie gambe.

Nel profondo dell’animo, però, la donna si faceva forza soprattutto del fatto che su quei sentieri di spettatori non ce ne sarebbero stati poi così tanti.

In fondo, la disciplina sportiva dell’Orientamento – bussola e cartina geografica alla mano – le piaceva: qui le disabilità fisiche non facevano la differenza e non era importante correre veloce, quanto piuttosto riuscire a distinguere dei precisi punti di riferimento e tornare indietro con i propri mezzi.

Alla fine il gioco era tutto qui: navigare attraverso città e parchi naturali per identificare un albero, un masso, un ponte, oggetti segnati sulla mappa con le lettere dell’alfabeto.

Facile e tuttavia non bisognava abbassare la guardia: come i consigli inutili che si ricevono nella vita reale, alcune false “lanterne” (1) erano state appositamente collocate per far perdere l’orientamento agli atleti meno esperti.

Quel giorno Sam non era arrivata prima, tuttavia stava vincendo la sua personale gara volta a ritrovare se stessa.

Poco tempo dopo, tornando a casa, trovò ad attenderla un messaggio: la sua candidatura per una nuova missione nello spazio profondo era stata accettata.

Propaganda di un governo che voleva apparire “politicamente corretto”?

Probabile, Sam però sentiva di meritare quel posto, di essere pienamente qualificata a dispetto del suo svantaggio e che, anzi, in un lungo viaggio in assenza di gravità, la sua menomazione sarebbe risultata irrilevante.

Nove mesi dopo la navicella Galileo si stava sganciando dalla nave madre – e dal suo imponente motore superluminare – per procedere all’esplorazione del sistema stellare denominato Keplero-183 (2).

Cinque pianeti, giganti gassosi ancora senza nome, ma identificati con le prime lettere dell’alfabeto, erano stati segnalati dai telescopi spaziali mentre percorrevano orbite distanti dalla stella centrale.

Indizi, risonanze stellari, lampi di luce facevano sperare nella presenza di altri corpi celesti, piccoli e rocciosi, né troppo lontani né troppo vicini al loro sole, in grado di garantire le condizioni per l’esistenza della vita.

La difficoltà della missione stava nel non perdersi attraverso un vero e proprio labirinto di nubi di gas, asteroidi, comete, distorsioni gravimetriche e tempeste magnetiche, per raggiungere il cuore del sistema.

Signori, allacciate le cinture di sicurezza: entriamo!” – Il pesante accento russo del comandante all’interfono non mascherava il suo entusiasmo – “Sam, immetta le coordinate della rotta. A proposito, ricorda la storia di Pollicino?”

A dispetto della solennità del momento, un pensiero inquietante si fece largo attraverso la mente razionale dell’astronauta: che quell’istante perfetto fosse solamente un sogno?

Un dubbio legittimo, debolezza umana, la questione di un attimo: la nuova Sam ritrovò subito tutta la sua forza: “Rotta impostata, boe di navigazione pronte ad essere sganciate come le molliche della fiaba. Poechali!”

Dopotutto – ricordò di aver letto da qualche parte la frase di un famoso scrittore che di queste cose se ne intendeva (3) - la fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove”.

Note

Il titolo del racconto è l’ultima parola pronunciata da Jurij Gagarin prima di volare nello spazio, che on italiano si traduce con “Andiamo!”.

(1) I punti di controllo che si usano nello Sport Orientamento (vedere anche http://www.fiso.it)

(2) http://kepler.nasa.gov/Mission/discoveries/kepler18b/

(3) Il riferimento è allo scrittore Gianni Rodari