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Processo da rifare per i due badanti di Poirino condannati per la morte di un anziano - La Stampa

A settembre la Corte d’Assise d’Appello li aveva condannati a 3 anni di carcere per aver abbandonato un anziano e averne così provocato la morte, o perlomeno non averla impedita. Quella sentenza però non ha resistito alla scure della Cassazione e ora i due badanti 50enni di Poirino che la procura accusava di aver messo su una Rsa abusiva in un cascinale di campagna dovranno tornare in aula per un secondo processo d’Appello.

Il pensionato ultra-ottantenne (invalido e affetto da demenza) era stato affidato alla coppia per l'estate, in attesa che si liberasse un posto in residenza sanitaria. Durante una passeggiata in giardino con il deambulatore, era scivolato e aveva sbattuto la testa su un pilastro di cemento, rendendo inutili i soccorsi che i badanti avevano chiamato immediatamente.

In primo grado la Corte d'Assise di Asti li aveva assolti da tutti gli addebiti, ma in Appello la decisione era stata ribaltata dai giudici torinesi: assolti dall'accusa di aver trascurato gli ospiti, ma condannati per la morte dell'anziano su cui dovevano vigilare. In particolare il sostituto procuratore generale Paolo Fiore li accusava di aver messo in piedi un'attività socio-sanitaria di fatto, eludendo gli obblighi (igienici, di personale, dotazioni e sicurezza) validi per case di cura e residenze sanitarie. Trattandosi di un'abitazione privata, infatti, nel cascinale mancavano anche la segnalazione delle vie di fuga, gli estintori e l'illuminazione sulle scale.

Per la Procura, inoltre, i due gestori non avevano i mezzi per assistere delle persone non autosufficienti. Durante il dibattimento sono stati chiamati a testimoniare anche vari dipendenti dell'Asl, che hanno fatto emergere la «zona grigia» che esiste tra ospitalità informale e residenze vere e proprie. La Cassazione ieri ha dato ragione ai difensori Stefania Marasciuolo e Nicola Bonino, accogliendo i motivi di ricorso con cui lamentavano «l’erronea applicazione della legge penale». Dall’istruttoria era emerso che l’imputata al momento dell’incidente era andata a riposare ai piani superiori e che suo marito si trovava a pochi metri dall’anziano, apposta per tenerlo d’occhio.

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