ziogiafo
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venerdì 29 aprile 2005
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ziogiafo - il grande cinema italiano ...nel mondo.
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ziogiafo - Ladri di biciclette- Italia 1948 -
Un meraviglioso esempio di cinema puro, interpretato da attori non
professionisti, ambientato nella tragica realtà del dopoguerra.
"La vita degli umili in un'opera d'arte" ... recita il sottotitolo
della locandina dell'epoca."Ladri di biciclette" è veramente un'opera
unica,un capolavoro,un grande classico del neorealismo italiano,
girato interamente in esterni da un magico Vittorio De Sica.
Il film racconta la drammatica storia di un operaio, Antonio, che in
seguito al furto della sua preziosa bicicletta, preso da
un'indescrivibile ansia cerca di reagire e inizia una corsa
forsennata contro il tempo, per recuperare a tutti i costi il
maltolto.
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ziogiafo - Ladri di biciclette- Italia 1948 -
Un meraviglioso esempio di cinema puro, interpretato da attori non
professionisti, ambientato nella tragica realtà del dopoguerra.
"La vita degli umili in un'opera d'arte" ... recita il sottotitolo
della locandina dell'epoca."Ladri di biciclette" è veramente un'opera
unica,un capolavoro,un grande classico del neorealismo italiano,
girato interamente in esterni da un magico Vittorio De Sica.
Il film racconta la drammatica storia di un operaio, Antonio, che in
seguito al furto della sua preziosa bicicletta, preso da
un'indescrivibile ansia cerca di reagire e inizia una corsa
forsennata contro il tempo, per recuperare a tutti i costi il
maltolto. Uno sfibrante tour de force, lo porta a vagare per un
giorno intero per le strade di Roma, insieme al figlioletto Bruno,
alla disperata ricerca della bicicletta rubata. Aggrappato ad una
labile speranza di ritrovare al più presto quel fondamentale
"strumento di lavoro", senza del quale avrebbe sicuramente perso
l'incarico di attacchino appena conquistato. Stanco e disorientato
quando le ricerche risultano ormai vane, perde di vista anche il
figlio che gli trotterellava sempre intorno fino ad un minuto prima,
allora, entra nel panico totale. In un momento di lucidità, cerca di
ravvedersi e dopo aver ritrovato Bruno ed essersi tranquillizzato, si
ferma in una trattoria per mangiare e per fare il punto della
situazione. Padre e figlio vivono la stessa angoscia ma non si
arrendono e continuano le ricerche.
La tragica atmosfera, lo stato d'animo dei protagonisti, si avverte
anche in assenza di raffinate scomposizioni delle sequenze
cinematografiche,dissolvenze o eventuali superflui primi piani, che
il grande regista volutamente omette.
All'epoca, per questo film, si era parlato anche di un probabile
ingaggio del famoso Cary Grant, come protagonista, ma alla fine
questo ruolo fu affidato sapientemente al bravo Lamberto Maggiorani,
che, da illustre sconosciuto, almeno fino ad allora, ... si collocò
all'interno della storia, in maniera così naturale da rafforzarne
perfino la credibilità. Con il passar del tempo lo spettro della
disoccupazione si faceva sempre più avanti, Antonio in preda allo
sconforto, tenta di allontanare il figlio mandandolo a casa, per
essere più libero di mettere in atto quello che aveva in mente.
Entra in azione ... e, in maniera scoordinata,tenta di impossessarsi
di una bicicletta appoggiata ad un portone,sale in sella e scappa,
ma viene raggiunto rapidamente sia dal proprietario che non smette di
gridare al ladro! ... al ladro! Sia dalle altre persone accorse che
lo rincorrono e lo bloccano. Dopo schiaffi e pugni che neanche
sentiva in quel drammatico momento,Antonio si accorge di subire
questa grande umiliazione sotto gli occhi del figlio, che intanto era
ritornato sui suoi passi, quasi avesse intuito le intenzioni del
padre. In un finale struggente,Bruno (Enzo Staiola) va a difendere
tenacemente il padre, che fortunatamente viene rilasciato per
compassione, senza essere denunciato.
Il bambino infila la sua mano in quella del padre stringendogliela,
quasi a far capire: "Combatteremo sempre insieme in questa vita
difficile!". E ... comunque, non ti preoccupare, perchè ci sono
anch'io. Un commovente Enzo Staiola, bravissimo in tutto il film.-
Il grande cinema italiano ...nel mondo.
Da vedere assolutamente !!!-
Cordialmente,
ziogiafo
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[+] il grande de sica ...
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(di lianò)
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riccardo-87
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lunedì 23 marzo 2009
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il cinema italiano
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forse questo è il capolavoro del cinema italiano par excellence..sì,credo si possa proprio definire tale:è semplicemente profondissimo,apre le infinite strade della vita.attori di strada che recitano meglio di molti"professionisti",riuscendo a far percepire allo spettatore ogni loro singola emozione,ogni loro singolo stato d'animo.un particolare merito lo darei a enzo staiola nei panni di bruno,senza comunque nulla togliere al padre interpretato da lamberto maggorani.vi sono innumerevoli scene che sarebbero da rimarcare,come quella in cui padre e figlio si vanno a mangiare insieme una pizza,cosa che a noi oggi sembra del tutto normale,e che non ci fa provare l'infinita gioia che bruno e antonio sentono per quella eccezione.
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forse questo è il capolavoro del cinema italiano par excellence..sì,credo si possa proprio definire tale:è semplicemente profondissimo,apre le infinite strade della vita.attori di strada che recitano meglio di molti"professionisti",riuscendo a far percepire allo spettatore ogni loro singola emozione,ogni loro singolo stato d'animo.un particolare merito lo darei a enzo staiola nei panni di bruno,senza comunque nulla togliere al padre interpretato da lamberto maggorani.vi sono innumerevoli scene che sarebbero da rimarcare,come quella in cui padre e figlio si vanno a mangiare insieme una pizza,cosa che a noi oggi sembra del tutto normale,e che non ci fa provare l'infinita gioia che bruno e antonio sentono per quella eccezione.memorabile la frase del padre"mangia va,che a tutto si rimedia..a tutto,tranne che alla morte";però poi si sofferma a fare due calcoli sul danno che ha ricevuto per il furto della bicicletta subito,e torna a preoccuparsi di come potranno vivere senza.la scena finale poi è veramente impressionante,sia per la profondità del messaggio di disperazione,o meglio di umiliazione,che lancia,ma soprattutto per la straordinari interpretazione dei due,ed in particolar modo del piccolo bruno,che esce di scena col volto rigato dalle lacrime.niente da dire;grande,grandissimo film magistralmente diretto dal genio di de sica.film che a diritto è incoronato come capolavoro assoluto nella storia del cinema italiano e mondiale,e ben degno di stare al fianco di altri capolavori italiani quali"la grande guerra","tutti a casa","il sorpasso","mamma roma","roma città aperta","una vita difficile","riso amaro","la dolce vita","amarcord","i soliti ignoti"e tanti altri che hanno lasciato più d'una impronta nell storia del cinema.
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(di annalinagrasso)
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il crepuscolo degli idioti
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mercoledì 14 maggio 2014
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una semplice vicenda universale
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In una realtà fenomenica dove tutto è relativo, questo film sembra cogliere l'assoluto. Quello che avviene non è un episodio specifico, una storia particolare, ma la storia del mondo, la tragedia della vita. Non è il ritratto realistico della Roma degli anni 50, non è la descrizione di questa particolarità, al contrario é Roma a fare da contesto alla più verosimile rappresentazione dell'universale. Ciò che si manifesta ai nostri occhi è Assoluto perchè valevole per ogni epoca, ogni luogo, ogni uomo o anzi ogni essere vivente. Non è un documentario sull'Italia di quel periodo, o perlomeno non è solo quello, ma un documentario sulla vita, sugli uomini, gli animali, le piante, la Francia, la Germania e la Cina, il passato, il presente e il futuro.
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In una realtà fenomenica dove tutto è relativo, questo film sembra cogliere l'assoluto. Quello che avviene non è un episodio specifico, una storia particolare, ma la storia del mondo, la tragedia della vita. Non è il ritratto realistico della Roma degli anni 50, non è la descrizione di questa particolarità, al contrario é Roma a fare da contesto alla più verosimile rappresentazione dell'universale. Ciò che si manifesta ai nostri occhi è Assoluto perchè valevole per ogni epoca, ogni luogo, ogni uomo o anzi ogni essere vivente. Non è un documentario sull'Italia di quel periodo, o perlomeno non è solo quello, ma un documentario sulla vita, sugli uomini, gli animali, le piante, la Francia, la Germania e la Cina, il passato, il presente e il futuro. E' un film che, con la sua ciclicità, raggiunge il significato solo se considerato nella sua completezza. Il finale indissolubilmente collegato all'inizio ci mostra la trasformazione della vittima in colpevole, e del colpevole in vittima. La parabola dell'onestà dell'uno e dell'immoralità dell'altro giunge al punto zero, non c'è più colpa, non c'è più peccato, soltanto fredda necessità, si consuma la morte del libero arbitrio: il lupo che mangia l'agnello, la tenia che infetta l'intestino, l'erbaccia che uccide la rosa, il dirigente che ottiene una promozione a discapito di qualcun altro, la squadra che vince la finale, l'operaio che viene assunto e il paese che fonda la propria economia sull'esportazione, queste cose dimostrano che siamo tutti ladri di biciclette, al di là del bene e del male.
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ziogiafo
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venerdì 29 aprile 2005
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ziogiafo - ladri di biciclette- 2^ parte
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ziogiafo - Ladri di biciclette- 2^ parte -
.../... si riprende dalla 1^ parte-
La tragica atmosfera, lo stato d'animo dei protagonisti, si avverte
anche in assenza di raffinate scomposizioni delle sequenze
cinematografiche,dissolvenze o eventuali superflui primi piani, che
il grande regista volutamente omette.
All'epoca, per questo film, si era parlato anche di un probabile
ingaggio del famoso Cary Grant, come protagonista, ma alla fine
questo ruolo fu affidato sapientemente al bravo Lamberto Maggiorani,
che, da illustre sconosciuto, almeno fino ad allora, ... si collocò
all'interno della storia, in maniera così naturale da rafforzarne
perfino la credibilità. Con il passar del tempo lo spettro della
disoccupazione si faceva sempre più avanti, Antonio in preda allo
sconforto, tenta di allontanare il figlio mandandolo a casa, per
essere più libero di mettere in atto quello che aveva in mente.
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ziogiafo - Ladri di biciclette- 2^ parte -
.../... si riprende dalla 1^ parte-
La tragica atmosfera, lo stato d'animo dei protagonisti, si avverte
anche in assenza di raffinate scomposizioni delle sequenze
cinematografiche,dissolvenze o eventuali superflui primi piani, che
il grande regista volutamente omette.
All'epoca, per questo film, si era parlato anche di un probabile
ingaggio del famoso Cary Grant, come protagonista, ma alla fine
questo ruolo fu affidato sapientemente al bravo Lamberto Maggiorani,
che, da illustre sconosciuto, almeno fino ad allora, ... si collocò
all'interno della storia, in maniera così naturale da rafforzarne
perfino la credibilità. Con il passar del tempo lo spettro della
disoccupazione si faceva sempre più avanti, Antonio in preda allo
sconforto, tenta di allontanare il figlio mandandolo a casa, per
essere più libero di mettere in atto quello che aveva in mente.
Entra in azione ... e, in maniera scoordinata,tenta di impossessarsi
di una bicicletta appoggiata ad un portone,sale in sella e scappa,
ma viene raggiunto rapidamente sia dal proprietario che non smette di
gridare al ladro! ... al ladro! Sia dalle altre persone accorse che
lo rincorrono e lo bloccano. Dopo schiaffi e pugni che neanche
sentiva in quel drammatico momento,Antonio si accorge di subire
questa grande umiliazione sotto gli occhi del figlio, che intanto era
ritornato sui suoi passi, quasi avesse intuito le intenzioni del
padre. In un finale struggente,Bruno (Enzo Staiola) va a difendere
tenacemente il padre, che fortunatamente viene rilasciato per
compassione, senza essere denunciato.
Il bambino infila la sua mano in quella del padre stringendogliela,
quasi a far capire: "Combatteremo sempre insieme in questa vita
difficile!". E ... comunque, non ti preoccupare, perchè ci sono
anch'io. Un commovente Enzo Staiola, bravissimo in tutto il film.-
Il grande cinema italiano ...nel mondo.
Da vedere assolutamente !!!-
Cordialmente,
ziogiafo
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luca scialò
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lunedì 7 marzo 2011
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neorealismo nudo e crudo
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In una Roma messa in ginocchio dalla seconda guerra mondiale, come d'altronde tutta l'Italia, un padre di famiglia disoccupato riesce a trovare un lavoro ben retribuito come attacchino di manifesti per il cinema. Sfortuna vuole però che proprio il primo giorno gli rubino la bicicletta, elemento indispensabile per svolgere quel lavoro. Si mette così alla disperata ricerca del mezzo insieme al figlio, con la fortuna che sembra ancor più cieca con la povera gente...
Dopo Sciuscià uscito due anni prima, nuova perla da regista per Vittorio De Sica, il quale, ancora una volta propone senza fronzoli le difficoltà dell'Italia uscita dalla seconda guerra mondiale.
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In una Roma messa in ginocchio dalla seconda guerra mondiale, come d'altronde tutta l'Italia, un padre di famiglia disoccupato riesce a trovare un lavoro ben retribuito come attacchino di manifesti per il cinema. Sfortuna vuole però che proprio il primo giorno gli rubino la bicicletta, elemento indispensabile per svolgere quel lavoro. Si mette così alla disperata ricerca del mezzo insieme al figlio, con la fortuna che sembra ancor più cieca con la povera gente...
Dopo Sciuscià uscito due anni prima, nuova perla da regista per Vittorio De Sica, il quale, ancora una volta propone senza fronzoli le difficoltà dell'Italia uscita dalla seconda guerra mondiale. Lo fa dando molto spazio alle sofferenze dei bambini e dei ragazzini, vittime indifese delle crudeltà degli adulti. Il suo è un realismo nudo e crudo, che riprenderà in modo egualmente forte in Umberto D., uscito qualche anno dopo. Se però in quest'ultimo allegerisce il finale con un pò di tenerezza, in questo lungometraggio non dà spazio a speranze o sdolcinerie. Il finale è triste, disilluso, amaro. Alleggerirà i toni in Miracolo a Milano, film fiabesco che intervalla i due sopracitati.
Oscar speciale 1949, vinse anche 6 Nastri d'argento e altri premi tra cui Locarno, ma anche all'estero: New York, Londra, Knokke-le-Zonte, Bruxelles ecc.
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antoniopagano
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venerdì 2 marzo 2018
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furto di speranza, regalo di poesia
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Antonio Ricci è un disoccupato come tanti nell’immediato dopoguerra in una periferia romana. Per ottenere un posto da attacchino comunale deve disporre di una bicicletta. La speranza di una vita dignitosa per sé e per la sua famiglia viene spezzata quando gli viene rubata la bicicletta faticosamente riscattata dal banco dei pegni. Nella ricerca della bicicletta rubata si sommano la disperazione di Antonio e il tenero rapporto con suo figlio, il piccolo Bruno, il vero protagonista della storia.
Date per intese le doverose chiavi di lettura cinematografica (il neorealismo, i lunghi piani sequenza in campo aperto, quel formicolio scomposto di popolo che più di tutto rende il senso dell’instabilità sociale nella seconda metà degli anni ’40 in Italia), il tema del film è il rapporto tra un padre e un figlio in una contingenza sfigurata dallo stato di necessità, dove il presente è incerto e proietta rabbia sul futuro.
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Antonio Ricci è un disoccupato come tanti nell’immediato dopoguerra in una periferia romana. Per ottenere un posto da attacchino comunale deve disporre di una bicicletta. La speranza di una vita dignitosa per sé e per la sua famiglia viene spezzata quando gli viene rubata la bicicletta faticosamente riscattata dal banco dei pegni. Nella ricerca della bicicletta rubata si sommano la disperazione di Antonio e il tenero rapporto con suo figlio, il piccolo Bruno, il vero protagonista della storia.
Date per intese le doverose chiavi di lettura cinematografica (il neorealismo, i lunghi piani sequenza in campo aperto, quel formicolio scomposto di popolo che più di tutto rende il senso dell’instabilità sociale nella seconda metà degli anni ’40 in Italia), il tema del film è il rapporto tra un padre e un figlio in una contingenza sfigurata dallo stato di necessità, dove il presente è incerto e proietta rabbia sul futuro. Un padre che la disperazione rende distratto, anche aggressivo, ed un figlio che lo rincorre sempre, sgambettando, cadendo, perdendosi, piangendo, avvertendo una responsabilità più grande di lui nell’aiutare il padre a ritrovare la bicicletta.
Sarà proprio la presenza composta e la muta commozione del piccolo Bruno a riscattare lo sfortunato attacchino dalla vergogna del fallimento. Nei dialoghi asciutti, nella scena in cui padre e figlio siedono a tavola in trattoria e si scambiano sguardi fiduciosi, nei passi di Antonio e Bruno che finalmente si tengono per mano confusi nella folla, sopra ogni cosa c’è la poesia.
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ziogiafo
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venerdì 29 aprile 2005
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ziogiafo - ladri di biciclette- 1^ parte
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ziogiafo - Ladri di biciclette- 1^ parte -
Un meraviglioso esempio di cinema puro, interpretato da attori non professionisti, ambientato nella tragica realtà del dopoguerra. "La vita degli umili in un'opera d'arte" ... recita il sottotitolo
della locandina dell'epoca."Ladri di biciclette" è veramente un'opera
unica,un capolavoro,un grande classico del neorealismo italiano,
girato interamente in esterni da un magico Vittorio De Sica.
Il film racconta la drammatica storia di un operaio, Antonio, che in
seguito al furto della sua preziosa bicicletta, preso da
un'indescrivibile ansia cerca di reagire e inizia una corsa
forsennata contro il tempo, per recuperare a tutti i costi il
maltolto.
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ziogiafo - Ladri di biciclette- 1^ parte -
Un meraviglioso esempio di cinema puro, interpretato da attori non professionisti, ambientato nella tragica realtà del dopoguerra. "La vita degli umili in un'opera d'arte" ... recita il sottotitolo
della locandina dell'epoca."Ladri di biciclette" è veramente un'opera
unica,un capolavoro,un grande classico del neorealismo italiano,
girato interamente in esterni da un magico Vittorio De Sica.
Il film racconta la drammatica storia di un operaio, Antonio, che in
seguito al furto della sua preziosa bicicletta, preso da
un'indescrivibile ansia cerca di reagire e inizia una corsa
forsennata contro il tempo, per recuperare a tutti i costi il
maltolto. Uno sfibrante tour de force, lo porta a vagare per un
giorno intero per le strade di Roma, insieme al figlioletto Bruno,
alla disperata ricerca della bicicletta rubata. Aggrappato ad una
labile speranza di ritrovare al più presto quel fondamentale
"strumento di lavoro", senza del quale avrebbe sicuramente perso
l'incarico di attacchino appena conquistato. Stanco e disorientato
quando le ricerche risultano ormai vane, perde di vista anche il
figlio che gli trotterellava sempre intorno fino ad un minuto prima,
allora, entra nel panico totale. In un momento di lucidità, cerca di
ravvedersi e dopo aver ritrovato Bruno ed essersi tranquillizzato, si
ferma in una trattoria per mangiare e per fare il punto della
situazione. Padre e figlio vivono la stessa angoscia ma non si
arrendono e continuano le ricerche.
.../... continua nella 2^ parte
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gabriella
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sabato 2 luglio 2011
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capolavoro del neorealismo.
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Film drammatico di Vittorio De Sica datato anno 1948 con interpreti attori non protagonisti ma presi dalla strada.La storia è ambientata nella Roma del dopoguerra devastata dalla fame e dalla miseria.Un padre di famiglia trova lavoro come attacchino ma per poter svolgere questo mestiere è necessario possedere una bicicletta.Pertanto si reca a disimpegnarla al monte di pietà privandosi della biancheria di casa.Sfortunatamente,già il primo giorno di lavoro la bicicletta gli viene rubata.Inzia così il suo peregrinare,insieme al figlioletto,alla disperata ricerca del mezzo e del ladro dello stesso.Incontrerà persone solidali,indifferenti e ostili.Contatterà sinanche una santona e infine avvilito tenterà egli stesso di rubare una bicicletta pur di poter continuare il suo lavoro.
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Film drammatico di Vittorio De Sica datato anno 1948 con interpreti attori non protagonisti ma presi dalla strada.La storia è ambientata nella Roma del dopoguerra devastata dalla fame e dalla miseria.Un padre di famiglia trova lavoro come attacchino ma per poter svolgere questo mestiere è necessario possedere una bicicletta.Pertanto si reca a disimpegnarla al monte di pietà privandosi della biancheria di casa.Sfortunatamente,già il primo giorno di lavoro la bicicletta gli viene rubata.Inzia così il suo peregrinare,insieme al figlioletto,alla disperata ricerca del mezzo e del ladro dello stesso.Incontrerà persone solidali,indifferenti e ostili.Contatterà sinanche una santona e infine avvilito tenterà egli stesso di rubare una bicicletta pur di poter continuare il suo lavoro.Commoventi le scene padre figlio e indimenticabile la scena finale.
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teardrop
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martedì 2 giugno 2015
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gente comune rappresenta l'italia del dopoguerra
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Ladri di biciclette si sviluppa su quattro temi principali, la necessità di trovare un lavoro nell'Italia dell'immediato dopoguerra, la rappresentazione del nostro paese in quel periodo di transizione, la relazione tra genitore e figlio, e, il furto di una bicicletta. Antonio, buon padre di famiglia, non pretende molto dalla vita, un lavoro che gli consenta di dare ai suoi cari, persone semplici, oneste, quel poco che permetta loro di vivere decorosamente. La fortuna di aver trovato un impiego come attacchino, presto diventa tragedia, allorchè un ladro gli ruba ciò che é indispensabile per svolgere il suo incarico, la bicicletta. Così inizia la sua odissea nella Roma del dopoguerra.
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Ladri di biciclette si sviluppa su quattro temi principali, la necessità di trovare un lavoro nell'Italia dell'immediato dopoguerra, la rappresentazione del nostro paese in quel periodo di transizione, la relazione tra genitore e figlio, e, il furto di una bicicletta. Antonio, buon padre di famiglia, non pretende molto dalla vita, un lavoro che gli consenta di dare ai suoi cari, persone semplici, oneste, quel poco che permetta loro di vivere decorosamente. La fortuna di aver trovato un impiego come attacchino, presto diventa tragedia, allorchè un ladro gli ruba ciò che é indispensabile per svolgere il suo incarico, la bicicletta. Così inizia la sua odissea nella Roma del dopoguerra. Accompagnato dal figlioletto Bruno vaga al limite della disperazione per le strade, tutto sembra essergli ostile. Perfino la città appare fredda, una Roma nella quale convivono miseria ed opulenza, gente onesta e piccoli criminali. Il destino d'Antonio si confonde con quello degli altri, gente che tira avanti pensando alle faccende quotidiane, occupati dai problemi personali, indifferenti alla tragedia che sta vivendo. Distaccata testimone la cinepresa guidata da De Sica fruga tra le strade della capitale, mostrando l'Italia del dopoguerra nella sua drammatica autenticità, senza inutili pietismi, così come la visse egli stesso, non espone il dramma di una sola persona ma quello di un'intera nazione, che ancora doveva riprendersi dalle ferite della guerra; un paese di grande contrasti, grandi speranze, e, grande povertà. Ladri di biciclette è diretto, spontaneo, autentico. La pellicola chiama in causa la nostra emotività, un'opera che commuove per realismo, umanità, impegno sociale. Si percepisce che il regista guarda alla gente con appassionata pietà, ma rimane fedele alla sua linea di oggettività e distacco, senza giudicare nessuno, anche Antonio non é mai rappresentato come un eroe. Aiutato dalle riprese in bianco e nero, De Sica inserisce nel film scene di commovente intensità, come quando padre e figlio stanno sfiduciati sotto la pioggia ai mercati generali, o, nel momento in cui Antonio vicino lo stadio valuta se rubare egli stesso una bicicletta. Ci commuove, ma il regista non mostra mai che per il protagonista possa esistere una via d'uscita. In questo contesto la bicicletta diventa l'incarnazione della salvezza; Antonio la cerca disperatamente poiché da essa dipende il suo lavoro, e la sopravivenza stessa della propria famiglia. De Sica girò il film sulle strade, facendo recitare gente comune, che altro non doveva fare che interpretare se stessa, non si occupa dei grandi problemi, racconta una storia semplice, nella quale c'è il dolore, la vita, rappresentata con una veridicità che era estranea alla fabbrica dei sogni hollywoodiana. Il film vive in gran parte del rapporto padre e figlio: Bruno é un bravo ragazzino che rispetta ed ammira il genitore, speranzoso lo segue nella sua caccia. Antonio se lo porta dietro, per non sentirsi solo nella sua sconsolata ricerca, è da lui che trae la forza di continuare, hanno momenti di scontro, ma il più delle volte il piccolo subisce tacendo. Il crescendo drammatico, si sviluppa in modo esemplare, dopo che Antonio si rende conto che non avrà indietro la sua bicicletta, e che la situazione appare senza via d'uscita. Allora é costretto egli stesso a diventare un ladro. Bruno lo guarda mentre sale in sella ad una bici e si da alla fuga, il film raggiunge il culmine della tensione emotiva, quando il piccolo vede il padre umiliato, preso a schiaffi, dalla folla inferocita che l'aveva inseguito e raggiunto. Antonio si rende conto di essere stato disonorato sotto gli occhi del figlio, di aver compromesso la propria dignità; saranno le lacrime del bambino a suscitare la compassione del proprietario della bici, che rinuncia a denunciarlo. Nella scena finale, quando il genitore prende per mano il ragazzino per tornare a casa, questi capisce la disperazione del padre, è cosciente del dramma passato e della vita che l'aspetta, per lui le traversie accadute sono state motive di crescita.
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filippo catani
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lunedì 4 marzo 2013
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una bicicletta poteva cambiare una vita
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Roma nell'immediato Dopoguerra. Un padre di famiglia aspetta come tanti altri concittadini di ricevere buone notizie dall'ufficio collocamento. Una mattina riceve un'offerta per un lavoro municipale assai ambito come attacchino. L'unico requisito è il possesso della bicicletta che servirà per girare la città. La povera famiglia impegnerà le lenzuola per permettere all'uomo di acquistare la bicicletta che gli permetterà di far quadrare i conti della famiglia. Purtroppo però l'ambito mezzo di trasporto gli verrà rubato.
Certo per lo spettatore contemporaneo ormai disabituato all'uso della bicicletta se non per fini ricreativi pare incredibile una vicenda del genere.
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Roma nell'immediato Dopoguerra. Un padre di famiglia aspetta come tanti altri concittadini di ricevere buone notizie dall'ufficio collocamento. Una mattina riceve un'offerta per un lavoro municipale assai ambito come attacchino. L'unico requisito è il possesso della bicicletta che servirà per girare la città. La povera famiglia impegnerà le lenzuola per permettere all'uomo di acquistare la bicicletta che gli permetterà di far quadrare i conti della famiglia. Purtroppo però l'ambito mezzo di trasporto gli verrà rubato.
Certo per lo spettatore contemporaneo ormai disabituato all'uso della bicicletta se non per fini ricreativi pare incredibile una vicenda del genere. Eppure appena finita la guerra bastava davvero poco per spostare il discrimine tra povertà e vita onorevole. In tanti magari in città hanno subito l'esperienza di un furto di bicicletta che si riflette in una arrabbiatura e poco altro. In questo film invece vediamo le ricerche disperate per tutta Roma di un padre che aveva visto finalmente il miraggio della fine di una vita di stenti e che gli era stato portato via per un banale furto. D'altra parte come si vede nella scene iniziale non mancavano certo gli uomini per sostituirlo immediatamente. In questo modo oltre alla perdita del lavoro ci sarebbe anche stata la perdita degli assegni familiari. Insomma è davvero stupendo questo capolavoro neorealista che ci consegna una vicenda dai risvolti drammatici e che porta anche la persona più onesta a meditare gesti fino a prima inconcepibili pur di portare a casa il pane per la propria famiglia. La pellicola inoltre getta un drammatico sguardo sulle fatiche e le sofferenze di una città stremata dalla guerra e che cercava difficilmente di riprendersi. E allora ecco la distribuzione di cibo dopo la messa con tanto di possibilità di usufruire del barbiere ma anche e soprattutto il banco dei pegni; davvero allucinante la scena in cui viene mostrato il gigantesco scaffale pieno di lenzuola e di corredi impegnati dalla povera gente per la propria sussistenza. Un'Italia che si mostrava così al mondo fragile ma anche piena di dignità e voglia di ricominciare a lavorare per rimettersi in sesto. Un vero e proprio capolavoro della cinematografia mondiale che almeno una volta nella vita deve essere visto e apprezzato nonostante il nodo alla gola che si forma nello spettatore dall'inizio alla fine. Saremo quindi sempre grati a questo grande maestro di nome De Sica di essersi e avrci regalato un film del genere che oltre che con le parole parla soprattutto con le immagini.
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