Natale Rosselli : paesaggi toscani
di Riccardo Ferrucci - martedì 10 aprile 2018 ore 10:22
La pittura di Natale Rosselli è una delle esperienze artistiche più autentiche maturate in Toscana in questi anni, nel solco della tradizione di autori come Morlotti e Mattioli; l’artista riesce comunque a rinnovare una tradizione pittorica consolidata dando vita a creazioni oniriche e personali. La materialità della sua pittura elabora una dimensione plastica, quasi corporea, alla tela, accentuando un contatto profondo con il paesaggio e gli ambienti raffigurati, un’immersione totale, un rapporto quasi sensoriale con la terra e gli oggetti. Gli ultimi dipinti segnano un ulteriore sviluppo poetico, provocando un gioco cromatico sempre più raffinato ed intenso, con delle accensioni notturne che restano nella memoria : vedute di alberi, le notti di San Lorenzo, suggestive cromie in nero di alberi e rocce.La pittura dell’artista toscano nasce dal ricordo, dalla rievocazione di luoghi, filtrati attraverso le corde della memoria e la rielaborazione lirica. Una pittura piena di silenzi, interruzioni, sospensioni. Forse è questo uno dei segreti di un’arte che non grida, ma suggerisce, con discrezione, emozioni e storie. Accanto all’elemento materico e alle forti cromie la costruzione scenica appare come altro elemento essenziale per modellare la propria visione, dare vita ad un proprio universo compositivo. E’ un viaggio lirico che assume le movenze del sogno, un movimento intimo , con un ritmo sonoro che ha i toni del melodramma, un lontano canto ricco di echi e suggestioni. La Toscana resta il luogo privilegiato del racconto rosselliano, ma anche le vedute della Provenza o della Costa Azzurra diventano occasioni per un viaggio lirico che approda ad una profondità di sentimenti e passioni. Abbiamo incontrato l’artista nel suo studio ad Empoli per approfondire alcuni temi della sua pittura.
Nel 2017 hai realizzato una importante mostra a Firenze al Palazzo del Pegaso “Paesaggi toscani”, dove hai presentato la tua produzione recente ed una serie di opere legate alla Toscana. Come nasce questa tua predilezione per il tema del paesaggio ed in particolare per il luoghi della Toscana ?
E’ una passione che è nata in me viaggiando in questa regione stupenda, attraversando le campagne e cercando una sintesi lirica dei paesaggi che vedo, esaltando i colori di questa terra unica e meravigliosa. Tra i riferimenti per il mio lavoro potrei citare Morlotti e Mattioli, due artisti che amo molto, ma poi ogni artista prende una propria direzione e reintepreta la natura a modo suo , in un modo originale e personale. Con il passare del tempo ho acquisito uno stile che ritengo molto originale per l’apporto materico, il cromatismo accesso e la varietà dei soggetti. Non sono nato dal nulla. Ho subito delle influenze, come tutti i pittori. E non mi vergogno di ammetterlo. Ma ciò non mi ha impedito di scoprire la mia identità rispetto alla pittura. E poi non posso passare sotto silenzio la grande lezione appresa dalla scuola macchiaiola e post – macchiaiola, una delle poche veramente originali in Italia, che ha contribuito a fare uscire il nostro paese da quella sorta di “letargo” culturale in cui viveva ormai da mezzo secolo.
Nella tua pittura è fondamentale l’uso del colore, si assiste a delle forte variazioni cromatiche, dai toni scuri a quelli chiari, con una esplosione materica dei colori sulle tue tele.
E’ fondamentale cambiare la tonalità cromatica del dipinto, ad esempio dai miei viaggi in Provenza ho ripreso dei colori diversi da quelli della Toscana, quindi le variazioni cromatiche e luminose riflettono una diversità di ambienti e di luoghi naturali. A volte dipingo per cicli tematici dove prevalgono toni omogenei: il rosso, il giallo, il nero, il verde riflettono stati d’animo diversi ed differenti stati d’animo.
Un altro aspetto da sottolineare nella tua pittura è la materia dirompente nelle tue tele, una densità che fa quasi pensare ad una dimensione plastica e scultorea nel tuo lavoro.
La forza della mia pittura nasce dall’utilizzare colori puri, ad olio, inoltre non mi piace la pittura pura diluita e piatta, preferisco le sovrapposizioni di colori con intervento della spatola che danno questa forte consistenza ai miei paesaggi, questa dimensione quasi scultorea al mio lavoro pittorico. La dimensione che cerco di trovare è quella della liricità, del sogno, della poesia sia attraverso letture di testi, ma anche guardando in profondità la realtà e gli oggetti che vedo intorno a me.
Nella tua pittura utilizzi formati diversi ed anche strumenti di base diversi dalla tela alla tavola, alla carta. Quale sono i modelli creativi a te più vicini?
Il modo di lavorare che sento più congeniale è quello di lavorare nelle grandi dimensioni, dove mi sento più libero e dove c’è uno spazio più vasto da riempire di luci, colori e segni. Penso che un pittore debba, sempre e comunque, dipingere solo per se stesso e non per la critica o per il pubblico. Non deve cercare di compiacere gli altri, ma soddisfare completamente le proprie esigenze estetiche. Solo così le sue opere potranno essere veramente sentite, genuine e originali.
Riccardo Ferrucci