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Troppo tempo sui social? Mangerai più grassi e zuccheri - la Repubblica

Troppo tempo sui social? Mangerai più grassi e zuccheri

Troppo tempo sui social? Mangerai più grassi e zuccheri
Stare troppo tempo sulle piattaforme di streaming condiziona (in peggio) le abitudini alimentari degli adolescenti. E li spinge a fumare e svapare più degli altri. Le novità dall'ultimo Congresso europeo sull'obesità
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Cattivi e buoni maestri. Anche per quanto riguarda stile di vita ed educazione alimentare. I social sono veicolo di contenuti che mettono in relazione cibo e rappresentazione corporea. In ogni declinazione. C’è di tutto. Immagini di corpi che smagriscono nel tempo, persone con obesità che, raccontando le loro esperienze quotidiane, scardinano false credenze, ma anche divulgatori non sempre qualificati che dispensano pillole scientifiche e live streaming di videogiochi farciti di suggerimenti di consumo di cibi non salutari che spingono all'acquisto ragazzi tra i 12 e i 18 anni, che dei social sono i principali utilizzatori.

Dai farmaci allo stile di vita, le novità dal Congresso europeo sull'obesità - il video racconto

Junk food su videogiochi e aumento dei consumi

Se l’obesità è una malattia che ha diverse cause, la pubblicità di snack con troppi zuccheri o bevande gassate su piattaforme digitali di videogiochi non incoraggia gli adolescenti verso scelte salutari. Come ribadito da una ricerca dell'Università di Liverpool presentata al recente Congresso europeo di obesità. I ricercatori inglesi hanno messo insieme più studi pubblicati su Appetite e Obesity Reviews per sottolineare come il marketing di bevande e cibi sulle piattaforme di live streaming di videogiochi come Twitch (77% del mercato), YouTube Gaming (15%) e Facebook Gaming Live (7%) sia associato a una maggiore propensione all'acquisto e consumo di cibi e bevande ad alto contenuto di grassi, zucchero o sale. Si tratta di suggerimenti a lungo visibili sullo schermo, che non si possono saltare o chiudere come fossero pop-up. Un dato da non sottovalutare, dal momento che l’uso di queste piattaforme digitali è in rapida ascesa (quasi 30 miliardi di ore di contenuti visualizzati nel 2023) tanto da rappresentare una golosa opportunità per le aziende di cibi/bevande che vogliono raggiungere nuovi consumatori.

Ogni ora 52 minuti di pubblicità di junk food

In uno studio i ricercatori hanno analizzato i contenuti in 52 video caricati su Twitch per un totale di 52 ore da ottobre 2020 a settembre 2021 da tre influencer popolari tra gli adolescenti. Ogni ora apparivano 2,6 messaggi relativi al junk food ognuno per 20 minuti. Totale: 52 minuti di esposizione all'ora a suggerimenti sotto forma di banner anche continui, pop-up o messaggi in sovraimpressione. Le bevande energetiche erano la categoria più rappresentata (62%). Quasi nessun messaggio era segnalato come pubblicità.

Gli effetti sulla dieta

C’è un collegamento tra l’esposizione a questa pubblicità e un atteggiamento più positivo nei confronti dei marchi di alimenti e bevande mostrati: i giovani hanno il doppio delle probabilità di preferirli. Ancora, riporta lo studio inglese, il marketing basato su influencer e giochi digitali è associato a un aumento del consumo di alimenti ad alto contenuto di grassi, zuccheri, sale.

L’alto livello di esposizione degli adolescenti a queste pubblicità può dunque portare a un aumento di calorie e di peso. Per proteggere i ragazzi servono, tirano le somme i ricercatori, norme più severe sul marketing digitale: attualmente non esiste una regolamentazione efficace.

Social e rischio raddoppiato di fumare o svapare

Non solo alimentazione. Il potere dei social sulla salute di bambini ed adolescenti emerge anche in altri ambiti. Un recente studio internazionale ha analizzato i dati di quasi 11.000 persone nel Regno Unito tra 10 e 25 anni arrivando alla conclusione che i bambini e i giovani che trascorrono più di sette ore al giorno sui social corrono un rischio più che doppio di fumare o svapare. Ai partecipanti era stato chiesto di indicare il loro utilizzo dei social nei giorni feriali e l’attuale attività di fumo di sigaretta e svapo. Fumo di sigaretta, svapo e duplice uso sono più comuni tra i partecipanti con un uso più intenso dei social.

Lo studio, coordinato dall’Imperial College di Londra, non dimostra un rapporto di causa-effetto, ma per gli autori una combinazione di fattori potrebbe contribuire al risultato, inclusa la pubblicità da parte di aziende e influencer che fumano e svapano, così come l'uso dei social media di per sé che è indicativo di un comportamento di ricerca di ricompensa che è a sua volta associato alla suscettibilità a comportamenti di dipendenza come il fumo.

I social come risorsa per contrastare l’obesità: Tik Tok

La chiave di volta è usare gli stessi mezzi per sensibilizzare e divulgare in modo corretto sul tema dell'alimentazione. Lo ho raccontato, sempre al Congresso europeo dell’obesità, Antonella Franceschelli, internista, nutrizionista e docente dell'Università Unicamillus di Roma: quando ha scoperto che il figlio adolescente prendeva lezioni di tiramisù proteico da un bodybuilder che seguiva su TikTok ha deciso di cominciare a fare divulgazione utilizzando lo stesso social.


Oltre il 90% degli adolescenti, ha ricordato l'esperta, ha almeno un account sui social media. Questi spazi possono rappresentare un modo coinvolgente per supportare adolescenti e giovani adulti nel mantenere una dieta sana e nell'apprendere informazioni inerenti la nutrizione in generale e la cura dell'obesità.
La ricercatrice ha aperto un profilo di divulgazione su TikTok e valutato i dati di 108 video TikTok pubblicati dal sei settembre 2021 al 17 febbraio di quest'anno. Il video più visto, dedicato al semaglutide, farmaco anti diabete studiato per l'obesità, è stato visionato quasi un milione (959.536) di volte, con un pubblico composto per il 57% da donne e per il 4% (circa 38.000) da giovani di età compresa tra 18 e 24 anni.

Cosa si può capire dal profilo WhatsApp

Anche Whatsapp può essere una risorsa nel contrasto all’obesità. La ricercatrice facendo una ricerca sui suoi pazienti, ha notato che molti usavano come foto profilo tramonti, gatti, visi, mai corpi. Immagini di quando non erano sovrappeso, o modificate con filtri. Anche se il campione dello studio è piccolo (59 pazienti), i risultati sono interessanti: il 90 per cento degli uomini e l’86 per cento delle donne si presentava con un’immagine distorta. Il dismorfismo è una condizione in cui una persona ha un’immagine distorta del proprio corpo e si sente insoddisfatto del proprio aspetto fisico, può provare vergogna o ansia e nel caso di chi convive con l’obesità crede di essere più pesante di quanto non sia. "C’è una grande discrepanza tra la percezione personale dell’immagine corporea e la realtà fisica. L’identificazione di questi modelli potrebbe avere implicazioni per la gestione clinica dei pazienti con obesità, aprendo nuove strade di intervento e supporto psicologico", commenta Franceschelli.