Coordinate: 40°19′12.22″N 9°19′41.08″E

Nuoro: differenze tra le versioni

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[[File:Nuoro Ns Signora delle Grazie.jpg|thumb|La seicentesca Chiesa di N.S. delle Grazie]]
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La villa, pur se soggetta alle fluttuazioni dovute a carestie e pestilenze, era abbastanza popolosa. Negli atti del Parlamento del Viceré Geronimo Pimentel<ref>{{Cita web|url=http://consiglio.regione.sardegna.it/acta_curiarum/pdf/16.pdf|titolo=Acta Curiarum Regni Sardiniae 16. Il Parlamento straordinario del viceré Gerolamo Pimentel marchese di Bayona (1626), a cura di Gianfranco Tore}}</ref>, si riportano due censimenti: il primo, quello effettuato durante il parlamento del viceré Moncada, e il secondo effettuato ad hoc, per adeguare il donativo. Nuoro, che nel censimento del 1592 contava 826 fuochi, che nel 1626 si erano ridotti (alla stregua di tutti i villaggi dell'Isola) a 608, per una popolazione stimabile in 1800 abitanti.
La villa, pur se soggetta alle fluttuazioni dovute a carestie e pestilenze, era abbastanza popolosa. Negli atti del Parlamento del Viceré Geronimo Pimentel<ref>{{Cita web|url=http://consiglio.regione.sardegna.it/acta_curiarum/pdf/16.pdf|titolo=Acta Curiarum Regni Sardiniae 16. Il Parlamento straordinario del viceré Gerolamo Pimentel marchese di Bayona (1626), a cura di Gianfranco Tore|accesso=28 settembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180928161313/http://consiglio.regione.sardegna.it/acta_curiarum/pdf/16.pdf|dataarchivio=28 settembre 2018|urlmorto=sì}}</ref>, si riportano due censimenti: il primo, quello effettuato durante il parlamento del viceré Moncada, e il secondo effettuato ad hoc, per adeguare il donativo. Nuoro, che nel censimento del 1592 contava 826 fuochi, che nel 1626 si erano ridotti (alla stregua di tutti i villaggi dell'Isola) a 608, per una popolazione stimabile in 1800 abitanti.


In un testo del 1639 [[Francesco Angelo de Vico]], Giurista e storico sardo reggente del supremo consiglio d'Aragona, probabile autore della ''Historia General de la Isla y Reyno de Cerdeña'', scriveva che ''"Nuero", per il suo cielo e per la sua terra e per altre qualità'' era segnalata ''fra tutte le ville di quel regno'' perché ''era molto grande e molto popolosa ed i suoi abitanti erano molto notabili, ricchi, di grande abilità e ingegno''.
In un testo del 1639 [[Francesco Angelo de Vico]], Giurista e storico sardo reggente del supremo consiglio d'Aragona, probabile autore della ''Historia General de la Isla y Reyno de Cerdeña'', scriveva che ''"Nuero", per il suo cielo e per la sua terra e per altre qualità'' era segnalata ''fra tutte le ville di quel regno'' perché ''era molto grande e molto popolosa ed i suoi abitanti erano molto notabili, ricchi, di grande abilità e ingegno''.

Versione delle 14:03, 14 giu 2020

Nuoro
comune
(IT) Nuoro
(SC) Nùgoro
Nuoro – Veduta
Nuoro – Veduta
Vista di Nuoro dal Monte Ortobene
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Sardegna
Provincia Nuoro
Amministrazione
SindacoAndrea Soddu (lista civica[1]) dal 14-6-2015
Territorio
Coordinate40°19′12.22″N 9°19′41.08″E
Altitudine549 m s.l.m.
Superficie192,06 km²
Abitanti35 964[2] (30-6-2019)
Densità187,25 ab./km²
FrazioniLollove, Pratosardo
Comuni confinantiBenetutti (SS), Dorgali, Mamoiada, Oliena, Orani, Orgosolo, Orune
Altre informazioni
Cod. postale08100
Prefisso0784
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT091051
Cod. catastaleF979
TargaNU
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[3]
Nome abitanti(IT) nuoresi
(SC) nugoresos
Patronosanta Maria della Neve
Giorno festivo5 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Nuoro
Nuoro
Nuoro – Mappa
Nuoro – Mappa
Posizione del comune di Nuoro nella sua provincia
Sito istituzionale

Nuoro (AFI: /ˈnwɔro/; ascolta; Nùgoro in sardo[4], il nome in lingua sarda è coufficiale[5][6]) è un comune italiano di 35 964 abitanti[2], capoluogo dell'omonima provincia della Sardegna centro-orientale dal 1927.

Geografia fisica

Territorio

La città si estende su un altopiano granitico, a circa 550 m s.l.m., ai piedi del monte Ortobene, ed è il settimo capoluogo di provincia più elevato d'Italia, dopo Enna, Potenza, L'Aquila, Campobasso, Aosta e Caltanissetta.

Clima

Nuoro - Seuna
Vista di Nuoro con la neve

Nuoro gode, come quasi tutti i comuni della Sardegna, di un clima mediterraneo temperato dominato da un ricorrente maestrale, con estati moderatamente calde e inverni freschi, solo raramente gelidi.

Tuttavia la quota relativamente elevata e la particolare posizione geografica della città favoriscono repentini cali di temperatura in occasione delle ondate fredde dal nord, soprattutto nord/est. Nuoro subisce periodicamente anche il caldo scirocco, che arriva dalla valle di Dorgali e spesso genera piogge molto intense. La temperatura media annua varia tra i 13 e i 15 °C, a seconda delle annate (Media 2004: +13,09 °C / Media 2005: +13,07 °C / Media 2006: +14,30 °C) e dei quartieri, avendo la città una discreta estensione geografica unita ad un notevole dislivello di 275 m tra il punto più alto e quello più basso.

Durante l'inverno sono numerose le gelate (57 nel 2004) mentre in estate sono abbastanza rari i giorni con temperature superiori ai 35 °C; (neanche uno nel 2004), anche grazie al fatto che la brezza marina spesso riesce a giungere in città mitigando di qualche grado la temperatura.

Nel decennio 1996-2006 la temperatura più bassa registrata a Nuoro è stata di -10,5 °C il 31 gennaio 1999, proprio in occasione di un'ondata fredda da N/E, con 40 cm di neve cumulati in circa 15 ore. Dal 2001 in poi invece non si sono superati i 38,1 °C (i dati sono riferiti a una precisa area della città, quella del Quadrivio).

Origini del nome

Cartello all'ingresso di Nuoro

Il nome deriva dal medievale Nuor[7], a sua derivante dal più antico Nugor[8]; è stato sostenuto dallo Spano (1872) che questa a sua volta provenisse da una non precisata "voce orientale" dal significato "casa" o "luce" o "fuoco", quest'ultima intesa come "focolare domestico"[9], stante il radicamento dell'uso fiscale del termine, ma questa interpretazione è stata oggetto di rilevanti contestazioni di altri linguisti[chi?].

La radice ha comunque secondo la maggior parte degli studiosi[chi? (viene citato, peraltro in nota, solo Massimo Pittau, il quale oltretutto avrebbe pure cambiato opinione)] origine "prelatina, protosarda, non chiarita"[10].

Secondo Areddu[11], la radice *nug- (che ritroviamo in Nug-ulvi) vale “piede dì” (cfr. greco onux, slavo nogà), indi nug-or verosimilmente aveva la significanza di: "ai piedi di or, il quale pare l'indoeuropeo oros (cfr. greco oros “monte”). Anche Nulvi si trova ai piedi di un monte.

Linguisti come Massimo Pittau e Benvenuto Aronne Terracini sostengono che la terminazione in -r rappresenti un'antica forma plurale[12][13].

È frequente l'errata pronuncia del nome di questa città. Derivando da tre sillabe (Nù-go-ro), la pronuncia corretta mantiene l'accento iniziale sulla "u", Nùoro, e non Nuòro, benché secondo alcuni studiosi quest'ultima potrebbe essere utilizzata come forma meno corretta[14]. La pronuncia con "o" tonica, molto frequente tra gli italiani continentali, è spiegabile con la rarità nella lingua italiana di una sequenza -ùo- rispetto al ben più comune dittongo -uò-[15].

Storia

Monte Ortobene - Pala 'e casteddu - ripari preistorici riutilizzati nel Medioevo e, successivamente, dai pastori

Nuoro ed il suo circondario furono abitate da diversi millenni prima di Cristo. La ragione principale della frequentazione umana è da ricercare nella felice posizione geografica della città: Nuoro è infatti situata su un'altura al centro di uno snodo orografico che consente di controllare la comunicazione tra la valle del Tirso ed il bacino del Cedrino con le valli che conducono alle attuali baronie di Siniscola, Orosei e Galtellì e verso la Barbagia di Ollolai a sud e di Bitti a nord. La città ha vantato nelle diverse epoche un insediamento umano diffuso in tutto il territorio comunale.

Ma per descrivere correttamente la storia nuorese non si può non evidenziare il rapporto con il vicino monte Ortobene che, sin dalle epoche più remote ha offerto, nelle diverse fasi storiche, rifugio alle popolazioni residenti a valle. Sono numerosi i resti di edifici nuragici, tombe prenuragiche e ripari sotto roccia riutilizzati per millenni (fino al Medioevo ed ai pastori dell'Ottocento). Questa presenza è evidente nella zona di Seuna nella quale si rinvengono tracce di muratura sparse in un'area di diverse decine di ettari ed ai piedi di punta Pala 'e casteddu (spalle al castello). Il legame della città con il "Monte" è pertanto fondante della storia e della cultura dei nuoresi, finendo per creare un sistema città-territorio da cui non si può prescindere.

Dal Neolitico alla Civiltà Nuragica

Il nuraghe Tanca Manna.
Monte Ortobene - lecci e graniti

Le tracce più antiche della presenza dell'uomo nel territorio nuorese (21 emergenze archeologiche del neolitico ed eneolitico) risalgono alle Domus de janas (in nuorese bìrghines) del IV-III millennio a.C., tra la fine del Neolitico e l'inizio dell'età dei metalli. Vi sono infatti 10 necropoli ipogeiche: Borbore, Janna Bentosa, Balubirde, Maria Frunza, Su Cossu, Molimentu, Sa 'e Belloi, Piras, Su Puleu e Bortaleo. Nei loro pressi sono state rinvenute asce in pietra e manufatti ceramici o in ossidiana.

Numerose abitazioni preistoriche e ripari sotto roccia sono presenti nel monte Ortobene mentre si segnalano i resti di un villaggio prenuragico del 1.700-1.600 a.C. (appartenente alla cultura di Bonnannaro), posti ai piedi del nuraghe Tanca Manna, svettante su un affioramento roccioso prossimo al quartiere cittadino Su nurache.

Questo villaggio prenuragico, oggetto di scavi, è costituito, secondo una stima della Sopraintendenza Provinciale, da circa 200 capanne, alcune delle quali ricadono sotto le vicine abitazioni ed occupa un'estensione totale di oltre 3 ettari. Il villaggio era in grado di ospitare un considerevole numero di abitanti. Alcune delle capanne già oggetto di scavi, sia di pianta circolare che di pianta rettangolare, presentano tracce dell'originario pavimento costituito da un battuto di argilla e sughero per la riduzione dell'umidità nelle abitazioni. Nel versante a est del villaggio Tanca Manna erano presenti alcune Domus de janas, distrutte dalla cavazione del granito avvenuta nel XIX secolo. L'attività antropica recente ha anche cancellato una tomba dei giganti ed un pozzo sacro situato nella vicina via martiri della libertà. Il sito ha restituito fusaiole e pesi da telaio oltre a porzioni di tegami, olle, ciotole, vasi a bollitoio in terra cotta, per lo più inornate o con decorazioni a "pettine impresso" e frammenti di un tripode riferibile alla "Cultura di Bonnanaro". Tali resti lasciano immaginare un'intensa attività domestica, legata alla tessitura e a quella agropastorale.

Presso Sedda Ortai, nel monte Ortobene, sono presenti tracce di muratura probabilmente di una fortificazione dell'età del Rame.

La Civiltà nuragica, a partire dal 1500 a.C. fino alla colonizzazione romana, ha lasciato una forte impronta sulla storia di Nuoro come dimostrato dai numerosissimi nuraghi presenti nella zona (32 nel territorio comunale oltre a 12 villaggi nuragici e 12 tombe dei giganti). Essi coronano quasi tutti i colli della città, risultando spesso assorbiti o inglobati nel tessuto urbano (nuraghi Tanca manna, Ugolio, Biscollai), altri sono collocati nelle immediate periferie (Corte, Tigologoe, Tèrtilo, Tres Nuraghes, Gabotèle), spesso accompagnati da tombe dei giganti o da villaggi nuragici, per lo più da sottoporre ad operazioni di scavo. Di tanti nuraghi rimangono vaghe tracce, come nel caso del colle di Sant'Onofrio[senza fonte], altri sono scomparsi come avvenuto per l'insediamento di Gurtei oramai sotto le abitazioni dell'omonimo quartiere.

Si segnalano per la complessità costruttiva sia il nuraghe Nurdole (al confine tra i territori di Nuoro e Orani) che il nuraghe Noddule, nei quali sono presenti rispettivamente una vasca lustrale con incisioni decorative ed un pozzo sacro costituito da trachiti policromatiche. Il ritrovamento di oggetti di fattura non esclusivamente nuragica segnala la presenza di flussi commerciali anche extra insulari (come ad esempio un piccolo leone bronzeo di probabile fattura etrusca o le decine di perle di ambra baltica rinvenuti presso il Nurdole). I romani chiamarono la popolazione della zona Nuoro-Orotelli con il termine "NURR", iscritto in un cippo di confine situato tra i due comuni.

L'influenza romana

Cippo romano di confine con l'iscrizione FIN NURR - Sassari, Museo Sanna

La penetrazione romana fu di grande efficacia in quest'area, come testimoniato dalla parlata del nuorese, la variante del sardo spesso ritenuta più vicina al latino, anche secondo il celebre linguista Max Leopold Wagner. Roma creò nella "provincia" sarda un sistema viario capillare. Le arterie stradali principali (viae principales) erano quattro, le strade antoniniane, tutte con direzione nord-sud: la litoranea occidentale (a Tibulas-Karales); l'interna occidentale (a Turre-Karales); l'interna orientale (a Olbia-Karales per Mediterranea); la litoranea orientale (a Tibulas-Karales)[16]. Nuoro sorge lungo l'antico percorso principale della per Mediterranea, nello snodo con la via Transversae (la trasversale mediana) che attraversava la Sardegna lungo un asse est-ovest (con quattro stazioni nodali negli incroci con le 4 principales: Cornus-Macopsissa-Nuoro-Dorgali/Orosei). La Trasversale mediana era utilizzata per il trasporto del grano della valle del Tirso verso la costa di Orosei, per l'imbarco del prodotto destinato al porto di Ostia. Sempre a Nuoro terminava anche una strada vicinale Benetutti-Nuoro. Le prime fasi della dominazione romana furono sicuramente concitate e avversate in questa zona che, comprendendo tutta l'area del Gennargentu e del Goceano, essi definivano in età repubblicana delle "Civitates Barbariae" e dei "Barbaricini" in età tardo imperiale e poi nella breve età vandalica.

Il ritrovamento soprattutto in Barbagia e nel Marghine di monete puniche con una raffigurazione taurina sembrerebbe indicare una fase storica in cui le "popolazioni sarde (legate al culto del toro) e puniche, si coalizzarono" inizialmente per reagire all'impatto della Repubblica[17]. I romani reagirono sia militarmente che con una lenta e intelligente attività di "sedentarizzazione" dei clan locali, al fine di favorire lo sviluppo agricolo delle terre. Delimitarono dunque grandi latifondi da avviare alla coltivazione del grano che assegnarono a coloni o alle popolazioni locali. I confini erano segnalati da lapidi indicanti la proprietà. Un cippo terminale con la dicitura "FIN NURR", cioè fines nurritanenses, (termine richiamato anche dal nome del vicino nuraghe Nurdole, il cui villaggio a una decina di chilometri da Nuoro e Orotelli era abitato sino al Medioevo), consente di identificare la localizzazione di quella popolazione che, semi-romanizzata, nel II secolo d.C. costituì un reparto militare imperiale assegnato alla Mauretania Cesariense: la "Cohors I – Nurritanorum"[18].

Secondo il linguista Massimo Pittau "molto probabilmente esisteva un cippo terminale analogo, tra Nurdole e Nuoro, nel sito chiamato, in maniera del tutto trasparente, Preda Iscritta «pietra scritta», all'inizio della lunga salita di "su Berrinau", che porta a "Badu ‘e Carros" «guado dei carri» di Nùoro".

Dagli ultimi studi risulta che in epoca tardo imperiale e alto medievale si svilupparono insediamenti militari e agricoli testimoniati da basamenti murari e manufatti romani rinvenuti ad esempio in località Noddule/Loddune, in località Saderi e in quelle di Ivana e Muru Apertu nella regione di Marreri e alle pendici del monte Ortobene, mentre nella località di Ugolìo sono presenti tracce delle classiche sepolture romane con copertura in tegole di terracotta. Secondo il Pittau la zona nuorese di Corte (dal lat. cohorte(m) «coorte militare»), sarebbe stata la sede di una guarnigione militare romana fortificata in un castrum. Questa avrebbe mantenuto un collegamento logistico a nord con l'importante borgo romano di Sant'Efis[19] situato nel territorio di Orune, mentre a sud con un castrum a Mamoiada ed uno a Sorabile (Fonni).

Tutto ciò testimonia il profondo processo di romanizzazione dei barbaricini accompagnato dall'insediamento di cittadini romani, latifondisti, centurioni, pur nella permanenza del problema del brigantaggio ad opera di singoli clan razziatori che non accettavano la sottomissione all'autorità Imperiale.

Il Medioevo e l'Età Giudicale

Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente la Sardegna passò nel 476, con tutta la provincia d'Africa, sotto il dominio dei Vandali. Il loro regno durò fino al 548 quando, Giustiniano I, Imperatore d'Oriente, riuscì ad annettere la Sardegna all'Impero Bizantino. Le fonti storiche più importanti su quel periodo sono costituite dalle testimonianze dirette di Procopio e dalle 39 lettere di papa Gregorio I (590-604). Dalle lettere del Pontefice emerge l'esistenza di due Sardegne diverse: una romanizzata, cristianizzata e bizantina (quella dei Provinciales), e una interna, costituita da aggregati cantonali, con popolazioni idolatre e pagane, la Gens Barbaricina governata da un capo: "Hospitoni duci Barbaricinorum". Facendo seguito a una costante e tenace azione diplomatica (testimoniata nelle lettere succitate), nell'estate del 594 si concluse un patto tra Bizantini e Barbaricini e, tra i vari accordi, Ospitone accettò la conversione al Cristianesimo del suo popolo. Per evangelizzare a fondo la Corsica e la Sardegna, papa Gregorio I affidò le due isole ai Benedettini delle isole toscane, che vi rimasero per tutto il Medioevo, anche se la prima e profonda cristianizzazione avvenne ad opera degli ordini monastici greci (studiti, basiliani, ecc.) sotto l'egida bizantina. I Benedettini costruirono piccoli monasteri, detti abbadie e curarono la costruzione delle pievi, delle vie e la tenuta dei fondi agricoli.

La presenza bizantina in epoca alto medievale a Nuoro è testimoniata presso il quartiere di San Pietro, in via Brusco Onnis, dal rinvenimento di una tomba multipla bizantina (poliandro), dove all'interno vi erano resti umani, cuspidi di lance e fibbie bronzee (per i cinturoni in cuoio), vestiario ed equipaggiamento bellico tipico di una decarchia bizantina, un corpo militare composto da soldati-coloni con famiglia al seguito, detti Kaballarioi, l'élite militare ed agraria bizantina. Altri resti ascrivibili al periodo bizantino si ritrovano in località Prato Sardo[Specificare e inserire fonte] e a Nurdole, dove è attestata la presenza di una chiesa dedicata a San Salvatore[20].

Nuoro - i ruderi di "Sa Itria"

Oltre ai resti militari e civili, si rinvengono antiche tracce legate al culto. I ruderi della chiesa di Nostra Signora d'Itria, con le adiacenti strutture murarie, sono collocati presso le pendici nord del monte Ortobene a circa 1 km da Nuoro e risalgono probabilmente a quello stesso periodo.

"Itria" è infatti un nome legato al culto di origine greca ed orientale per la Madonna Hodeghetria, di cui Itria è l'abbreviazione. Questo epiteto è formato dalle radici hodos, strada, e hegheisthai, condurre, pertanto ha l'accezione di Madonna del viandante, del pellegrino. In Italia viene ufficialmente denominata Madonna "Odigitria". Le chiese a lei dedicate erano vicine agli antichi centri abitati e, spesso, erano collegate a questi da percorsi sacri di espiazione e pellegrinaggio. Il percorso e la strada erano pertanto vissuti come un'allegoria dell'adesione agli insegnamenti di Cristo, la Via, sotto la protezione della Beata Vergine.

Buona parte delle numerose presenze cultuali legate a Nostra Signora d'Itria in Sardegna risalgono ai secoli VII-VIII e spesso hanno segnato un passaggio delle popolazioni locali accompagnate da monaci basiliani o comunque orientali, dall'antica religione pagana al Cristianesimo. Alcuni santuari sono infatti situati, come nel caso di Gavoi, nelle vicinanze di resti archeologici come menhir, nuraghi o luoghi comunque anticamente sacri, come spesso accade per il fenomeno del sincretismo religioso.

La chiesetta del monte Ortobene venne probabilmente riattata nel XIII-XIV secolo, ma i resti murali attigui potrebbero risalire ad un antico insediamento di monaci basiliani. Sono infatti presenti tracce di terrazzamenti per produzioni orticole di sostentamento e nei dintorni nascono spontaneamente i gigli, simboli di purezza, che venivano impiantati per le celebrazioni della festa dedicata alla Madonna d'Itria, che si tenevano ancora fino al XIX secolo presso una cappelletta della chiesa delle Grazie, in quanto la chiesa di Sa Itria venne sconsacrata già dalla metà del Settecento secondo quanto riportato nel dizionario Angius-Casali. Nelle immediate vicinanze del sito vi sono i resti della chiesetta di Santu Thomeu e di Santu Jacu, quasi ad indicare un luogo di interesse religioso.

La Curatoria turritana di Nugor

Con l'affievolirsi del controllo imperiale e l'affermazione della potenza islamica nel Mediterraneo occidentale la Sardegna si ritrovò, per la seconda volta dopo centinaia d'anni, a dover gestire il territorio in autonomia. Nacquero, a partire dal IX secolo, i Giudicati, quattro regni autonomi collegati dalla comune origine amministrativa bizantina.

Di fatto essi spartirono territorialmente la Barbagia sotto la propria autorità, forse per condividere la gestione di un territorio difficile e bellicoso.

Durante i "secoli bui" i confini delle curatorie giudicali erano estremamente variabili nel tempo, modificandosi per interventi militari, per le donazioni dei fondi agli ordini monastici o ai singoli donnichellos (signori feudali), o ancora per il passaggio da un Giudicato all'altro. Le popolazioni erano prevalentemente asservite alla coltivazione nelle curtis rurali, mentre i pastori usufruivano dei terreni dei demani giudicali (detti rennu).

Le prime fonti storiche documentali su Nuoro risalgono a quattro condaghi: quello di Bisarcio, quello di San Michele di Salvennor, quello di Silki e quello di Trullas; oltre che al Codex diplomaticus Sardiniae.

Dal Condaghe di Sant'Antioco di Bisarcio si evince la più antica prova (XI secolo) dell'esistenza della villa di Nugor: il vescovo Nicodemo fece iscrivere un atto di acquisto di un salto da Dorben Lizor de Nugor[21].

Ma assai più importanti sono i Condaghi di San Pietro di Silki e di San Michele di Salvennor. Nel primo, databile tra il 1065 e il 1180, in una causa riguardante alcune persone che si dichiarano liberi da qualsiasi diritto che il monastero intendeva reclamare verso di essi[22], viene chiamato come loro avvocato donnu Comita Pinna Curatòre de Nugor. Il termine Curatòre attesta l'esistenza di una Curatoria giudicale con capoluogo Nugor, nel distretto sud orientale del Giudicato di Torres, comprendente probabilmente le sole ville di Nuoro, Lollove e Orgosolo, ma che in passato doveva essere più estesa[20]. La cura de Nugor è citata anche nel secondo testo, il Condaghe di San Michele di Salvennor[8]. Da ciò si evince l'esistenza di un ce ntro di rilevanti dimensioni ed uno snodo amministrativo giudicale[23].

La Curatoria di Nugor, estrema propaggine a sud est del giudicato di Torres, confinava a ovest con quella più conosciuta di Dore che ebbe alternativamente come capoluoghi Dore, Orotelli, Sarule e Othane (Ottana), citata nel Condaghe di San Pietro di Silki e ad est con quella di Orosei-Galtellì del Giudicato di Gallura[senza fonte]. A sud vi era la curatoria arborense della Barbagia di Ollolai.

Infine, anche la scheda 267 del condaghe di San Nicolò di Trullas (riportato qui a lato) cita un Gosantine de Nugor come mandatore di apposita Corona (cioè come procuratore nominato ad hoc per dirimere la controversia).

Sulla questione è da sempre aperto un dibattito sulla coincidenza o meno di questo centro con l'attuale Nuoro, inaugurato dal Tola, che faceva coincidere Nugor con Nughedu, borgo vicino a Bisarcio. Tuttavia non conoscevano il Condaghe di San Michele di Salvennor che cita questo villaggio come Nuquetu e Nuguedu e non Nugor. Nei pressi di Cossoine esisteva probabilmente una villa chiamata Nuor[24], il che fa rimanere aperta la questione anche se recenti studi[25] intendono porre fine al dibattito individuando in Nuoro la Nugor dei condaghi.

Il borgo di Nugor nel secondo decennio del XII secolo venne assegnato alla diocesi di Ottana composta dalle ville di: "Macomerio, Virore, Gorore, Molaria, Orticalli, Sabuco, Silanos, Dualque, Nuracucuma, Lexay, Golossene, Otana, Ortilli, Univer, Orane, Suarell, Nuor, Noroloe, Gossilla, Sporlazo, Illortay, Bortiochoro e Su Burgu (solo a partire dal 16 agosto 1353)"[26].

Il quadro geopolitico locale era complicato dalle donazioni agli ordini monastici e dalle continue ingerenze pisane che avvenivano anche per il tramite dell'arcivescovo del comune toscano, che vantava la Primazia sulla Sardegna. Le intromissioni interessarono soprattutto il vicino Giudicato di Gallura gestito dai pisani alla stregua di un protettorato. Questo Giudicato insisteva probabilmente sulla parte sud orientale del monte Ortobene e sulla parte nord orientale dell'attuale giurisdizione comunale di Nuoro, Lollove inclusa. Ciò lo si deduce dal fatto che mentre Nuoro risultava, come detto, facente parte della diocesi di Ottana, Lollove faceva capo alla diocesi (pisana[non chiaro]) di Galtellì.[senza fonte]

Le comunità monastiche

Bandiera di Girifai.[27]

Secondo alcuni studi[senza fonte] nel X-XI secolo, proprio nella parte sud-orientale del ghiandifero dell'Ortobene, potrebbe essere localizzata la chiesa di Santa Maria di Gultudolfe, scomparsa, facente parte di un antico salto ecclesiale, detto di Girifai. Si trattava di una sorta di piccolo Stato cuscinetto, di circa 20.000 Ha, incastonato tra i quattro giudicati sardi: Arborea, Gallura, Torres e Cagliari e avente natura di "franca", fiscalmente autonoma, gestita probabilmente dai monaci greci-basiliani prima e donata da Costantino I de Lacon, Giudice di Gallura, in amministrazione extraterritoriale ai Benedettini dopo il 1060. Le date, le denominazioni e le fasi storiche sono comunque avvolte da grande incertezza a causa della scarsità delle fonti se non per il citato atto di donazione registrato dal giudice gallurese.

La vasta area risultava inizialmente assegnata all'Abbazia cistercense continentale "nullius dioeceseos"[28]. La Franca era verosimilmente collocata nell'ansa fluviale dei fiumi Cedrino e Sologo, chiusa a occidente dal monte Ortobene e dal Montesanto (Dorgali) a oriente, con uno sbocco marittimo nella parte centrale del Golfo di Orosei (Cala Gonone – Portu Nonu). I territori del salto sarebbero parzialmente ricompresi nei Comuni di Dorgali, Galtellì, Irgoli, Loculi, Oliena, Orgosolo e Nuoro, con le pertinenze del borgo di Gurtuofe(ne)/Gortovene, sul monte Ortobene, collegato a valle con i borghi di Locoe e Nothule[29]. Verso la fine del XII secolo si segnala la presenza dei monaci cistercensi e dei Cavalieri ospitalieri. Nel XIII secolo Gortovene avrebbe perso importanza o assunto una differente denominazione: Seuna, o Seuneddu per i locali.

Nel salto ecclesiale di Girifai vi furono tre fondazioni monastiche:

  • il monastero di San Giovanni Battista "Su Lillu" (Il Giglio) annesso al borgo di Santa Maria Magdalena Thorpeiae ("S'Eremu" in Via Dante a Dorgali);
  • il monastero di San'Angelo e di Santa Maria annesso al Borgo di Gonarium (in epoca moderna Rione di Gonare in Via Gonare sempre a Dorgali), detta anche di Corte o Castro dal nome del centro più importante limitrofo a Gonare;
  • il Monastero di Santa Maria di Gultudolfe o Gortofe, presso il borgo di Gortovene – Ortobene.
Il "Monte" e Nùoro

Questo antico monastero è di incerta localizzazione[30] e costituiva una parrocchiale comprendente i territori montani nuoresi oltre a quelli di Nothule (forse Noddule) e Locoe (villaggio abbandonato, ora in territorio di Orgosolo). Essa era dedicata a San Mamiliano Vescovo di Palermo, perseguitato dopo il sacco di Roma nel V secolo dal re dei vandali Genserico. San Mamiliano e quattro discepoli, Santa Ninfa, San Eustazio, San Proculo e San Golbodeo, furono imprigionati in Africa, ma, evasi dalla prigione, fuggirono per mare e si fermarono prima in Sardegna, allora vandala, dove il culto è attestato oltre che a Nuoro a Oliena, Samassi e a Sestu (forse a segnare i passaggi del santo) e, successivamente, si recarono nelle isole dell'arcipelago toscano, dove San Mamiliano morì nel 460 sull'isola di Montegiove da lui ribattezzata Montecristo. Presso il monte Ortobene resta un'eco del nome del santo nella Fonte detta di "Santu Milianu". Il nome di Santu Milianu/Mamiliano[31] è ricorrente nella storia di Nuoro in quanto testimonia il ritorno a valle, in prossimità di una ricca sorgente d'acqua detta Sa Bena[32], della popolazione che risiedeva nel borgo presso il monte, lungo le rive del ruscello Ribu 'e Séuna. Ciò avvenne forse per le condizioni di maggiore sicurezza e migliore possibilità di sostentamento a valle rispetto a quelle dei secoli precedenti, oppure per la probabile appartenenza del sito originario alla sgradita giurisdizione pisana. Il termine nuorese "Sèuna" è un sostantivo che potrebbe essersi originato dalla parola catalano-provenzale "la Seu", che significa la sede.

Santa Maria di Gultudofe poteva comunque essere ubicata presso la chiesa d'Itria sull'Ortobene, che aveva vicino una chiesa, quella di San Giacomo (località Santu Jacu). Nel XV secolo è molto probabile che siano proprio le chiese chiamate nella documentazione Santa Maria e San Giacomo di Lugula, dal nome del torrente Lucula, che scorre sotto le località di ubicazione di queste chiese.

Non è da trascurare l'ipotesi che San Mamiliano sia stato venerato proprio come uno degli artefici delle prime fasi di cristianizzazione della Sardegna e della Barbagia del V secolo, benché nel VI secolo questa terra fosse considerata ampiamente pagana[33].

I tre monasteri del salto ecclesiale tennero probabilmente i contatti marittimo con le altre sedi cistercensi e benedettine insulari quali Bonifacio, le isole toscane, Ponza, il monastero madre di San Giovanni dell'Isola del Giglio e Orbetello[34] servendosi del porto di San Giovanni Portu Nonu (Gonone) e, in tutta probabilità, dei vascelli di proprietà degli ordini ospitalieri.

Il salto di Girifai risentì nel tempo dell'ostile politica della Pisa Ghibellina che mal sopportava traffici direttamente non controllati. Nel 1160 il salto venne infatti in parte smembrato con assegnazioni alla nascente diocesi di Galtellì, sotto l'egida dell'Opera di Santa Maria di Pisa e, in particolare, dell'arcivescovo del comune toscano.

La Curatoria arborense di Dore

Con la caduta del Giudicato di Torres nella seconda metà del XIII secolo, i territori del nuorese andarono al Giudicato di Arborea che ridisegnò l'organizzazione territoriale di queste terre di confine sia per motivi di opportunità che di governo. Risulta che queste terre ex turritane furono assoggettate ad un regime giuridico di pertinenza privata (Peculiares – ultra iudicatum) della famiglia giudicale d'Arborea.

Persi i territori di Bitti e Garofai andati al Giudicato di Gallura gestito dalle famiglie pisane dei Visconti, Nuoro, Lollove, Orgosolo, Ottana, Sarule, Orani, Oniferi e Orotelli confluirono nell'antica curatoria del Giudicato di Torres detta "di Dore" (villaggio scomparso situato tra i salti di Oniferi e Orani) che comprendeva i Paesi di Dore, Oddini, Orotelli, Oniferi, Orani, Sarule e Ottana e di cui furono capoluogo in primis la Villa di Dore e successivamente Sarule e poi Orotelli.

San Pietro e Sèuna

La quattrocentesca chiesa di Santa Croce

Il villaggio medioevale di Nugor, secondo gli storici nacque dall'attuale quartiere di San Pietro e si uni', come detto, al vicino borgo di "Sèuna" probabilmente a partire dal XIII-XIV secolo. Come detto la nuova Sèuna sorgeva attorno alla chiesa scomparsa di "Santu Milianu" ("Sant'Emiliano") e, secondo la tradizione locale, ebbe impulso dalla discesa a valle degli abitanti dell'antica Sèuna del monte Ortobene. Come avveniva in tutto il territorio della Sardegna medievale era rilevante la parcellizzazione delle popolazioni locali in una miriade di piccoli centri abitati (spesso poche case di pietra e fango) contigui alla villa. Alcuni villaggi furono abbandonati per la peste, per le guerre o per l'assorbimento da parte della villa principale. Attorno a Nugor si contavano: Lollove (ancora frazione), Noddule/Loddune (Nothule), Nurdole (o Nuroloe), Occana, Gortovene, Gurtei, Toddotana, pranu 'e bidda, Saderi/Sadiri, Ivana, Muruapertu, Bidda 'e Macras, la zona di Seuna-Sedda Orthai;

Ancora a inizio Ottocento erano vivi i ricordi di questi borghi abbandonati così nel Dizionario Angius Casalis vi è scritto: Vedonsi vestigie nel luogo detto Sedda Ortai, e pajono essere d'un'antica fortezza. Alcuni pastori scavando nelle vicinanze, scoprirono alcuni cannoni di piombo, che furono per acquidotto, e varie altre anticaglie. In Sadìri, in Ivana, in Muruapertu, furono trovate fondamenta e medaglie romane. Più chiare sono siffatte orme alla falda dell'Ortovene, incontro al paese, nel luogo detto Sèuna. È antica tradizione che ivi esistesse una popolazione, e si riferisce al tempo della regina Leonora (Eleonora d'Arborea), al giudizio della quale i vicini Seunesi e di Nuoro sottomisero i loro rispettivi diritti sul ghiandifero di Ortovene. Si sa che la parrocchia di Seuna era dedicata a san Gemiliano. E continuando a considerare le tradizioni, diremo che forse è vero, che i seunesi concorressero poi per ricevervi i sacramenti nella chiesa di s. Leonardo, in epoca moderna chiesa del Carmelo, la quale resse poi gli onori di chiesa maggiore alla vecchia cattedrale presso una selva di lecci e la fontana detta di Logudore; e potrebbesi da questo inferire, che i seunesi e nuoresi erano due frazioni d'un sol popolo, e i primi si confondessero poi coi secondi. Un altro popolo pare sia stato all'estremità de' salti di Nuoro con quelli di Orune, forse chiamata col nome che ritiene ancora il sito di Loddune. In monte Burtei (Gurtei) a mezzo miglio di distanza dalla popolazione sono vedute fondamenta, e fu dissotterrata una campana. Una campana pure si trovò in Toddotana a circa 2 miglia e mezzo, palle di ferro, e varie altre cose. Finalmente in Baddimanna nel sito detto Planu de bidda fu già un popolo.

Nel XIV secolo l'importanza di "Nugor" ricrebbe insieme ai suoi abitanti, più di mille e, fra il 1341 e il 1342, viene indicato nei documenti contabili come uno dei villaggi che versavano maggiori tasse alla Diocesi di Ottana[35]. Anche il Liber Fondachi (registro fiscale pisano)[36] cita spesso negli atti persone il cui cognome attesta l'esistenza del villaggio di Nuoro[37].

Nel 1322 Ugone II d'Arborea e Giacomo II d'Aragona stipularono un accordo che, confermando i diritti regali giudicali sull'Arborea, affermava i diritti del sovrano arborense anche sulle terre di Dore, ma con un'investitura extragiudicale, cioè come faudatario del re d'Aragona. Più precisamente nel 1339 il re di Sardegna e Corsica creò la Contea del Goceano, includendovi oltre al Goceano la curatoria Dore con le ville di Nuoro, Oniferi, Orani, Orgosolo, Orotelli, Ottana, Sarule, infeudandola al giovane donnikellu arborense che poi divenne Mariano IV d'Arborea, padre di Eleonora.

Dalle Rationes Decimarum del vaticano si evince che già nel 1341 Nuoro vantava il titolo di Pievania, unica in tutta la diocesi. Era pertanto un centro di importanti interessi clericali. Seguì un periodo di guerra tra Arborea e Aragona fino al 1388 quando Nuoro figura tra le 8 ville della Curatoria Dore che firmano il trattato di pace fra sardi e catalani. Per la Villa di Nuor firmano il Majore Arçoco Carta e i Jurados: Gunnario Asole, Mariano Chinnache, Raimondo De Serra, Nicola Tola, Barisone Matola[38]. Nel 1414, dopo la vittoria degli aragonesi, la Contea del Goceano venne consegnata al conte Leonardo Cubello.

Il periodo aragonese e spagnolo

casa di San Pietro

Dal quattrocento il borgo restò relativamente isolato e non rilevò per i conquistatori se non per la pesante imposizione fiscale. Fra le popolazioni era radicato un sentimento antiaragonese tant'è che, sia il Goceano che il Nuorese, vengono segnalati nel 1421 come zone ribelli al sovrano aragonese e fedeli al Cubello[39].

Nel XV secolo si assistette alla restaurazione del sistema feudale. Questo sistema durerà fino al 1839, anno in cui il governo sabaudo riscattò i feudi. Nel 1481 la contea del Goceano venne assegnata al demanio reale e gli Acta curiarum regni Sardiniae del 1485 riportano che i territori della curatoria di Dore, benché fossero un settimo dei possedimenti reali in Sardegna, contavano un terzo dei fuochi fiscali[40].

Lo spostamento della Sardegna verso l'asse spagnolo comportò alcuni importanti riflessi amministrativi e religiosi. Nel 1503 venne soppressa la Diocesi di Ottana e, assieme alle antiche diocesi di Bisarcio e di Castro, venne ricompresa nella nuova diocesi della catalana Alghero.

Il 5 dicembre 1499 don Pero Maça de Liçana i Carroç d'Arborea, figlio di don Pero Maça de Liçana i Rocafull e doña Beatriz Carroç d´Aborea i Mur (figlia del vicerè di Sardegna don Nicolás Carroç d'Arborea i Mur) divenne IV barone di Terranova, e signore delle curatorie di Dore, Nuoro, Bitti, Gallura Gemini, Seurgus, Seulo e Barbagia de Ollolai. Il feudo ricomprendeva anche le ville di Orani manno, Soubi, Orsana, Univelli, Orotelli, Orgosolo, Nuru et Locone[41]. Alla morte di don Pero, nel 1546, i territori del feudo passarono al suo figlio illegittimo Joan Maça de Liçana i Cascante, ma la sua morte improvvisa nel 1547 diede inizio a un lungo contenzioso fra la famiglia di sua moglie Guiomar de Portugal-Noronha y Fabra e sua zia (sorella di don Pero) doña Brianda Maça de Liçana i Carrós d’Arborea, che ne ottenne il possesso il 20 agosto 1547 dalla Real Audiencia de València. Il possesso durò per breve tempo, e doña Briança cedette tutti i diritti sul feudo a suo cugino Ramon Ladrón De Villanova y Rocafull, marito di Francisca Hurtado De Mendoza. D'altra parte, il 23 maggio 1548 la vedova Cascant cedette i suoi diritti sul feudo a suo fratello don Fadrique de Portugal. Negli anni della contesa il feudo, che nel frattempo iniziava a chiamarsi Baronia di Orani, fu retto prima da Baltasar Ladrón, figlio di Ramón e Francisca Hurtado de Mendoza, e poi dalla famiglia Aymerich. La causa si concluse solo il 27 agosto 1578, quando il Viceré di Sardegna assegnava i diritti sulle ex curatorie di Bitti, Dore e Gemini agli eredi di Fadrique de Portugal, mentre il resto del feudo (Terranova) a Don Pedro IV Maza Ladron de Rocafull Y de Mendoza, figlio di Baltasar Ladrón[42].

Gli ultimi decenni del secolo furono caratterizzati da una certa vivacità culturale. Da un lato, la nascita di alcune confraternite tipiche dell'epoca diede una spinta importante alla vita religiosa del villaggio. La prima confraternita a essere istituita fu quella di Santa Croce, fondata dal gesuita sassarese Giuseppe Vargiu in missione a Nuoro nel 1579[43]; il libro dei confratelli, basato su quello della confraternita di Nule, è il testo confraternale in sardo più antico che si conosca[44]. La seconda è quella del Rosario, titolo sorto in seguito alla battaglia di Lepanto, che inizialmente aveva sede in una cappella della chiesa di San Paolo (sulla quale nel 1593 sorse il convento dei frati minori) e successivamente si spostò nella chiesa di San Pietro, nel centro cittadino[45].

L'altro aspetto rilevante fu la nascita di illustri personaggi che, nel Seicento, diedero lustro al villaggio anche al di fuori dei confini della Barbagia. Fra essi vanno ricordati il prelato Melchiorre Pirella Satta: canonico della cattedrale di Cagliari con le prebende di Serramanna, Villacidro e Nuraminis dal 1608, fu nominato vescovo di Bosa nel 1631 e di Ales nel 1635. Giovanni Maria Marchi Pirella, nipote del precedente, fu giudice della reale Udienza e commissario straordinario per la grande peste del 1656. Alla stessa famiglia appartennero Salvador Mulas Pirella, vescovo di Alghero dal 1659 al 1661, e fra Bonaventura di Sardegna, frate cappuccino che nel 1645 si unì alla missione nel Regno del Congo. È ritenuto autore del primo dizionario in Kikongo della storia. Un altro importante nuorese fu Gavino Penducho Carta: nato a Nuoro intorno al 1588, fece la carriera di notaio a Cagliari per poi scalare la vetta sociale ed essere nominato, nel 1639, Receptor (tesoriere) del Consell d'Aragó. Suo nipote Josep Antoni Valls i Pandutxo fu canonico di Tarragona e presidente delle Corti Catalane nel 1701.

L'Encontrada de Nuero nel Seicento feudale

Nel 1616 si segnalava la seguente situazione "feudale":[senza fonte] l'Encontrada de Nuero con Nuoro-Orgosolo-Locoe-Lollove[46] faceva parte del grande e ricco Marchesato di Orani comprendente anche le encontrade di Orani, Bitti e Gallura. Il Marchesato era feudo di Anna Portugal e Fernandez de Silva[47] e confinava col feudo Barbagia di Ollolai costituito dai territori di Fonni-Gavoi-Mamojada-Ollolai-Ovodda-Lodine, col Marchesato del Marghine, con la Curatoria di Dure (da non confondere con Dore) e con i centri della Baronia di Orosei-Galtellì (Orosei-Galtellì-Dorgali-Lula-Onifai-Irgoli-Loculi) e con quella di Posada o Mont'Albo (Posada-Thiniscola-Torpè). Oliena era invece nella Baronia d'Ogliastra.

La "casa dei contrafforti" nel quartiere di San Pietro
La seicentesca Chiesa di N.S. delle Grazie

La villa, pur se soggetta alle fluttuazioni dovute a carestie e pestilenze, era abbastanza popolosa. Negli atti del Parlamento del Viceré Geronimo Pimentel[48], si riportano due censimenti: il primo, quello effettuato durante il parlamento del viceré Moncada, e il secondo effettuato ad hoc, per adeguare il donativo. Nuoro, che nel censimento del 1592 contava 826 fuochi, che nel 1626 si erano ridotti (alla stregua di tutti i villaggi dell'Isola) a 608, per una popolazione stimabile in 1800 abitanti.

In un testo del 1639 Francesco Angelo de Vico, Giurista e storico sardo reggente del supremo consiglio d'Aragona, probabile autore della Historia General de la Isla y Reyno de Cerdeña, scriveva che "Nuero", per il suo cielo e per la sua terra e per altre qualità era segnalata fra tutte le ville di quel regno perché era molto grande e molto popolosa ed i suoi abitanti erano molto notabili, ricchi, di grande abilità e ingegno.

Il vescovo di Alghero, diocesi in cui era confluita la diocesi di Ottana, nel 1608 visita in città 8 chiese urbane, e 8 chiese rurali. Nel 1684, visita 10 chiese urbane e 4 rurali.

La dominazione aragonese prima e spagnola successivamente hanno contribuito in modo determinante all'elaborazione delle tradizioni religiose e culturali, alla definizione di alcuni manufatti artigianali e delle ricche vesti d'uso quotidiano, considerate "costumi" che si indossano in occasione delle sagre di folklore.[senza fonte]

Nel 1601 vi è la prima traccia di un "sindaco", ossia di un rappresentante dei vassalli della comunità: Pedro Pablo Pirella, che sarà nuovamente sindaco nel 1609 insieme a Juan Estevan Manca, fratello del barone Gabriel Manca[49].

Nel villaggio era operativo, come su tutto il territorio sardo, il tribunale dell'inquisizione: nella relazione del visitatore Juan baptista Rincón de Ribadeneyra, effettuata a partire dal 1613, si legge che Nuoro contava su un commissario del Sant'Uffizio, il sacerdote Antonio Freso di Ozieri, e sei famigli: Jaime Manca, Juan Ángel e Pedro Pablo Pirella fratelli, Francisco Satta, Francisco Marcello e Francisco Del(edd)a[50].

Fra gli inquisiti nuoresi, si registrano: Leonardo Cardona nel 1595, Pere Gual nativo di Marsiglia nel 1600, e le (probabili) sorelle Anna e Perdita Basigheddu nel 1605. Il caso di Perdita Basigheddu è uno dei più gravi, giacché la nuorese fu sul punto di essere condannata a morte, pena convertina nel carcere e sambenito a vita il 23 ottobre 1605[51].

Nell'ultimo decennio del Seicento Nuoro vide i natali di un illustre membro delle casate spagnole: donna Caterina di Sotomayor, artista che morì a Madrid[senza fonte] ; Caterina era sorella di Felice e Giacomo Masones, grandi diplomatici reali della corte di Spagna. La loro famiglia deteneva la Contea del Montalbo ma amministrava il feudo dalle loro numerose residenze, fra cui Nuoro[52], Cagliari[53] e Siniscola[54].

Gli antichi rioni di Nuoro erano allora quelli ancora noti come storici:

  • Santu Predu;
  • Su Serbadore;
  • Santa Ruche;
  • Santu Càralu;
  • S'Ispina Santa;
  • Corte in susu;
  • Sèuna;
  • Sa corte de sos sette fochiles (grande cortile sul quale si affacciavano sette focolari, sette case);
  • Su puthicheddu (pozzo in epoca moderna essiccato);
  • Fossu Loroddu (letteralmente “fosso sporco” dove si era soliti buttare l'immondizia);
  • Santu Milianu;
  • Santu Nicola (zona intorno all'antica chiesetta di San Nicolò, andata poi in rovina);
  • Sa Bena (fonte pubblica e abbeveratoio per il bestiame posto nell'attuale incrocio tra via Gramsci e via Manzoni);

I capitoli della villa di Nuoro nel parlamento sardo

Centro storico di Nuoro

Alla fine del XVII secolo a seguito di pestilenze e carestie si registra un crollo demografico.

Dagli Acta Curiarum Regni Sardiniae[55], gli atti del Parlamento del viceré Giuseppe De Solìs Valderràbano conte di Montellano del 1698, si registrano 936 Hombres y 1168 Mujeres ma Nuoro diventa il primo centro abitato delle zone vicine (Barbaja Ololay, Marquesado de Orani, Encontrada de Nuero) e versa al Regno di Spagna la maggiore quantità di tasse con 924,08 Libras.

Costume maschile tradizionale di Nuoro

Si apprende, inoltre, che l'allora Sindico di Nuoro, Mauro Quirigo Corda, il publicus notarius Petrus Nieddu Guiso e i vassalli della villa, si rivolsero al re per un contrasto con il Capitolo della diocesi di Alghero, la quale intendeva far revocare il titolo di Plebania[56], detenuto dal XIV secolo dal centro barbaricino, al fine di incamerare i redditi della pievana al Capitolo della diocesi catalana, attendiendo solo a su combenençia.

Già nel 1614 Don Antonio Satta riuscì a vincere una causa contro il primo tentativo del Capitolo di Alghero, che portò ad un risarcimento di 14.000 lire. Un secondo tentativo di aggregazione venne sventato nel 1671 dai maggiorenti nuoresi che si rivolsero direttamente alla Curia romana, che giudicò il tentativo "nullo" e "simoniaco". Il Sindaco supplicò pertanto il sovrano Carlo II di Spagna affinché intercedesse con il Santo Padre per la trasformazione della parrocchia in abbazia, con l'obbligo per gli abati di risiedere nella villa, con le prerogative e i privilegi legati a tale onore per il paese. Chiese inoltre lo scorporo dalla diocesi di Alghero e l'unione con l'antica diocesi di Galtellì, in considerazione del fatto che Nuoro era contigua alle ville in passato ricadenti sotto quest'ultima diocesi (Posada, Orosei, Orgosolo, Oliena, Dorgali, Bitti, Galtellì) ed erano territori accomunati da simili interessi economici e commerciali legati ai frequenti contatti con il Capitolo di Cagliari piuttosto che con quello di Alghero. Segnalò infine, per rafforzare tale richiesta, le vessazioni doppie imposte ingiustamente dal Capitolo algherese con il pretesto del real donativo, del sussidio alle galere, del seminario (che peraltro non ammetteva, con varie scuse, seminaristi nuoresi), facendo abuso e grave torto ad una villa che vantava muchos hombres de señaladas prendas con importanti trascorsi al servizio del re. Tra i cittadini nuoresi vennero ricordati infatti: i fratelli Pirella, don Pedro Paolo e don Juan Angel, già alla guida delle truppe di cavalleria e fanteria del distretto in occasione di un tentativo di invasione francese; don Antonio Mulas Pirella, auditor general nell'esercito di Lombardia; don Antonio Manca Penducho... regidor del Marquesado de Orany con grande confianças del viceré De Solìs e suo figlio don Salvador Angel Manca; Diego Contena Pirella, ... capitan de campaña... y otros muchos de esta calidad[57].

La supplica venne rafforzata dal ricordo di ciò che avvenne per le ville di Ottana, Bisarcio, Castro, Santa Giusta, Terralba e Galtellì, già sedi vescovili poi ridotte a tristi borgate a seguito dell'aggregazione al Capitolo di Alghero, con grave nocumento per le entrate reali[55].

Il Regno di Sardegna dalla Spagna ai Savoia

La guerra di successione spagnola coinvolse tutte le potenze europee. Con la pace di Utrecht il Regno di Sardegna sembrava destinato a entrare nell'impero asburgico. Nel 1717, tuttavia, un corpo di spedizione spagnolo inviato dal cardinal Alberoni, occupò di nuovo l'Isola, cacciandone i funzionari asburgici. Tra il 1718 e il 1720 il Regno di Sardegna verrà definitivamente ceduto alla Casa dei Savoia, che acquisì così il titolo monarchico.

Più estesa e popolata dei paesi del circondario, Nuoro consolidò un ruolo di riferimento per il territorio circostante. Nel 1777 il canonico Francesco Maria Corongiu scrive che Nuoro era "provvista di belle e ampie strade, deliziosa nella sua campagna ed abbondante altresì d´ogni genere di viveri, di buone carni, pane, circostanze tutte che rendono più grato il soggiorno". Nel 1779 il vescovo di origini spagnole Roig fece ricostituire a Nuoro la sede dell'antico vescovado di Galtellì, ottenendo apposito decreto da Papa Pio VI. Nella bolla pontificia si legge che "... Nuoro conta 589 famiglie e 2782 abitanti, vi sono 5 case di cavalieri e oltre 30 di gente civile e benestante, qualche laureato e otto notai..." La diocesi assunse il nome Galtellinensis-Nuorensis.

Nuoro divenne sede del Tribunale di Prefettura (1807), città nel 1836, e sede di Divisione Amministrativa e di Intendenza nel 1848 (in pratica una terza provincia sarda, dopo Cagliari e Sassari); poi l'ultimo titolo fu ridotto nel 1859 a quello di sottoprefettura. Si sviluppò perciò come centro amministrativo a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, periodo in cui si aprì ad un rilevante insediamento di funzionari piemontesi del Regno di Sardegna e commercianti continentali. Così avrebbe in seguito descritto questo passaggio storico il Satta: "In breve, i nuoresi si trovarono amministrati, rappresentati dagli estranei, e in fondo non se ne dolsero. Era un fastidio in meno"[58].

Rivolta "de su Connottu"

Lo stesso argomento in dettaglio: Rivolta de Su Connottu.

L'adozione della riforma agraria denominata Editto delle Chiudende del 6 ottobre 1820, provocò nell'intera Barbagia dei forti dissensi e disordini a causa dell'appropriazione selvaggia di terreni, sino ad allora adibiti ad uso comunitario (e giuridicamente anche ad uso civico)[59]. Ci furono rivolte sanguinose, faide e numerosi omicidi in una sempre più grave serie di tragedie, tali da sconsigliare il Valery, che nel 1834 stava realizzando il suo "Voyage en Sardaigne", dall'approssimarsi a Nuoro, solo lambita nel suo articolatissimo itinerario. Tuttavia il culmine del malcontento si raggiunse dopo che nel 1858 furono alienati anche i terreni demaniali, che sarebbe sfociato poi nei noti moti de su Connottu[60], quando al culmine della tensione il 26 aprile 1868 diverse centinaia di persone assaltarono il palazzo del municipio e diedero alle fiamme gli atti di compravendita dei terreni del demanio.[61].

Il banditismo, che dopo Su Connottu si pretese almeno in parte corroborato da sentimenti di ribellione al nuovo regime dei suoli, ebbe una recrudescenza e lo Stato rispose con l'invio di truppe di polizia, numerose quanto poco efficaci nel contrastare grassazioni e faide. Sul finire dell'Ottocento si fece più grave l'usura, i cui maggiori gestori erano dei "miserabili napoletani"[62] ed anche la Deledda ebbe a citarla in una delle sue opere. Una singolare e copiosa aneddotica del periodo si ricava da un romanzo scritto da un carabiniere continentale, paracadutato dalla Firenze-bene alle scabre montagne del circondario della città, del quale vale riportare un brano:

«Nuoro: un brulichìo nerastro di villaggio steso fra le stoppie giallicce, in uno scenario fantastico di monti, dei pastori vestiti di pelli, delle vie di granito battute dal vento, delle campane martellanti un eterno tintinnìo di tarantella, la capitale del brigantaggio ci appare come un grosso e squallido borgo, dove il vescovo mitrato, il sottoprefetto e il comandante del presidio fanno l'effetto di una commenda sulla casacca di un villano.»

Il romanzo riporta incidentalmente ma con buona fedeltà il nuovo ruolo di Nuoro sede del tribunale penale, cui si traducevano gli imputati di un vastissimo mandamento, comprendente moltissimi paesi ad altissimo tasso di criminalità. Il secolo si chiuse con una rilevante partecipazione dei nuoresi all'emigrazione verso il continente americano e le miniere del Nord-Europa; fra le cause non vi era solo la povertà ma spesso anche il desiderio di sottrarre le famiglie all'implacabilità della vendetta od a diverse rischiosità sempre di versante criminoso. Sul finire del secolo gli abitanti erano circa 7.000.

Il Novecento

Con il Novecento il fermento culturale che avrebbe dato vita all'importante avanguardia artistica sarda si giovò del notevole miglioramento dei trasporti per la comunicazione col Continente, ed anzi prese proprio questa a suo obiettivo; pian piano, si fecero conoscere oltremare le opere della Deledda, dei pittori, dei poeti. Celebri per il notevole pregio le sculture di Francesco Ciusa. Nuoro divenne un centro culturale di grande rilievo. Con l'allargamento dei servizi e dei posti di lavoro amministrativi, iniziarono a trasferirsi a Nuoro molti abitanti dei paesi vicinanti e fra questi alcuni artisti.

Un vicolo del centro
L'edificio di epoca fascista delle Poste
vista del centro
Uno scorcio da P.zza S. Giovanni

Passate la guerra italo-turca e la prima guerra mondiale con un elevato numero di caduti, si ebbero in città i primi sviluppi delle sinistre.[63] Uno dei principali attivisti fu l'avvocato Salvatore Sini (noto "Badore"), originario di Sarule, impegnato in molte campagne fra le quali una per la fondazione di una lega fra le donne operaie; è noto anche come autore del testo di "A diosa" (più conosciuta con il suo incipit Non potho reposare), canzone amorosa in lingua sarda di grande successo nell'isola. Nel 1921 fu visitata da David Herbert Lawrence, il quale voleva conoscere i luoghi dove erano ambientati i romanzi della Deledda di cui egli stesso nel 1928 scriverà la prefazione della versione inglese della Madre. Lawrence rimase a Nuoro per una sola notte, e di questa fugacissima tappa, restano alcune interessanti pagine di "Mare e Sardegna" nelle quali descrisse un'animatissima sagra in costume. Nel 1926 fu conferito il premio Nobel alla cittadina Grazia Deledda.

Avendo già assunto almeno moralmente questo ruolo, ed essendola in pratica già stata nel secolo precedente, Nuoro ridivenne provincia durante il Fascismo, nel 1927.[64] I rapporti del regime con la popolazione passarono attraverso la mediazione di alcuni artisti, i quali imposero il rispetto della cultura locale, nonostante le politiche nazionaliste fasciste. L'uso degli indumenti della tradizione fu tollerato e si giunse anzi ad avere diversi nuoresi in abiti sardi per le cerimonie del matrimonio di Umberto II. Notevole fu, tra gli artisti di punta, Remo Branca, preside del liceo ginnasio (succeduto al padre di Indro Montanelli, che in questa città trascorse l'infanzia)[65] ed infaticabile animatore culturale.

Nel 1931 raggiunse i 9.300 abitanti.

La città contava oltre ai quartieri originari, Santu Predu, dei pastori e dei proprietari terrieri e Sèuna, dei contadini, dei braccianti e degli artigiani, con la bia Majore (attuale Corso Garibaldi, la via del passeggio), dei signori, altri dieci sub-rioni: S'Ispina Santa (via Sassari), Irillai (via della Pietà), Santu Càralu (via Alberto Mario), Su Serbadore (via Malta), Corte 'e susu (via Poerio), Santa Ruche (via Farina), Sette Fochiles (via Lamarmora), Fossu Loroddu (Largo Nino di Gallura), Su Càrmene (Piazza Marghinotti), Lollobeddu (via Guerrazzi). Vi è poi Lollobe, frazione che dista circa 15 chilometri dal capoluogo, piccolo centro rurale che mantiene un aspetto quasi incontaminato rispetto alle origini, nota nell'immaginario collettivo locale come una locazione vicina ed al contempo distante.

La sua provincia è una delle meno popolose d'Europa, e raccoglie numerose bellezze paesaggistiche e naturali di grande rilievo, tra cui il Gennargentu ed il Golfo di Orosei, con un interesse particolare per le bellezze naturali che vengono offerte nel tratto di Sardegna, in particolar modo verso la costa tra Cala Gonone, nel Comune di Dorgali e l'Ogliastra.

File:Nuoro-Stemma.png
Stemma

Lo stemma della città

  • Lo stemma della città di Nuoro è risalente all'Ottocento e deriva dallo stemma di monsignor Giovanni Maria Bua, vescovo di Nuoro nel secolo XIX sotto il quale Nuoro divenne città nel 1836. Esso è composto da tre montagne simbolo delle tre regioni del Marghine, dell'Ogliastra e della Barbagia. Il bue, oltre a richiamare il cognome del vescovo, simboleggia la vocazione pastorale del territorio. Infine troviamo il sole e l'albero eradicato, simbolo del giudicato di Arborea, quest'ultimo rimosso dallo stemma nel 1945[66].

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

Lo stesso argomento in dettaglio: Cattedrale di Santa Maria della Neve.
Cattedrale

La cattedrale di Santa Maria della Neve è un monumento del XIX secolo, in stile neoclassico. Eretta per volontà del vescovo Giovanni Maria Bua, nella prima metà del XIX secolo. Il progetto venne affidato all'architetto Antonio Cano. La posa della prima pietra risale al 12 novembre 1835. I lavori, che furono rallentati a causa della morte accidentale durante l'esecuzione dei lavori, dell'architetto Antonio Cano nel 1840, terminarono con la consacrazione del 29 giugno 1853. Oltre l'altare maggiore dedicato a santa Maria della Neve furono affrescati nel soffitto ed eretti nella navata sinistra gli altari: Vergine del Carmelo, Madonna della Salute, Sacro Cuore; nella navata destra gli altari: San Salvatore da Horta, Santa Lucia, Madonna di Lourdes. All'interno è presente una tela rappresentante la deposizione di Cristo, a lungo attribuita erroneamente[67] al pittore bolognese Alessandro Tiarini.

Questa nuova cattedrale prese il posto dell'antica pieve di Santa Maria ad Nives. Secondo l'Alberti essa doveva essere costruita nella maniera catalana. Durante il periodo di costruzione della nuova cattedrale, la Diocesi di Nuoro utilizzò come cattedrale la chiesa de "Sa Purissima". Un'antica chiesa oramai perduta situata nel Corso Garibaldi, dove successivamente fu costruito il municipio di Nuoro (demolito per costruire l'edificio di una banca).

L'antico santuario della Madonna delle Grazie (Nostra Segnora 'e sa Gràssia)

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa della Madonna delle Grazie (Nuoro).
L'antica chiesa delle Grazie. Affreschi
Nuoro - Antico santuario di Nostra Signora delle Grazie
Nuoro - Antico santuario di Nostra Signora delle Grazie - Veduta laterale

Il 22 ottobre 1679 il vescovo di Alghero Francesco Lopez de Urraca concedeva a Nicolau Ruju Manca la "permissione di poter fabbricare una chiesa in onore della Vergine delle Grazie di Nuoro". Comincia con quest'atto ufficiale la storia della chiesa delle Grazie, edificio che è da considerarsi tra i più rilevanti della città di Nuoro.

La chiesa si trova nell'antico quartiere di Sèuna. È stata restaurata. Realizzata alla fine del Seicento in una foggia semplice, lineare, quasi rustica. La facciata presenta un portale centrale, con due semicolonne sulle quali poggia un doppio architrave modanato sormontato da un timpano triangolare in trachite. Gli stipiti ed i capitelli delle colonne sono decorati con figure zoomorfe e floreali che rimandano al linguaggio decorativo gotico-catalano. Al di sopra di esso, come unico elemento decorativo della facciata troviamo un più antico rosone in trachite di foggia gotico-catalana, incastonato nella facciata, che si dice provenisse dalla più antica chiesa di "Santu Milianu" (attribuita erroneamente dal clero spagnolo a san Giuliano era in realtà San Mamiliano) andata oramai in rovina.

Al portale si accede tramite una scalinata in granito. Un secondo ingresso si apre nella fiancata laterale sinistra della chiesa, il quale si presenta con stipiti in trachite rossa e sovrastato da una nicchia, con logiche decorative tardo barocche. Sulla fiancata destra poi, il terzo ingresso al tempio, di nuovo con stipiti in trachite rossa, conduceva un tempo ad uno spazio esterno ampio e circondato da colonne, che fungeva da ostello per i pellegrini durante la festa della patrona di Nuoro. Questo genere di ostelli, noto come "cumbessias", sono tipici della Sardegna ed i più antichi risalgono al periodo della dominazione bizantina. Sulle fiancate vi sono infine loggette che interrompono, alleggerendolo, il volume massiccio della costruzione. L'edificio sacro ha pianta rettangolare e presenta un presbiterio quadrato. Il soffitto è costituito da una volta a botte. L'altare maggiore è sopraelevato di un metro e mezzo rispetto alla navata. Pregevoli dipinti, raffiguranti i 12 apostoli, i profeti, alcuni brani delle sacre scritture ed episodi dell'edificazione della chiesa, sono conservati nel santuario. Risalgono al XVIII secolo: sono stati realizzati su intonaco, poi imbiancato a calce fresca, con terre colorate, secondo una tecnica sarda molto peculiare anche nell'effetto. Nel 1720 l'area ecclesiale ospitò una residenza dei gesuiti. Sotto il pavimento venne ritrovata la sepoltura di una persona di sesso maschile, probabilmente il costruttore della chiesa Nicolau Ruju Manca.

Le altre antiche "cresias"

Tomba di Grazia Deledda
nella Chiesa della Solitudine
Dedica alla Vergine nella chiesa del Monte Nero (26 aprile 1608) di Giovanni Angelo, Pietro Paolo e Melchiorre Pirella
  • Chiesa del Rosario (Su Rosàriu) - Nel quartiere San Pietro, a due passi dalla casa di Grazia Deledda. Venne edificata di fronte all'antica chiesa di San Pietro che non esisteva già più all'epoca del Casalis.
Nuoro, monastero delle Carmelitane Scalze e chiesa di Salvatoris Mater, opera di Savin Couëlle
  • Chiesa di Santa Croce (Santa Ruche) - del XV-XVI secolo, antica sede di una confraternita, prossima alla piazza Su Connottu nel quartiere di San Pietro. All'interno una piccola cupola, archi in trachite a sesto acuto, un Cristo di scuola fiorentina del Quattrocento, ed un Cristo in croce di fattura spagnola di probabile datazione cinquecentesca.
  • Chiesa del Salvatore (Su Serbadore) -edificata prima del XV secolo ha subito numerosi restauri che ne hanno stravolto gli esterni. Furono inoltre abbattute nel novecento le cumbessias che servivano come appoggio per i pellegrini della festa de Su Serbadore.
  • Chiesa di San Giuseppe - facente parte del convento francescano dei Minori Osservanti (ordine soppresso nel 1866), intitolato a San Paolo e risalente al 1593 a seguito della donazione del Barone di Orosei don Gabriele Manca per una promessa al visitatore generale dell'ordine, P. Luigi de la Cruz. Il convento sorse in un'area periferica del borgo, vicino alla più antica chiesa di San Paolo fatta edificare nel 1572 dal Pievano di Nuoro don Bartolomeo Manca[senza fonte]. Il Convento divenne un centro culturale essendo accompagnato da una scuola che istruì alcuni giovani nuoresi nella retorica, filosofia e teologia.
  • Chiesa di San Carlo (Santu Càralu) -La semplice chiesetta, un oratorio in realtà, era frequentata dallo scultore Francesco Ciusa, la cui casa natale si trova proprio di fronte. All'interno del tempio si trova la tomba dell'artista, sopra la quale è collocata una delle copie della famosa scultura La madre dell'ucciso, opera con la quale Ciusa partecipò alla Biennale di Venezia nel 1907.
  • Chiesa della Madonna della Solitudine (sa Solidae) - cara al premio Nobel Grazia Deledda, che la cita nelle sue opere, si trova sulla strada che conduce al monte Ortobene, immersa nel verde. Di origine seicentesca, è stata demolita e ricostruita negli anni cinquanta; ospita la tomba della Deledda.
  • Chiesa di Santa Maria di Valverde (N.S. de Balubirde)
  • Chiesa della Madonna del Monte Nero (Virgin 'e monte)
Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di Nostra Signora di Monte Nero.

Come si legge su una lapide esposta sopra l'ingresso, fu costruita in soli 30 giorni e dedicata alla Madonna del Monte Nero dai Fratelli Pirella (Melchiorre, insegnante e canonico a Cagliari, successivamente vescovo di Bosa e Ales, e i suoi fratelli Giovanni Angelo e Pietro Paolo, tutti e tre nativi di Nuoro) il 26 aprile 1608; narra la leggenda (riportata anche nel romanzo "Cosima" di Grazia Deledda) che uno dei fratelli, di ritorno dal santuario della Madonna del Monte Nero vicino a Livorno, si trovò in mezzo a una tempesta, e promise di costruire una chiesa sulla prima cima dell'isola che avesse visto se si fosse salvato. È situata nel parco del Monte Ortobene a circa 900 metri d'altitudine. La chiesa nel 2002 è stata oggetto di un attentato dinamitardo che l'ha semidistrutta, a una decina d'anni di distanza da quell'attentato, nella chiesa stati completati i lavori di ricostruzione, perfezionato l'adeguamento statico delle strutture e rifatti gli infissi, i fregi architettonici, il piccolo campanile a vela e l'epigrafe in marmo (anch'essa distrutta dall'esplosione) sistemata nella cumbessia dove abitualmente la famiglia di Grazia Deledda trascorreva, in estate, un periodo di vacanze. La chiesa è stata riaperta al pubblico nel 2014.

  • Nostra Signora del Carmelo (Su Càrmene) - già San Leonardo (Santu Lenardu) in via Massimo d'Azeglio.

Chiese scomparse o diroccate

  • San Mamiliano (Santu Milianu) - viene citata come chiesa di San Julian e Sant'Emiliano, diroccata già nel XVII secolo.
  • San Nicolò (Santu Nicola) - in via San Nicolò
  • Santa Maria Maddalena (Sa Piedade) - era in via della Pietà.
  • San Pietro e Lucas (Santu Predu) - sorgeva in via Chironi di fronte alla nuova chiesa del Rosario.
  • San Lucifero (Santu Luziferru) - in via Roma, angolo via Marconi. La facciata in mattoni è stata rinvenuta sotto l'intonaco della casa in via Marconi.
  • San Giovanni (Santu Jubanne) - era presso piazza San Giovanni.
  • Sa Purissima (de la Purisima Concepción) - fu una delle antiche cattedrali di Nuoro, edificata presso Corso Garibaldi (Bia Majore). Nel XIX secolo al suo posto fu edificato il Municipio, poi sostituito dalla sede del Banco di Sardegna.
  • Sant'Elena (Sant'Elene) - presso via Mons. Bua (Bar Cambosu)
  • Santa Barbara - in via S. Barbara presso l'artiglieria.
  • Sant'Angelo - viene citata nel dizionario del Casalis, insieme con Santa Barbara
  • Santa Lucia (Santa Luchia) - era in Via Lamarmora.
  • Sant'Orsola (Sant'Ùrsula) - era in Via Irillai.
  • Santa Marina, più tardi cointestata a Sant'Onofrio (Santu Nofre) sul colle sant'Onofrio, ove c'è il chiosco.
  • Santa Maria del Monte, demolita per la costruzione del carcere "La Rotonda". Si trovava in via Carlo Cattaneo.
  • chiese campestri tra Balubirde e Marreri: N.S. de sa Ìtria, Santu Jacu, Santu Gabinzu, Santu Tèderu, Santu Tomeu, Santu Larentu.

I ruderi si trovano alle pendici settentrionali del Monte Ortobene.

  • chiese campestri Prato Sardo: San Marco Evangelista; Santu Micheli, S'Ispiritu Santu.

Chiese moderne

  • Chiesa della Madonna delle Grazie (Sa Gràssia Noba) - Si trova praticamente nel centro geometrico della città, proprio all'inizio del Corso Garibaldi.
  • Chiesa di San Giuseppe (Santu Zoseppe) - Costruita relativamente da poco (negli ultimi 50 anni), ha una caratteristica immagine data dall'intera struttura in mattoncini rossi sporgenti.
  • Chiesa di San Domenico Savio, gestita dai Salesiani di Don Bosco
  • Chiesa di Salvatoris Mater, - opera dell'architetto francese Savin Couëlle è gestita dalle carmelitane scalze dell'adiacente convento situato sulla collina di Cuccullio a circa 650 m s.l.m.
  • Chiesa di San Paolo - Da poco fuori questa chiesa si può vedere un bellissimo panorama verso i quartieri di Città Giardino e Città Nuova.
  • Chiesa del Sacro Cuore di Gesù
  • Chiesa della Beata Maria Gabriella - Situata nella periferia più estrema, a pochi passi dal Carcere di Badu 'e Carros e dalle difficoltà che esso porta, la parrocchia è stata completata appena nel 1999. È realizzata in stile moderno. La chiesa è dedicata alla Beata Maria Gabriella Sagheddu, nata a Dorgali.

Siti archeologici

Nuoro e il monte Ortobene dal Nuraghe Tanca Manna
Nuraghe "nord" dei "tres nuraghes": tre nuraghi ravvicinati che dominano la zona di Corte.

Nuraghi

  • Nurache Biscollai
  • Nurache Corte
  • Nurache Costiolu
  • Nurache Curtu
  • Nurache Dèo
  • Nurache Durgulileo
  • Nurache Feghei
  • Nurache Fenole
  • Nurache Funtana 'e Littu
  • Nurache Gabotele
  • Nurache Gurturju
  • Nurache Jacupiu
  • Nurache Loghelis
  • Nurache Monte Gurtei
  • Nurache Murichessa
  • Nurache Murzulo
  • Nurache Noddule o Loddune
  • Nurache Nurdole
  • Nurache Nuschele
  • Nurache Orizanne
  • Nurache Pradu 'e Leo
  • Nurache Pedra Pertusa
  • Nurache S'Abba biba
  • Nurache Sa Murta
  • Nurache Tanca Manna
  • Nurache Soddu
  • Nurache Sodduleo
  • Nurache Su Ribu 'e su sàliche
  • Nurache Su Saju
  • Nurache Tertilo
  • Tres Nuraches
  • Nurache Tigologoe
  • Nurache Ugolio
Nuoro - il Redentore - opera di Vincenzo Ierace

Monumenti

Lo stesso argomento in dettaglio: Statua del Redentore (Nuoro) e Piazza Sebastiano Satta.
"Sa Conca", casa nella roccia
  • Piazza Sebastiano Satta (Costantino Nivola);
  • Statua del Redentore, eretta nel 1901 (sul Monte Ortobene);
  • Scultura "Madre dell'ucciso" (Francesco Ciusa) (nella chiesa di San Carlo);
  • Porta della Città;
  • Porta della Barbagia con Madre mediterranea (Pietro Cascella);
  • Prefettura
  • Vecchio Ospedale San Francesco
  • Rifugi antiaerei nuoresi
  • Sa Conca, rifugio sotto roccia utilizzato come ovile (sul Monte Ortobene);
  • Rocciai del Monte Ortobene – monumenti naturali;
  • Omaggio a Grazia Deledda – monumento dell'artista Maria Lai, presso la Chiesa della Solitudine;

Piazza Sebastiano Satta

La Piazza Sebastiano Satta con alcune delle sculture di Costantino Nivola

La piazza-monumento è posta al centro di Nuoro fra il corso Garibaldi e il rione di Santu Prédu. Si tratta di piazza ideata da un importante artista contemporaneo. L'idea di utilizzare questo spazio, la vecchia piazza Plebiscito, per onorare il "vate di Sardegna", Sebastiano Satta (1867-1914), venne infatti perfezionata nel 1967 con l'incarico allo scultore oranese Costantino Nivola (1911-1988), reduce dall'esperienza americana a contatto con architetti come Le Corbusier o Saarinen. Nivola iniziò ad eseguire una serie di schizzi e scelse la strada minimalista con l'inserimento di piccole rappresentazioni in bronzo in giganteschi massi granitici provenienti dal monte Ortobene, anche al fine di legare il paesaggio urbano e quello del Monte visibile sullo sfondo della piazza.

La piazza è di forma irregolare e pavimentata da piccole pietre di granito bianco squadrate, da cui sembrano nascere panche formate da parallelepipedi regolari dello stesso materiale. Le indicazioni simboliche emergenti dalla piazza rimandano alla cultura sarda, antropologica e arcaica. Nelle cavità protettive e allusive delle rocce la figura del poeta, rappresentata da otto piccole statue in bronzo, vi trova accoglienza, esaltazione fantastica o riposo. Qui la personalità di Sebastiano Satta è ripresa nei suoi diversi aspetti, umani e artistici. Nivola ha preteso l'intonaco e il bianco calce negli edifici circostanti per dare ampiezza, luminosità e semplicità all'architettura casuale degli abitati, tra i quali si riconosce la stessa casa in cui visse il poeta.

Vie principali

Il corso Giuseppe Garibaldi
Lo stesso argomento in dettaglio: Corso Giuseppe Garibaldi (Nuoro).

Il Corso Garibaldi è la via principale di Nuoro ed è meta di nuoresi e turisti per via delle attività commerciali e bar presenti, tra cui lo storico Caffè Tettamanzi.

Il Monte Ortobene

Lo stesso argomento in dettaglio: Monte Ortobene.
Vista dei boschi
M. Ortobene - punta pala 'e casteddu
La statua del Redentore - febbraio 2005
Chiesa della Madonna del Monte Nero (Virgin 'e monte)

L'Ortobene è il monte per eccellenza dei nuoresi. Accoglieva tra i suoi boschi e i suoi graniti antichi abitati medioevali come Gortove(ne) (Ortobene), e Séuna lungo le rive del ruscello "Ribu de Séuna". Luogo di grande pregio paesaggistico e naturalistico, le sue fresche foreste sono meta di escursioni ad un passo dalla città. Offre inoltre grandi suggestioni in occasione delle nevicate invernali. La vetta raggiunge i 955 m s.l.m. In cima si raggiungono diversi belvedere ampiamente panoramici sul Monte Corrasi di Oliena, verso il Supramonte, il Gennargentu ed il mare. Importante e suggestivo è quello che ospita la statua del Redentore, opera di Vincenzo Ierace, cui è ispirata l'importante sagra folkloristica di fine agosto. La flora e la fauna sono quelle tipiche della Sardegna centrale, con boschi di lecci, volpi, cinghiali, ghiri, falchi e persino una coppia di aquile reali. Di rilevante interesse turistico ed antropologico è la cosiddetta "sa conca", una residenza rurale suggestiva e unica ricavata all'interno di un enorme masso di granito cavo e di forma sferica, situato sul ciglio della strada che porta al parco di "Sedda Orthai". Sempre nella zona di "Sedda Orthai", si trovano le tracce di un antichissimo villaggio (e di fortificazioni) del periodo alto medioevale. Ai piedi del monte in località Borbore si trova un'interessante zona archeologica dove vi sono varie domus de janas (secondo la tradizione "case delle fate"), necropoli risalenti al Neolitico finale (cultura di Ozieri, 3200-2800 a.C.) ed Eneolitico (cultura Monte Claro, 2400-2100 a.C.). In cima si trova l'antica chiesa campestre di Nostra Signora 'e su Monte. Presso le pendici settentrionali del Monte vi sono ulteriori tracce del vissuto storico dell'uomo come il santuario di Valverde, i ruderi delle chiese di Sa Itria e di Santu Jacu, che presentano i muri perimetrali e le basi degli archi in granito, infine le tracce della Chiesa di Santu Tomeu. Queste strutture religiose, insieme al mulino ottocentesco[68] sito in località "Caparedda", meriterebbero interventi di recupero e restauro. Interessanti, infine, i numerosi "rocciai", cumuli naturali di massi granitici, nati con l'erosione dei venti, che assumono spesso forme inusuali come ad esempio le rocce dell'Orco, o quella della spugna.

Il colle di Sant'Onofrio

Lo stesso argomento in dettaglio: Colle di Sant'Onofrio.

Il colle di Sant'Onofrio è meta dei nuoresi e dei turisti per la presenza di un parco e anche di Villa Antonietta, comunemente chiamata dai nuoresi Castello di Sant'Onofrio, visitabile solo con il consenso dei proprietari in quanto è abitata.

Il borgo di Lollove

Lo stesso argomento in dettaglio: Lollove.

Si tratta di un borgo di origini medievali, isolato, abitato da poche decine di residenti, sospeso nel tempo e nel silenzio. Questo minuscolo gruppo pittoresco di case costruite all'autentica e antica "maniera sarda" regala un'atmosfera affascinante. Fra i ruderi abbandonati e le poche case abitate si erge la chiesetta seicentesca della Maddalena, in stile tardo-gotico, con archi a sesto acuto in trachite rossa. Nel villaggio non vi è alcun tipo di attività commerciale. Si tramanda la leggenda che il borgo venne colpito dalla maledizione di alcune suore fuggite a causa della relazione carnale di qualcuna di esse con i pastori: «Sarai come acqua del mare; non crescerai e non morirai mai».

Dal Dizionario Angius Casalis si apprende che: «I lollovesi sono nella diocesi di Nuoro, e curati nello spirituale da un solo prete. La chiesa parrocchiale di antica struttura è sotto l'invocazione di s. Maria Maddalena. Il principale del paese la crede edificata da' goti, perché la campana ha una iscrizione in caratteri gotici! Le feste principali sono per la titolare, per s. Biagio, e per s. Eufemia. Come non hanno ospiti, così se la godono essi soli quasi in famiglia e ballano a coro di voci. Il cimiterio è contiguo alla chiesa e sta fuori dell'abitato a pochi passi. Quanti nascono, tanti muojono in questo paese. I numeri del movimento della popolazione sono nascite due, morti due, matrimonii due.»

Caffè storici

L'antico Caffè Tettamanzi
Lo stesso argomento in dettaglio: Caffè Tettamanzi.

Il principale caffè storico è il Caffè Tettamanzi, fondato nel 1875 e situato nel centro storico di Nuoro al Corso Giuseppe Garibaldi 71. Questo caffè è ancora oggi punto di ritrovo di nuoresi e turisti. Questo caffè anticamente si chiamava Bar Majore. Un altro caffè storico di Nuoro è il Bar Cambosu, fondato nel 1921 e anch'esso situato nel centro storico della città.

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[69]

Etnie e minoranze straniere

Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2016 la popolazione straniera residente era di 1 263 persone, pari al 3,4% della popolazione totale. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano:[70]

Lingue e dialetti

La lingua sarda parlata a Nuoro è quella logudorese nella variante nuorese.

Cultura

Università

Nuoro dal 1989 è sede di corsi di laurea delle Università di Cagliari e Sassari erogati in accordo con il Consorzio per la Promozione degli Studi Universitari nella Sardegna Centrale. Il Consorzio nasce nel 1990 grazie ad un accordo tra Provincia e Comune di Nuoro, che formalmente lo costituiscono con DPGR n.11 del 23/11/90. La realizzazione a Nuoro del terzo polo Universitario Sardo costituisce uno dei più importanti obiettivi strategici per lo sviluppo delle zone interne. L’Università nuorese rappresenta una risposta efficace alle esigenze di crescita culturale della popolazione e di sviluppo socio-economico delle aree marginali della Sardegna Centrale. Il 22/3/90 furono eletti il Presidente e il Consiglio direttivo, i quali in primo luogo si impegnarono ad avviare e organizzare il Corso di Scuola a fini speciali in Esperto di Pubblica Amministrazione e Governo locale, con una convenzione stipulata tra il Consorzio e l’Università degli Studi di Cagliari. Grazie anche all’impegno profuso dalla Facoltà di Scienze Politiche dell’Ateneo cagliaritano, nacque il Corso in Esperto di Pubblica Amministrazione e Governo Locale (iniziativa sostenuta inizialmente dal punto di vista finanziario quasi interamente dalla Provincia di Nuoro), che ha funzionato regolarmente fino a tutto l’anno accademico 1994/1995. Dall’A.A. 1995/1996 il corso è stato trasformato in Diploma Universitario (laurea breve). Con un’altra convenzione, stipulata tra il Consorzio e l’Università di Cagliari (Istituto di Igiene), nel Novembre 1992 fu avviata a Nuoro una sezione staccata della Scuola per Assistenti Sociali, coinvolgendo trenta studenti. Anche questo corso è stato poi trasformato in Diploma Universitario in Servizio Sociale, con un considerevole aumento del numero degli allievi. Il Consorzio per la Promozione degli Studi Universitari è stato rinnovato ai sensi della Legge n 142/ 90, in data 30 /11/92, ed ora ha uno Statuto che è fondato su principi del Nuovo Ordinamento degli Enti Locali. La Convenzione approvata insieme con lo Statuto, e stipulata tra i Rappresentanti Legali dei due Enti (Comune e Provincia di Nuoro), costituisce l’atto che ne disciplina i rapporti nell’Amministrazione del Consorzio. Un primo risultato consistente venne conseguito nell’anno 1992, quando fra l’Assessore Regionale alla Pubblica Istruzione, i Rettori delle Università di Cagliari e Sassari, il Presidente della Provincia di Nuoro e il Presidente del Consorzio per la promozione degli Studi Universitari fu approvato un Accordo di Programma; questo accordo ha disciplinato i rapporti tra i soggetti interessati, formalizzando gli impegni da ciascuno di essi assunti per la nascita a Nuoro, in aggiunta alle attività già avviate, delle Facoltà di Scienze Forestali e Ambientali, entrambe gemmate da Sassari, e di Ingegneria Gestionale gemmata invece dall’Ateneo di Cagliari, insieme ai corsi di primo livello in Scienze Ambientali, Biologia e Ingegneria elettronica. Convenzione con il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Sassari Nel 2011 tra il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Sassari e il Consorzio Nuorese nasce un programma di stabile e sistematica collaborazione, avente a oggetto l’istituzione di un polo didattico del Dipartimento di Giurisprudenza a Nuoro, presso il quale dislocare parte delle attività didattiche del corso di laurea triennale in Diritto delle Amministrazioni pubbliche e private. Il programma prevede inoltre un piano di interventi estesi alla ricerca scientifica e alla formazione di dottori di ricerca, al reclutamento di ricercatori ed alla formazione post lauream. Gli obiettivi, sui quali il Consorzio concentrerà la sua azione nel prossimo futuro, includeranno, in primo luogo, un’intensificazione dei rapporti fra Università e Impresa, rivolgendo un’attenzione particolare ai temi dello sviluppo locale e al miglioramento dei servizi agli studenti. Il Consorzio individuando, quale ambito prioritario di intervento, il settore dello sviluppo economico del territorio trainato dalla cultura e dalla conoscenza, ritiene di importanza strategica la collaborazione con il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Sassari, in prima linea nel settore sia a livello didattico, con il Master in Diritto ed Economia per la Cultura e l’Arte (DECA Master), sia a livello scientifico, attraverso il Progetto di ricerca fondamentale o di base finanziato dalla Regione Sardegna dal titolo ‘Politiche pubbliche ed economia della cultura: strumenti giuridici e modelli economici per i servizi culturali’. Attualmente sono in corso iniziative per il rilancio dell’Accordo di Programma. . In città è altresì presente l'AILUN (Associazione per l'Istituzione della Libera Università Nuorese) fondata nel 1985, che tiene masters e corsi di livello universitario in collaborazione con varie Università italiane e straniere, soprattutto anglosassoni.

ISRE

Nel 1972 fu istituito l'Istituto superiore regionale etnografico (ISRE), annesso al preesistente Museo del costume ora Museo della vita e delle tradizioni popolari sarde.[71]

Musica

Dal 1989 Nùoro è sede del Seminario di studio sulla musica Jazz Nuoro Jazz diretto dal trombettista Paolo Fresu dalla prima edizione sino al 2013, ora diretto dal pianista Roberto Cipelli ed organizzato dall'Ente Musicale di Nuoro. Il Seminario si tiene tutti gli anni fra l'ultima settimana di agosto e la prima di settembre.

L'Atene Sarda tra passato e futuro

La città ha avuto, a cavallo tra il XIX ed il XX secolo, un forte fermento culturale che ha visto nascere e svilupparsi il talento di tanti artisti e personalità che attirarono l'attenzione nazionale ed internazionale, uscendo perciò dal ristretto ambito locale e facendo nascere per Nuoro l'appellativo di "Atene Sarda" (Elettrio Corda).[72]

A Nuoro è nata Grazia Deledda, scrittrice, vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura nel 1926, nonché Salvatore Satta, grande giurista[73] e scrittore di un noto romanzo. Si deve alla sua famiglia se Salvatore Satta è conosciuto anche come romanziere: infatti dopo la sua morte i familiari ripresero le vecchie carte, scoprendo, tra di esse, il dattiloscritto de Il giorno del giudizio (in seguito venne trovato, nelle pagine di una vecchia agenda, anche il manoscritto). Questo libro è un grande romanzo che lascia forse una delle testimonianze più profonde e intime della città e dei suoi abitanti, dei quali ritrae le famiglie più note nel primo Novecento sotto una labilissima copertura di nomi fittizi ma non troppo, simili ma non coincidenti, fedeli al vero nella narrazione come i veri personaggi furono fedeli al connotato medio del nuorese secondo questa visione:

«Don Sebastiano Sanna Carboni, alle nove in punto, come tutte le sere, spinse indietro la poltrona, piegò accuratamente il giornale che aveva letto fino all'ultima riga, riassettò le piccole cose sulla scrivania, e si apprestò a scendere al piano terreno, nella modesta stanza che era da pranzo, di soggiorno, di studio per la nidiata dei figli, ed era l'unica viva nella grande casa, anche perché l'unica riscaldata da un vecchio caminetto. Don Sebastiano era nobile, se è vero che Carlo Quinto aveva distribuito titoli di piccola nobiltà agli autoctoni sardi che avevano innestato gli olivastri nelle loro campagne (la grande nobiltà con tanto di predicato era quasi tutta cagliaritana, ed era praticamente straniera all'isola): ma il doppio cognome era solo un'apparenza, altro non essendo il Carboni che il nome della madre, aggiunto al Sanna, il vero e unico nome di famiglia, un poco per l'usanza spagnola, un poco per la necessità di distinguere le persone, nella poca varietà dei nomi determinata dalla scarsa popolazione. Ogni bifolco in Sardegna ha due cognomi, anche se poi sull'uno e sull'altro prevale di solito un soprannome, che, se la fortuna aiuta, diventa il contrassegno temuto di una pastorale dinastia. Tipico esempio i Corrales. Il tempo e la necessità han finito col dare una certa legittimità al doppio cognome, e infatti «Sebastiano Sanna Carboni» circoscriveva in lettere tonde lo stemma sabaudo nel timbro ufficiale d'ottone, che Don Sebastiano chiudeva ogni sera gelosamente in un cassetto della scrivania. Poiché Don Sebastiano era notaio; notaio nel capoluogo di Nuoro.»

Altre personalità artistiche nate a Nuoro sono il poeta Sebastiano Satta (1867-1914); il pittore e fotografo Antonio Ballero (1864 -1932); lo scultore Francesco Ciusa (1883-1949), affermatosi alla Biennale di Venezia del 1907; il pittore Giovanni Ciusa Romagna (1907-1958). Peraltro, per tutto il corso del ventesimo secolo la città è stata attraversata da un grande fermento culturale in campo artistico, letterario, musicale e sociale[74] con nomi, come quello della scrittrice Maria Giacobbe, conosciuti a livello internazionale ed altri conosciuti solo a livello locale, come .

Come da lui ricordato, a Nuoro si è formato il carattere di Indro Montanelli che qui frequentò le ultime due classi delle elementari e i primi tre anni del ginnasio,[75] prima che fosse edificato l'attuale caseggiato di Via Dante.

Nel 2017 il comune di Nuoro ha proposto la candidatura della città come Capitale Italiana della Cultura 2020[76] risultando tra le prime dieci finaliste.[77] Il progetto, riguardante tutto il territorio provinciale e non solo,[78] pur non essendo stato premiato dalla commissione ministeriale, è stato sostenuto a livello regionale.[79]

Musei

Museo Deleddiano ("Museo di Grazia Deledda")

Teatri

  • Il cinema teatro Eliseo, aperto nel 2005, di proprietà comunale, ospita soprattutto spettacoli teatrali e concerti. È gestito da Sardegna Teatro per concessione del Comune di Nuoro[80].
  • Il cine-teatro dell'oratorio "Le Grazie", chiuso dopo l'apertura di un cinema multisala in località Pratosardo.
  • L'anfiteatro Fabrizio De Andrè, tra i teatri all'aperto più grandi della Sardegna; negli anni, durante l'estate, ha ospitato il festival regionale del folklore e numerosi concerti, poi è stato chiuso in attesa di lavori di consolidamento delle gradinate.
  • Il teatro del Museo Etnografico di Nuoro dove si svolgono conferenze, concerti e il festival internazionale di cinema etnografico.
  • Auditorio della Biblioteca "Sebastiano Satta", ospita stabilmente presentazioni di libri, mostre e dibattiti.
  • Il teatro situato sotto la chiesa di San Giuseppe, inaugurato nel 2016 e dato in gestione alla compagnia Bocheteatro.[81]

Cucina

Oltre ai prodotti della cucina sarda, pur nella tipica variante barbaricina comune a tutto il circondario, la gastronomia del capoluogo nuorese vanta la specificità di un tipo di pasta e di un dolce:

  • Su filindeu (fili di Dio) è una pasta per minestra formata da sottilissimi fili sovrapposti in tre strati incrociati, ricavati con abilità manuale da un impasto con semola di grano duro, che viene poi cotta nel brodo di pecora e condita con pecorino fresco.[82] È nota per essere la pasta più rara del mondo[83][84].
  • S'aranzada nugoresa (l'aranciata nuorese) è un dolce preparato con scorza d'arancio candita nel miele e con mandorle, la cui ricetta fu messa a punto dal pasticcere nuorese Battista Guiso che, intorno al 1900, ottenne per questo importanti riconoscimenti in Italia e all'estero.[85]

Eventi

Donna in costume nuorese

Riveste enorme importanza, sia per l'attaccamento e devozione dei nuoresi sia come attrattiva turistica, la Sagra del Redentore che dura circa una settimana, all'interno della quale vi è anche la sfilata dei costumi della Sardegna. La sagra ha termine con la funzione religiosa che ha sede ai piedi della statua del redentore il 29 di agosto di ogni anno.

Nel fine settimana tra la prima e la seconda metà di novembre c'è la manifestazione Mastros in Nugoro, inserita nel circuito Autunno in Barbagia, nel quale si aprono case storiche e i musei della città. Durante la manifestazione che si svolge nei quartieri di Santu Predu e Seuna e che richiama non solo i nuoresi, ma anche turisti e visitatori, vengono esposti prodotti tipici e artigianali. Dal 2014 inoltre è stato introdotto nell'evento Su Cojubiu Nugoresu, un rito antico in cui si celebra il matrimonio in costume tradizionale. Fino al 2007 la manifestazione si chiamava Mastros in Santu Predu, poiché era coinvolto solo l'omonimo quartiere. dopo due anni di pausa dal 2010 la manifestazione cambia nome in Mastros in Nugoro e da quest'anno coinvolge anche il quartiere di Seuna.

Un altro importante appuntamento è quello del 21 novembre per la festa della Madonna delle Grazie a carattere prettamente religioso, ma che coinvolge l'amministrazione comunale.[86] Secondo la tradizione, un giovane pastore trovò, nel XVII secolo, una piccola statua lignea della Madonna che si dimostrò miracolosa. Fu così che nel 1812 la città fece voto alla Vergine per essere liberata dalla peste. Per sciogliere il voto, da allora viene allestita una processione in cui 12 nuoresi col tradizionale costume, accompagnati dal sindaco e dal gonfalone, offrono 12 ceri alla Madonna in rappresentanza degli altrettanti rioni della città; nel tempo si sono aggiunti altri sette ceri, offerti dai membri della confraternita delle Grazie.[87]

Molto sentita è anche la festa di Sant'Antonio abate, il 16 e 17 gennaio, durante la quale, come in molti centri della zona, i vari quartieri organizzano grandi falò (sos focos) nelle piazze e offrono ai cittadini fava e lardu (fave con lardo), vino e pane carasau. È tradizione durante la festa fare il giro dei numerosi fuochi della città dove gli organizzatori fanno a gara per il fuoco più bello e l'ospitalità. Attorno al fuoco: canti, balli sardi e l'immancabile gioco della morra. I più frequentati sono solitamente quelli dei quartieri del centro storico, come quello di Santu Predu o della cattedrale.

Per il carnevale si può assistere alla manifestazione del carnevale barbaricino, con le maschere provenienti dai centri vicini come i mamuthones di Mamoiada, boes e merdules di Ottana, turpos di Orotelli, su bundu di Orani ecc.; è stata riscoperta una delle caratteristiche maschere di Nuoro chiamata Bove o Boves, simile ai boes di Ottana e citata dallo studioso Raffaello Marchi. Altre maschere tipicamente nuoresi, in fase di studio e ricostruzione, sono quelle di su turcu e quella di maschera a gattu, molto simile a quella scoperta a Sarule, citate da Grazia Deledda in alcune sue opere.

  • Fino al 2009 Nuoro ospitava a fine estate la bella manifestazione della Notte Bianca, dove vari artisti si esibivano per le strade principali della cittadina, ed i commercianti potevano mantenere i negozi aperti fino a notte fonda. La manifestazione è stata reintrodotta nel 2014 dopo alcuni anni di pausa per mancanza di soldi da parte del comune.

Infrastrutture e trasporti

Trasporti pubblici

Lo stesso argomento in dettaglio: Postalino.
La stazione di Nuoro nel 2009

Nuoro dispone di un sistema di trasporto pubblico, gestito dall'ATP. L'autobus a Nuoro viene comunemente chiamato postalino.

Strade

La Strada statale 131 Diramazione Centrale Nuorese è la superstrada che collega Nuoro con Olbia e Cagliari.

La circonvallazione sud è un'importante arteria che raccorda i quartieri di Mughina (tramite la galleria di Mughina), Badu 'e Carros e Città Giardino con la strada provinciale 58 per Orgosolo e la strada provinciale 22 per Oliena (quest'ultima arteria stradale parte dalla SP 58 a circa 1 km da Nuoro) e con la strada statale 389 var Nuoro-Lanusei per Orani, Sarule, Mamoiada, Lodine, Gavoi, Fonni e l'Ogliastra. È inoltre possibile raggiungere la strada statale 131 Diramazione Centrale Nuorese tramite la galleria di Prato Sardo. La galleria di Mughina dopo i fatti di cronaca del ciclone Cleopatra del 2013, in giornate di maltempo è stata spesso soggetta per precauzione alla chiusura al traffico veicolare per via degli allagamenti e di alcuni problemi strutturali.

Ferrovie

Installazione al neon con gli stemmi delle città gemellate con Nuoro, collocata all'ingresso della casa comunale.

La stazione di Nuoro è capolinea della ferrovia ARST per Macomer, che collega il capoluogo con i paesi del Marghine e con l'altro capolinea di Macomer. Condivide con Matera essere capoluogo di provincia non servito dalla rete ferroviaria statale.

Amministrazione

Lo stesso argomento in dettaglio: Sindaci di Nuoro.

Gemellaggi

TV, radio e stampa locali

Vi è un'emittente televisiva, chiamata Telesardegna e due emittenti radiofoniche che sono Radio Barbagia e Radio Nuoro Centrale, che danno le notizie locali. Vi sono inoltre le sedi di corrispondenza delle TV e dei giornali regionali come Videolina, L'Unione sarda e La Nuova Sardegna. È anche presente un settimanale cittadino denominato L'Ortobene nel quale vengono inseriti inserti pubblicitari e fatti di cronaca

Sport

La principale squadra di calcio della città è la Nuorese Calcio 1930 che, nel campionato di Serie D 1973-1974 ha raggiunto il suo miglior piazzamento arrivando terza a 4 punti dalla promozione in serie C, poi ha disputato il campionato di serie C2 2006/07, arrivando quarta e uscendo sconfitta in semifinale contro il Pergocrema nei play-off promozione per la serie C1.

Dalla 2014/2015 al 2017/2018 la Nuorese ha militato in Serie D mentre per l'anno 2018/19 disputerà il campionato di Eccellenza Regionale.

Vi sono inoltre delle squadre di calcio giovanili: pol.ichnos 1999Nuoro, Atletico Nuoro, Puri e Forti, Sadosan, Sales, Santu Predu Polisport.

La Nuoro softball milita nel campionato italiano di softball di Serie A1 dal 2002, il miglior piazzamento è stato il quinto posto.

Sono presenti in città tre squadre di pallavolo che militano nel campionato regionale di serie D: Libertas Nuoro (femminile) e Pvn Nuoro (femminile/maschile).

Altre attività sportive

Altre attività sportive presenti in città:

  • atletica leggera (Circolo Sportivo Atletica Amatori Nuoro e l'Atletica Delogu Nuoro),
  • nella pallacanestro si può trovare la Pallacanestro Nuoro (maschile) in serie D riconosciuta anche col nome Sirbones (cinghiale in sardo nuorese e mascotte della squadra) e disputa le partite nel palazzetto del Coni situato in via Lazio. L'Ichnos Basket che milita in Promozione disputa le gare nel palazzetto dei Salesiani.
  • la pallamano Star Solar Handball Atletic Club Nuoro o denominata anche H.A.C. Nuoro è una società di pallamano che milita in A1 (femminile) e serie B (maschile) con ottimi risultati disputò anche competizioni europee in passato. I settori giovanili hanno disputato partite di livello nazionale.
  • nuoto e pallanuoto rappresentati dalla Rari Nantes Acquatica Nuoro,
  • la scherma è rappresentata dal Club Scherma Nuoro A.S.D,
  • bocce,
  • nel rugby è presente un sodalizio che partecipa al campionato di serie C, la Nuororugby.
  • arti marziali come judo, con lo storico club Judo Teiko, l'Osaka e la Polisportiva Gigliotti Team Nuoro, quest'ultima attiva anche nella lotta olimpica, nel sambo (di cui fu la prima e storica palestra in Sardegna) e nella lotta sarda "s'istrumpa"

Note

  1. ^ Andrea Soddu nuovo sindaco di Nuoro: «Realizzato un sogno», La Nuova Sardegna
  2. ^ a b Dato Istat - Popolazione residente al 30 giugno 2019.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ da scriversi con l'accento secondo le norme della limba sarda comuna.
  5. ^ Consiglio Provinciale di Nuoro, Comune delimitato di lingua sarda ai sensi dell'art.3 della Legge 482/1999 con Delibere del Consiglio Provinciale di Nuoro n. 58 del 15.06.2001 e n. 158 del 16.12.2003., in Deliber n.58 e n.158.
  6. ^ Comune di Nuoro, deliberazioni giunta e consiglio comunale, su 88.56.51.30. URL consultato il 22 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2016).
  7. ^ Pietro Sella, Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV. Sardinia, Editrice Apostolica Vaticana, 1945, nn. 159, 160, 862, 2281.
  8. ^ a b Il Condaghe di San Michele di Salvennor, n. 191, CUEC, 2003.
  9. ^ Segue questa interpretazione "Pitzinnu de Nugoro eris" ("Il bambino di Nuoro ieri") a cura di Tina Falchi Marras e degli alunni della seconda D della scuola media N. 3 di Nuoro: "NUGORO da una rad. nugor -- fuoco dimora"
  10. ^ Così Massimo Pittau, 1987, che però nel 1958 (Studi sardi di linguistica e storia) aveva sostenuto potesse trattarsi di derivazione dal latino nux, noce.
  11. ^ Alberto G. Areddu, Le origini albanesi della civiltà in Sardegna, Autorinediti, 2007
  12. ^ Benvenuto Aronne Terracini, Gli studi linguistici sulla Sardegna preromana, Sardegna Romana, Roma, 1936
  13. ^ Massimo Pittau, L’origine di Nùoro. I toponimi della città e del suo territorio, Insula, Nuoro, 1996.
  14. ^ Enciclopedia internazionale Grolier.
  15. ^ DOP - Dizionario di Ortografia e pronuncia: voce "Nuoro"
  16. ^ MELONI P., La Sardegna romana, Chiarella, Sassari, 1987, pp. 339-374.
  17. ^ A. Mastino, Analfabetismo e resistenza: geografica epigrafica della Sardegna, Faenza, 1993
  18. ^ Mastino. Le relazioni tra Africa e Sardegna in età romana, L'Africa Romana, II, Sassari, 1984
  19. ^ La villa romana di Sant'Efis è oggetto di scavi. Non si conosce il nome antico latino dell'insediamento. Sant'Efis deriva infatti dal nome di una chiesa seicentesca costruita sopra le rovine. Nel sito è stato ritrovato un importante manufatto in vetro con i santi Pietro e Paolo che testimonia la presenza di gruppi di cristiani.
  20. ^ a b Villaggi e popolazione in Sardegna nei secoli XI-XX, Carlo Delfino, 2014, p. 358.
  21. ^ Codice Diplomatico della Sardegna, Carlo Delfino, 1985 [1868], p. 158,1.
  22. ^ Archivio storico italiano, Scheda n. 394, Tipografia Galileiana, 1902, p. 308.
  23. ^ solo i grandi centri, sede di importanti attività economico giuridiche erano sede di Curatore giudicale, mentre le ville secondarie erano tenute da un Majore, come ben riporta la tesi su "La Curatoria di Dore", di Giovanni Belloi, Università degli studi di Cagliari, 1997
  24. ^ Il registro di San pietro di Sorres, CUEC, 2003, p. n. 228.
  25. ^ Mauro Maxia, Una curatoria nell’antico regno di Logudoro, in Rivista Italiana di Onomastica, VII, 2001, pp. 25-36.
  26. ^ La Diocesi medievale di Ottana e la cronotassi dei suoi vescovi(1065-1503), Logus mondi interattivi, 2013.
  27. ^ Croce patente cistercense che presenta al centro il fiordaliso araldico o giglio di Francia ("Fleur de Lys").
  28. ^ Pietro Fanciulli – Archivio abbaziale di Orbetello. Ex Abbazia "Nullius" delle Tre Fontane – Laurum
  29. ^ Locoe è il borgo abbandonato nel Seicento in territorio in epoca moderna di Orgosolo, Nothule potrebbe essere un villaggio situato nel territorio di Oliena (Dule) o un borgo situato vicino al nuraghe di "Noddule" nell'egro settentrionale nuorese.
  30. ^ Santa Maria di Gultudofe era probabilmente collocato nell'area sottostante l'attuale Hotel Sacchi presso la Fontana "de Prades" (dei frati), tuttavia occorrerebbe rintracciarla con adeguate operazioni di scavo
  31. ^ L'antichità del culto e la modifica del nome in sardo, spinse probabilmente il clero spagnolo a ritenere erroneamente "Santu Milianu" San Julianu o Sant'Emiliano martire e non San Mamiliano. La festa di San Mamiliano è il 15 settembre e il 18 novembre.
  32. ^ L'Angius (Dizionario Casalis Angius) sostiene che si chiamasse fonte de Logudore
  33. ^ Il culto di San Mamiliano (Santu Milianu) è presente nell'area vicina a Nuoro anche nel centro medioevale scomparso di Golcone (vicina a un castello), collocato in agro di Oliena nell'odierna località "Corcodde" (si trova lungo la Strada Provinciale 38 direzione Nuoro Dorgali, presso il Ponte di "Oloeo", sulla sponda sinistra, dando le spalle alla sorgente del fiume Cedrino).
  34. ^ I due monasteri toscani erano filiazioni dell'Abbazia Cistercense di Sant'Anastasio Persiano e di San Vincenzo di Saragozza delle Tre Fontane o di Aquas Salvias sita in Roma. Infatti proprio in quest'epoca fu introdotto nel territorio il culto di Sant'Anastasio Persiano del quale esiste la chiesa ad Olzai e il cui culto costituisce la seconda dedicazione della chiesa della Madonna del Buon Cammino a Filine (già Siffiline) in agro di Dorgali (Madonna del Buon Cammino e di Sant'Anastasio Persiano, Santu Nastasi in sardo). La locale tradizione cistercense festeggiava lo stesso giorno, il 22 gennaio, Sant'Anastasio e San Vincenzo.
  35. ^ La sede vescovile di Ottana esistette dal 1112 al 1503, anno della soppressione definitiva ad opera di Papa Giulio II
  36. ^ F. Artizzu, Liber Fondachi. Disposizioni del Comune Pisano concernenti l'amministrazione della Gallura e Rendite della Curatoria di Galtellì, 1966.
  37. ^ Marianus de Nuori e Parazone de Nuoro, abitanti della villa di Posate (Posada); Guantinus de Nuoro e Johannes de Nuor, abitanti della villa di Sulla; Guantinus de Nuor, abitante nella villa di Stellaria. Essendo in epoca medievale, e in assenza di un altro cognome, il "De Nuor" qui deve essere inteso come il cognome e non come la provenienza della persona. Tuttavia, lo stesso cognome deriva dall'indicazione di provenienza di un antenato della persona citata.
  38. ^ Giacomino Zirottu, Nuoro. Dal villaggio neolitico alla città del '900, Edizioni Solinas, Nuoro
  39. ^ A. Boscolo, I parlamenti di Alfonso il Magnanimo (1421-1452), acta curiarum regni Sardiniae, Cagliari, 1993
  40. ^ J. Day, Divisioni feudali nella Sardegna del 1485
  41. ^ Giovanni Todde, Storia di Nuoro e delle Barbagie, Della Torre, 2013.
  42. ^ Asociación de Genealogía Raíces Reino de Valencia, Maça de Liçana, https://www.raicesreinovalencia.com/sala/Biblioteca/novelda/MACA%20DE%20LICANA.pdf
  43. ^ Raimondo Turtas, Missioni popolari in Sardegna tra '500 e '600, in Rivista di Storia della Chiesa in Italia, LXIV, n. 2 (luglio-dicembre 1990), p. 379.
  44. ^ Giovanni Lupinu (a cura di), Il libro sardo della confraternita dei disciplinati di Santa Croce di Nuoro. XVI secolo, CUEC, 2002.
  45. ^ Pacifico Guiso Pirella OFM, Chronica Provinciae Sardiniae, f. 132r.
  46. ^ V.Angius, Città e villaggi della Sardegna dell'Ottocento
  47. ^ F.Floris – Feudi e Feudatari
  48. ^ Acta Curiarum Regni Sardiniae 16. Il Parlamento straordinario del viceré Gerolamo Pimentel marchese di Bayona (1626), a cura di Gianfranco Tore (PDF), su consiglio.regione.sardegna.it. URL consultato il 28 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2018).
  49. ^ Salvatore Pinna, I Pirella. origine e ascesa di una famiglia della Nuoro feudale, 13 Lab, 2018.
  50. ^ Archivo Histórico Nacional de Madrid, INQUISICIÓN,1635,Exp.3, f. 415r.
  51. ^ Tomasino Pinna, Storia di una strega. L'Inquisizione in Sardegna. Il processo di Julia Carta, EDES, 2000.
  52. ^ Juana de Lima de Sotomayor, madre di Caterina, Giacomo e Felice, morì a Nuoro il 22 settembre 1705.
  53. ^ Archivio Storico Diocesano di Cagliari, QL cattedrale: Joseph e Juana de Lima battezzarono diversi figli a Cagliari.
  54. ^ Salvatore Moreddu, Oltre il mare di Sardegna. Storie di mercanti e patroni tra il XVII e il XIX secolo, Nuova Prhomos, 2017, p. 641.
  55. ^ a b G. Catani e C. Ferrante – Acta Curiarum Regni Sardiniae, Il Parlamento del viceré Giuseppe De Solìs Valderràbano conte di Montellano, Consiglio Regionale della Sardegna, EDI.CO.S. Cagliari, 2004
  56. ^ Territori, anche di vaste dimensioni, amministrati dalle autorità religiose.
  57. ^ G. Catani e C. Ferrante – Acta Curiarum Regni Sardiniae, Il Parlamento del viceré Giuseppe De Solìs Valderràbano conte di Montellano, Consiglio Regionale della Sardegna, EDI.CO.S. Cagliari, 2004, pag. 1086-1087
  58. ^ Salvatore Satta, "Il giorno del giudizio".
  59. ^ In realtà non si trattava del primo tentativo di normazione di questo indirizzo, e già erano stati emanati provvedimenti nel 1771 e nel 1806, ma quello del 1820 fu sicuramente il più foriero di effetti sociali ed economici.
  60. ^ "Su Connotu" è una porzione dello slogan "Torramus a su connotu", "torniamo al conosciuto", alla tradizione, agli usi tramandati di generazione in generazione, cioè alla situazione precedente l'editto.
  61. ^ Con questi ed altri anche assai più partecipati termini viene descritta da storici e politici e letterati e poeti isolani la rivolta, considerata dalla maggior parte di essi come la suprema reazione popolare al soffocamento del sistema sociale tradizionale autoctono, stravolto dalla cancellazione di quell'equilibrio millenario raggiunto attraverso l'uso dei terreni alternato in bidatzone e paberile, ma soprattutto dalla recinzione delle terre.
  62. ^ Tale è la menzione in diverse fonti tra cui il Satta, op. cit.
  63. ^ Un dettagliato resoconto in forma romanzata, ma trasparentemente allusivo a fatti e personaggi reali, si trova in Salvatore Satta, Il giorno del giudizio
  64. ^ Nel 1913 era stata pressantemente richiesta l'istituzione della provincia, ma non era stata concessa.
  65. ^ Ne ricordò il passaggio in "Tagli su misura", Milano 1960, ed in alcune interviste, in una delle quali raccontò della "ordinarietà" del banditismo isolano: ""Mio padre e mia madre mi lasciavano vivere – a Nuoro, cioè nell'epicentro del banditismo – in piena libertà scavallando alla ricerca di nidi di merli sulle falde dell'Orthobene...".
  66. ^ Decreto luogotenenziale del 14 marzo 1945
  67. ^ Massimo Pallottino (a cura di), Arte in sardegna, Electa, 1986, p. 338.
  68. ^ Archivio di Stato di Nuoro, Tappa notarile Nuoro: 7.9.1859 Società per la costruzione di un mulino in regione Isporosile Caparedda tra: Avv. Antonio Satta Cucca e il proprietario Giovanni Ruju Funedda ....confinante a predio di Sebastiano Ruju e di Luigi Mele attraversato dalla strada Nazionale per Orosei..
  69. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  70. ^ www.tuttitalia.it, Cittadini stranieri Nuoro 2017
  71. ^ Sito ufficiale dell'ISRE
  72. ^ Citata nel libro a cura di Elettrio Corda, Atene sarda. Storia di vita nuorese 1886-1946, Rusconi Libri, 1989, ISBN 88-18-12101-4.
  73. ^ È autore di varie opere in mateira, fra cui un importante manuale di Diritto processuale civile, oggetto di numerose riedizioni: si veda la scheda del servizio bibliografico nazionale.
  74. ^ Gli ottanta personaggi nuoresi che hanno animato il ’900 - Cronaca - la Nuova Sardegna, in la Nuova Sardegna, 14 giugno 2013. URL consultato il 13 marzo 2018.
  75. ^ «Di Sardegna sono effettivamente intriso». Quella volta che Montanelli «parlò da sardo». Era il 1963 (Prima parte), di Gianfranco Murtas | Fondazione Sardinia, su www.fondazionesardinia.eu. URL consultato il 16 marzo 2018.
  76. ^ Perché ci candidiamo, su nuoro2020.org. URL consultato il 13 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2018).
  77. ^ Nuoro2020 inizia a essere un sogno che può diventare realtà, su www.comune.nuoro.it. URL consultato il 13 marzo 2018.
  78. ^ Dossier "Nuoro2020" (PDF), su nuoro2020.org. URL consultato il 13 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2018).
  79. ^ La Capitale Italiana della Cultura 2020 è Parma, ma Nuoro resta orgogliosa del lavoro svolto per sostenere la candidatura., in La Provincia del Sulcis Iglesiente. URL consultato il 13 marzo 2018.
  80. ^ TEN |, su teatroeliseonuoro.sardegnateatro.it. URL consultato il 5 febbraio 2019.
  81. ^ Organizza il tuo evento nei nostri spazi, su Benvenuti su bocheteatro.com. URL consultato il 17 marzo 2018.
  82. ^ Alberto Pinna, Chi è la custode dei «fili di Dio» La pasta che nessuno sa imitare, in Corriere della Sera. URL consultato il 17 marzo 2018.
  83. ^ Su filindeu: storia di una rara pasta sarda | Dissapore, in Dissapore, 4 ottobre 2017. URL consultato il 20 ottobre 2018.
  84. ^ Lo sapevate? “Su Filindeu” prodotto in Sardegna è la pasta più rara e particolare del mondo - cagliari.vistanet.it, in cagliari.vistanet.it, 15 dicembre 2017. URL consultato il 20 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2018).
  85. ^ Michele Pintore, S'aranzada ha un secolo: testimonial fu la regina - La Nuova Sardegna, in Archivio - La Nuova Sardegna. URL consultato il 17 marzo 2018.
  86. ^ Comune di Nuoro, Il cerimoniale per Nostra Signora delle Grazie - Comunicazione istituzionale, su www.comune.nuoro.it. URL consultato il 30 marzo 2018.
  87. ^ Festa de Le Grazie, Nuoro scioglie il voto - L'Ortobene, Cronaca, in L'Ortobene, 18 novembre 2017. URL consultato il 30 marzo 2018.
  88. ^ - Udine20.it

Bibliografia

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