Satureja

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Santoreggia
Satureja montana
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi I
OrdineLamiales
FamigliaLamiaceae
SottofamigliaNepetoideae
TribùMentheae
SottotribùMenthinae
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseAsteridae
OrdineLamiales
FamigliaLamiaceae
TribùMentheae
GenereSatureja
L., 1753
Specie

Satureja L., 1753 (santoreggia) è un genere di piante spermatofite dicotiledoni della famiglia delle Lamiaceae.[1]

L'etimologia del nome del genere (Satureja) è incerta. Linneo ricavò il nome da un'antica parola romana la cui radice latina "satura" significa "sazio" in riferimento alle supposte proprietà digestive dei succhi delle piante di questo genere. Un'altra etimologia farebbe derivare il nome da "salsa", "intingolo" per indicare le proprietà aromatizzanti di questa pianta in cucina.[2] Altri fanno riferimento ad un nome latino per il "salato delle erbe", noto agli antichi e raccomandato da Virgilio come un albero eccellente da piantare vicino agli alveari.[3] Altri ancora fanno derivare da "satureia, satureiorumin", parola usata da Plinio (Como, 23 – Stabiae, 25 agosto 79]), scrittore, ammiraglio e naturalista romano, per un'erba culinare.[4]

Il nome scientifico del genere è stato definito da Linneo (1707 – 1778), nome col quale è conosciuto Carl von Linné, biologo e scrittore svedese considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione "Species Plantarum - 2: 567. 1753"[5] del 1753.[6]

Il portamento
Satureja montana
Le foglie
Satureja hortensis
Infiorescenza
Satureja hortensis
I fiori
Satureja montana

Queste piante normalmente arrivano a un'altezza di 30 – 50 cm. La forma biologica prevalente è camefita suffruticosa (Ch suffr), ossia sono piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm (le porzioni erbacee seccano annualmente e rimangono in vita soltanto le parti legnose). Sono presenti anche altre forme biologiche come camefita fruticosa (Ch frut) oppure terofita scaposa (T scap) (piante annuali). Le piante in genere si presentano con un odore aromatico.[2][7][8][9][10][11][12]

Le radici sono secondarie da rizoma.

La parte aerea del fusto è eretta e legnosa alla base (nelle specie perenni). Si presenta inoltre sub-tetragona, con una sezione quadrangolare a causa della presenza di fasci di collenchima posti nei quattro vertici. La pubescente è su tutte le parti del fusto (a volte per peli biancastri e solamente sulle facce opposte).

Le foglie, sessili, lungo il fusto sono disposte in modo opposto (in genere a 2 a 2) e ogni coppia successiva è disposta ad angolo retto rispetto alla sottostante. Alle ascelle delle foglie a volte è presente un fascetto di foglie più piccole (foglie a disposizione fascicolata). La forma delle foglie è lineare-lanceolata, conduplicata in alcune specie. I margini sono interi (o scarsamente dentati) e setolosi (specialmente alla base), mentre la superficie è ricoperta da ghiandole. La consistenza delle foglie è normale (non sono né lucide né coriacee). Le stipole sono assenti.

Infiorescenza

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Le infiorescenze, simili come aspetto a racemi composti e terminali, sono formate da falsi verticillastri ravvicinati di pochi a tanti fiori all'ascelle delle foglie più o meno normali. Le foglie della parte inferiore dell'infiorescenza in genere sono un po' più lunghe. I fiori sono brevemente peduncolati o anche subsessili. Alla base del calice può essere presente da una a molte bratteoline (simili alle foglie) anche lunghe come il calice.

I fiori sono ermafroditi, zigomorfi, tetrameri (4-ciclici), ossia con quattro verticilli (calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (5-meri: la corolla e il calice - il perianzio - sono a 5 parti).

  • Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X, K (5), [C (2+3), A 2+2] G (2), (supero), 4 nucule[8][10]
  • Calice: il calice del fiore è del tipo gamosepalo, più o meno attinomorfo, con forme campanulate e terminate con 5 denti subulati lunghi da come il tubo a più o meno metà tubo. Talvolta la forma del calice è subbilabiato con struttura 3/2: i lobi posteriori sono diritti o appena incurvati, quelli anteriori sono più lunghi. La superficie del calice, pubescente, è percorsa da una decina (fino a 13) di nervature longitudinali. Le fauci sono pelose per setole lunghe 0,5 – 1 mm.
  • Corolla: la corolla, gamopetala, è a simmetria sublabiata (più o meno zigomorfa con struttura 2/3) terminante con 4 lobi patenti. Il tubo è cilindrico-campanulato diritto ed è ricoperto più o meno per metà dal calice. Il labbro superiore è retuso (bilobo) piano, intero è piegato all'insù; il labbro inferiore ha tre lobi (quello mediano in genere è più grande). I lobi sono appena smarginati e le fauci sono pelose. Il colore è bianco, porporino, rosa con punteggiature violette oppure lillacino più o meno sbiadito.
  • Androceo: gli stami sono quattro (manca il mediano, il quinto) didinami con il paio anteriore più lungo; gli stami sono tutti fertili e sporgono spaziati dal tubo corollino. I filamenti sono glabri e più o meno paralleli o incurvati. Le antere, hanno forme ellissoidi, mentre le teche sono distinte e si presentano da divaricate a parallele e confluenti. La deiscenza in genere è longitudinale. I granuli pollinici sono del tipo tricolpato o esacolpato.
  • Gineceo: l'ovario è supero formato da due carpelli saldati (ovario bicarpellare) ed è 4-loculare per la presenza di falsi setti divisori all'interno dei due carpelli. L'ovario è glabro. La placentazione è assile. Gli ovuli sono 4 (uno per ogni presunto loculo), hanno un tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell'ovulo, ridotta a poche cellule).[13] Lo stilo (caduco) inserito alla base dell'ovario (stilo ginobasico) è del tipo filiforme e più lungo degli stami. Lo stigma è bifido con lobi subuguali. Il nettario è un disco più o meno simmetrico alla base dell'ovario ed è ricco di nettare.

Il frutto è uno schizocarpo composto da 4 nucule. La forma è ovoidale, trigona (con apice arrotondato) con superficie liscia. Il colore è bruno.

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti tipo ditteri e imenotteri, raramente lepidotteri (impollinazione entomogama).[8][14]
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). I semi hanno un'appendice oleosa (elaisomi, sostanze ricche di grassi, proteine e zuccheri) che attrae le formiche durante i loro spostamenti alla ricerca di cibo.[15]

Distribuzione e habitat

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Le specie di questo genere (circa 40 - 50) sono originarie soprattutto del bacino del Mediterraneo (Penisola Iberica, Italia, Penisola Balcanica, Anatolia, Transcaucasia, Asia mediterranea e Magreb)[16]; alcune specie sono presenti anche in Asia. L'habitat preferito è quello temperato-caldo.

Delle sei specie presenti sul territorio italiano, due si trovano nell'arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla distribuzione delle specie alpine[17].

Specie Comunità
vegetali
Piani
vegetazionali
Substrato pH Livello trofico H2O Ambiente Zona alpina
S. hortensis 4 montano
collinare
Ca - Si neutro alto medio F1 F2 CN e alpi centrali
S. montana subsp. montana 9 montano
collinare
Ca basico medio arido F2 G3 IM SV CN TO BS
S. montana subsp. variegata 9 montano
collinare
Ca basico basso arido F2 alpi orientali
Legenda e note alla tabella.

Substrato con “Ca/Si” si intendono rocce di carattere intermedio (calcari silicei e simili); vengono prese in considerazione solo le zone alpine del territorio italiano (sono indicate le sigle delle province).
Comunità vegetali: 4 = comunità pioniere a terofite e succulente; 9 = comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche.
Ambienti: F1 = praterie rase xerofile mediterranee; F2 = praterie rase, prati e pascoli dal piano collinare al subalpino; G3 = macchie basse.

La famiglia di appartenenza del genere (Lamiaceae), molto numerosa con circa 250 generi e quasi 7000 specie[10], ha il principale centro di differenziazione nel bacino del Mediterraneo e sono piante per lo più xerofile (in Brasile sono presenti anche specie arboree). Per la presenza di sostanze aromatiche, molte specie di questa famiglia sono usate in cucina come condimento, in profumeria, liquoreria e farmacia. La famiglia è suddivisa in 7 sottofamiglie: il genere Satureja è descritto nella tribù Mentheae (sottotribù Menthinae) appartenente alla sottofamiglia Nepetoideae.[7][18]

L'inquadratura tassonomica di questo genere ha subito più di qualche revisione. Spesso le specie di questo genere sono state associate a quelle dei generi Calamintha e Micromeria, ma anche Clinopodium e Acinos (alcuni di questi nomi non sono più in uso). Inoltre in passato erano descritte nella tribù Saturejeae.[2][9] Normalmente il genere viene suddiviso in due sezioni: (1) Satureja e (2) Salzmannia G. Lopez.[7]

Il numero cromosomico delle specie di questo genere è: 2n = 30.[7]

Specie spontanee italiane

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Per meglio comprendere ed individuare le varie specie del genere (solamente per le specie spontanee della flora italiana) l’elenco seguente utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche (vengono cioè indicate solamente quelle caratteristiche utili a distingue una specie dall'altra).[9]

  • Gruppo 1A: le foglie maggiori hanno la lamina a forma lineare-lanceolata e sono 3 - 8 volte più lunghe che larghe;
  • Gruppo 2A: il ciclo biologico è perenne; il calice è più lungo del tubo corollino;
  • Gruppo 2B: il ciclo biologico è perenne; il tubo corollino è più lungo del calice;
  • Gruppo 3A: le foglie dell'infiorescenza sono più piccole dei fiori; la fauci del calice sono ricoperte da setole lunghe 0,5 - 1 mm;
  • Gruppo 3B: le foglie dell'infiorescenza sono lunghe più o meno come i fiori; la fauci del calice sono ricoperte da brevi peli;
  • Gruppo 1B: le foglie maggiori hanno delle forme ovate, ellittiche o obovate;

All'elenco va aggiunta la specie Satureja pilosa Velen..[19]

Elenco delle specie

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Elenco completo delle specie di Satureja compresi gli ibridi riconosciuti:[1]

Ibridi

Foglie essiccate di santoreggia

La santoreggia (Satureja) è un'erba che appartiene alla stessa famiglia della menta, molto usata in cucina. Tra le specie più utilizzate si ricordano le specie Satureja spicigera, detta invernale, Satureja hortensis, detta estiva e Satureja montana. La pianta si utilizza per condire legumi e nella preparazione dei liquori.

La santoreggia è un'ottima pianta mellifera: ma raramente il suo miele è uniflorale perché quest'erba è poco diffusa sul territorio e le piante rimangono molto piccole.

La santoreggia si usa anche come erba medicinale ed erba officinale.

Alcune specie

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  1. ^ a b (EN) Satureja, in The Plant List. URL consultato il 9 gennaio 2017.
  2. ^ a b c Motta 1960, Vol. 3 - pag. 640.
  3. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 28 dicembre 2016.
  4. ^ David Gledhill 2008, pag. 341.
  5. ^ BHL - Biodiversity Heritage Library, su biodiversitylibrary.org. URL consultato il 9 gennaio 2017.
  6. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 9 gennaio 2017.
  7. ^ a b c d Kadereit 2004, pag. 239.
  8. ^ a b c Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 7 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  9. ^ a b c Pignatti, vol. 2 – pag. 476.
  10. ^ a b c Judd, pag. 504.
  11. ^ Strasburger, pag. 850.
  12. ^ eFloras - Flora of Pakistan, su efloras.org. URL consultato il 9 gennaio 2017.
  13. ^ Musmarra 1996.
  14. ^ Pignatti, vol. 2 – pag. 437.
  15. ^ Strasburger, pag. 776.
  16. ^ EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 9 gennaio 2017.
  17. ^ AA.VV., Flora Alpina. Volume secondo, Bologna, Zanichelli, 2004, pag.138.
  18. ^ Olmstead 2012.
  19. ^ EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 9 gennaio 2017.
  • David Gledhill, The name of plants (PDF), Cambridge, Cambridge University Press, 2008. URL consultato il 9 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  • Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 850, ISBN 88-7287-344-4.
  • Judd S.W. et al, Botanica Sistematica – Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
  • Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole, 1996.
  • Richard Olmstead, A Synoptical Classification of the Lamiales, 2012.
  • Kadereit J.W, The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VII. Lamiales., Berlin, Heidelberg, 2004.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume 2, Bologna, Edagricole, 1982, ISBN 88-506-2449-2.
  • D.Aeschimann, K.Lauber, D.M.Moser, J-P. Theurillat, Flora Alpina. Volume 2, Bologna, Zanichelli, 2004.
  • F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, ISBN 88-7621-458-5.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta., Milano, Federico Motta Editore. Volume 3, 1960.

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