Ivan Asen I
Ivan Asen I | |
---|---|
Litografia dello zar Ivan Asen I di Nikolai Pavlovič (1860) | |
Zar dei Bulgari | |
In carica | 1187/1188 (assieme a suo fratello Pietro IV) – 1196 (dal 1192 al 1196 unico sovrano nella regione di Tărnovo) |
Predecessore | Pietro IV |
Successore | Ivanko - Kalojan |
Nascita | XII secolo |
Morte | Veliko Tărnovo, 1196 |
Dinastia | Asen |
Consorte | Elena-Eugenia |
Figli | Ivan Aleksandăr |
Religione | Cristianesimo ortodosso |
Ivan Asen I, noto anche come Ioan Asen I, Ioan Asan (in bulgaro Иван Асен I?; XII secolo – Veliko Tărnovo, 1196), è stato sovrano di Bulgaria dal 1187 o 1188 al 1196 assieme al fratello maggiore Pietro IV.
Originario del thema bizantino del Paristrion, il suo luogo e la data di nascita esatti sono sconosciuti. Sebbene la maggior parte delle cronache contemporanee ritenga che Asen e i suoi fratelli, Teodoro (Pietro) e Kalojan, fossero valacchi, è probabile che essi risultassero in parte bulgari e in parte cumani, oltre che di origine valacca.
Nel 1185, Asen e Teodoro si recarono dall'imperatore bizantino Isacco II Angelo in Tracia per chiedere l'assegnazione di alcuni possedimenti nei Monti Balcani. Dopo che l'imperatore rifiutò la proposta e inveì contro di loro, i fratelli persuasero i propri compatrioti bulgari e valacchi a insorgere contro l'Impero bizantino. Prima della fine dell'anno, Teodoro fu incoronato imperatore di Bulgaria, prendendo il nome di Pietro. Dopo che Isacco II li sconfisse all'inizio del 1186, Asen e Pietro fuggirono a nord, oltre il Danubio, ma fecero ritorno in autunno, accompagnati da rinforzi cumani. Essi si impossessarono del Paristrion e iniziarono a saccheggiare le terre bizantine limitrofe.
Asen governò assieme a suo fratello nel 1187 o 1188 e i due si spartirono il regno intorno al 1192, con Asen che fu incaricato di presidiare Tărnovo e la regione circostante. Asen eseguì una serie di incursioni in territorio bizantino e ampliò il suo dominio sulle terre lungo il fiume Struma poco dopo il 1190. La parentesi al potere di Asen terminò quando un boiardo, tale Ivanko, lo pugnalò a morte nel 1196.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Primi anni
[modifica | modifica wikitesto]Le biografie di Asen e di suo fratello, Teodoro, lasciano intendere che discendessero da una famiglia importante,[nota 1] come ha affermato la storica Alicia Simpson.[1] Lo storico Alexandru Madgearu ha ritenuto che il loro padre fosse molto probabilmente un uomo ricco che possedeva greggi nei Monti Balcani.[2] La data di nascita di Asen rimane avvolta nel mistero.[3]
Il Libro di Boril, una cronaca bulgara medievale risalente all'inizio del XIII secolo, lo chiama per esteso «Ioan Asen Belgun».[3][4] Una delle Biografie dedicate a Giovanni di Rila conferma che Ivan (o Ioan) era il suo nome di battesimo.[3] I suoi altri due nomi sono invece di origine turca: Asen deriva infatti dal termine "sano, sicuro, salubre", mentre Belgun vuol dire "saggio".[5] L'origine etnica della dinastia di Asen e dei suoi fratelli risulta ancora fonte di controversia tra gli storici.[6] Le cronache scritte tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo li ritengono all'unanimità provenienti dalla Valacchia,[7] una regione i cui abitanti erano i predecessori dei moderni rumeni.[8] La loro stretta parentela con i cumani, così come l'etimologia turca dei nomi di Asen, implicano che fossero legati ai cumani o ai peceneghi.[9][10] Secondo una teoria accademica, il carattere multietnico della loro patria, il thema bizantino (o distretto) del Paristrion, circostanza la quale rende probabile che bulgari, valacchi e cumani fossero tra i loro antenati.[11]
Roberto de Clari, autore di una cronaca incentrata sulla storia antica dell'Impero latino di Costantinopoli,[12] sostiene che Asen (confuso da Clari con il suo giovane fratello, Kalojan) era stato «in passato sergente dell'imperatore, incaricato di gestire uno degli allevamenti di cavalli dell'imperatore».[13] Egli sottolinea che Asen era obbligato a inviare dai sessanta ai cento cavalli all'esercito imperiale per ordine della corona.[14][15] Secondo Simpson, il resoconto fornito da Clari dimostrerebbe che Asen non era un proprietario terriero, ma un pastore.[14]
Nell'autunno del 1185, l'imperatore bizantino Isacco II Angelo si accampò a Kypsela, in Tracia (odierna İpsala, in Turchia), durante la sua campagna contro i Normanni di Sicilia, i quali avevano invaso una seconda volta i Balcani.[16][17] Teodoro e Asen giunsero all'accampamento per incontrare l'imperatore,[18] e lo storico romeo Niceta Coniata dichiara che si fossero recati lì soltanto per comprendere se vi fossero le condizioni ideali per scatenare un'ipotetica rivolta del popolo bulgaro.[1] Clari testimonia che Asen, in quanto responsabile di un allevamento di cavalli imperiale, doveva presentarsi alla corte imperiale «una volta all'anno».[13][19]
Teodoro e Asen richiesero una sovvenzione all'imperatore, malgrado non si conoscano esattamente i dettagli di questa proposta.[1][20] Le parole di Coniata, il quale narra gli eventi, suggeriscono che avessero domandato una pronoia, ovvero le rendite di un feudo imperiale.[1][20] Occorre precisare che una «pronoia» di scarso valore veniva raramente concessa personalmente dal monarca. Ciò implica che i fratelli avessero fatto richiesta qualcosa di più, come ad esempio il titolo di governatore di un distretto,[18] oppure l'assegnazione di un territorio semi-indipendente da amministrare, come hanno teorizzato gli accademici moderni.[21] Quando l'imperatore rigettò la richiesta dei fratelli, questi osarono contestare la sua decisione.[1][22] Asen, definito da Coniata «il più insolente e selvaggio dei due», si dimostrò particolarmente impertinente e fu «colpito in faccia e rimproverato per l'impudenza»[23] nei confronti dello zio di Isacco II, Giovanni Ducas.[18][22] Tuttavia, alla fine i due non furono imprigionati e poterono lasciare l'accampamento dell'imperatore.[18]
Rivolta
[modifica | modifica wikitesto]Albori dell'insurrezione
[modifica | modifica wikitesto]L'imposizione di una nuova tassa, finalizzata a finanziare il matrimonio dell'imperatore con Margherita d'Ungheria, aveva infervorato la popolazione bulgara e valacca e l'aveva spinta sull'orlo di una rivolta prima dell'umiliazione pubblica di Asen e di suo fratello all'accampamento imperiale.[18][24] Nonostante il malcontento generale, i fratelli inizialmente non furono in grado di fomentare una ribellione, perché i loro conterranei non credevano di avere alcuna speranza contro le truppe imperiali.[25] Teodoro e Asen approfittarono del sacco di Tessalonica del 1185 compiuto dai normanni, durante il quale le icone di san Demetrio, patrono della città, furono portate in Bulgaria.[26] Costruito un «luogo di preghiera»,[27] convocarono «sciamani» bulgari e valacchi sul posto.[22][26] I fratelli plagiarono questi «demoni posseduti», come li chiama Coniata, per dichiarare davanti alla folla che Dio «aveva acconsentito alla loro libertà» e che San Demetrio sarebbe «giunto da loro» da Tessalonica «per fornirgli sostegno e assistenza» contro i romei.[27][28][29]
In quel frangente Teodoro fu incoronato e si fece da allora chiamare Pietro, adottando così il nome di uno zar (o imperatore) di Bulgaria del X secolo.[30][31] L'incoronazione e il nuovo nome scelto da Teodoro provano che i fratelli intendevano dimostrare sin dall'inizio di aver fondato uno Stato che, a livello internazionale, si presentasse come il diretto successore del Primo Impero bulgaro.[32] Essi assediarono Preslav, l'antica capitale dell'impero bulgaro, sia pur senza riuscire a espugnarla.[30][33] Durante i primi mesi del 1186, i fratelli eseguirono delle incursioni di saccheggio contro la Tracia, facendo vari prigionieri e appropriandosi di vari capi di bestiame.[29][33] Isacco II guidò personalmente una controffensiva in direzione dei ribelli, ma questi resistettero agli invasori cercando riparo in «luoghi inaccessibili» nelle zone montane dei Balcani.[29][34] Fu solo l'eclissi solare del 21 aprile 1186 che permise alle truppe imperiali di sferrare un attacco inaspettato e sconfiggere i rivoltosi.[29] Pietro e Asen fuggirono dalla loro terra natale e attraversarono il Basso Danubio, con la speranza di convincere i guerrieri cumani a unirsi alla propria causa.[29]
Isacco II ritenne erroneamente la sua vittoria decisiva e decise di fare ritorno a Costantinopoli senza rafforzare le difese nel Paristrion.[35] Constatata la situazione, Pietro e Asen strinsero un'alleanza con alcuni capi cumani che li aiutarono a ritornare nell'impero bizantino in autunno.[32][35][36] Coniata fornisce dei resoconti contraddittori sulle trattative tra i fratelli e le comunità cumane.[32] In un'occasione, riferisce che l'alleanza fu frutto degli sforzi di Pietro, mentre in un altro passaggio della sua cronaca egli enfatizza il ruolo assunto da Asen.[32] Poco dopo il loro ritorno, i fratelli presero il controllo del Paristrion e scagliarono una spedizione di saccheggio contro la Tracia.[37] Le tattiche militari di Asen prevedevano l'applicazione di incursioni improvvise e ritiri rapidi, evento il quale impediva alle truppe imperiali di effettuare contrattacchi efficaci.[38] Coniata ritiene che i fratelli non apparivano disposti ad accontentarsi di una piccola porzione di territorio, poiché essi speravano invece di «assicurarsi la supremazia sul Paristrion e sulla Bulgaria e di fonderli in un unico impero come nei tempi antichi».[39] Si tratta, ovviamente, di un riferimento al loro tentativo di restaurare il Primo Impero bulgaro.[35]
Co-sovrano
[modifica | modifica wikitesto]Alcuni sigilli recanti l'iscrizione «basileus» (o imperatore) «dei bulgari» e riferiti a Ivan sono stati trovati a Costantinopoli e in altre località.[41] Secondo Giorgio Acropolita, «Asen governò sulla gente bulgara come imperatore per nove anni», prima di morire nel 1196.[42] Ciò suggerisce che Asen condivise il potere con suo fratello nel 1187 o 1188.[43][44] I bizantini lanciarono una serie di campagne contro i ribelli bulgari e valacchi, ma non riuscirono a impedire a Pietro e Asen di assicurarsi il loro dominio nel Paristrion.[45] Isacco II guidò personalmente le sue truppe in Europa sud-orientale e, nella primavera del 1188, cinse d'assedio Loveč.[46] Sebbene non potesse occupare la fortezza, i bizantini fecero prigioniera la moglie di Asen, Elena e suo fratello minore, Kalojan, rimasto quale ostaggio a Costantinopoli per anni.[47][48]
L'arrivo dell'esercito crociato dell'imperatore del Sacro Romano Impero, Federico Barbarossa, nella penisola balcanica nel luglio 1189 permise a Pietro e Asen di occupare nuovi territori bizantini.[49][50] Una delle cronache dedicata alla crociata compiuta da Federico Barbarossa, la Historia de expeditione Friderici imperatoris, testimonia esplicitamente che si impossessarono «[della regione] dove il Danubio sfocia nel mare»[51] (la moderna Dobrugia) e di parti della Tracia.[52] A proposito delle trattative tra Barbarossa e gli inviati dei fratelli durante la marcia dei crociati attraverso i Balcani, le fonti primarie menzionano solo Pietro, motivo per cui egli veniva considerato il sovrano principale della Bulgaria.[53] I crociati lasciarono i Balcani alla volta dell'Asia Minore nel marzo 1190.[54]
Poco dopo la partenza dei crociati, Isacco II Angelo si trasferì nelle terre cadute in mano a Pietro e Asen.[54][55] Non potendo sconfiggere i valacchi e i bulgari, in quanto evitarono di scontrarsi in una battaglia campale, Isacco II Angelo cominciò la ritirata.[56] L'esercito imperiale cadde vittima di un'imboscata e fu sconfitto nei pressi di un passo montano; tale scontro è storicamente noto come battaglia di Trjavna.[57] Galvanizzati dal successo, i valacchi e i bulgari, insieme ai loro alleati cumani, lanciarono nuove incursioni contro la Tracia, saccheggiando Anchialo e altre città.[58] Isacco II sconfisse i cumani vicino ad Adrianopoli nell'aprile 1191.[59] Successivamente suo cugino, Costantino Angelo Ducas, surclassò le truppe di Pietro e Asen a seguito di una serie di battaglie.[60]
Un elogio pronunciato in lode di Isacco II nel 1193 si riferiva ad Asen come a un «ribelle spericolato e ostinato», la cui autorità veniva preservata attraverso efficaci giochi di potere, mentre descriveva Pietro come un «ostacolo» e un «vento avverso» per suo fratello.[61][62] Queste informazioni dimostrano che gli intrighi bizantini fomentarono un conflitto tra i fratelli nel 1192.[63] Madgearu ha sostenuto che Pietro era presumibilmente disposto a giungere a una pace con i bizantini, mentre Asen desiderava continuare la guerra.[63] Acropolita afferma che, in un momento storico imprecisato, Pietro si era trasferito da Tărnovo a Preslav, una regione conosciuta come «terra di Pietro» già nel XIII secolo.[42][63] Sulla base delle fonti disponibili, gli storici Alexandru Madgearu e Paul Stephenson hanno concordato sul fatto che i fratelli si spartirono il proprio regno intorno al 1192, con Asen che preservò Tarnovo e i suoi dintorni.[61][63]
Dopo che Costantino Angelo Ducas fu accecato durante la ribellione contro Isacco II, i valacchi e i bulgari ripresero i loro attacchi contro Bisanzio.[64][65] L'imperatore inviò Alessio Gidos e Basilio Vatatzes ad attaccare gli invasori, ma i loro eserciti congiunti furono quasi annientati nella battaglia di Arcadiopoli del 1194.[65] Pietro e Asen conquistarono nuove aree in Tracia, inclusa Filippopoli.[66]
Isacco II decise di lanciare una nuova campagna per riconquistare la Tracia.[66] Mentre stava radunando le sue truppe a Kypsela, suo fratello, Alessio, catturò e lo accecò l'8 aprile 1195.[67] Alessio III inviò degli emissari da Pietro e Asen, proponendo di stringere una pace con loro.[67] I fratelli rifiutarono la proposta del nuovo imperatore; a seguito di tale evento, Asen si trasferì in territorio bizantino e sconfisse Alessio Aspiete.[67] Il bulgaro catturò le fortezze romee situate lungo il fiume Struma, lasciando le truppe valacche e bulgare a presidiarle.[67][68]
Un nuovo esercito bizantino, stavolta sotto il comando del genero dell'imperatore, Isacco Comneno, lanciò una nuova invasione.[67][69] Le truppe valacche, bulgare e cumane di Asen circondarono gli invasori e li sconfissero vicino a Serres.[68] Comneno venne catturato da un guerriero cumano, il quale sperava di trattenerlo e di chiedere un ingente riscatto all'imperatore. Quando Asen fu informato della cattura di Comneno, ordinò al cumano di rilasciare il suo prigioniero.[69]
Morte
[modifica | modifica wikitesto]Un boiardo di nome Ivanko pugnalò Asen nel 1196, ma il motivo per cui avvenne quest'omicidio rimane incerto.[67] Coniata, il quale ancora una volta testimonia gli eventi relativi ad Asen, fornisce due versioni.[67] Secondo una delle due, il prigioniero Isacco Comneno convinse Ivanko ad uccidere lo zar, promettendogli di dargli sua figlia in sposa.[70] La seconda versione afferma che Ivanko ebbe «rapporti carnali segreti con la sorella della moglie di Asen», ma la loro relazione fu rivelata ad Asen.[68][71][72] Pertanto, quest'ultimo si convinse a giustiziare sua cognata per la relazione amorosa illecita, che gettava discredito sulla reputazione della sua famiglia, ma sua moglie lo convinse a punire Ivanko anziché sua sorella.[72] Asen ordinò a Ivanko di recarsi nella sua tenda in tarda notte, ma poiché Ivanko era stato informato delle intenzioni dello zar, egli giunse con una spada nascosta sotto le vesti e uccise il suo parente in quell'occasione.[68][72]
Coniata asserisce che Ivanko voleva governare «in maniera più giusta ed equa» rispetto ad Asen, il quale aveva «sempre esercitato il suo potere con la spada».[73][74] Sulla base del resoconto fornito dallo storico medievale, Stephenson ha dichiarato che le parole di Coniata dimostrano il «regime del terrore» introdotto da Asen, il quale intimidiva i suoi sudditi con l'assistenza di mercenari cumani.[74] Vásáry, tuttavia, ha sostenuto che furono i bizantini a incoraggiare Ivanko a uccidere Asen.[75] Ivanko tentò di assumere il controllo di Tărnovo con il sostegno di Costantinopoli, ma Pietro lo costrinse a cercare rifugio nell'impero bizantino.[75] A quel punto Pietro incaricò Kalojan, come detto suo fratello minore, di amministrare i domini di Asen.[75]
Discendenza
[modifica | modifica wikitesto]Asen ebbe almeno due figli, ovvero Ivan Asen e Alessandro.[76] Il primogenito, nato tra 1192 e 1196, divenne imperatore di Bulgaria nel 1218.[76] Suo fratello minore, Alessandro, ricevette l'importante titolo di sebastocratore durante il regno di Ivan Asen II.[77]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Esplicative
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Essi potevano interagire direttamente al monarca e mobilitare i propri conterranei: Simpson (2016), pp. 6-7.
Bibliografiche
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e Simpson (2016), p. 6.
- ^ Madgearu (2016), p. 53.
- ^ a b c Madgearu (2016), p. 64.
- ^ Petkov (2008), p. 254.
- ^ Vásáry (2005), pp. 39–40.
- ^ Vásáry (2005), p. 33.
- ^ Vásáry (2005), pp. 36–37.
- ^ Vásáry (2005), pp. 33, 40.
- ^ Dall'Aglio (2013), p. 308.
- ^ Vásáry (2005), pp. 39–41.
- ^ Madgearu (2016), pp. 62–63.
- ^ Madgearu (2016), p. 6.
- ^ a b La conquista di Costantinopoli, cap. 64, p. 63.
- ^ a b Simpson (2016), p. 18 (nota 25).
- ^ Madgearu (2016), p. 40.
- ^ Fine (1994), pp. 9–10.
- ^ Madgearu (2016), p. 35.
- ^ a b c d e Fine (1994), p. 10.
- ^ Madgearu (2016), pp. 40–41.
- ^ a b Madgearu (2016), pp. 41–42.
- ^ Madgearu (2016), p. 42.
- ^ a b c Vásáry (2005), p. 16.
- ^ Annali di Niceta Coniata, 5.1.369, p. 204.
- ^ Curta (2006), p. 358.
- ^ Madgearu (2016), p. 43.
- ^ a b Fine (1994), p. 11.
- ^ a b Annali di Niceta Coniata, 5.1.371, p. 205.
- ^ Curta (2006), p. 359.
- ^ a b c d e Stephenson (2000), p. 290.
- ^ a b Vásáry (2005), p. 17.
- ^ Simpson (2016), p. 5.
- ^ a b c d Dall'Aglio (2013), p. 307.
- ^ a b Curta (2006), p. 360.
- ^ Annali di Niceta Coniata, 5.1.372, p. 205.
- ^ a b c Stephenson (2000), p. 291.
- ^ Vásáry (2005), p. 42.
- ^ Fine (1994), p. 15.
- ^ Curta (2006), p. 361.
- ^ Annali di Niceta Coniata, 5.1.374, p. 206.
- ^ Madgearu (2016), p. 133.
- ^ Madgearu (2016), pp. 76–77.
- ^ a b Annali di Giorgio Acropolita, cap. 12, p. 137.
- ^ Chary (2011), p. 18.
- ^ Madgearu (2016), p. 77.
- ^ Stephenson (2000), p. 293.
- ^ Madgearu (2016), p. 80.
- ^ Madgearu (2016), p. 81.
- ^ Treadgold (1997), pp. 657–658.
- ^ Fine (1994), pp. 23–25.
- ^ Madgearu (2016), p. 84.
- ^ Historia de expeditione Friderici imperatoris, p. 76.
- ^ Madgearu (2016), pp. 88–89.
- ^ Fine (1994), p. 24.
- ^ a b Stephenson (2000), p. 298.
- ^ Treadgold (1997), p. 658.
- ^ Stephenson (2000), p. 300.
- ^ Stephenson (2000), pp. 300–301.
- ^ Stephenson (2000), p. 301.
- ^ Madgearu (2016), p. 104.
- ^ Madgearu (2016), pp. 104–105.
- ^ a b Stephenson (2000), p. 302.
- ^ Madgearu (2016), pp. 105–107.
- ^ a b c d Madgearu (2016), p. 107.
- ^ Treadgold (1997), p. 659.
- ^ a b Stephenson (2000), p. 303.
- ^ a b Madgearu (2016), p. 108.
- ^ a b c d e f g Stephenson (2000), p. 304.
- ^ a b c d Madgearu (2016), p. 109.
- ^ a b Vásáry (2005), p. 46.
- ^ Madgearu (2016), p. 111.
- ^ Annali di Niceta Coniata, 6.1.469, p. 257.
- ^ a b c Fine (1994), p. 28.
- ^ Annali di Niceta Coniata, 6.1.470, p. 258.
- ^ a b Stephenson (2000), p. 305.
- ^ a b c Vásáry (2005), p. 47.
- ^ a b Madgearu (2016), p. 175.
- ^ Madgearu (2016), pp. 175, 197.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]Fonti primarie
[modifica | modifica wikitesto]- Giorgio Acropolita, The History, traduzione di Ruth Macrides, Oxford University Press, 2007, ISBN 978-0-19-921067-1.
- Roberto de Clari, The Conquest of Constantinople: Robert of Clari, traduzione di Edgar Holmes McNeal, Columbia University Press, 1996, ISBN 0-8020-7823-0.
- Niceta Coniata, O City of Byzantium, Annals of Niketas Choniatēs, traduzione di Harry J. Magoulias, Wayne State University Press, 1984, ISBN 978-0-8143-1764-8.
- The History of the Expedition of the Emperor Frederick, in The Crusade of Frederick Barbarossa: The History of the Expedition of the Emperor Frederick and Related Texts, traduzione di G. A. Loud, Routledge, 2016, pp. 33–134, ISBN 978-13-17-03685-2.
Fonti secondarie
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Frederick B. Chary, The History of Bulgaria, Greenwood, 2011, ISBN 978-03-13-38447-9.
- (EN) Florin Curta, Southeastern Europe in the Middle Ages, 500-1250, Cambridge, Cambridge University Press, 2006, ISBN 978-0-511-81563-8.
- (EN) Francesco Dall'Aglio, The interaction between nomadic and sedentary peoples on the Lower Danube: the Cumans and the "Second Bulgarian Empire", in Florin Curta e Bogdan–Petru Maleon, The Steppe Lands and the World Beyond Them: Studies in Honor of Victor Spinei on his 70th Birthday, Editura Universității "Alexandru Ian Cuza", 2013, pp. 299–313, ISBN 978-97-37-03933-0.
- (EN) John Van Antwerp Jr. Fine, The Late Medieval Balkans: A Critical Survey from the Late Twelfth Century to the Ottoman Conquest, The University of Michigan Press, 1994, ISBN 0-472-08260-4.
- (EN) Alexandru Madgearu, The Asanids: The Political and Military History of the Second Bulgarian Empire, 1185–1280, Brill, 2016, ISBN 978-9-004-32501-2.
- (EN) Kiril Petkov, The Voices of Medieval Bulgaria, Seventh-Fifteenth Century: The Records of a Bygone Culture, BRILL, 2008, ISBN 978-90-47-43375-0.
- (EN) Alicia Simpson, Byzantium's Retreating Balkan Frontiers during the reign of the Angeloi (1185–1203): A Reconsideration, in Vlada Stanković, The Balkans and the Byzantine World before and after the Captures of Constantinople, 1204 and 1453, Lexington Books, 2016, pp. 3–22, ISBN 978-14-98-51325-8.
- (EN) Paul Stephenson, Byzantium's Balkan Frontier: A Political Study of the Northern Balkans, 900-1204, Cambridge University Press, 2000, ISBN 978-0-521-02756-4.
- (EN) Warren Treadgold, A History of the Byzantine State and Society, Stanford University Press, 1997, ISBN 0-8047-2630-2.
- (EN) István Vásáry, Cumans and Tatars: Oriental Military in the Pre-Ottoman Balkans, 1185–1365, Cambridge University Press, 2005, ISBN 978-11-39-44408-8.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ivan Asen I di Bulgaria
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Giovanni Asen I zar di Bulgaria, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Giovanni Asen I, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- Giovanni I (zar di Bulgaria), su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Ivan Asen I, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 66146937743413830587 · ISNI (EN) 0000 0000 2420 1019 · GND (DE) 1106406893 |
---|