La teologia calvinista è il sistema di concezione della Divinità e della sua interazione con il mondo e con l'umanità. Generalmente i teologi considerano la sovranità come uno degli attributi di Dio incomunicabili. Il termine stesso esprime una caratteristica intrinseca di Dio, e talvolta si fa una distinzione fra volontà sovrana e potenza sovrana. La sovrana volontà di Dio e la sua potenza non sono arbitrarie, dispotiche o deterministiche. La sua sovranità è caratterizzata dalla sua giustizia e santità, come pure dai suoi altri attributi. La sovranità di Dio e la responsabilità umana sono paradossali e vanno oltre l'umana comprensione, ma non sono contradditorie. La sovranità di Dio e la sovranità umana sono certamente in contraddizione reciproca (non ci può essere che un sovrano oppure sono in conflitto), ma la sovranità di Dio e la responsabilità umana non lo sono. Dio, nella storia, per realizzare i Suoi propositi, si avvale di strumenti umani, eppure l'uso di tali mezzi non implica coercizione. Dio ci comanda di vivere secondo la Sua sovrana legge. Eppure Dio realizza la sua volontà anche attraverso azioni umane peccaminose. La crocefissione di Gesù Cristo, avvenne nei limiti dei piani di Dio, benché i suoi esecutori ne siano stati i responsabili. La dottrina della sovranità di Dio è sottolineata particolarmente dalla tradizione agostiniana ed è stata sostenuta da Giovanni Calvino anche attraverso l'accettazione dell'idea della predestinazione.
Giovanni Calvino, o solo Calvino (Noyon, Francia, 10 luglio1509 - Ginevra, 27 maggio1564), umanista e teologo, fu il riformatore di Ginevra e l'ispiratore del movimento protestante detto Calvinismo. Il suo pensiero e la sua teologia sono soprattutto espressi nell'opera Istituzione della religione cristiana del 1559. Le Chiese che si rifanno alla dottrina calvinista sono spesso dette Chiese riformate. Si ritiene che Calvino, fino ad allora essenzialmente soltanto un umanista, intorno al 1532 o 1533 entrò in contatto con le idee della Riforma. La sua adesione a queste idee gli comportò, già l'anno successivo, la necessità di fuggire dalla capitale francese. Sembra infatti che egli avesse collaborato alla redazione del discorso di apertura dell'anno universitario che Nicolas Cop tenne in una chiesa francescana di Parigi e nel quale si difendevano i riformatori, paragonati ai primi martiri cristiani. Calvino, come Cop, fu costretto a lasciare Parigi e poi la Francia stessa, segnatamente dopo le persecuzioni che colpirono i protestanti francesi. Calvino iniziò dunque un pellegrinaggio che — oltre a portarlo a Ginevra, la quale per il suo ruolo è poi divenuta la città di Calvino per eccellenza — lo vedrà esule in varie città: Basilea, seppur per breve tempo, in Italia a Ferrara e, dopo il primo periodo ginevrino, a Strasburgo.
I cinque punti del calvinismo sono un sommario dei canoni teologici del Sinodo di Dordrecht. Riflettono la comprensione calvinista della natura della grazia di Dio nella salvezza della creatura umana. L'affermazione centrale dei cinque punti è che Dio è in grado di salvare perfettamente ciascuna delle persone che ha inteso fare oggetto della sua grazia salvifica e che la Sua opera non può essere frustrata da alcunché possa frapporsi a tentare di impedirne il compimento. I cinque punti sono stati originalmente pubblicati nell'ambito della controversia fra i calvinisti e gli arminiani e sebbene si identifichi talvolta il calvinismo con questi cinque punti, essi non sono che un sommario delle differenze fra calvinismo ed arminianesimo sulle dottrine della grazia e della predestinazione, non un sommario generale della posizione teologica di Giovanni Calvino, del calvinismo come sistema dottrinale, o della teologia delle Chiese riformate. Di fatto Calvino non ha mai discusso pienamente nei suoi scritti di dottrine come la redenzione limitata, ma solo accennato ad essa. Questi punti sono stati elaborati posteriormente dalla sua scuola.
Il principio regolatore del culto è un termine che si è cominciato ad usare solo nel Ventesimo secolo per indicare ciò che insegna il Calvinismo storico sulla forma da darsi al culto cristiano. Questo principio è affermato dalla Confessione di fede di Westminster. Secondo l'interpretazione calvinista dell'insegnamento biblico, il culto che la creatura umana deve a Dio, non può essere lasciato all'arbitrio del singolo credente o comunità dei credenti, nella forma che sceglie di usare o seguendo ciò che dettano tradizioni o considerazioni umane. Il culto che a Dio è dovuto deve necessariamente seguire ciò che Dio stesso prescrive al riguardo nella sua parola, la Bibbia. Questo concetto si basa sul presupposto che il culto cristiano sia essenzialmente opera di Dio, non opera umana. Il servizio divino (altra designazione del culto) non è tanto il servizio che la creatura umana rende a Dio, ma il servizio che Dio, nella sua grazia e misericordia, rende alla creatura umana, per la sua gloria ed il bene umano. Inoltre, il culto ha per oggetto Dio, deve piacere a lui, non piacere all'uomo, ed è quindi Dio stesso che, nella sua parola, tramite prescrizioni ed esempi, indica quel che gli piace. Ecco perché il Calvinismo classico mette in rilievo come la forma che deve assumere il culto cristiano non dipenda dai gusti e considerazioni del conduttore del culto e nemmeno da quelli della stessa comunità cristiana.
La sovranità delle sfere è una concezione della dottrina sociale calvinista che afferma come ogni sfera di cui è composta la vita (Stato, Chiesa, famiglia, scuola, associazioni, industria, scienza) derivi direttamente da Dio, sia autonoma dalle altre, sovrana su se stessa e responsabile direttamente verso Dio del modo in cui si conduce. Ne consegue che la sovranità di ciascuna sfera debba essere rispettata, valorizzata e salvaguardata dalle altre sfere. Questo non esclude, anzi, esige, che ogni sfera si rapporti, dialoghi, si coordini (in modo paritetico) con le altre dando il proprio contributo alla vita dell'intero insieme sociale. La concezione di sovranità delle sfere si differenzia da quella cattolica del principio di sussidiarietà perché respinge un quadro gerarchico di rapporti. Essa, infatti, negativamente esclude che vi siano sfere superiori in rapporto ad altre inferiori e, positivamente, riconosce la legittima sovranità di ciascuna sfera, ognuna delle quali non è gerarchicamente sottoposta ad alcun'altra, ma si rapporta alla pari con le altre sfere in un quadro di cooperazione.