Elogio della diserzione
di Adolfo Santoro - sabato 09 settembre 2023 ore 09:00
“In piena facoltà, egregio presidente, le scrivo la presente che spero leggerà,
la cartolina qui mi dice terra terra di andare a far la guerra quest’altro Lunedì.
Ma io non sono qui, egregio presidente, per ammazzar la gente più o meno come me
io non ce l'ho con lei, sia detto per inciso, ma sento che ho deciso e che diserterò.
Ho avuto solo guai da quando sono nato e i figli che ho allevato han pianto insieme a me
mia mamma e mio papà ormai son sotto terra e a loro della guerra non gliene fregherà.
Quand'ero in prigionia qualcuno mi ha rubato mia moglie, il mio passato, la mia migliore età;
domani mi alzerò e chiuderò la porta sulla stagione morta e mi incamminerò.
Vivrò di carità sulle strade di Spagna, di Francia e di Bretagna e a tutti griderò
di non partire più e di non obbedire per andare a morire per non importa chi.
Per cui, se servirà del sangue ad ogni costo, andate a dare il vostro se vi divertirà
e dica pure ai suoi, se vengono a cercarmi, che possono spararmi io armi non ne ho.”
Questa canzone, “Le Déserteur” di Boris Vian (nato nel 1920 e morto nel 1959), fu scritta nel 1954, quando i francesi, che stavano ormai perdendo la guerra nel Vietnam, si accingevano ad iniziare la guerra d’Algeria. Il cantante che osò cantarla ebbe la sua carriera troncata; lo stesso Vian provò a cantarla, ma in ogni sua esibizione ci fu la contestazione delle associazioni dei militari, ma Vian non fece una piega e diceva: “La mia canzone non è per nulla antimilitarista ma, lo riconosco, violentemente filo-civile”; distante da ogni ideologia e da ogni movimento culturale o politico, sentiva di abbracciare solo la scienza delle soluzioni immaginarie, la “Patafisica”, fondata da Alfred Jarry ad inizio secolo. In Italia questa canzone è stata interpretata, tra gli altri, da Luigi Tenco, Ivano Fossati, Ornella Vanoni, Serge Reggiani, Gino Paoli, Fiorella Mannoia, Gianmaria Testa, Mercanti di Liquore.
Sullo stesso tema il cabaret italiano dei Gufi cantava questo pezzo, particolarmente attuale verso la retorica attualmente in voga in Italia, che chiede il sacrificio del popolo per la “gloria” della nazione:
Non spingete, scappiamo anche noi! Alla pelle teniam come voi.
Meglio esser becchi e figli di boia che far l'eroe per casa Savoia.
E Muzio Scevola abitava a Roma, era nipote di Romolo e Remo;
io son di Forlì ma non son mica scemo, le braccia mie adopero per abbracciare te.
Oh sì sì, Maria, Marì, dagli occhi azzurri e dai capelli neri, vo' vivere con te senza pensieri
e bim e bum e bom senza il rombo del cannon. (…)
Dall’inizio della guerra Kiev ha arrestato 13.600 uomini mentre cercavano di lasciare il Paese e Zelensky ha denunciato la “sistematica corruzione nelle esenzioni mediche per chi evita il servizio militare” e che le tangenti stanno permettendo partenze di massa verso l’estero; la Polonia sta rimandando in Ucraina gli uomini che sono fuggiti dal paese all’inizio della guerra e che, per età, potrebbero essere arruolati nelle forze armate; le autorità di Varsavia stimano che circa 80.000 persone che hanno attraversato il confine tra i due paesi non siano registrate. Anche in Russia sono numerose le diserzioni, sotto forma di fuga dalla “patria”, e, dall'inizio della mobilitazione, sono stati aperti più di 2.900 casi per diserzione, il 75% dei quali si sono conclusi con un condanne a 5 anni.
È stato firmato da numerose Organizzazioni civili un “Appello alla Commissione Europea e al Parlamento Europeo sulle misure necessarie per la protezione internazionale degli obiettori di coscienza russi, ucraini e bielorussi, dei disertori e di coloro che si sono arresi o sono stati catturati”. Yurii Sheliazhenko, coordinatore del movimento pacifista ucraino, ha affermato: “Ma come possono pretendere i Paesi che armano il nemico, di spingere i russi a scendere in piazza per far sì che il proprio Paese perda la guerra? Bisognerebbe invece che il mondo faccia pressione affinché ci si sieda a trattare. … L’invio di bombe a grappolo, pericolosissime per i civili, è l’ulteriore dimostrazione di quanto il rispetto dei diritti umani non sia una priorità per Kiev e per i Paesi che l’aiutano. … Noi pacifisti diciamo: ‘Russia fuori dall’Ucraina, Nato fuori dal mondo’. La Nato non è indirizzata alla pace perché porta con sé i piani di espansione degli Stati membri. Armarsi non porta alla sicurezza, l’eliminazione delle armi porta alla sicurezza. Dovremmo cercare il dialogo. Invece della guerra dovremmo prepararci alla pace. … si può immaginare che le persone si stanchino della guerra e inizino a mettere pressione per una trattativa, possibilità remota perché i fatti invece parlano di piani per una guerra decennale. … Stanno lavorando al Kyiv Security Compact, che si basa sul rendere l’Ucraina in grado di sopraffare la Russia militarmente. In questo piano ci sono riferimenti al modello israeliano. Ma tra Israele e Palestina non è stata firmata la soluzione a due Stati, e la guerra continua… Ecco, mi sembra di capire che il modello israeliano a cui ci ispiriamo significhi una sola cosa: guerra perenne.”.
Mosca, per conto suo, sta cercando mercenari anche a Cuba e cerca armi anche in Nord-Corea.
È possibile che nessuno dei belligeranti abbia letto “Papalagi” di Erich Scheurmann, disertore della prima guerra mondiale, o “Elogio della fuga” di Henri Laborit o che abbia visto “Dillinger è morto” di Marco Ferreri o “Mediterraneo” di Gabriele Salvatores. A costoro farebbe bene la seguente riflessione, sempre di Boris Vian:
“LA GUERRA È TRUCCATA
È venuto il momento di dirlo chiaramente: la guerra è truccata.
La verità è tremenda: ad ogni guerra, migliaia di combattenti tornano sani e salvi.
Orbene, l’individuo che torna dalla guerra ha obbligatoriamente, più o meno, l’idea che essa non era pericolosa. Tale idea concorre al fallimento della successiva, e non fa prendere sul serio le guerre in generale.
Ma questo è ancora il meno. Il combattente che non si è fatto uccidere serba in sé una mentalità di fallito; si farà quindi un dovere di rimediare a tale manchevolezza e contribuirà a preparare la successiva; ora come volete voi che la prepari bene dal momento che si è salvato dalla precedente e che di conseguenza, dal punto di vista della guerra, non è qualificato?
Ad ogni guerra lo stesso sconfortante fenomeno si ripete: si mobilita in massa e … dei dilettanti… dilettanti. Certo è inammissibile che un mobilitato ordinario ritorni intatto dal fronte; ma il più tragico è che dei militari di carriera ritornino dalla guerra! Noi non abbiamo delle guerre per le quali paghiamo? Io non sono contento.
Il giorno in cui più nessuno farà ritorno dalla guerra vorrà dire che finalmente l’avranno fatta bene. Quel giorno ci si accorgerà che tutti quei tentativi finora abortiti erano l’opera di cialtroni. Quel giorno, ci si accorgerà che basta una guerra fatta bene per cancellare i preconcetti che tuttora esistono circa questo modo di distruzione. Quel giorno, sarà per sempre, inutile ricominciare.”.
L’andamento delle guerre nel mondo fa ben sperare che la situazione stia prendendo la via indicata in questo brano di Vian.
Il New York Times ha riportato un dato di 500.000 morti e feriti dall’inizio della guerra da entrambe le parti (300.000 russi e 200.000 ucraini). Sia la Russia che l’Ucraina hanno interesse a nascondere o a manipolare questi numeri, mentre parti terze non possono non avere accesso a informazioni affidabili. Utilizzando un nuovo modello statistico, un team di ricerca internazionale ha stimato il numero delle vittime della guerra in Ucraina. Secondo lo studio, nel primo anno del conflitto, cioè più di sei mesi fa, sono morti circa 76.700 militari russi e 17.200 ucraini, i dati dei morti russi forniti dalla Russia sarebbero del 70% inferiori a quelli dei morti reali, mentre le morti ucraine sarebbero gonfiate di più del 400%; i dati delle morti russe fornite dagli ucraini sarebbero gonfiate del 200%, mentre più attendibili sarebbero i dati ucraini delle morti ucraine.
Il problema è che nelle guerre “moderne” le vere vittime sono i civili! Dati ucraini riportano, ad esempio, che fino allo scorso agosto sono morti 500 bambini ucraini e più di un migliaio è rimasto ferito.
In attesa della deflagrazione finale del consorzio umano organizzato dall’ebollizione climatica (Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU ha commentato la notizia che quest’estate ha battuto ogni record di calore con la frase “il collasso climatico è iniziato”), non ci resta che concentrarci nell’amore per la piccolezza delle cose, come sempre Boris Vian suggerisce nella poesia “Distruggono il mondo”:
Distruggono il mondo in pezzettini distruggono il mondo a colpi di martello
ma è lo stesso per me è proprio lo stesso ne resta abbastanza per me ne resta abbastanza
basta che io ami una piuma azzurra un sentiero di sabbia un uccellino pauroso
basta che ami un filo d'erba sottile una goccia di rugiada un grillo di bosco
ma sì possono distruggere il mondo in pezzettini ne resta abbastanza per me ne resta abbastanza
avrò sempre un po' d'aria un filino di vita nell'occhio un barbaglio di luce e il vento tra le ortiche
e anche, e anche se mi sbattono in prigione ne resta abbastanza per me ne resta abbastanza
basta che io ami questa pietra corrosa questi ganci di ferro dove spiccia un filo di sangue
io l’amo io l’amo la superficie consumata del mio letto
il saccone e la lettiera la polvere del sole
amo lo spioncino che s'apre gli uomini che sono entrati che avanzano che mi trascinano via
ritrovare la via del mondo e ritrovare il colore
amo questi due lunghi travi questa lama triangolare
questi signori vestiti di nero mi fanno la festa e ne sono fiero
io l’amo io l’amo questo paniere riempito di suoni dove metterò a posto la testa oh io l'amo per davvero
basta che io ami un breve filo d'erba azzurra una goccia di rugiada un amore d'uccellino pauroso
distruggono il mondo con i loro martelli pesanti
ne resta abbastanza per me ne resta abbastanza cuore mio.
Adolfo Santoro