Sentō
Il sentō (
L'istituzione dei bagni pubblici trae origine dall'importanza che l'acqua, associata al concetto di purificazione, riveste nelle maggiori religioni giapponesi. In Giappone, infatti, fare il bagno (furo) non rappresenta solamente un modo per mantenere alti i livelli di igiene ma è, altresì, il modo in cui il corpo e lo spirito vengono purificati dallo stress quotidiano.
Nel corso della loro storia, i bagni pubblici giapponesi passarono da essere locali inglobati all'interno dei templi buddhisti a diventare un punto di riferimento sociale per la comunità. Il motivo del loro successo, il cui picco massimo si ebbe alla fine degli anni sessanta del XX secolo, è da ricercare in alcuni concetti fondamentali della cultura giapponese, ove la condivisione della nudità (hadaka no tsukiai) e l'intimità fisica (skinship) sono un'importante forma di comunicazione. Dai primi anni duemila il numero dei sentō è in calo, tuttavia, essi rappresentano ancora un luogo in cui è possibile passare il tempo dedicato alla pulizia del corpo in compagnia di amici, familiari, vicini di casa o anche estranei al fine di rilassarsi e socializzare.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Per i giapponesi il rituale del bagno (
Dal periodo Nara al periodo Kamakura (710-1333)
[modifica | modifica wikitesto]Il monaco buddhista ed esploratore Xuánzàng (602-664) in uno dei suoi diari racconta di come i locali pubblici destinati sia ai bagni rituali che alle consuete funzioni religiose buddhiste fossero comuni in Cina già nel corso del VII secolo. In Giappone si diffusero all'inizio del periodo Nara (710-784) venendo identificati col nome di yuya (
Alcuni documenti giapponesi, come gli Izumo fudoki (
Anche l'esatto momento in cui i bagni pubblici divennero davvero popolari non è noto[6], benché l'usanza di recarvisi fosse divenuta una normale routine tra la gente comune già nel periodo Kamakura. I ricchi mercanti e i membri della classi superiori invece erano soliti fare installare delle stanze adibite al rito direttamente all'interno delle proprie residenze[4].
Dal periodo Muromachi al periodo Edo (1336-1868)
[modifica | modifica wikitesto]All'inizio del periodo Edo (1603-1868), e negli anni precedenti, erano diffuse diverse tipologie di bagni pubblici, quali per esempio i mushiburo (
Nel 1591 venne costruito da Ise Yoichi un bagno pubblico a pagamento nella città di Edo, la moderna Tokyo, nei pressi dell'Edobashi, e si presume fosse il primo edificio di questo genere a essere aperto nella città[3][4]. Con l'instaurazione dello shogunato Tokugawa e lo spostamento della sede del potere a Edo, questa crebbe in popolazione e, a causa dell'assenza di impianti idraulici all'interno delle abitazioni, si rese necessario la costruzione di numerosi altri bagni pubblici[3]. Questi in poco tempo divennero il principale punto di riferimento sociale della città[9]; Jōshin Miura (1565-1644), in uno dei suoi scritti su Edo, racconta di quanto fossero economici e di come ve ne fosse almeno uno in ogni quartiere[6]. Lo stesso Tokugawa Ieyasu (1543-1616) ne consentì in qualche modo la proliferazione scoraggiando la costruzione di locali adibiti al bagno all'interno delle abitazioni private, per via dei metodi poco sicuri utilizzati per il riscaldamento dell'acqua: in quel periodo storico, infatti, gli incendi rappresentavano uno dei problemi maggiori per una città che ospitava quasi esclusivamente costruzioni in legno[10].
Il grande successo dei bagni pubblici nel periodo Edo si deve altresì alla presenza delle yuna (
Ulteriori regolamentazioni attuate dallo shogunato Tokugawa negli anni successivi andarono a disciplinare innanzitutto il numero dei bagni pubblici, ma soprattutto permisero di scongiurare l'aumento dei problemi sociali che erano derivati dalla loro massiccia diffusione. Fino a quel momento i bagni che permettessero l'accesso a persone di entrambi i sessi in contemporanea erano la norma, situazione che non era particolarmente gradita al governo, che più volte cercò di abolirli durante il XVIII e il XIX secolo. A Edo, a partire dagli anni novanta del 1700, furono sostituiti da bagni pubblici appositi solo per donne e altri pensati solo per uomini, altri ancora accettavano entrambi i sessi ma disponevano di stanze separate[13][14]. Anche i visitatori e missionari occidentali che giunsero in Giappone durante il XIX secolo erano fortemente contrari a questa pratica; George Smith (1815-1871) nel suo Ten weeks in Japan scrisse:
«Towards the latter part of the afternoon or at early hour of the evining, all ages and both sexes are intermingled in one shameless throng [...] without sign of modesty [...] or moral decorum [...]. [The Japanese are] one of the most licentious races in the world.»
«Verso la seconda parte del pomeriggio o alla prime ore della sera, persone di tutte le età e di entrambi i sessi si uniscono in una folla svergognata [...] senza alcun segno di pudore [...] o decoro morale [...]. [I giapponesi sono] una della razze più lussuriose al mondo.»
A Hakodate (Hokkaidō), nel 1854, un custode si assicurava che i vestiti o altri effetti personali non venissero rubati e, benché i bagni promiscui fossero ancora tollerati, controllava che la clientela mantenesse un comportamento moralmente accettabile[13].
Periodo Meiji (1868-1912)
[modifica | modifica wikitesto]Durante il periodo Meiji (1868-1912) le caratteristiche dei bagni pubblici giapponesi mutarono considerevolmente. Con la caduta dell'ultimo Shōgun e l'instaurazione della nuova forma di governo, si assistette infatti a un'opera di modernizzazione e occidentalizzazione che portò all'accontanamento di numerose pratiche e usanze tipiche dei periodi storici precedenti[16]. A causa della loro cattiva reputazione, soprattutto tra gli occidentali che cominciavano ad accorrere in Giappone in seguito alla fine del sakoku e all'apertura delle frontiere, i bagni pubblici misti vennero definitivamente aboliti[15]. Inizialmente, l'adeguamento dei sentō alle nuove norme comportò la semplice collocazione di muri in rami di bambù a mo' di divisorio tra l'area maschile e quella femminile, che spesso mantenevano delle aperture affinché i membri di una stessa famiglia potessero passarsi attraverso esse il sapone o altri accessori per l'igiene[15][16]. Solo successivamente furono dotati di entrate, camerini e stanze per il bagno completamente separati[15].
A partire dal 1877 i bagni subirono ulteriori modifiche, quali l'ampliamento delle vasche e l'aumento dell'altezza del soffitto e, soprattutto, l'eliminazione dello zakuroguchi e l'installazione delle finestre che, oltre a rendere più luminose le stanze, misero fine all'utilizzo del vapore. Il principale materiale utilizzato era ancora il legno e, data l'assenza di rubinetti e miscelatori, la sola acqua calda disponibile era quella contenuta nelle vasche[17].
Inoltre, nel 1890 fu approvata un'altra legge riguardo al comportamento da tenere all'interno dei bagni, che consentiva ai soli bambini con un'età inferiore agli otto anni di fare il bagno con un genitore del sesso opposto[17].
Dal periodo Taishō alla seconda guerra mondiale (1912-1945)
[modifica | modifica wikitesto]Durante il periodo Taishō (1912-1926), le piastrelle in ceramica sostituirono gradualmente pavimenti e pareti in legno con un conseguente miglioramento delle condizioni igieniche. In seguito al devastante terremoto del Kantō del 1923, Tokyo venne quasi completamente distrutta e, durante l'opera di ricostruzione degli anni successivi, quasi tutti i nuovi bagni pubblici implementarono l'uso delle mattonelle all'interno delle aree di balneazione. All'inizio del periodo Shōwa (1926-1989), l'installazione di rubinetti (カラン?, karan, dall'olandese kraan, "rubinetto") per l'acqua fredda e calda permise la realizzazione di piccole postazioni personali affinché i clienti potessero scegliere la temperatura più gradita da utilizzare durante il lavaggio pre-bagno secondo i propri gusti[18][19].
Durante la seconda guerra mondiale (per il Giappone 1941-1945) molte città giapponesi subirono gravi danni, e di conseguenza molti bagni pubblici vennero distrutti insieme a esse. Inoltre gli impiegati e addetti furono richiamati nell'esercito per combattere in guerra, lasciando alle donne l'occuparsi dei sentō. Nel 1941 si contavano 2 796 bagni pubblici nella sola Tokyo, numero che scese a 400 una volta conclusosi il conflitto. Nei locali rimasti gli orari di apertura erano comunque limitati e gli affari disturbati dai continui raid aerei e dai conseguenti allarmi[19].
Dal secondo dopoguerra ad oggi
[modifica | modifica wikitesto]Con la maggior parte delle abitazioni distrutte, solo poche persone avevano accesso a un bagno privato, comportando un aumento della clientela dei bagni pubblici. Tra gli anni 1960 e 1970 i sentō videro l'installazione delle prime docce e divennero uno dei luoghi fondamentali durante la ricostruzione postbellica del Giappone, raggiungendo il picco massimo proprio nel 1968, quando se ne contavano circa 10 000, dei quali 1 287 nella sola Tokyo[18][19].
Sempre verso la fine del periodo Shōwa, tuttavia, le abitazioni private dotate di stanze adibite al bagno crebbero di numero, determinando la conseguente diminuzione dei clienti dei sentō e quindi anche del loro numero. Nel 1994 a Tokyo i bagni pubblici in attività erano 1 669, ma questo numero diminuì notevolmente a causa del boom edilizio e dell'aumento dei prezzi dei terreni[20]; nel 2008 si contavano 3 000 bagni pubblici in tutto il Giappone e da allora ogni anno 300 di questi dichiara la fine delle attività. Nel tentativo di invertire questa tendenza i sentō di nuova generazione offrono servizi quali saune, jacuzzi, ristoranti, sale parrucchiere e massaggi e per questo motivo vengono identificati con il nome di super sentō (スーパー
Caratteristiche
[modifica | modifica wikitesto]Ingresso
[modifica | modifica wikitesto]A differenza dei ryokan e degli onsen, i sentō non presentano la caratteristica ampia veranda in legno (
A - Daitsuba | 1 - giardino |
2 - scarpiera | |
3 - armadietti | |
4 - bandai | |
5 - lettino per bimbi | |
B - Area balneare | 6 - doccette |
7 - vasche | |
C - Riscaldamento | 8 - carburante |
9 - caldaia |
Spogliatoi
[modifica | modifica wikitesto]Subito dopo l'ingresso e prima di accedere alle aree di balneazione vi è il datsuiba o datsuijo (
Tra le due aree vi è il bandai (
Area di balneazione
[modifica | modifica wikitesto]L'area di balneazione, solitamente spaziosa e piastrellata, è separata dagli spogliatoi da una porta scorrevole affinché il calore nel bagno non fuoriesca all'esterno[30]. Un'eccezione sono i bagni di Okinawa, regione del sud del Giappone caratterizzata generalmente da un clima caldo e umido, il che rende non necessario trattenere l'aria calda all'interno[27]. Nelle vicinanze dell'ingresso è possibile trovare dei piccoli sgabelli e delle bacinelle, mentre al centro della stanza sono installate un certo numero di postazioni fornite di rubinetti per l'acqua calda e l'acqua fredda, e di un soffione doccia[30]. Spesso il muro divisorio tra area maschile e femminile non arriva fino al soffitto, ma si ferma ai due terzi dell'altezza del locale, bloccando così la vista ma permettendo l'interazione vocale tra i visitatori.[31]
Le vasche, solitamente simili a delle piccole piscine[32], possono essere più di una e avere diverse caratteristiche: per esempio alcune possono contenere acqua calda oppure fredda o ancora essere dotate di un sistema elettrico che scarica nell'acqua una corrente a bassa tensione (
Stanza della caldaia
[modifica | modifica wikitesto]Nel retro dell'edificio si trova la stanza della caldaia (
Aspetti sociali e culturali
[modifica | modifica wikitesto]Galateo
[modifica | modifica wikitesto]I giapponesi, nel recarsi al sentō, seguono rigidamente il rituale del furo, che consiste nell'immergersi nella vasca solo dopo essersi lavati. Prima di entrare nel locale occorre togliersi le scarpe, riponendole nell'apposita scarpiera (
Solitamente i giapponesi, dopo un primo lavaggio e un veloce bagno in vasca, ripetono l'operazione, lavandosi nuovamente e entrando finalmente nella vasca per un bagno di durata maggiore[32].
Nella maggior parte dei bagni pubblici in Giappone non sono ammessi coloro che possiedono tatuaggi, in quanto prerogativa degli appartenenti alla mafia giapponese, la Yakuza. Questa regola viene solitamente applicata anche agli stranieri, anche se possono verificarsi delle eccezioni in caso di tatuaggi molto piccoli, che eventualmente possono essere coperti, o tramite richiesta esplicita di lasciapassare al proprietario del locale[37].
Concetto della nudità condivisa
[modifica | modifica wikitesto]Alla base del successo dei sentō vi sono alcuni concetti distintivi della cultura giapponese, come hadaka no tsukiai (
Inoltre, benché il numero dei sentō sia destinato a calare in favore dei bagni delle abitazioni private, genitori e figli continuano sovente a fare il bagno assieme, lavando ciascuno la schiena dell'altro. Questo tipo di intimità fisica è una forma di comunicazione chiamata skinship (スキンシップ?, sukinshippu, dall'inglese skin, "pelle", e friendship, "amicizia"[40]) che in un contesto più generale sta a indicare il rapporto di intimità o vicinanza tra madri e figli e, all'interno della cultura del Giappone, rappresenta un passaggio essenziale nella crescita emotiva dei bambini. Il concetto può essere applicato anche ai rapporti tra adulti in ambito lavorativo: per esempio non è raro che i meeting aziendali vengano organizzati all'interno dei bagni pubblici, e che i dipendenti più giovani lavino la schiena ai propri superiori, permettendo la cementificazione delle relazioni attraverso questo tipo di comunicazione[41].
Murales
[modifica | modifica wikitesto]Una delle peculiarità dei sentō sono i grandi murales dipinti a mano raffiguranti paesaggi rilassanti o scene che rappresentano la vita e l'attività all'interno del bagno pubblico. Inizialmente le mura dei sentō erano utilizzate per la pubblicità ed è stato in questo momento che i bagni pubblici, soprattutto a Tokyo, hanno cominciato ad avere le pareti dipinte con delle immagini a effetto, tra le quali la più gettonata era il Fuji. I murales sono solitamente dipinti sulla parete divisoria tra i due spogliatoi e, nonostante le dimensioni (spesso raggiungono i 10 metri di lunghezza), vengono terminati nel giro di un paio d'ore. I pittori specializzati in questa professione, durante il boom dei sentō, arrivavano a guadagnare 40 000 o 50 000 yen a dipinto, facendone una delle professioni più richieste in Giappone. Con il calo del numero dei sentō, anche questa attività ha subito un arresto, e i pittori specializzati sono rimasti in pochi[42].
Nella cultura di massa
[modifica | modifica wikitesto]I sentō rivestono un ruolo centrale nel manga del 2008 Thermae Romae di Mari Yamazaki, trasposto nel 2012 in un anime e un film live-action con Hiroshi Abe e Aya Ueto. La storia, ambientata nell'Antica Roma, racconta le gesta di un ingegnere in crisi che, attraverso dei viaggi del tempo nel moderno Giappone, trarrà ispirazione dai bagni pubblici giapponesi per la costruzione di terme all'avanguardia una volta ritornato nell'Antica Roma.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Ishiyama 2009, p. 2.
- ^ Sokyo Ono, Iniziazione allo shintoismo, Edizioni Mediterranee, 2004, pp. 62-63, ISBN 88-272-1715-0.
- ^ a b c d e f Ishiyama 2009, pp. 5-6.
- ^ a b c d e f g (EN) About "Sento" Japanese Communal Bath House, su 1010.or.jp, Tokyo Sento Association, p. 1. URL consultato il 1º ottobre 2014.
- ^ (EN) Vyjayanthi R. Selinger, Authorizing the Shogunate: Ritual and Material Symbolism in the Literary Construction of Warrior Order, BRILL, 2013, p. 34, ISBN 90-04-25533-8.
- ^ a b c Hanley 1997, p. 97.
- ^ a b Ishiyama 2009, p. 7.
- ^ Hanley 1997, p. 99.
- ^ Clark 1994, p. 29.
- ^ Ishiyama 2009, pp. 6-7.
- ^ (EN) Cecilia Segawa Seigle, Yoshiwara: The Glittering World of the Japanese Courtesan, University of Hawaii Press, 1993, p. 46, ISBN 0-8248-1488-6.
- ^ Clark 1994, pp. 31-33.
- ^ a b Hanley 1997, p. 98.
- ^ Clark 1994, p. 34.
- ^ a b c d Clark 1994, p. 35.
- ^ a b Hanley 1997, p. 8.
- ^ a b (EN) About "Sento" Japanese Communal Bath House, su 1010.or.jp, Tokyo Sento Association, p. 3. URL consultato il 3 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2014).
- ^ a b c Ishiyama 2009, pp. 8-9.
- ^ a b c d (EN) About "Sento" Japanese Communal Bath House, su 1010.or.jp, Tokyo Sento Association, p. 4. URL consultato il 3 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2014).
- ^ a b Kiritani 1995, p. 167.
- ^ a b (EN) Glossary, su Sentoguide.info. URL consultato il 6 ottobre 2014.
- ^ a b Smith 2001, p. 18.
- ^ Ishiyama 2009, p. 16.
- ^ a b McCormack 2000, p. 64.
- ^ Ishiyama 2009, p. 43.
- ^ Smith 2001, p. 21.
- ^ a b (EN) Rob Volansky, Confessions of a Sento Junkie, in Outdoor Japan Megazine, n. 12, novembre 2006. URL consultato il 7 ottobre 2014.
- ^ a b Brue 2004, p. 165.
- ^ a b (EN) Bathing Etiquette, su Sentoguide.info. URL consultato il 10 ottobre 2014.
- ^ a b (EN) Public Bath, su Cyclekyoto.com. URL consultato l'8 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2015).
- ^ https://www.timeout.com/tokyo/art/the-art-of-sento
- ^ a b c (EN) Daniel Sosnoski, Sento & Furo, in Introduction to Japanese Culture, Tuttle Publishing, 2013, ISBN 1-4629-1153-6. URL consultato il 9 ottobre 2014.
- ^ McCormack 2000, p. 65.
- ^ Ishiyama 2009, pp. 99-100.
- ^ Ishiyama 2009, p. 109.
- ^ Kiritani 1995, p. 174.
- ^ Chris Rowthorn, Giappone, EDT srl, 2010, p. 103, ISBN 978-88-6040-546-3.
- ^ (EN) Colin Joyce, Worldwide: Ancient Japanese tradition dies of embarrassment, in The Telegraph, 21 giugno 2003. URL consultato il 9 ottobre 2014.
- ^ (EN) Alan Macfarlane, Japan Through the Looking Glass, Profile Books, 2010, p. 35, ISBN 1-84765-058-9.
- ^ Clark 1994, p. 73.
- ^ (EN) Kyoko Hijirida e Muneo Yoshikawa, Japanese language and culture for business and travel, University of Hawaii Press, 1987, p. 218, ISBN 0-8248-1017-1. URL consultato l'11 ottobre 2014.
- ^ Kiritani 1995, pp. 170-174.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Alexia Brue, Cattedrali del corpo. Alla ricerca del perfetto bagno turco, Feltrinelli Editore, 2004, ISBN 88-7108-193-5.
- (EN) Scott Clark, Japan: A View from the Bath, University of Hawaii Press, 1994, ISBN 0-8248-1657-9.
- (EN) Susan B. Hanley, Everyday Things in Premodern Japan: The Hidden Legacy of Material Culture, University of California Press, 1997, ISBN 0-520-92267-0.
- (EN) Elizabeth Ishiyama, Sento - The Japanese Public Bath, Lulu.com, 2009, ISBN 0-615-26365-8.
- (EN) Elizabeth Kiritani, Vanishing Japan: Traditions, Crafts & Culture, Tuttle Publishing, 1995, pp. 166-174, ISBN 1-4629-0427-0.
- (EN) Leonard Koren, How to Take a Japanese Bath, Stone Bridge Press, 1992, ISBN 0-9628137-9-6.
- (EN) Bruce McCormack, Sento Heaven, in Tokyo Notes and Anecdotes: Natsukashii, Trafford Publishing, 2000, pp. 63-65, ISBN 1-55212-320-0.
- (EN) Bruce Smith, The Japanese Bath, in collaborazione con Yoshiko Yamamoto, Gibbs Smith, 2001, ISBN 1-58685-027-X.
- (EN) Eric Talmadge, Getting Wet: Adventures in the Japanese Bath, Kodansha International, 17 agosto 2006, ISBN 4-7700-3020-7.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Bagno turco
- Furo (cultura giapponese)
- Jjimjilbang
- Mikveh
- Onsen
- Sauna
- Soapland
- Sorgenti termali taiwanesi
- Toilette in Giappone
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sentō
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Sento: Public Bath, su Web-japan.org, Trends in Japan, gennaio 2013. URL consultato il 6 ottobre 2014.
- (EN) The Sento, su japanvisitor.com, Japan Visitor. URL consultato il 9 ottobre 2014.