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L'esercizio fisico aiuta a prevenire il declino cognitivo: la conferma da uno studio | Corriere.it

L'esercizio fisico aiuta a prevenire il declino cognitivo: la conferma da uno studio

diLaura Cuppini

Esperimento su topi: il movimento fa «ringiovanire» la microglia (il sistema immunitario cerebrale) e inverte l'accumulo di cellule T nel cervello

In che modo l'esercizio fisico giova al cervello?

(Getty Images)

L'attività fisica regolare aiuta a prevenire (o rallentare) il declino cognitivo durante l'invecchiamento. La conferma arriva da un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Aging Cell. Diversi studi precedenti hanno rilevato che l'esercizio può attenuare il deterioramento mentale, ma i meccanismi alla base di questo fenomeno rimangono in gran parte poco chiari.

Cellule immunitarie

I ricercatori dell'Università del Queensland, in Australia, hanno valutato l'espressione dei geni nel cervello di topi (in particolare nell'ippocampo), scoprendo che l'esercizio fisico ha un impatto significativo sui geni della microglia, ovvero le cellule immunitarie del sistema nervoso centrale che supportano la funzione cerebrale. In particolare, l'esercizio fa «ringiovanire» i geni delle cellule invecchiate, in modo tale che il profilo delle microglia dei topi anziani sottoposti a esercizio fisico risulta simile a quello dei topi giovani.

Segnali di pericolo

La microglia è formata da cellule che svolgono funzione immunitaria, ossia difendono il sistema nervoso da ciò che potrebbe danneggiarlo, come virus o batteri, tumori, infiammazione. In assenza di minacce, le cellule della microglia restano in uno stato «non attivato» (o «di sorveglianza»), con ramificazioni che sorvegliano il cervello alla ricerca di segnali di pericolo: se vengono trovati, la microglia entra nello stato «attivato», passando dalla forma ramificata a una tondeggiante.

Sedentari e corridori

Negli esperimenti dei ricercatori australiani, i topi giovani avevano 3 mesi, i topi anziani 18. Gli anziani sono stati divisi in due gruppi, «sedentari» e «corridori»: i primi sono stati alloggiati in gabbie standard, mentre i corridori hanno avuto accesso continuo a una ruota da corsa per 21 giorni, seguito da un periodo di riposo di 14 giorni (un lasso di tempo che consente alle nuove cellule indotte dal movimento di differenziarsi in neuroni dell'ippocampo).

Accumulo di cellule T

I ricercatori hanno osservato che l'invecchiamento ha introdotto cambiamenti significativi nella proporzione di cellule T, ovvero cellule del sistema immunitario che, in condizioni di salute, non sono presenti nel sistema nervoso centrale. Mentre le cellule T erano scarse nei topi giovani sedentari, sia i topi anziani sedentari che quelli anziani corridori presentavano proporzioni più elevate di queste cellule: rispetto ai topi giovani sedentari, è stato dimostrato un aumento di circa 45 volte del numero di cellule T nei topi anziani sedentari, ma solo di 6-7 volte nei topi anziani corridori, indicando che l'accumulo di cellule T nel cervello che invecchia è modulato dall'esercizio fisico.

Esercizio fisico riparatore

«Abbiamo scoperto che l'invecchiamento naturale è associato a un significativo accumulo di cellule T nel cervello - scrivono gli autori dello studio -. Inoltre, abbiamo scoperto che questo tratto distintivo dell'invecchiamento cerebrale è reversibile: l'esercizio fisico ha un forte effetto riparatore, in quanto porta a una marcata riduzione della presenza di cellule T nell'ippocampo».

Interventi per gli anziani

«Siamo rimasti sorpresi ed entusiasti nel vedere quanto l'attività fisica ringiovanisca e trasformi la composizione delle cellule immunitarie all'interno del cervello, invertendo gli impatti negativi dell'invecchiamento - ha commentato Jana Vukovic dell'Università del Queensland, tra gli autori del lavoro -. I nostri risultati dovrebbero rappresentare uno stimolo per progettare interventi per gli anziani che vogliono mantenere o migliorare le loro capacità fisiche e mentali».

17 maggio 2024