Mentre continua il blocco di Internet e di tutte le comunicazioni, il numero degli arresti è stato stimato a oltre 2.500. A differenza del passato, il malcontento nei confronti del governo tocca tutte le fasce della popolazione. E ha a che fare anche con il ristagno dell'economia e le trasformazioni del mondo del lavoro, come racconta p. Gian Paolo Gualzetti, missionario del Pime e responsabile di un centro per giovani lavoratori alla periferia di Dhaka.
La percentuale di posti nel settore pubblico riservato ai discendenti dei combattenti nella guerra di indipendenza è stata ridotta dal 30% al 5%. Il coprifuoco è stato in parte allentato, ma gli studenti chiedono la liberazione dei leader e le dimissioni di alcuni ministri. A differenza del passato, oggi il malcontento nei confronti del governo guidato dalla premier Hasina è più generalizzato.
Esercito nelle strade, vietati gli assembramenti mentre permane il blocco di internet e alcune fonti parlano di almeno 105 morti e 1500 feriti negli scontri. Assaltato e dato alle fiamme un carcere da cui i detenuti sono stati fatti fuggire in uno scontro a tutto campo che va ormai oltre la questione delle quote di accesso agli impieghi pubblici. Rimpatriati centinaia di studenti indiani, mentre Delhi evita di prendere posizione sugli scontri.
Gli studenti che protestano da giorni chiedendo l'abolizione delle quote nelle assunzioni pubbliche, hanno dato alle fiamme la sede della tv statale e altri uffici governativi in risposta alla dura repressione della polizia. Nella sola giornata di ieri 32 vittime. La protesta sta facendo da catalizzatore contro la premier Sheikh Hasina, rieletta a gennaio ma con un voto boicottato dalle opposizioni che l'accusano di autoritarismo.
Le notizie di oggi: almeno 32 vittime nella protesta studentesca in Bangladesh, incendiata tv di Stato. La polizia indaga sul cianuro usato nell’omicidio-suicidio di sei vietnamiti in un hotel di Bangkok. Raggiunto il consenso fra Tokyo e leader delle isole del Pacifico sul rilascio delle acque di Fukushima nell’oceano. I monsoni in Nepal hanno causato 125 morti in poco più di un mese.
Le dimostrazioni sul controverso sistema di quote che hanno mobilitato migliaia di giovani si infiammano dopo le parole di Hasina, che li ha definiti "razakar", combattenti per il Pakistan nel 1971. Sei le vittime delle violenze della polizia e dell'ala studentesca del partito Awami League. I leader cristiani: "Le quote tutelano i più emarginati: possono essere riformate ma non abolite".